Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: _Giuls17_    17/09/2017    1 recensioni
[Storia ispirata alla settimana stagione del Trono di Spade, contiene Spoiler per chi non ha ancora visto la serie: c'è sempre qualcosa che vorremo vedere e che in realtà non accade, qualche scena che desideriamo o qualche parola che se detta ci riempirebbe il cuore di gioia, questa ff parte prorpio da questo.]
2:ma gli occhi di Jon Snow riuscivano ad arrivare al suo cuore e a trascinarla in luoghi che non conosceva...là dove il suo cuore di drago giaceva.
3: Li ho persi.
Li ho persi entrambi.
‹Se il Drago deve avere Tre teste ed io sono sola, Jon, allora vuol dire che un altro dei miei figli dovrà morire?-
5:-Tu mi appartieni Jon Snow.-
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daenerys Targaryen, Drogon, Jon Snow, Tyrion Lannister
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The North
 
Sansa si era presa il suo tempo per pensare, per capire ma soprattutto per imparare altre lezioni.
L’assenza di Jon era quasi passata in osservato, era riuscita ad occupare il suo tempo in qualcosa di davvero fruttuoso: finalmente si era liberata di Baelish.
Sorrise tra se al solo ricordo, un’altra fastidiosa spina era stata tolta dal suo cuore, e in qualche modo percepì il peso sulle sue spalle anche molto più lieve.
Per anni era stata la sua marionetta, per anni aveva permesso che lui giocasse al suo posto e che la coinvolgessi in determinate cose, che la trattasse come una cosa, ma il ritorno di Arya e di Brann aveva segnato la sua fine.
I suoi fratelli erano stati con lei, l’avevano supportata e aiutata e Bran le aveva permesso di vedere più di quanto avesse mai fatto, mentre Arya le aveva aperto gli occhi: non era più lo scricciolo che credeva di essere un cavaliere, adesso era molto di più e nessuno l’avrebbe fermata.
Sansa si strinse la pelliccia sulle spalle e riprese a camminare per il cortile di Grande Inverno, adesso era a casa, ed era al sicuro e per la prima volta il pensiero che Jon avesse ceduto il Nord alla Targaryen non la fece arrabbiare, anzi.
Anche con lui si era comportata male, anche a lui aveva detto cose cattive ma aveva imparato anche quella lezione, il Nord le sarebbe sempre stato caro e a fine guerra tutto sarebbe stato diverso ma al momento era necessario fare dei sacrifici e anche se lei ne aveva fatti molti, si sarebbe accollata anche questo, avrebbe accettato anche questo per il bene della loro sopravvivenza.
Alzò lo sguardo verso il cielo coperto e una stretta al cuore le fece capire che tutto sarebbe andato bene che in qualche modo sarebbero riusciti a superare la Grande Guerra e magari anche a vincere, credeva in Jon e in fondo credeva anche in Daenerys, erano parenti e se aveva imparato a conoscere Jon e il suo modo di fare, di agire e la sua lealtà, seppe in cuor suo che lei non sarebbe stata da meno e poi si era anche fatta raccontare qualche storia sulla Regina di Essos, delle Città Libere e quelle storie le erano piaciute.
 
Forse lei merita davvero il Trono di Spade.
 
Quel pensiero fugace però venne cancellato da una serie di rumori, di suoni di trombe e dal nitrito dei cavalli, senza rendersene conto si mise a correre verso i cancelli principali e quello che vide la lasciò a bocca aperta: l’esercito della Regina era lì.
Ed era immenso.
Sansa cercò di calmare il suo cuore e di riprendere un certo contegno ma quando credette di esserci riuscita una persona mandò a monte tutto quel lavoro.
Una persona che credeva morta, che non avrebbe mai più rivisto eppure in quel momento stava scendendo da cavallo e si stava avvicinando; era un po’ più vecchio ma non meno in forza, non meno arrabbiato con il mondo, solo più consapevole, solo più umano.
-Ciao uccelletto, ti sono mancato?-
Il Mastino era davanti a lei ma Sansa non si mosse, non disse una parola, si limitò a guardarlo negli occhi e ricordò tutte quelle volte in cui lui l’aveva salvata, in cui lui era stato gentile, tutte le volte però lei lo aveva trattato male.
 
Sono stata una cattiva persona una volta e non potrò mai fare ammenda per quello.
 
-A quanto pare non sei morto.-
Arya si fece avanti e infranse quel momento, Sansa tornò con i piedi per terra e indossò la maschera della Lady che in fondo non le dispiaceva.
-No lupacchiotta, non sono morto.-
-Non sei più sulla mia lista Mastino.- le disse prima di voltargli le spalle per rientrare a Grande Inverno.
Sansa la seguì con lo sguardo e una stretta al cuore le fece capire che sua sorella non sarebbe più tornata quella di una volta ma che sarebbe sempre stata lei, in qualche modo, o con qualche faccia diversa.
Un ringhio lontano le fece alzare gli occhi al cielo e vide le sagome dei draghi volare sopra la sua tesa, sopra la sua casa.
-Non riuscirò mai ad abituarmi a loro.- farfugliò guardandoli.
-Forse un giorno.-
 
La voce della Regina baciata dal ghiaccio catturò la sua attenzione; indossava una pelliccia bianca, pesante mai suoi abiti erano neri, erano abiti da guerra, i capelli erano meno intrecciati e si rese conto in quel momento di quanto fossero bianchi come la neve che stava scendendo in quel momento ma i suoi occhi catturarono la sua attenzione, erano duri, erano pronti a tutto, erano occhi folli.
 
Forse ancora gli dèi non hanno scelto il suo lato della moneta.
 
-Tutto bene, Sansa?-
Jon le poggiò una mano sulla spalla e le sorrise, suo fratello o meglio suo cugino le era mancato e in quel momento si rese conto con tutte quelle persone a circondarla, a guardarla, si sentì a casa.
 
***
 
 Dany slacciò il laccio della pelliccia e la lasciò cadere a terra, ne percepì il tonfo ma non vi badò, lentamente si avvicinò alla finestra ed osservò il cielo, Drogon e Rhaegal erano là sopra da qualche parte, riusciva a percepirli anche se non li poteva vedere.
Il pensiero di Viserion la colse all’improvviso e le strappò un lamento, quel drago portava il nome del fratello che aveva amato, odiato ed ucciso, forse era stato solo un mero caso o forse no, ma si erano portati via lui e non gli altri, e quella consapevolezza l’aveva fatta riflettere più di una volta.
Lentamente però scosse la testa chiudendo gli occhi, suo figlio era morto e non avrebbe avuto alcun senso fare tutte quelle congetture, suo figlio era morto e solo la morte poteva pagare per la vita.
Si passò distrattamente una mano sulla pancia piatta, non credeva di essere incinta, non ci avrebbe creduto neanche se l’avessero fatta partorire in quel momento, ma il pensiero carezzava la sua mente, la tentava, la lasciava sveglia la notte e la consumava, e se fosse stata davvero incinta?
Se avesse dato alla luce un figlio vivo?
Cosa sarebbe successo?
 
Forse morirò di parto e neanche lo vedrò nascere.
“Sempre negativa.”
Sono solo realista, mia madre è morta dandomi alla luce, forse quello sarà il mio destino, se e solo se partorirò un altro figlio.
Vivo.
 
Aveva imparato a non illudersi più di tanto, conosceva il suo corpo ma dal giorno in cui era scappata percepiva che qualcosa era cambiato, si sentiva diversa oppure era semplicemente uscita pazza, forse si rese conto che sarebbe stata la risposta più sensata a tutto quel farneticare.
 
Sono stata con un altro uomo prima di Jon e non sono mai rimasta incinta, perché la morte di Viserion dovrebbe aver cambiato questa condizione?
“Solo la morte ripaga per la vita, lo sai tu come lo so io e sai bene che non è solo una leggenda, conosci la verità che queste parole portano con sé.”
Anche troppo bene.
 
-Si può?-
Daario entrò dentro la sua stanza e rimase in silenzio, in attesa che lei parlasse.
Si permise di guardarlo, di osservare l’uomo che l’aveva amata per tanto tempo ma non provò niente, nessun rimorso, nessun rimpianto, il suo cuore era troppo pieno di Jon per pensare ad altro.
-Hai controllato che sia tutto apposto?-
-Tutto come hai chiesto, il campo è stato montato, anche se i Dothraki non sono molto felici per questo freddo ma in qualche modo si abitueranno.-
-Fagli avere vestiti più pesanti, riusciranno a resistere meglio.- disse, sedendosi vicino alla finestra.
-Non stai bene?-
-Sono solo stanca, Daario.-
-Hai il viso pallido e le occhiaie, non riesci a dormire con il tuo uomo del Nord accanto?-
-Ah, vorresti essere tu a scaldare il mio letto, per caso?- chiese, non riuscendo a nascondere un sorriso per la sua battuta.
-Credo di averlo già fatto.- disse, avvicinandosi a lei.
-Altri tempi, un’altra guerra.- rispose, distogliendo lo sguardo.
-Ma non è questo che ti preoccupa.-
-No, è vero.-
-Cosa allora?-
-Pensieri.-
Daenerys non si sarebbe confidata con lui, non si sarebbe confidata neanche con Jon, era il suo fardello e lo avrebbe portato lei sulle spalle e lei sarebbe stata la sola a conoscerlo; c’era altro cui pensare, c’erano morti da uccidere e persone da salvare, non poteva angosciare il Re del Nord con la sua presunta gravidanza, non poteva farlo.
Un altro rumore però la distrasse e si voltò verso la porta, Arya la stava guardando in attesa e dopo pochi attimi entrò lo stesso.
-Ti stanno aspettando.-
-Non era prevista una riunione.- rispose, alzandosi di colpo.
-No, ma è stato Brann a richiederla. È urgente.-
-Cos’è successo?-
-Non ti piacerà.- disse, per poi scortarla fuori dalla stanza.
Si soffermò un attimo su Daario ed annuì dandogli il permesso di seguirla, anche se in quel momento avrebbe voluto Jon al suo fianco ma in qualche modo si consolò, lo avrebbe visto presto.
 
*
 
Dany si sedette vicino a Jon attorno al tavolo del solarium ed osservò gli altri invitati, tra cui Sansa e Arya, Jorah e Daario, il Mastino, Samwell Tarly e Brann e Tyrion e Ser Davos poco distante dal tavolo con Missandei e Verme Grigio.
In quel momento il cognome di Sam non le ricordò niente ma improvvisamente ricordò e lo sguardo che si scambiò con il suo Primo Cavaliere le diede la conferma, aveva fatto bruciare suo padre e il fratello di quel ragazzo; si voltò a guardarlo ed inghiottì il groppo che si ea formato in gola, glielo avrebbe detto, avrebbe detto la verità, soprattutto perché aveva visto come Jon lo aveva salutato, li legava una forte amicizia e lei non avrebbe mancato di rispetto alla sua famiglia.
-Ciò che ho visto non vi piacerà.- esordì il ragazzo, -Ma non piacerà a te più di tutti, Maestà.-
Dany si mosse a disagio sulla sedia, non capendo a cosa si stesse riferendo, odiava le lunghe pause e il suo modo di palare ma cercò di portare pazienza.
-Di cosa di tratta?-
-Il Re della Notte ha attraversato la Barriera.-
-Non può… I Non-Morti non possono farlo, la Barriera è fatta di antica magia, non possono attraversarla.- rispose Sam, balbettando.
-Possono farlo, lo hanno fatto e l’hanno buttata giù, così sono riusciti a passare.-
-Buttata giù?- chiese la Regina incredula, -Come hanno fatto a buttarla giù? È impossibile!-
-Brann deve esserci una spiegazione.-
-C’è una spiegazione infatti, hanno trovato solo il modo di farlo e quel modo si chiama Viserion.-
 
Il mondo di Daenerys Targaryen divenne buio per un paio di secondi, quando alzò lo sguardo Jon le stava stringendo una mano, ma non percepì niente, non provò niente, batté più volte le palpebre e mise a fuoco Brann, cercò le parole ma non le trovò, si sforzò come non le era mai successo ma riuscì a parlare.
-C… Come?-
-Il Re della Notte ha resuscitato Viserion, adesso fa parte della sua schiera, è grazie a lui se hanno abbattuto la barriera.-
-Viserion è vivo?-
-No, è morto Daenerys. Lo ha riportato in vita, ma non è più Viserion.- percepì la sua voce addolciarsi, come per indorare la pillola ma non gli credette.
Suo figlio era vivo, Viserion era vivo e stava venendo ad ucciderla
Si portò la mano alla bocca e represse un connotato di vomito, chiuse forte gli occhi e respirò con la bocca aperta, cercando di calmarsi ma senza riuscirci.
Percepì Jon, la sua voce, le chiedeva scusa, le stava chiedendo ancora scusa per quello che era successo, per ciò che il Re della Notte aveva fatto, le stava chiedendo scusa perché suo figlio era tornato in vita e loro l’avrebbero dovuto uccidere, o sarebbero stati uccisi.
Udì Drogon ruggire lontano, udì il suo dolore e percepì la sua presenza, avrebbe preferito trovarsi lì con lui e Rhaegal e volare lontano da quel dolore, il cuore le stava scoppiando dentro il petto, si portò una mano alla sua altezza e strinse forte la veste, lo avrebbe strappato se ne fosse stata capace, solo per far smettere il dolore.
-Io…-
Si alzò anche se percepì le gambe molli e il respiro affannoso, doveva uscire da quella stanza.
 
Viserion. Viserion. Viserion è vivo.
“No lui è morto.”
E sta venendo a uccidere anche me.
Viserion.
Mio figlio è vivo.
“No è morto. Non è più tuo figlio.”
Viserion.
 
Aprì la porta della stanza e senza pensarci lasciò andare il connato di vomito che aveva trattenuto fino a quel momento e prima che le ginocchia toccassero terra, due forti mani la presero per le spalle e poi ci fu il buio.
 
***
 
Sansa alzò lo sguardo, l’Albero-Diga stava ricambiando il suo sguardo ma non disse una parola, restava in silenzio così come aveva fatto lei per il resto del pomeriggio.
Tirò un forte sospiro e si mise seduta sulla panchina, stringendosi la pelliccia addosso.
Quello che Brann aveva detto in qualche modo aveva di nuovo cambiato gli equilibri del gioco e loro stavano di nuovo perdendo.
 
Non vorrei essere lei, non vorrei svegliarmi con la consapevolezza che mio figlio è vivo e che sta venendo ad uccidermi; che mio figlio non è più mio figlio, ma un mostro.
“Sono dei mostri, i draghi non sono animali di compagnia.”
Per noi non lo sono, ma per lei sono molto di più.
 
Sansa aveva visto la sua reazione e in quel momento il cuore le era salito in gola e minacciava di scappare via; aveva letto il dolore nei suoi occhi, l’angoscia e la rassegnazione al destino che le sarebbe toccato, la consapevolezza che il figlio era vivo ma che non era più suo figlio l’aveva distrutta, più di vederlo morire davanti ai suoi occhi e lei non aveva potuto fare niente per aiutarla e avrebbe tanto voluto farlo.
Aveva visto Jon alzarsi dietro di lei e sorreggerla appena uscita dalla porta, aveva proposto di aiutarlo ma lui aveva scosso la testa e vi aveva letto nei suoi occhi tristezza e poi era andato via con lei stretta tra le sue braccia.
Così aveva preferito chiudersi nel Parco degli Dei, lasciando i suoi pensieri uscire e sperando di ricevere qualche risposta, ma non aveva ottenuto niente.
Solo silenzio.
Fino a quel momento.
 
-Preghi ancora gli dei uccelletto?-
Sandor Clegane era vicino a lei e non si era accorta minimante della sua presenza, alzò lo sguardo e lo osservò: non era invecchiato anche se la lunga barba poteva ingannare il suo aspetto, sembrava solo più consapevole del mondo, la sua faccia bruciata però non le faceva più ribrezzo, non la spaventava ed in fondo non si stupì: non era più la stupida ragazzina di Approdo del Re, era una donna adesso e di cose più brutte ne aveva viste parecchio.
-Mi da conforto.- rispose dopo qualche secondo.
-Non credo che ci aiuteranno, non lo hanno mai fatto.-
-Se siamo vivi, se siamo qui è anche merito loro.- disse, alzandosi per arrivare accanto a lui.
Il Mastino era sempre stato più alto, più possente di tutte le persone che aveva conosciuto, ma quella riscoperta umanità lo rendeva anche più avvincente, più presente, più vero ai suoi occhi di quanto non lo fosse mai stato.
Lo rendeva attraente.
Desiderabile.
 
Sansa scosse la testa al solo pensiero, il Mastino non l’avrebbe mai voluta, era solo un uccelletto.
“Ma tu lo vorresti?”
Ciò nonostante non ebbe il coraggio di rispondere a quella domanda, avendo quasi paura della risposta che avrebbe ottenuto da se stessa.
-Quel cazzo di drago ci ha messo in un bel guaio, se prima credevamo di poter vincere, adesso quello ci manda tutti all’altro mondo e fanculo i Sette Regni.-
-Anche noi abbiamo dei draghi.-
-Hai visto come ha sclerato la fottuta Regina? Quella non si riprende.-
-Quella ti ha salvato il culo oltre la Barriera.- gli fece notare, usando una parola abbastanza colorita per catturare la sua attenzione.
-Uccelletto, che ti è successo? Sei diversa.-
I suoi occhi la scrutarono attentamente, e lei decide di lasciarsi guardare, sapeva che il Mastino non sarebbe mai arrivato così in fondo ma gli avrebbe permesso di leggere qualcosa, di capire il suo dolore, e quello che l’aveva resa diversa.
-Ho visto un po’ di cose da quando ho lasciato Approdo del Re, non cose belle ma sono sopravvissuta a queste e tu?-
-Dopo che tua sorella mi ha lasciato morire ho cambiato vita per un po’ ma ciò che lasciamo indietro torna sempre a cercarci per riscuotere.-
-Sì, è vero a meno di non troncare direttamente con il passato.-
-Uccidere sarebbe la soluzione migliore.-
-Concordo con te, Ser.-
-Non sono un fottuto ser.-
-No.- Sansa sorrise guardandolo e vide il suo sguardo addolcirsi in quel momento, -Ma sei migliore di molti che portano quel titolo.-
Lentamente si congedò lasciandolo lì, il Mastino non era più il cane del re, la bestia che eseguiva i suoi ordini, era più umano, era reale e in qualche modo le entrò nel cuore e lo scaldò.
Lui era stato buono con lei nonostante fosse solo una bestia, adesso sarebbe stato tutto diverso, non lo avrebbe trattato in modo disonorevole e in fondo gli aveva detto la verità: si era comportato sicuramente meglio di Ramsay Bolton.
 
*
 
Daenerys si rigirò il calice di vino tra le mani, bevendone ogni tanto qualche goccia per riscaldare il cuore.
Si era ripresa già da qualche ora ma non aveva trovato il coraggio di uscire dalla stanza di Jon, nonostante ci fossero dei piani da decidere, delle strategie da approvare e degli eserciti da governare ma il dolore quella volta l’aveva portata giù, troppo giù e risalire le stava risultando troppo difficile, troppo faticoso, troppo doloroso.
Lasciò andare le lacrime che per quella giornata aveva trattenuto e in quel momento percepì anche il suo cuore piangere, lacrime amare, lacrime come il veleno.
-Dany.-
Le mani si Jon scacciarono via le lacrime e le alzarono il viso per trovare il suo poco distante.
-Non ci riesco.- disse, chiudendo gli occhi e lasciando andare altre lacrime.
-Fa troppo male, io non ci riesco.-
-Lo so, lo so che ti fa male ma devi essere forte anche per questo, anche per lui. Devi reagire se non lo farai saremo tutti perduti.-
-Lo ha preso apposta Jon, voleva mio figlio e li avrebbe uccisi tutti se tu non mi avessi fatto scappare in tempo.-
-Forse sì ma se lui è morto la colpa è stata mia, se fossi stato più cauto, se ti avessi ascoltato quella volta non ci saremo trovati in quella situazione.-
-Senza però non avremmo avuto l’aiuto di Cersei.-
-Dov’è il suo aiuto? Il suo esercito non ci ha accompagnato e le vedette non vedono nessuno a miglia di distanza, ho un brutto presentimento.-
-Tyrion ci ha assicurato che sua sorella ci avrebbe aiutati, mi fido di lui.-
-Io non mi fido di Cersei Lannister invece, non ci ha mai dato modo di dimenticare, il Nord non dimentica e quello che lei ha fatto… Non potrà mai essere dimenticato.-
-Jon ci serve la sua alleanza e dobbiamo portare pazienza, sei tu il primo che me lo ha insegnato.-
-Se io avrò pazienza, tu dovrai trovare la forza di reagire. Hai altri due figli che sono pronti a combattere per te e con te, hai un’armata colossale che aspetta un tuo ordine, il Nord ti appartiene e ti seguirà e io…-
-Jon questa è la nostra battaglia, non la mia.- Daenerys passò una mano lungo la sua barba e sorrise, -Io sono solo una pedina dentro il Grande Gioco e forse non ho ancora imparato a giocare bene ma so che assieme potremo farcela, in fondo non vogliamo che il mondo finisca, vero?-
Jon sorrise e il suo cuore trovò finalmente un po’ di pace, la verità che Bran le aveva rivelato era scomoda e dolorosa e le aveva fatto di nuovo sanguinare il cuore: aveva pianto la morte di un figlio e adesso aveva pianto di nuovo per il suo ritorno, Viserion sarebbe venuto ad ucciderli e lei lo avrebbe dovuto fermare a qualsiasi costo e quel pensiero però le fece gelare il sangue, avrebbero dovuto usare Drogon o Rhaegal e perderli per lei sarebbe stata la sua condanna a morte.
In quel momento si passò di nuovo la mano sulla pancia, suo figlio aveva pagato per una vita ma qualcosa le disse che non sarebbe arrivata a vederla quella vita, forse il suo tempo era stato già pianificato molto tempo prima e gli dèi si sarebbero presi gioco di lei, un’altra volta.
Forse per l’ultima volta.
 
Dany alzò lo sguardo verso la finestra e ciò che vide la fece alzare dal letto, Jon la guardò e seguì anche lui il suo sguardo e rimase sorpreso come lei.
-Credi che sia lui?- chiese, rivolgendogli uno sguardo curioso.
-Sì, non c’è dubbio ma non ha alcun senso.-
-E`solo. Questa è l’unica cosa che non ha senso.- disse recuperando la pelliccia per uscire dalla stanza.
Jon la seguì e lei se lo ritrovò accanto in poco tempo, le sfiorò il braccio velocemente ma la sua stretta era stata decisa e sicura, erano assieme in quella guerra, erano assieme in quel momento e per quelli che sarebbero venuti dopo, adesso ne era sicura.
Dany e Jon scesero velocemente le scale e si diressero verso la Porta principale, il freddo li investi quando lasciarono le mura calde e rassicuranti del castello ma ebbero la conferma, non si erano sbagliati: Jaime Lannister era davanti a loro, ed era solo.
-Sei solo.- la Madre di Draghi si avvicinò a lui senza alcuna paura ma percepì chiaramente la propria rabbia ribollire nelle vene.
-Jaime.-
Brienne si avvicinò a loro e guardò sorpresa e con grande ammirazione l’uomo che era appena arrivato.
-Brienne, avevi ragione.- disse semplicemente.
Daenerys osservò lo sguardo che si lanciarono ma decise di fare finta di niente, non conosceva la loro storia e forse mai l’avrebbe saputa ma il passato non rimaneva mai tale e lei questo lo sapeva bene.
-Ser Jamie, vorrei una spiegazione.-
-Dov’è l’esercito di tua sorella?- chiese Jon, avvicinandosi.
-Non c’è nessun esercito. Non verrà nessuno ad aiutarvi.- disse, guardandolo la Regina baciata dal Ghiaccio negli occhi.
Dany cercò di mantenere la calma, strinse le mani a pugno e si morse il labbro ma stava tremando, e sapeva benissimo che non era dovuto al freddo; era stata presa in giro, la Regina l’aveva presa in giro davanti a tutti e Tyrion… Tyrion l’aveva presa in giro, ancora una volta, l’aveva raggirata o consigliata male, ancora una volta stava perdendo.
Drogon volò sopra le loro teste e ruggì.
-Daenerys.- la voce di Jon era vicino al suo orecchio ma in quel momento neanche lui l’avrebbe fatta calmare, e seppe per certo che il lato che gli dèi le avevano destinato era lo stesso di suo padre e di suo fratello Viserys, nonostante lei ci avesse provato ad essere buona, ad essere come Rhaegar, come sua madre Rhaella, ma non aveva preso da loro, non era come Jon, lei era il seme marcio della famiglia Targaryen ma per una volta non le interessò, avrebbe preso Approdo del Re, avrebbe preso la testa della Regina e l’avrebbe fatta mangiare a Drogon e solo allora avrebbe esultato.
 
“O li potresti bruciare tutti.”
 
-Li brucerò tutti, brucerò Approdo del Re, brucerò tua sorella e mi prenderò quello che mi appartiene, anche se non avrò più alcun esercito, non mi importa se dovrò diventare la Regina delle Ceneri, ma nessuno si permetterà di prendersi più gioco di me.- disse a denti stretti, cercando di mantenere un minimo di calma.
-Tuo padre disse la stessa cosa, tuo padre lo disse anche in punto di morte ma non ebbe mai modo di bruciarli tutti, non essere come tuo padre, non sei come lui.-
-Cosa ne sai di mio padre, tu?!-
-Sono stato io ad ucciderlo.- disse guardandola in faccia, -Sono lo Sterminatore di Re, forse non lo avevi ancora capito ma io conosco bene la tua famiglia e tu non sei come loro.-
-Tu non sai niente.- sbottò, piena di rabbia.
-Io sono come loro, sono come Aerys e Viserys, non hai idea di chi tu abbia davanti.-
-Sei la Regina che scelgo di seguire e di difendere, non mi interessa altro.-
-Volti le spalle a tua sorella? Ai Lannister?-
-Sì.- rispose deciso, stringendo la mano all’elsa della spada.
-Non sono come loro, non lo sono mai stato ma non ho mai voluto vedere la verità, mi serviva una spinta.- disse guardando la guardia del corpo di Sansa.
 -Tu scegli di seguirmi e tua sorella di tradirmi, dimmi cavaliere, quale testa mi darà più conforto?!-
-Maestà!- la voce di Tyrion le fece distogliere lo sguardo dal fratello e la fece concentrare sul suo Primo Cavaliere.
-La testa di Jamie dovrebbe stare attaccata al suo corpo, è un abile combattente, la sua spada ci sarà utile.-
-Bene.- esordì, non riuscendo a nascondere una strana inclinazione della voce.
-Allora sarà la tua testa che vorrò.-
-Non credo che sia il caso.- le disse Jon, cercando di prenderla in disparte, -Non ti servirà a niente la sua testa, ma i suoi consigli sì, quelli ti serviranno e serviranno anche al Nord e alla guerra, quindi non puoi ucciderlo.-
-Jon non dirmi chi posso o non posso uccidere, perché se voglio la sua testa io l’avrò.- disse, avvicinandosi al Folletto.
-Lo so che sei arrabbiata ma davvero, la mia testa non ti sarà utile.-
-Allora spiegami perché tua sorella non ha mandato qui il suo esercito, spiegami perché tuo fratello dice che non lo manderà mai un esercito.-
-E così?-
-Sì e c’è di peggio, ha usato l’oro di Oleanna Tyrell per comprare dei mercenari, la Compagnia Dorata.-
-Merda.- esordì Daario Naharis poco distante da loro, -Sono i peggiori mercenari delle Città Libere, se vengono pagati niente e nessuno li farà desistere dal completare la loro missione.-
-Come arriveranno a Westeros?-
-Greyjoy. Li prenderà con le sue navi, non ha mai abbandonato Cersei.-
-Quindi Tyrion ricapitoliamo.- Daenerys incrociò le mani dietro la schiena e s’incamminò verso di lui -Non ho l’esercito per cui avevo concordato, e non arriverà mai, ma ho tuo fratello, lo Sterminatore di Re, una spada, una buona spada ma poco utile contro i Non-Morti, e quando la battaglia sarà finita avrò un altro problema, dovrò occuparmi di questa Compagnia con meno uomini di ora, e forse con nessuno drago, e non avrò mai Approdo del Re, non avrò quel Trono per cui mio padre è stato ucciso e Viserys ha tanto lottato.
Non avrò niente e la colpa sarà solo ed esclusivamente tua, quindi dimmi Tyrion, come intendi sistemare questa situazione?-
 
Dany si fermò davanti a lui, gli occhi viola erano gelidi, freddi e spietati, accerchiati dalla follia, il corpo rigido e contratto per la rabbia e la tensione che le scorreva nelle vene, quando guardò in cielo Drogon atterò sulle mura di Grande Inverno, esattamente alle sue spalle e ruggì.
 
O avrò la sua testa o avrò un piano
Tocca a lui scegliere se vuole salvarsi la pelle.
 
 



∞Spazio Autrice: Eccomi tornata!! Purtroppo lo so che questi aggiornamenti settimanali non sono il massimo ma sto preparando due esami e per completare un capitolo ci metto più tempo del dovuto, quindi vogliatemi bene XD
Sto facendo del mio meglio ^^
Sansa ci spiega un pò cos'ha fatto in attesa del ritorno di Jon e quando lo vede tornare ritrova un vecchio amico, il Mastino ha uno strano effetto su di lei e lo abbiamo visto anche nel resto del capitolo, ormai Sansa è scresciuta non è una bambina e sa che lui non gli farebbe mai del male, ha visto molte cose brutte nella sua vita ma in qualche modo si rende conto che lui non sarebbe così terribile, ma che anzi potrebbe andare bene.
Dany è perplessa per la sua situazione, non crede di essere incinta e ha paura che non esserlo le potrebbe solo fare più male, ma Brann le da una notizia ancora peggiore, suo figlio è tornato in vita e non le appartiene più.
Diciamo quindi che anche per lei ci sono una serie di sconvolgimenti psicologici e l'ultima parte le batte tutte, con Jaime alla riscossa!!
Una precisazione, la comunicazione di Brann sulla Barriera diciamo che arriva in tempo reale, né prima né dopo, quindi la tempistica è leggermente diversa dalla serie :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, più del precedente in cui non ho avuto il piacere di leggere nessua recensione :/ ma come sempre ringrazio a tutti i miei sostenitori e chi ha messo la storia tra preferite ecc e chi ha solo letto <3

Spoiler:

-Riesco a vederla.-
Daenerys percepì il proprio cuore rimbalzare dentro il petto, il rumore sordo si propagò anche nelle orecchie, un suono costante che le faceva capire quanto avesse compreso quelle parole.
-Riesco a vederla, non ho dubbi in merito ma non riesco a vedere te, la tua immagine è sfocata. Il tuo destino è incerto.-

*

Daenerys sorrise e come ogni volta Drogon percepì il suo pensiero e batté le ali, Rhaegal urlò poco distante e prese anche lui il volo; in pochi secondi si stavano librando nel cielo e quando si voltò per guardare Jon vide il suo sorriso.
E per un solo momento ebbe l’impressione che le sue iridi fossero viola, esattamente come le sue, esattamente come quelli di Rhaegar.

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