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Autore: Bibismarty    19/06/2009    2 recensioni
La flebile luce che proveniva dall’alto, dalla vecchia lampada, ferì i suoi deboli occhi. Gli occhi di un piccolo neonato. Un neonato che vedeva per la prima volta, la luce… Aveva così freddo e un terribile dolore alla pancia…cosa gli avevano fatto? Lo strattonarono e lo posero su qualcosa di morbido e caldo. No, contro qualcosa di caldo e morbido. Il ventre della sua mamma.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco questo nuovo capitolo...e voi che leggete recensite perchè non so se vi piace o meno! ho delle storie con tante letture e poche recensioni e non capisco se leggete e fuggite o leggete senza recensire...non capisco!! T.T...va beh ecco questo capitolo...buona lettura...

1 anno dopo…

 

Bill aprì tutti i cassetti del settimanale con foga. Uno dopo l’altro. “Dove sei?” urlò arrabbiato. Eccolo, l’aveva trovato.

L’album di famiglia si trovava nelle mani tremolanti di Bill. Cominciò a sfogliarlo. Ad ogni pagina sentiva la rabbia pompargli nel cuore e soffocarlo. Le lacrime gli scorrevano sulle sue guance, ma non le asciugò. Lasciò che macchiassero i ricordi, i ricordi di qualcosa che era stata troncata. Di qualcosa di finito. FINITO!

“Bill! Oh eccoti. La mamma…Oh Bill che fai?”

Bill aveva appena strappato la foto del matrimonio dei loro genitori. Si fermò di colpo alle parole di Tom e lasciò cadere i pezzi della foto sul freddo pavimento. “Lasciami solo…” farfugliò, mentre le lacrime gli bagnavano il volto.

“Bill…Ti prego…Non fare così…” sussurrò Tom con un’espressione ferita.

“Lo stanno facendo Tomi! Si separeranno! E non saremo più una famiglia…MAI PIÚ!” strillò furioso e offeso.

“Bill è una loro scelta...” cercò di dire Tom.

“Che riguarda anche noi Tomi! Non pensano che anche noi soffriamo...che ci stiamo male? No, loro sono egoisti!”

“Come te, Bill! Hanno fatto di tutto, sai? Ma non si amano più! Non hanno fatto la scelta giusta…”

“Anche quando ci hanno messo al mondo allora!”

Tom gli si avvicinò. Prese l’album e lo lasciò cadere a terra, apposta. “Lo so, ma ora sii forte, Ok?” gli sussurrò all’orecchio dopo averlo abbracciato. Bill strinse il maglione di Tom. “Tomi…Che ne sarà di noi?”

“Non lo so, ma lo scopriremo presto…Molto presto”.

 

Quella sera sia Simone che Jorg avevano due visi tristi e consumati. Cercavano di non guardarsi per risparmiare ai figli altre sfuriate. Mangiarono in silenzio.

“Mami posso andare a prendere una cosa in camera?”domandò Bill.

“Finisci la cena, Bill” rispose Simone senza alzare gli occhi dal piatto.

“Ma ho finito, Mami! Devo farvela vedere…a te e a papà!”

Simone mollò la forchetta e questa cadde e rimbalzò nel piatto. “Ok. Vai.”

Jorg deglutì, la vide bere tutto d’un fiato il bicchiere colmo di vino.

Tom sospirò.

Bill tornò di corsa e sua mamma alzò lo sguardo. Quando vide cosa aveva in mano, si alzò dalla sedia facendola cadere dietro di se. “Bill rimettilo al suo posto…avanti!”.

Bill posò l’album delle foto sul tavolo. Lo sfogliò velocemente e ne trasse una foto. Era una foto di sei anni fa. Della loro nascita. Bill e Tom erano nelle braccia della loro mamma e Jorg steso al suo fianco e sorrideva stringendosi alla moglie.

“Perché lo volete rovinare? Perché volete rovinare questo?” domandò serio.

Jorg gli chiuse l’album davanti al naso. “Bill per favore non complicare le cose…”

“Perché?” domandò alzando la voce.

Tom si alzò anche lui. “Si…Perché?”

Simone non parlò.

“Sono cose complicate…” rispose allora il padre.

“…perché noi le possiamo capire…Giusto?”

Jorg voleva ribattere, ma parlò sua moglie. “Mi dispiace tanto, ma non possiamo fare altrimenti. Voi non c’entrate nulla e siete costretti a subire tutto questo...”. La sua voce s’incrinò. “Non significa che se un giorno vivremo divisi il nostro amore nei vostri confronti non sarà più lo stesso. Sia io che vostro padre abbiamo una sola cosa in comune: voi.”

“E perché se questo amore per noi è così forte non può tenervi uniti?” domandò Tom.

Suo padre scosse la testa. “Non possiamo Tom. Abbiamo preso una strada e ora non possiamo più tornare indietro. Abbiamo già fatto richiesta di divorzio ad un avvocato e domani sarà scelto il vostro tutore futuro. Mi dispiace…”

Bill aveva già gli occhi lucidi. Le sue parole uscirono come un pugno al cuore: “Vi odio! VI ODIO!” Corse in camera sua sbattendo la porta e si gettò sul letto.

Le braccia di Tom crollarono lungo i fianchi. Era sbigottito. “Credevo che si sarebbe risolto tutto…invece aveva ragione Bill. Ha ragione a odiarvi! Vi odio anch’io!” disse furioso prima di filare da Bill.

“Bill…?”

Il suo gemellino si volse verso di lui e l’abbracciò forte. “Qualsiasi cosa accada non abbandonarmi, almeno tu!”

Tom gli accarezzò la testa. “No, io non lo farò. Te lo prometto.”

 

Fuori dal finestrino della macchina scorrevano case e case. Bill chiuse gli occhi. Si era aperta una ferita troppo profonda da poter risanare. Tutto cadeva a pezzi un po’ alla volta e lui non era riuscito a fermare la strage. Ci aveva provato, ma nessuno lo aveva ascoltato. Né lui né Tom quella mattina avevano parlato anche quando la mamma aveva spiegato loro che il padre aveva fatto le valigie e era partito ieri sera. Nemmeno quando nel camino avevano visto le foto del padre o quando la madre aveva detto che Bill non poteva toccare l’album delle foto se l’intenzione era quella di strappare il suo contenuto. Bill sapeva che aveva trovato la foto strappata e che anche quella era finita nel camino.

Si volse verso Tom, seduto accanto a lui sul sedile posteriore. Lui sorrise amaramente e gli strinse la mano. “Andrà tutto bene” bisbigliò talmente piano che nemmeno Bill riuscì a capire, ma a lui interessava solo sentirsi vicino a qualcuno che lo capiva. L’unico che ora riusciva a farlo sentire a casa e amato.

Sorrise debolmente a sua volta.

 

“Ciao. Tu sei Tom e tu Bill, giusto?” chiese la donna con un paio di occhiali sul naso adunco. L’assistente sociale.

Loro annuirono (Simone uscì dalla stanza chiudendo la porta).

“Vi farò alcune domande…così per conoscerci, ok?”

Tom sbuffò. Perché non può andare al sodo? Ci accorcerebbe ogni dolore…

L’assistente sociale non se ne accorse, ma sotto il tavolo Tom e Bill si stringevano la mano sperando, anche se inutilmente, che i loro genitori potessero essere tutti e due i loro tutori e tornare ad essere una famiglia.

 

Solo la sera ricevettero risposta dall’avvocato. I due gemellini erano crollati sulle poltroncine nel corridoio dello studio del legale che loro odiavano a morte perché era colui che avrebbe rovinato le loro vite. La segretaria diede una sbirciatina ai due bambini e vide che si stringevano ancora la mano. Sorrise piena di compassione prima di tornare alla sua postazione.

Dopo tre ore uscirono dall’ufficio dell’avvocato. Simone e Jorg andarono a svegliare i loro piccini e spiegarono loro come sarebbero andate le cose da quel giorno.

L’affidamento andava alla madre e il padre avrebbero potuto vederlo ogni week-end e nelle vacanze comandate. I due gemellini abbracciarono il papà contemporaneamente. D’ora in poi sarebbe diventato difficile farlo, quindi prima che se ne andasse vollero godere di quell’abbraccio a lungo, mentre la mamma tratteneva le lacrime e teneva una mano sulla bocca.

 

La macchina si allontanava da quel puntino che rimaneva là a salutare. Tom lo fissò finché non svoltarono l’angolo. Sprofondò di nuovo sul sedile e Bill appoggiò la sua testolina sulla sua spalla. Tom chinò la sua su quella del fratello e si addormentarono, ma quella notte nessuno dei due fece sogni tranquilli.

ringraziamenti: 

Midnight of phantom  che aveva già letto questa storia...l'avevi letta dalla mia amica giusto? non so se questo capitolo ti piaccia ma rieccolo...mi farebbe piacere che seguissi nuovamente questa storia...è stata la prima che ho scritto :)
niky94 per aver recensito ogni mia storia ...se ho una recensione in ogni storia è merito tuo :) grazie ancora :)

   
 
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