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Autore: whitecoffee    30/09/2017    3 recensioni
❝“Potresti abbassare il volume della tua maledetta musica? Sono almeno quarantacinque minuti che non faccio altro che sentire “A to the G, to the U to the STD”. Per quanto tu sia bravo a rappare, il mio esame è più importante. Grazie”
-W
“N to the O to the GIRL to the KISS MY ASS”
-myg
“Senti, Agust Dick, comincia a calmarti, che non ci metto niente a romperti l’amplificatore e pure la faccia.”
-W❞
rapper/photographer!YoonGi | non-famous!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad "taewkward"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XXVI.
Jack Frost


"Nelle nostre camere separate
a inchiodare le stelle a dichiarare guerre
a scrivere sui muri che mi pensi raramente"

(Le Luci della Centrale ElettricaCara Catastrofe)


 
  W I N T E R  
 
 

Lo sapete cosa è più disastroso di Min YoonGi e la sua musica alle tre di notte? I bambini. Di sei anni. Il figlio di una delle mie migliori amiche, per essere precisi.
Alexander Stanley era un piccolo ometto dagli occhi vispi e i boccoli biondi, piuttosto alto e slanciato per la sua età, che sembrava avere un’inesauribile riserva di energia in corpo. Aveva corso da una parte all’altra del mio appartamento per ore, ridendo e cercando di acchiappare il povero Snickers - il quale, a voler essere onesti, sembrava schizzare via fin troppo velocemente per il suo grasso corporeo in eccesso -. Me ne sarei ricordata, quando l’avrei visto nuovamente poltrire in giro.
Per tutto il tempo in cui quello gnomo biondo fosse rimasto nel mio appartamento, nelle mie orecchie era passato soltanto un susseguirsi di: “Merida, voglio i colori!”. “Merida, ho fame!”. “Merida, posso nascondermi nei tuoi capelli?”. E la più devastante di sempre: “Merida, prendimi in braccio!”. A quanto pareva, doveva avermi preso per la principessa Disney anche lui, proprio come aveva fatto anche JungKook, chiamandomi in quel modo per tutto il tempo, spingendomi spesso sull’orlo della crisi d’identità. Non fraintendetemi, non mi dispiaceva giocare con lui, avendogli fatto più volte da babysitter quando ero in Florida e l’intera famigliola veniva a farmi visita. Ma, nell’ultimo anno, Alex sembrava aver sviluppato una stancante iperattività, che mi faceva rimpiangere i miei sedici anni come se ne avessi avuti ottanta. E non ventidue.
Ma voi volete sapere la storia per intero, ovviamente. Scommetto che vi starò confondendo per benino. Rayleigh, sua madre, aveva la mia età e ci conoscevamo da quando eravamo bambine. Eravamo sempre state inseparabili, finché lei non avesse deciso di trasferirsi a New York con il suo fidanzato, a diciassette anni. Non starò qui a spiegarvi com’è che funzioni la riproduzione umana, perché sono più che sicura che ne sappiate anche più di me. Insomma, appena diciottenne, la mia amica scoprì che sarebbe presto diventata madre. E questa è la storia di come Alexander Stanley sia arrivato al mondo. Molto ridotta e censurata, non avendovi mostrato nemmeno uno dei momenti di gravidanza di sua madre, o i commenti che il suo ragazzo aveva prodotto, la prima volta che fosse stato obbligato a cambiare il pannolino a suo figlio. No, no. Certe perle è meglio tenersele per sé. Quindi, tornando in flash forward al giorno presente, Ray aveva deciso di prendersi la serata libera, per una cenetta romantica insieme a quello che ormai fosse diventato suo marito, Ben. Ed io, mi ero offerta di badare ad Alex, vivendo ormai anche nella loro stessa città. Il bambino mi adorava e conosceva da sempre, non ci sarebbe stato alcun problema. Così, me l’avevano lasciato, increduli e felici di poter avere un’intera serata tutta per loro, dovendo passare a prenderlo il mattino seguente per portarlo a scuola. Ed io, povera anima ingenua, ero così convinta che sarei stata bene, da non preoccuparmi minimamente. Oh, come mi sbagliavo.
«Merida, va bene se lo tengo così?» Trillò il bambino, sollevando il povero Snickers per la coda, che protestò con un miagolio sofferente.
«No, Alex!» Esclamai, prendendo in braccio il micio e facendogli mollare la presa. Lo lasciai andare via, guardandolo schizzare il più lontano possibile dalle manine paffute del bimbo, che fece per corrergli dietro. Ma lo fermai.
«Il gattino è un po’ stanco» gli dissi, sorridendo, cercando di farlo ragionare. «Vogliamo vedere Masha e Orso insieme? Ti va?» Domandai, provando a corromperlo con il suo cartone preferito. Vidi il suo piccolo faccino illuminarsi, e uno sdentato sorriso apparirgli in volto. Quando s’impegnava, quel bambino sapeva essere adorabile. Annuì, prendendomi per mano ed incamminandosi verso il salotto autonomamente. Quasi volli piangere dalla gioia, mi sarei riposata per cinque minuti. Non avevo fatto altro che corrergli dietro per tutto il pomeriggio, dal momento esatto in cui sua madre aveva depositato un bacio sui suoi boccoli dorati, per poi sparire oltre la porta.
Lo feci sedere sul divano, e cercai il cartone animato in 3D grafica facendo zapping, trovandolo ed alzando il volume, mentre Alex batteva le mani deliziato. In quel momento, sentii il campanello suonare. Chi altro poteva essere?
«Torno subito!» Lo rassicurai, e lui annuì, facendo ondeggiare i riccioli. Mi trascinai all’ingresso, aprendo con la morte nel volto. E vidi Min YoonGi.
«Accidenti, appartamento 23, la vita dev’essere più dura del solito» mi salutò, con un sorrisetto irriverente. «Vuoi sapere cos’altro è dur…» e lo tirai dentro per un braccio, senza nemmeno lasciargli finire la frase. Non ci tenevo a saperlo in ogni caso. Tuttavia, vedere un volto “amico” o quantomeno familiare, in una situazione del genere, fu per me una salvezza.
«Mi faresti compagnia?» Gli chiesi, di punto in bianco, senza lasciargli il braccio ed imbastendo l’espressione più carina e convincente di cui disponessi. Il biondo mi guardò, lievemente confuso. Ma non parve spiacersi.
«Che c’è, ti senti sola? Hai finalmente deciso di salire sull’Agust D express?»
«Dio, YoonGi» commentai, mentre lui ridacchiava. «Sto facendo da babysitter al figlio della mia migliore amica» e lo vidi sollevare un dito. «Non chiedere» lo liquidai, e lui lasciò cadere la mano, annuendo. «Ti prego. Sto impazzendo, qui da sola, e sarà giusto per questa serata!» Aggiunsi. «Per favore» ripetei, e gli tirai gentilmente la manica. Lui mi guardò per qualche istante, e poi scoppiò a ridere. Ecco. Non si sapeva mai come l’avrebbe presa. Cosa significava, quella reazione? Era un sì? Un no? Una nuova trovata con cui provarci con me? Un modo coreano di dirmi “sayonara baby”?
«Va bene, appartamento 23. Ma sappi che sono una frana, con i ragazzini» mi avvertì. «E poi» aggiunse, liberando il braccio e prendendomi per le spalle, facendomi finire con la schiena contro il muro. Scena tipicamente da drama. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare, era il suo inebriante profumo di menta, e quello sguardo malizioso nei felini occhi scuri. Era sempre stato così affascinante, il mio vicino di casa? E perché mi ritrovavo a fare simili pensieri? Mentre il bambino era nell’altra stanza, oh mio Dio.
«Voglio qualcosa in cambio», contrattò.
«Te la scordi, la mia verginità» ribattei, pronta. E lui batté le palpebre.
«Sei vergine, Winter?» Chiese, sorpreso. Oh merda. L’avevo detto davvero. Avvampai. Perché ero così stupida?
«Fa-falla breve, YoonGi, il bambino è di là da solo» balbettai, cercando di sviare. E lo vidi sorridere.
«Una cena. A casa mia, con tutta la comitiva» propose.
«Venduto» accettai, sfuggendo alla sua presa, impaziente di frapporre quanto più spazio potessi fra me e l’enorme figuraccia che avessi appena fatto col mio vicino di casa.
 


Nonostante la sua “incapacità a badare ai bambini”, Alex e YoonGi andavano perfettamente d’accordo. Forse perché avevano la stessa mentalità. Si erano intesi fin da subito, e il bambino era stato felice di trovare un nuovo compagno di giochi. Il mio biondo vicino di casa era veramente bello, quando sorrideva. Sembrava sfilarsi la maschera di virile superiorità che indossava ogni giorno, sentendosi libero di dimostrarsi per quello che era. Sollevava Alex sulle sue spalle come se nulla fosse, portandolo in giro per l’appartamento, modulando voci diverse e facendolo divertire, lasciandomi il tempo di preparare una cena decente per tutti e tre, mentre Snickers riusciva perfino a dormire in santa pace.
«Merida, Jack Frost è proprio forte» aveva detto, mentre mangiava. Il bambino aveva preteso di sedersi fra me e YoonGi, gongolando. E noi l’avevamo accontentato.
«Jack Frost?» Chiese il biondo, divertito. Il piccolo annuì.
«Hai mai visto “Le Cinque Leggende”?» Gli domandò. Egli scosse la testa. Io l’avevo visto, eccome. E dovevo ammettere che il mio vicino di casa somigliasse parecchio al protagonista dai capelli di neve. Non c’era bisogno di dire che avevo avuto una cotta per lui, lungo tutta la durata del film, perché potrebbe essere male interpretato. No, negativo. Non l’avrei detto.
«È uno spiritello invisibile che rappresenta l’inverno. Ha dei poteri da sballo e fa divertire tutti i bambini. Proprio come te!», aveva esclamato Alex. «E poi, avete anche lo stesso colore di capelli, sembri davvero lui».
«Merida, questo Jack Frost è bello?» S’informò YoonGi, chiamandomi come anche il bambino usava fare. Lo vidi versarsi dell’acqua nel bicchiere, con un sorrisetto sulle labbra. Bello? Era uno strafigo. Ma non potevo dirlo in quel modo, mi avrebbe presa per matta.
«Sì, abbastanza» minimizzai, con tono casuale. Lo sentii trattenere una risata.
«Allora va bene», convenne. Alex continuò a parlargli, con la sua tipica verve infantile, e lui l’ascoltava, commentando entusiasta. Li guardai, sentendo uno strano calore al petto. Era bello vederli in quel modo. Pensai che il biondo sarebbe stato un ottimo fratello maggiore. O anche un buon padre. Poi, arrossi e mi scossi da quel pensiero, focalizzandomi sul cibo che avevo nel piatto. Cosa mi prendeva con Min YoonGi, ultimamente?


 




 


#Yah!: stasera Spotify mi ha fatto partire i Tokio Hotel con "Monsoon" in una playlist e sono tornata ai tempi delle medie. Sono così emo. Ho dovuto mettere i successi anni '80 per riprendermi (Jon Bon Jovi salvami tu, dall'alto del tuo parruccone biondo ai tempi dello splendore vero). Per piacere, facciamo dormire i Bangtan, mi fa male fisico vederli esibirsi con un'ora di sonno a testa, sulle spalle. E voi continuate a shippare #YoonWin, che siete bellissimi <3
 

   
 
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