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Autore: halsey1696parrish    30/09/2017    1 recensioni
[La Quinta Onda]
Sono arrivati senza preavviso portandosi via ogni cosa.
La nostra vita, la nostra famiglia, le nostre città, la nostra umanità.
Chi rimane combatte per ciò che ha perso, per sconfiggere gli intrusi.
Gli Alti hanno preso anche i nostri volti, ora sono come noi.
Ma loro non avranno mai l'umanità che ci hanno portato via.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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5 months later

Le montagne mi circondavano. Loro erano sempre state lì, come uno scudo. E sempre sarebbero state lì. Neanche gli Altri potevano smuoverle. E forse ci deridevano anche. 
Mentre tutto il genere umano veniva sterminato in un respiro, loro erano lì a guardarci. 
Ora il sole stava tramontando dietro di loro, creando una luce rosso sangue che tingeva il cielo, come per avvertirci che nel giro di pochi mesi (forse settimane) gli Altri ci avrebbero annientati tutti. 
La neve si propagava come una macchia su tutto il terreno, nel corso dei giorni, e le notti si facevano più fredde e mortali. 
Mi chiedevo sempre, prima di chiudere gli occhi, cosa mi avrebbe ucciso, come sarei morta. Per colpa di cause naturali, freddo, fame, disidratazione. Sbranata da qualche animale selvatico, forse un lupo inferocito. Oppure una pallottola, sparata da un fucile di un Altro, piantata in testa, nello stomaco o dritta nel cuore. Forse in quell'istante non avrei provato più dolore per le mie perdite, o forse avrei sofferto di più, sapendo che non ero buona a niente. Neanche a proteggere me stessa.

Ma la cosa che mi preoccupava di più è cosa sarebbe diventato il mondo. 
Prima dell'Arrivo non mi sarebbe importato una ceppa del mondo, semplicemente perché non c'è n'era il bisogno. Problemi come l'insufficienza di energia, l'esaurimento di petrolio e l'inquinamento del pianeta, andavano avanti dalla mia nascita e nessuno non se ne era mai importato particolarmente. Tutti facevano il proprio piccolo per aiutare, ma c'era sempre quella persona che buttava la cicca per terra, e l'inquinamento continuava a propagarsi. C'era uno spreco continuo del nostro pianeta e a nessuno importava particolarmente. Se gli Altri non fossero arrivati, ora forse ci ritroveremo senza più energia, tornati all'era della pietra. O forse gli Altri sono venuti apposta per punirci, per farci vedere come siamo realmente: un branco di zombie che non si cura del proprio pianeta, che si uccido fra di loro. O forse era solo il caso. Doveva andare per forza così.

Il freddo divenne più persistente e potevo sentire il mio respiro affaticarsi man mano, il fumo uscire dalla mia bocca, le labbra che iniziavano a tremare e i polmoni che si raffreddavano lentamente. Chissà che colorito avevo assunto. 
Mi raggomitolai nel mio sacco a pelo blu, che era diventato il mio letto ormai da cinque mesi. I primi giorni era impossibile dormire, con la paura che qualche strano omino verde oppure argentato, dipende dalle aspettative, ti venga ad uccidere nel sonno. Magari con una pistola laser e l'ultima cosa che vedrai prima di morire sarà il tuo corpo fumante riflesso negli occhioni neri e lucidi della creatura. 
Ma ora era quasi semplice prendere sonno. Non perché ormai sapevo che forma avevano gli Altri, semplicemente perché gli Altri stavano annientando ogni forma di speranza rimasta tra i sopravvissuti. Il sonno veniva quasi naturalmente sapendo che il domani sarebbe stato uguale a tutti gli altri giorni. Ormai non c'era più speranza di salvare il mondo e ci si abbandonava tra le braccia di Morfeo, sperando anche che qualche omino verde ti sparasse con la sua pistola laser. 
Nessun Luke Skywalker ti avrebbe salvato, nessun Jedi avrebbe usato la sua spada laser e controllato la sua Forza per difenderti. 
L'umanità ormai era sola.
Sempre se era rimasta un po' di umanità.

Al mio fianco tenevo la mia pistola, lucida e nera, che al tramonto risplendeva ancora di più. Il metallo era freddo ma non faceva tanta differenza con il mio corpo. 
Dopo che l'ultimo raggio solare scomparve dietro i giganti di roccia, iniziarono le mie preghiere mentali. Supplicavo chiunque ci fosse in cielo, di superare la notte. 
Strinsi la pistola, sicura inserita, e chiusi gli occhi, pregando che il sonno sarebbe arrivato presto. 

La mia mente già si trovava al confine, conscio e inconscio. Già sentivo le forze che mi abbandonavano e il senso di piacere che mi pervadeva il corpo. 
Mi sentivo leggera come una piuma, all'interno di quel sacco a pelo. Ma non durò tanto. 
Vari colpi di una mitraglietta mi fecero sobbalzare e sbattere la testa su un ramo. 
Gli Altri non avevano mitragliette, per lo meno coloro che cacciavano nei boschi. 
Mi rannicchiai sotto quella specie di tenda che avevo costruito (fatta di un telone verde trovato  sopra una serra).

Gli occhi cercavano in qualche modo di cogliere qualche dettaglio, qualche guizzo di luce, ma non riuscivo a vedere niente. Solo il buio che mi circondava. Forse gli spari erano stati frutto della mia mente. Forse stavo diventando realmente pazza. O forse stavo morendo assiderata. Avevo delle allucinazioni.
Ma no, i spari sembravano troppi reali. Avevo ancora il loro eco nella testa. Erano sordi e facevano male solo a sentirli. 
Ogni volta che sentivo uno sparo, molto di rado, sapevo che un altro sopravvissuto era morto. Oppure che un altro ospite era stato annientato. In ogni caso non era una cosa positiva, gli Altri si espandevano a macchia d'olio e i sopravvissuti diventavano sempre meno.

Se gli Altri vogliono realmente il nostro pianeta, perché non annientarci tutti in una sola volta? Perché farci soffrire? Perché farci impazzire? Perché farci uccidere i nostri fratelli e sorelle?
Forse anche gli Altri avevano un cuore, una mente. Oppure non avevano neanche un'anima e si gustavano le nostre morti come uno spettacolo di burattini.

Altri spari. Questa volta strinsi la pistola più forte, togliendo lentamente la sicura. 
Respiravo piano, anche perché il freddo me lo impediva. Ma la paura in quel momento sovrastava il resto. 
Ero sicura che quegli spari fossero reali. 
Ma non ero sicura di chi impugnasse quella mitraglietta. 
O gli Altri si erano armati fino ai denti, oppure era un fuggitivo dai cacciatori. Un umano.

Sentii dei passi, dei tonfi, la neve che veniva schiacciata, altri spari e infine un respiro affannato. Era più vicino di quanto immaginassi.

Le mani tremavano, le gambe erano molli e il cuore batteva senza controllo. Forse ero vicina alla morte. E forse sarebbe stato un sollievo, una liberazione. 
Un'ombra fece capolino davanti al bordo della tenda verde, quasi per assicurarsi della mia presenza. Non li facevo così svegli. 
Rimasi ferma finché l'ombra non fu più grande e quindi più vicina. 
Saltai fuori colpendo il mio bersaglio dritto allo stomaco, con la canna della pistola. Atterrai sopra di lui e lo fermai mettendomi a cavalcioni. Cercava di dimenarsi ma lo tenevo in pugno.

Non sarebbe stato il mio primo omicidio o il mio primo alieno morto. Solo un altro da aggiungere alla lista e ai miei peccati.

-Ferma, ferma!- quella voce roca mi scaldò.

Conoscevo perfettamente quella voce e non credevo che prima o poi l'avrei risentita di nuovo.

-...Andrew sei tu?- chiesi incredula, lasciando di poco la presa. 
Potevo essermelo immaginato. 
Poteva essere un normalissimo cacciatore. 
Oppure gli Altri mi stavano tenendo una trappola. 
O peggio, Andy era uno di loro, pronto ad uccidermi. 
Chissà se gli ospiti ricordano le loro vite precedenti. Il loro vissuto prima dell'arrivo della navicella Madre. Chissà se ricordano i loro sentimenti e le persone che hanno amato. 
O agiscono solo per volere degli Altri, come dei fantocci. Come se fossero già morti.

-Ci conosciamo?- la sua voce tremava. -Aspetta! Io so chi sei, Eva! La ragazza che mi ha salvato nel campo.- per un momento il suo tono di voce si alzò e io sperai che nessun cacciatore ci avesse sentito.

-Si sono io...oddio, sono felice di rivedere un volto famigliare.- gli occhi mi si appannarono. Stavo piangendo. Con le lacrime incise sulla pelle dal freddo.

Ci trascinammo accovacciati nella neve fino alla mia tenda. 

-Sto vagando da giorni, i Cacciatori mi sono stati alle calcagna per tutto il tempo.- disse con tono basso e quasi affranto. 
-Io sono in questi boschi da mesi ormai.- dissi flebilmente. Osservai il suo profilo scuro, riflesso nella notte. -Io...non vedevo un essere umano da mesi.- Avevo paura che tra un momento all'altro scomparisse. Che forse stavo sognando, oppure che ero morta e lo stavo incontrando dall'altra parte. 
Oppure avevo paura che mi uccidesse. 
Ecco cosa stavano facendo gli Altri. Ci facevano dubitare dei nostri simili. Ci facevano credere che i nostri vicini, i nostri fratelli, i nostri mariti o figli, fossero come loro. Gustandosi il momento fino in fondo. Da quando noi cadiamo nelle loro trappole fino a quando non punti una pistola alla tempia di tua madre. Poi premi il grilletto e tutto sparisce: incertezze, domande. Sparisce tutto. 
Ma è solo questione di pochi istanti, prima che il dolore ti sovrasti. 
Ed è quello ad ucciderti.

   
 
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