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Autore: Susannah_Dean    01/10/2017    2 recensioni
Un'esplosione in un quartiere di periferia, un mistero da risolvere e un pericolo da combattere. Una giornata come le altre su Mobius, se non fosse per un passato che non vuole essere dimenticato e dei legami impossibili da spezzare. Riusciranno i nostri eroi a salvare la situazione ancora una volta, o sarà il destino a lasciarli senza scampo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- C’è un problema – esordì l’agente Johnson entrando nell’ufficio.
Shadow fece appello a tutte le proprie riserve di pazienza prima di rispondere. – Quanto grave?
Non sarebbe riuscito a sostenere un problema troppo complicato. Nelle ultime ventiquattro ore aveva raggiunto il limite della sopportazione.
La nottata, infatti, era trascorsa insonne anche per lui. Dopo aver avvisato Sonic degli eventi in corso, era tornato alla base e si era messo a scavare nel database della GUN alla ricerca di simili situazioni passate o, almeno, qualche indizio su come muovere il primo passo. Avrebbe preferito di gran lunga buttarsi nella ricerca sul campo come probabilmente aveva fatto il riccio blu, ma non potevano essere tutti dei supereroi senza niente da fare, e anche ignorando il fatto che la sola idea di mettersi a girare a vuoto gli dava alla testa, con Rouge irreperibile lui era l’unico che poteva dare una parvenza di serietà alla loro missione. Tuttavia, quelle lunghe ore trascorse a spulciare archivi ( la GUN ovviamente conservava i file più vecchi ancora su carta, giusto per rendergli più difficile il compito) di sicuro non lo avevano messo di buonumore, perciò il riccio non era sicuro di come avrebbe reagito in caso di brutte notizie.
La Johnson, per fortuna, ebbe il buonsenso di non tenerlo sulle spine. – Quei bambini. I nostri testimoni chiave. Non sanno dove metterli.
- …cosa intendi con “non sanno dove metterli”?
La donna allargò le braccia. – A quanto pare Fazio ha raccolto le generalità dei loro familiari e poi li ha confrontati con quelle di chi era fuori casa al momento di…come devo chiamarla? Dell’esplosione? Dell’esplosione, e nessuno corrisponde. Qualunque parente avessero lì vicino è svanito insieme agli altri.
Shadow chiuse gli occhi per un momento, cercando di processare le informazioni. – Mi avevano detto che era improbabile che fossero tutti a casa in quelle ore.
- Evidentemente non così improbabile.
- Va bene, va bene, ma perché vengono a dirlo a noi? Pensavo avessero organizzato una sistemazione per quelli che abbiamo sfrattato.
- Li hanno messi tutti in una palestra del liceo più vicino e gli hanno fornito dei pasti, ma in generale erano tutti adulti, o almeno abbastanza grandi da arrangiarsi. C’erano pochissimi bambini, e tutti con almeno un genitore o un nonno a portata di mano…ma i nostri due non hanno questa fortuna. Adesso che li hanno dimessi dall’ospedale, nessuno vuole la responsabilità di affidarli a qualcuno, né chi ha organizzato i soccorsi né la polizia locale, perciò hanno tirato la patata bollente a noi.
- E cosa si aspettano che facciamo, noi?
- Non lo so. Presumo tenerli fuori dai piedi finché questa storia non sarà finita. Come se non avessimo niente da fare. – L’agente stirò la schiena, sospirando. Pareva non aver dormito granché, come lui e presumibilmente metà degli altri sfortunati in servizio. – Detto fra noi, sarebbe meglio che li prendesse qualcuno di cui possiamo fidarci, anche se non sarebbe molto professionale.  Non sembra che ci sia pericolo che li facciano sparire, ma sono pur sempre testimoni. Se finissero con la persona sbagliata…e da quel che ho visto i servizi sociali non sembrano impegnarsi molto per gestire la situazione…beh, sarebbe solo un problema in più.
Cominciava a diventare chiaro il perché di questo discorso. – Volete che li prenda io.
L’altra assunse un’espressione di scusa. – Li avrei presi io, potendo. Sanno gli dei se mia moglie si sarebbe rifiutata di dare un letto e un piatto di minestra a due bambini. Ma siamo Overlander, come tutti alla GUN, e dubito che questi riescano a fidarsi troppo di noi. Da quanto ho capito, sono stati calmissimi con le infermiere, ma almeno uno ha dato un morso a Fazio.
Sarebbe stata un’immagine esilarante, ma Shadow era troppo impegnato ad assorbire l’ondata di informazioni per ridere. Si aspettavano che portasse Logan e Nadir…dove? A casa propria? Sarebbero stati meglio con la moglie della Johnson, moglie di cui aveva appena scoperto l’esistenza. Rouge ne sarebbe stata a conoscenza. Rouge avrebbe anche saputo cosa fare, probabilmente. Dannazione, perché non si era ancora fatta vedere?
Non ricevendo risposta, l’agente aggiunse: - Non è necessario che te ne occupi tu. Anzi, sarebbe meglio di no. Il capo vuole tutti concentrati al massimo. Però, se ci fosse qualcuno di cui ti fidi davvero...
Il riccio alzò una mano per fermarla. Aveva già capito che sarebbe toccato a lui pensarci. – Andrò a recuperarli, per cominciare, e valuterò la situazione. Sai dove sono?
- Sicuro. Nella palestra dove hanno portato tutti gli altri – rispose lei, ed estrasse dalla tasca dell’uniforme un bigliettino che gli porse.
Almeno della prontezza di Frances Johnson si poteva essere sicuri. Shadow prese il biglietto e la ringraziò con un cenno del capo, poi uscì, senza degnare di un secondo sguardo la pila di documenti che stava abbandonando. Non gli erano stati per niente utili, in ogni caso, e l’opportunità di fare qualcosa era più che benvenuta.
Se solo si fosse trattato di qualunque altra cosa.
 
 
- Nessun individuo sospetto è venuto a trovarti, vero?
- Non era il vostro lavoro, trovarlo? – Rispose Knuckles, senza voltarsi. Aveva sentito il frullio d’ali alle proprie spalle, ma una sola persona sarebbe potuta venire fin lì a cercarlo, e quella persona (al momento, comunque) non era un rischio per lui o per il Master Emerald.
- In teoria, sì. – Rouge avanzò fino ad entrare nel suo campo visivo e si sedette sui gradini delle rovine. – Direi che stiamo fallendo, però.
L’echidna sbuffò. Non era sorpreso per niente. A lasciar fare a quel bellimbusto di Shadow o a quegli altri palloni gonfiati non c’era possibilità di concludere granché. Non lo disse, però. Era abbastanza sicuro che almeno Rouge si stesse impegnando davvero. Anzi, a guardarla si sarebbe detto che non aveva dormito più di lui. – Avete indagato tutta la notte? – Chiese, sedendosi a sua volta.
Rouge si stirò la schiena, emettendo un sospiro stanco. – Mettiamola così. Cielo, avrei bisogno di una doccia. E di una notte di sonno. Quasi quasi rimpiango i problemi di tutti i giorni. Eggman, i mostri del caso…
- …I tuoi tentativi di rubarmi lo Smeraldo?
La pipistrellina sorrise e si strinse nelle spalle. – E’ una bella pietra, che posso farci?
Knuckles alzò gli occhi al cielo, facendola ridacchiare. Era un bel suono. Era, perlomeno, una distrazione. Aveva passato troppe ore a rimuginare per poter sopportare i propri pensieri ancora a lungo. E comunque, non poteva darle torto. Sarebbe stato molto meglio se si fosse trattato di un giorno normale, così avrebbe potuto tentare di ignorare i suoi flirt e le sue allusioni allo Smeraldo e tutto sarebbe andato liscio come sempre.
Naturalmente, non era possibile ignorare la loro situazione, perciò chiese: - Almeno avete scoperto qualcosa?
- Forse. Sono andata a trovare un mio amico in prigione.
L’altro inarcò un sopracciglio. – In prigione? Un altro ladro come te?
- Spiritoso. E’ un membro di una gang, se proprio vuoi saperlo.
- Un ladro che ha fatto carriera, allora.
Rouge sorrise di nuovo, ma non c’era molta allegria sul suo volto. – Mi crederesti se ti dicessi che anche io ero in quella gang, e che sono stata io a fare carriera?
Questa gli giungeva nuova. – Davvero?
- Quando eravamo ragazzini. Non c’era molto che potessimo fare altrimenti, all’epoca. Io ne sono uscita, ma lui…-Si interruppe, tirando un lungo respiro. – Dicono che i ricordi d’infanzia siano i più belli che ti restano per tutta la vita, ma più questa storia va avanti e meno riesco a tirarne fuori uno decente. Capisci cosa intendo dire?
Knuckles capiva benissimo. Le ultime ore lo avevano costretto a riflettere sull’eventualità di un altro echidna in giro per il pianeta, e dal suo punto di vista non era un’eventualità piacevole. La vergogna e l’imbarazzo che avrebbe provato nel mostrarsi così com’era ad un membro della propria specie avrebbe cancellato ogni gioia provocata da quell’incontro. L’idea che si trattasse dell’unico altro suo simile con cui aveva avuto dei contatti, tornato a cercarlo dopo tanti anni…non era niente di meno che agghiacciante, in realtà
Non disse niente di tutto ciò, ovviamente. Non era molto convinto che Rouge avrebbe capito, e sarebbe stato troppo complicato spiegare come si sentiva. Inoltre, non aveva intenzione di interromperla, proprio ora che sembrava mostrare un barlume di onestà, al di fuori di ciò che quell’agenzia di imbecilli e i suoi stessi piani di furto la costringevano solitamente a fare.
Si limitò quindi ad annuire e ad aspettare in silenzio, finché alla fine lei si riscosse e si voltò a guardarlo. – Mi dispiace. Non c’è tempo per lasciarsi andare a certe cose. E’ solo che avrei fatto a meno di incontrare questa persona.
Il fatto che Rouge stesse chiedendo scusa a lui era sconvolgente e quasi inquietante, ma decisamente il momento delle confidenze era finito. Un po’ gli dispiaceva, ma non troppo. Almeno adesso potevano concentrarsi su quello che aveva detto quel tizio, e poi lei pareva aver ripreso un po’ di lucidità. Non gli era piaciuto il modo in cui il suo sguardo si era appannato mentre ricordava l’incontro con il gangster sconosciuto. Più che la Rouge irritante ma determinata che era abituato a vedere, gli era sembrata sull’orlo di una crisi isterica. – Se ti ha detto qualcosa, almeno è stato utile.
La pipistrellina annuì. – In effetti, è riuscito a descrivere il sospettato un po’ meglio. Dice di averlo già visto, in passato.
- E tu ti fidi di quel che ti ha detto?
- Non aveva motivo di mentirmi. Non in quel momento, ecco.
– E quindi? Mi somiglia davvero?
Rouge alzò le spalle. – Un po’. Ha detto che era più vecchio di te, già una decina di anni fa. E aveva la barba.
A onor del vero, Knuckles non avrebbe mai voluto reagire in modo così palese alle sue parole. Si era preparato anche a quell’ipotesi, in fondo, anche se aveva sperato che non si rivelasse esatta. Eppure, sentendo la descrizione, si ritrovò a stringere i pugni e ad alzarsi di scatto, come a voler sfuggire a quelle parole.
Rouge trattenne il respiro, chiaramente colta alla sprovvista. – Lo conosci?
- Dove lo aveva visto, il tuo amico? – Doveva essere stato lui a chiederlo, ma la voce suonava distante, come appartenente a qualcun altro, e curiosamente piatta. Quasi ridicola, visto quanto si sentiva sconvolto.
L’altra esitò. – Se quello che ricordo è giusto, era coinvolto nel furto di…di uno Smeraldo del Caos.
Non c’era dubbio, quindi. Knuckles strinse i denti, cercando di non lasciarsi sfuggire nessun verso inopportuno. Temeva che se si fosse lasciato andare, gli sarebbe sfuggita una risata isterica, oppure si sarebbe messo a strillare come un moccioso. Ma certo, in fondo non si era aspettato di avere tanta fortuna da evitare queste scene per sempre.
- Lo conosco – ringhiò alla fine, solo perché se non avesse risposto sarebbe stato peggio. – Lo conosco molto bene.
 
 
Chiunque avesse scelto quella palestra come collocazione temporanea, doveva essere un vero idiota.
Se infatti i residenti rimasti di Stormtop Lane erano in numero sufficientemente basso da starci comodamente, era un ambiente abbastanza opprimente, con le fortissime luci al neon e l’acustica oscena che faceva rimbombare all’infinito tutti i suoni, da far uscire di testa anche la persona più calma. E lì, di calmo, sembrava non esserci nessuno.
Nemmeno l’agente Fazio, che spiccava in mezzo alla folla con un’espressione scocciata sul volto. L’Overlander, grazie alla sua altezza, notò subito Shadow che entrava, ma lo stesso doveva aver fatto qualcun altro, perché nel giro di pochi secondi il riccio si trovò praticamente travolto da Nadir e Logan.
Pur aspettandosi un benvenuto caloroso, Shadow non aveva previsto una tale foga. I due bambini sembravano, se possibile, più distrutti di quando li aveva visti in ospedale, il che aveva dell’incredibile. In teoria, avrebbero dovuto trovarsi meglio circondati da persone familiari che non da medici e infermiere, ma ora si erano allacciati alle sue gambe come se non avessero mai visto nessuno di più caro.
Fazio si fece strada verso di loro e si fermò davanti a Shadow, chiaramente aspettando ordini. Sul braccio destro, scoperto dalla manica tirata su, spiccava un bendaggio di fortuna assente durante il loro ultimo incontro. Quindi la Johnson non aveva mentito, dovevano averlo morso davvero.
Il riccio gli fece segno di andarsene, cosa che l’agente parve estremamente felice di fare. Quando si fu allontanato a sufficienza, Shadow si rivolse ai bambini. – Perché lo avete attaccato? Stava solo facendo il suo lavoro.
Nadir abbassò lo sguardo. – Mi dispiace. Ero arrabbiata. Continuavamo a dirgli che non c’era nessuno che poteva venirci a prendere, ma lui continuava a chiedere. Mi ha preso per il braccio e io l’ho morso.
Logan fece una serie di gesti, ma la sua amica scosse la testa e non li tradusse. Shadow decise di lasciar perdere. Dubitava che dei denti da latte, anche se di una leonessa, potessero aver danneggiato un uomo grande e grosso, ed era state ventiquattr’ore molto lunghe per tutti. Inoltre, sembrava che la ragazzina si aspettasse di ricevere una sberla per il suo comportamento, ed era una sensazione che avrebbe preferito scacciare. – Avevate detto che almeno qualcuno dei vostri genitori sarebbe stato fuori casa. Perché non ci sono?
Nadir tirò su la testa di scatto e iniziò a parlare con foga. – Dovevano essere a lavoro! Il papà di Logan e…e il mio…dovevano tornare più tardi. Ma il signor Milo, il capo, li ha mandati a casa prima, ce lo ha detto lui, e quindi erano lì. E poi mio fratello è normale se era a casa, e pure sua mamma, così…
- …così non c’è nessuno – sospirò Shadow. Ovviamente, la fortuna era cieca ma la sfortuna aveva dieci decimi di vista, visto che quel tale aveva deciso di concedere ore libere ai suoi dipendenti proprio in un giorno del genere. Anche se sembrava un po’ troppo forzata per essere una coincidenza.
Logan doveva essere dello stesso parere, perché tracciò in aria alcuni segni e poi gli piantò gli occhi addosso, aspettando una risposta. – Chiede se è possibile che sia stato il signore cattivo a chiamare a casa i nostri genitori, per portare via anche loro.
- Non posso dirlo con certezza. – Però avrebbe indagato, senza dubbio. Poteva trattarsi solo di un caso, e magari il capo di quelle persone si stava autoaccusando per la sua pessima idea, ma come la giornata aveva dimostrato, di casualità vere e proprie ce n’erano davvero poche.
Tuttavia, non poteva parlarne con due bambini, così continuò con le domande. Doveva trovare loro una sistemazione, in fondo. – Non c’è nessuno, fra i genitori dei vostri amici, che possa tenervi con sé? Sarebbe solo per poco tempo. – L’ultima parte era una bugia bella e buona. Non aveva idea di quanto avrebbero impiegato a risolvere il problema.
Quando li vide esitare e scambiarsi un’occhiata, Shadow pensò che avessero riconosciuto la menzogna e imprecò fra sé. Loro si fidavano di lui, più che della maggior parte dei presenti a quanto sembrava, e farsi riconoscere come un bugiardo non sarebbe stato d’aiuto.
Non era ciò che avevano in mente loro, però. Logan fece un gesto decisivo, Nadir annuì e fece cenno all’adulto di abbassarsi alla sua altezza. Shadow obbedì, e la bambina gli sussurrò all’orecchio: - Il fratello di Logan, che è in prigione, ha detto che non possiamo stare da soli con nessuno della strada. Ha detto che potrebbero esserci delle persone cattive che ci porterebbero via e direbbero a lui o ai nostri genitori di fare delle cose brutte per riprenderci.
Naturalmente, non poteva mancare la minaccia di rapimento di qualche piccolo criminale. Shadow non sapeva se ringraziare lo sconosciuto fratello per il consiglio o insultarlo per la paranoia che aveva procurato loro. Per quel che ne sapeva, potevano esserci venti famiglie sicure e una pericolosa intorno a loro. O magari era l’esatto opposto. Dopotutto, questo fratello in carcere non era lo stesso che Rouge aveva detto di conoscere? Poteva darsi che conoscessero il quartiere meglio di quanto avrebbe mai fatto lui.
Prima di poter replicare alla rivelazione che gli avevano fatto, sentì vibrare il comunicatore che aveva al polso e si affrettò a rispondere, grato della distrazione. Si trattava di Rouge: finalmente, dunque, si era decisa a contattarlo. – Rouge, dove diavolo…
Non fece in tempo a finire la frase che la voce concitata della sua partner stava già coprendo la sua. – Shadow? Shadow, per favore, devi ascoltarmi, abbiamo scoperto qualcosa di nuovo.
- Abbiamo? Tu e chi? – Non aveva idea di che cosa lo infastidisse di più, se l’idea che Rouge fosse andata a cercare indizi chissà dove o il fatto che avesse coinvolto qualcuno di esterno. Anzi, già lo sapeva: la cosa più fastidiosa era il suo spuntare fuori dal nulla dopo ore di silenzio.
- Knuckles. E anche una persona che conoscevo, ma lui ci ha solo messo sulla strada giusta. Il punto è che adesso sappiamo chi è il colpevole!
- Davvero? – Shadow si mosse di scatto, allontanandosi dal caos e dai due bambini che lo fissavano ad occhi sbarrati. Sapeva che era troppo tardi e che dovevano aver già sentito fin troppo della conversazione, ma Rouge lo aveva colto di sorpresa.
- So che non mi crederai, pensavo anche io fosse assurdo, ma è vero. Me ne sono accertata, per questo non ti ho cercato subito. Dovrò anche spiegarti come ci siamo arrivati, ma…
- Rouge, chi è? Hai un nome? – Non poteva permetterle di perdersi nel proprio discorso, non adesso che sembrava esserci una vera traccia. In un momento meno disperato avrebbe prima messo in dubbio la credibilità di un’idea proposta da una Rouge così sconvolta, soprattutto se assistita da un tipo come Knuckles, ma per come stavano le cose, era difficile che saltasse fuori un’ipotesi più surreale di tutti gli eventi che avevano già vissuto.
Si sbagliava.
- E’ suo padre, Shadow – disse infatti Rouge dopo un momento. – E’ il padre di Knuckles.
Salve! Bentornati al consueto delirio che sono i miei capitoli, questa volta con la collaborazione di alcuni amatissimi personaggi come l'agente Fazio Logan e Nadir. Lo so che non vi eravamo mancati, ma va così e quindi spero che ci tollererete. Spero anche che lascerete un commento, soprattutto per dirmi, come al solito, se ci sono errori. Se non avete voglia, però, va bene comunque, vi voglio bene lo stesso.
Pace a tutti!
Suze
   
 
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