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Autore: Crilu_98    01/10/2017    4 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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-Dove andremo?- chiesi, angosciata. Ci eravamo allontanati il più in fretta possibile dalla casa di Tony, vagando senza meta sui moli. Attorno a noi si muovevano numerosi pescatori e le loro occhiate curiose e sospettose mi mettevano in agitazione: ero sicura che l'ispettore Nelson avrebbe trovato molte informazioni soddisfacenti se avesse deciso di fare una passeggiata al porto.
Mark, che manteneva la testa bassa e il bavero della giacca alzato sul mento, ebbe un'idea improvvisa:
-Connor! Hai ancora le chiavi di casa mia?-
Price strabuzzò gli occhi:
-E' una follia, Mark. Sarà il primo luogo in cui ti saranno venuti a cercare non appena sei evaso e anche se non ti hanno trovato, potrebbero tenerla d'occhio!-
-Mantenere degli uomini a guardia di un condominio operaio? La polizia non spreca così le sue risorse! E poi, abbiamo forse delle alternative valide?-
Per nostra fortuna, mio fratello aveva ragione: forse perché erano convinti che Mark non sarebbe mai più tornato lì, forse perché l'ostilità dei suoi vicini di casa avevano innervosito i poliziotti, fatto sta che non trovammo nessun agente ad aspettarci davanti a quell'edificio anonimo e spoglio incassato tra altri due palazzoni identici.
Mi guardai intorno, vagamente disgustata: l'androne delle scale aveva bisogno di una pulita e così i corridoi che si aprivano su numerose porte molto simili tra loro. Mark si fermò davanti ad una di esse e Connor sbuffò, tirando fuori il suo mazzo di chiavi: una era quella dell'appartamento di mio fratello.
-Davvero vivevi qui, Mark?- mormorai, confrontando l'angusto spazio di quei locali spogli con i dorati campi della nostra fattoria. Mio fratello sembrò in imbarazzo, ma scrollò le spalle senza rispondere. Poi borbottò:
-Devo prendere contatti con Calloway…-
-Vengo con te!- propose subito Price.
-No. Tu devi rimanere qui!-
Connor si accigliò:
-Non essere sciocco: sei un ricercato, non hai speranze di avvicinarti a Thomas Calloway da solo!-
-L'ho già fatto e sicuramente lui si sarà premurato di lasciarmi un modo per entrare. E' molto in ansia per Barbara…-
Price grugnì, mentre io mi sentii stringere il cuore nel vedere quella stessa ansia negli occhi incupiti di Mark.
-Senti, potrai anche essere stato lì l'altra notte, ma ora è pieno giorno e l'ispettore Nelson è sulle nostre tracce…-
-Non posso lasciare mia sorella da sola!- sbottò allora Mark, interrompendolo. Connor si irrigidì e mi lanciò una lunga occhiata penetrante.
-Potrebbe venire anche lei. Tua sorella non è una donna a cui piace essere ignorata!-
La sua affermazione mi sorprese e mi fece sorridere, ma da un lato mi intristì anche:
"Forse non vuole rimanere solo con me? Forse si è già pentito delle cose che mi ha detto?"
Data la sua fama, non sarebbe stato affatto strano. Mark rifletté sulle implicazioni di quell'affermazione e sembrò quasi propenso a cedere, ma alla fine scosse la testa.
-E' meglio così. Nel caso in cui mi arrestino di nuovo, devo sapere che c'è qualcuno che salverà Barbara. Riesci a capirmi?-
Vidi le spalle di Connor irrigidirsi sotto il peso di quella responsabilità:
-Sì, capisco…- mormorò, con gli occhi bassi. Mio fratello abbozzò un sorriso e gli batté una mano sulla spalla, poi mi accarezzò sui capelli. Mi sforzai di nascondere al meglio l'inquietudine e l'angoscia che mi agitavano:
-Stai attento!- esclamai, sulla porta dell'appartamento. Mark, che era già sulle scale, guardò in su con espressione seria:
-Anche voi. Questo quartiere non è certo il luogo più sicuro per nascondervi…-
 
Perciò rimasi sola con Connor. L'aria tra noi era molto più tesa di quanto mi fossi aspettata e avevo il sospetto che non fosse solo a causa del risentimento che nutriva nei miei confronti perché gli avevo disobbedito. D'improvviso l'inquietudine e la stanchezza delle ultime ore sembravano pesarmi molto di più.
-Insomma, si può sapere che cos'hai?- sbottai, quando Connor fece per defilarsi in un'altra stanza senza avermi rivolto la parola. Quando si girò verso di me aveva la stessa espressione annoiata con cui mi aveva accolto la sera in cui l'avevo conosciuto.
-Sono braccato dalle forze dell'ordine e da una banda di criminali e invece di darmi da fare sto qui a farti da balia… La cosa mi infastidisce parecchio!-
Scattai in piedi, ferita ed umiliata, aprendo la porta con un gesto secco.
-Prego, vai!- strillai con tono velenoso -Se desideri tanto farti ammazzare non sarò certo io a fermarti!-
Price sbuffò e mi raggiunse per serrare l'uscio; senza tanti complimenti tentò di scansarmi, ma mi parai nuovamente davanti a lui, con le lacrime che minacciavano di sgorgare incontrollate ad ogni istante.
-Mi dispiace per non essere rimasta ad aspettarti davanti a quel locale!- mormorai con tono più basso, vagamente piagnucoloso -Non sai quanto mi dispiace! Tu non sai cosa ho passato, Connor, rinchiusa con Barbara in quello scantinato fatiscente, con la convinzione che saremmo morte entro poche ore! Tu non sai cosa sto passando adesso, mentre lei è ancora nelle loro mani e tu all'improvviso sembri… Diverso.-
Gli occhi castani dell'uomo rimasero freddi, con una traccia di cupo e beffardo cinismo che brillava in fondo allo sguardo.
-Spostati, Elizabeth, o tutto il palazzo saprà i nostri guai. E a quel punto non dovremo far altro che aspettare che l'ispettore Nelson ci venga a prendere!-
Barcollai all'indietro, frastornata dal suo comportamento ed in preda ad una cocente delusione; fino a quel momento avevo sperato che il suo comportamento fosse solo una ripicca, ma iniziavo a ricredermi. Price sospirò e si voltò verso di me, appoggiando le ampie spalle contro la porta d'ingresso.
Il silenzio si fece sempre più pesante finché non scoppiai in un pianto incontrollato e singhiozzante.
-Io ci avevo creduto!- balbettai tra le lacrime -Avevo creduto davvero alle tue parole, Connor! Quando dicevi di amarmi, quando dicevi… Di ammirarmi! E tutte le volte che sembravi comprendermi, accettarmi per quello che sono, senza pretendere nient'altro! Io ci credevo, maledetto bastardo! Non puoi farmi questo! Non dopo che…-
La mia voce si spezzò e per un momento tentai di fermare il flusso di parole che sfuggiva dalle mie labbra, ma alla fine decisi che arrivati a quel punto, tanto valeva che l'umiliazione fosse completa.
"Magari, se gli urlo tutto addosso ora, inizierà a farmi meno male. E quando non mi sarà rimasto più nulla da dirgli, forse mi sentirò meglio…"
Perciò continuai:
-Non dopo che sei stato l'unico motivo che mi ha permesso di non crollare davanti a Winter o a Clarke. Pensavo a te, alla forza che riuscivi a darmi e continuavo a sperare. Ma era tutto un'illusione… La sciocca fantasia di una ragazza di campagna…-
Avvertii un impercettibile mutamento nel contegno rigido di Connor: un fremito quasi impossibile da cogliere, un'istantanea distorsione dei lineamenti in una smorfia di sofferenza.
Pensai subito di essermelo immaginato, perché quando parlò la sua voce era calma e controllata:
-Credimi, è meglio così. In fondo lo sapevamo entrambi che se avessimo iniziato una relazione non ci avrebbe portato da nessuna parte…-
-E allora perché?- sbottai -Perché farmi quelle dichiarazioni? Il libertino Connor Price voleva levarsi lo sfizio di portarsi a letto la sorella del proprio migliore amico? O forse ti dava fastidio la competizione con Tony? Perché…-
La rabbia di Connor esplose senza avvertire e il suo grido di frustrazione fu talmente aggressivo che istintivamente feci un passo indietro.
-Davvero non ci arrivi?- ringhiò, con le guance arrossate e la fronte corrugata -Dannazione, come puoi essere così cieca?-
Respirò profondamente e coprì con pochi passi la distanza che ci separava: i nostri nasi si sfioravano e nei suoi occhi brillava la stessa fiamma di quando si impegnava per qualcosa in cui credeva.
-Dici che non so cosa hai provato e probabilmente è vero. Ma tu non sai ciò che ho provato io: l'angoscia, il terrore di averti persa per sempre, il pensiero che potessero torturarti o, peggio, violentarti… Stavo impazzendo e sai perché? Perché era colpa mia! Io avevo promesso a Mark che ti avrei protetta, lo avevo giurato a me stesso non appena avevo compreso di amarti! Non ne sono stato capace, purtroppo.-
Mi guardò con malinconia:
-Non sei mai stata uno sfizio, Elizabeth. Fin dall'inizio, tu sei stata… Beh, qualcosa di più.
Non mi ero mai fermato a parlare con una donna fuori dalle lenzuola, prima di te. Non avevo mai sorpreso una ragazza mentre cucinava per me e non ero abituato ad averne una che sistemava il mio disordine senza essere pagata per farlo. Mi hai aperto gli occhi, sciocca ragazzina del Wyoming, e mi sono lasciato contagiare dalla tua innocenza e dal tuo ottimismo: ho davvero pensato che potesse funzionare. Dio, ero così dannatamente felice quando mi hai baciato, mi sembravo un fanciullino di dodici anni alle prese con la prima cotta!-
Scosse la testa accennando una risata e si scompigliò ulteriormente i capelli:
-Tutto ciò che ti ho detto, ogni singola parola… Era vero. Ciò che provavo, ciò che mi fai provare anche adesso… E' tutto estremamente vero. E fa male, dannazione, fa un male cane! Perché la triste verità è che tu meriti qualcosa di più di un aristocratico fallito ed alcolizzato ed io merito sicuramente di meno di quanto tu sia disposta ad offrirmi. Voglio dire, cosa potrebbe mai darti la vita, se ti permettessi di rimanere al mio fianco? Solo amarezze, disillusione e povertà. Io non voglio questo per te, Lizzie… Voglio… Io voglio…-
-Stai piangendo?- mormorai, incredula. Effettivamente gli occhi di Price erano lucidi e la sua intera figura tremava come se stesse per spezzarsi. Lui annuì:
-E'… E' la cosa più difficile che abbia mai fatto, ma io voglio solo che tu sia felice. E potresti esserlo molto di più con un uomo come Tony che con me.-
Il silenzio che calò nella stanza fu rotto dopo pochi istanti dal mio risolino isterico e sommesso. Mi passai una mano sulla fronte e mi ritrovai a fissare un Connor esterrefatto e leggermente indignato.
-Il primo gesto davvero altruista della tua esistenza…- ridacchiai beffarda -E lo sprechi per una cosa totalmente inutile?-
 
 
Angolo Autrice:
Questo capitolo è stato un parto. Lo giuro.
Ho dato fondo ad ogni mia energia creativa per scriverlo, quindi spero davvero che vi piaccia ahahahah
Purtroppo devo anche dirvi che per un mesetto circa gli aggiornamenti saranno piuttosto irregolari perché sto tentando di trasferirmi per l'Università ma la sfiga mi perseguita… Perciò non so quando starò a casa con computer, wi fi ecc… Ergo non so quando arriverà il prossimo capitolo xD
Scusate e a presto, spero
 
   Crilu 
   
 
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