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Autore: Vanessa1995    04/10/2017    2 recensioni
Un mese dopo essere fuggita da Azkaban, Bellatrix si reca nella vecchia casa dei suoi genitori e ,mentre si trova lì, fa una scoperta che cambierà per sempre la sua vita e farà crollare tutte le sue certezze.
Nel frattempo ad Hogwarts, la Serpeverde Clarisse nasconde un segreto destinato a distruggere tutto quello che ha creato se mai saltasse fuori e dentro di lei comincia a chiedersi se sia sbagliato quello che è diventata.
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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I neo-sposi avrebbero preferito che Clarisse potesse restare a casa e non andare a Hogwarts, tuttavia sapevano bene l'importanza di finire la scuola. Un tempo le famiglie potevano decidere di far studiare a casa i figli e istruirli loro, ma da quando Voldemort aveva preso il possesso del Ministero della Magia e, da quel che sembrava, Severus Piton era diventato il preside della scuola, era diventato obbligatorio frequentare l'istituto di magia e stregoneria.
La mattina della partenza la coppia stava facendo colazione insieme e l’uomo appariva particolarmente di cattivo umore mentre leggeva la Gazzetta del Profeta. La giovane tirò un sospiro, bevette un sorso di tè dalla sua tazza e la posò sul tavolo.
« Amore, ti prego, non fare quella faccia, ne abbiamo già parlato. » disse, prendendogli la mano che teneva poggiata sul tavolo. Il bruno chiuse il giornale e lo posò accanto al suo piatto, dove c’era ancora qualche pezzo di pancetta.
« Non capisco perché non posso nemmeno accompagnarti. » a quelle parole la bruna alzò gli occhi al cielo.
« Ne abbiamo già parlato: potrebbe essere pericoloso. Sei il padrino di Harry Potter e potrebbero decidere di catturarti per attirare Harry in una trappola. » rispose. « Perciò è meglio che tu resti qui a casa al sicuro. » aggiunse con un tono che non ammetteva repliche.
« Almeno lascia che venga con le sembianze di Felpato. » aveva un tono supplichevole, ma la bruna sembrava proprio determinata a non arrendersi.
« No, mi dispiace, probabilmente sanno che aspetto hai. » ribadì con decisione, bevendo un altro sorso di tè.
« Va bene, mi arrendo, però non è che ti metterai a spargere bacetti in giro e scambierai qualche effusione eccessiva con qualche tuo amico della scuola? » rispose. La bruna sorrise con aria divertita.
« Tranquillo, sono una moglie fedele. Piuttosto non sarai tu quello che, approfittando della mia assenza, si darà a qualche effusione eccessiva con qualcuna? » chiese sospettosa. Il bruno scosse la testa e alzò le mani in aria con un’espressione innocente sul viso.
« Giuro che mi comporterà benissimo, sarò un angioletto caduto dal cielo e il marito più fedele del mondo. » affermò. « Poi, anche volendo, se per la mia sicurezza devo stare segregato in casa tutto il tempo non potrei nemmeno andare a cercare un’altra. » osservò, beccandosi un'occhiataccia da parte della consorte.
« Quindi se potessi lo faresti? » chiese, afferrando il coltello accanto al suo piatto e puntandoglielo contro.
« Certo che no. Hai frainteso le mie intenzioni. » rispose scuotendo la testa, stavolta con aria seriamente ferita. « Sai, queste tue insinuazioni mi feriscono profondamente. » esclamò. La giovane si alzò in piedi, gli prese una mano stringendogliela piano e lo costrinse a fare lo stesso.
« Dai, seguimi. » lo invitò, trascinando un perplesso Sirius su per le scale.
« Dove mi stai portando? » domandò infatti.
« Ho intenzione di farmi perdonare per tutto. » rispose, raggiungendo insieme a lui la loro camera da letto.
Quando furono dinanzi ad essa gli avvolse le braccia attorno al collo e il bruno le strinse la vita con le mani.
« Alle undici hai il treno. » notò.
« Sono le nove e abbiamo circa un’ora di tempo. Poi tanto, mal che vada, posso sempre materializzarmi. » rispose. Aveva superato l’esame di smaterializzazione e adesso poteva materializzarsi dove voleva, o quasi, poiché c’erano dei luoghi, come all'interno del parco di Hogwarts, dove non era consentito. Lo baciò teneramente sulle labbra.
« Va bene. » cedette ed entrarono in camera per darsi alla pazza gioia.

Un’ora dopo

Le dispiaceva molto dover andare via, tuttavia non aveva altra scelta se non voleva perdere l’Espresso per Hogwarts. Quindi, circa un’ora dopo, scese dal letto e si vestì indossando già la divisa della scuola. Sirius le lanciò uno sguardo di disappunto, alzandosi pure lui dal letto e iniziando a prepararsi.
« Mi tocca proprio stare a casa allora. » commentò, perfettamente consapevole che la faccia da cucciolo bastonato e gli occhioni supplichevoli non avrebbero funzionato.
« Mi dispiace, però è meglio così. » rispose la ragazza, finendo di abbottonarsi la camicetta bianca e si apprestò a legarsi al collo la cravatta.
« Va bene, mi arrendo, però ti avverto che per Natale potresti ricevere un brutto regalo, tipo… » rimase un attimo in silenzio riflettendo. L’altra lo ignorò, per nulla intimorita apparentemente da quella minaccia. « Un nido di insetti. » disse alla fine. La bruna si voltò e tirò un sospiro, raggiungendolo e prendendogli il viso tra le mani.
« Mi mancherai tanto. » affermò, sfiorandogli le labbra con le proprie e finendo di sistemarsi la cravatta. Il mago prese in mano la parte finale del pezzo di stoffa e tirò un sospiro.
« Ancora mi devo abituare all'idea di aver sposato una Serpeverde. » rivelò e la giovane scoppiò a ridere.
« Cos'è una casa? Nulla alla fine. Non ha senso tutta questa rivalità. » disse uscendo fuori dalla stanza. Raggiunse l’atrio e il Grifondoro arrivò subito dopo.
« Hai ragione, ma è anche vero che solitamente i Serpeverde sono sempre stati i più cattivelli. » osservò. Non aveva tutti i torti e la bruna non ribadì. Si scambiarono un bacio di saluto e poi la bruna uscì, dopo aver rimpicciolito con un incantesimo il suo baule di scuola.


Il viaggio in treno si rivelò tranquillo e la ragazza cercò accuratamente di evitare i Serpeverde. Temeva, data la salita al potere di Voldemort, che quell'anno sarebbero stati particolarmente cattivi e insopportabili, di conseguenza meno li vedeva e meglio era.
Preferì quindi di gran lunga passare il viaggio nello scompartimento di qualche Tassorosso, Grifondoro e Corvonero. Lei era una delle poche serpi che andavano d’accordo con i leoni.
Arrivata a metà treno vide in uno scompartimento Neville, Ginny e Luna, così bussò.
« Avanti. » aprì la porta e sorrise ai tre ragazzi.
« Ciao, posso sedermi qua? » chiese gentilmente sorridendo.
« Certo, prego accomodati. » la invitò Neville, indicando il posto libero davanti al suo. Ginny e Luna la salutarono. Sistemò il baule sopra al sedile e si sedette.
« Mi dispiace per tuo padre, ho saputo delle notizia. » affermò tristemente Ginny. La bruna chinò il capo, fissando le mani che teneva sulle gambe, e poi alzò lo sguardo fissando la rossa. Anche gli altri due la guardavano dispiaciuti.

Quando entrarono nella sala grande non trovarono la gioia che la caratterizzava, anzi c'era un'aria cupa che aleggiava in giro. I ragazzi non sembravano felici come sempre di assistere allo Smistamento.
Al tavolo di Serpeverde c'erano già seduti diversi studenti e, dopo aver salutato i suoi amici, Clarisse si diresse verso il lungo tavolo con passo incerto. Mentre si sedeva lentamente sulla panca, lanciò un'occhiata al tavolo dei professori e con suo grande disappunto vide Piton seduto al posto di Silente. Provò una grande voglia di vomitare.
I nuovi studenti erano meno del solito e solo in quel momento la giovane intuì quanto veramente l'ammissione dei Nati-babbani influiva veramente sulle iscrizioni. I ragazzini avanzavano con passo incerto capitanati dalla McGranitt. Tutti loro, compresa la professoressa, avevano un'espressione cupa sul viso. Come al solito le quattro casate ebbero i loro nuovi arrivi, quasi in egual numero.
Il nuovo preside diede loro il benvenuto e solo allora alzando gli occhi Clarisse notò che il soffitto sulle loro teste era ricoperto da densi nuvoloni di colore grigio scuro che minacciavano di far piovere da un momento all'altro. Per la prima volta da quando frequentava Hogwarts c'era un enorme silenzio mentre il preside parlava e tutti gli studenti lo fissavano seri.
« Vorrei presentarvi il vostro nuovo professore di Arti Oscure: Amycus Carrow. » subito credette di aver capito male, ma quando vide alzarsi un membro dei Mangiamorte dal tavolo capì che non era così e sentì una forte morsa allo stomaco. L'uomo si sedette e Piton proseguì. « Infine vi presento la vostra nuova professoressa di Babanologia che, come saprete, da quest'anno è diventata una materia obbligatoria: Alecto Carrow. » comprese subito che quell'anno Babanologia sarebbe stata molto diversa dal solito. Aveva come un terribile presentimento ed era curiosa di vedere cosa si sarebbero inventati per la prima lezione tutti e due i fratelli.
La cena trascorse in assoluto silenzio e credeva di non aver mai partecipato ad un pranzo, cena o colazione tanto tranquillo. Nessuno parlava o osava farlo, sebbene leggesse qualcosa simile a strafottenza negli occhi e nelle facce dei suoi compagni di casa.

Tre giorni dopo

La prima lezione di Babanologia arrivò tre giorni dopo e come previsto da Clarisse non fu come al solito. La professoressa tentava di insidiare l'odio per i Babbani nelle mente e negli animi degli studenti e aveva visto diverse facce perplesse.
Verso la fine della lezione Neville Paciock si alzò in piedi e ritirò la sua roba, annunciando che non avrebbe più assistito a quelle lezioni.
« Signor Paciock, si sieda immediatamente e dimenticherò quanto appena accaduto. » esclamò Alecto, alzandosi in piedi. Neville la ignorò e altri studenti di Grifondoro iniziarono ad alzarsi e sistemare la roba nelle rispettive borse. L'Higtower fu l'unica degli studenti di Serpeverde a fare lo stesso. Gli unici che rimasero seduti fu il restante delle serpi. Senza dire una parola Paciock uscì dall'aula seguito dai suoi compagni e Alecto si sedette allibita.
Non si illudevano certo di passarla liscia, ma erano contenti di averle dato una bella lezione. La loro punizione non tardò ad arrivare: Neville subì la maledizione Cruciatus durante una lezione di Arti Oscure e al restante degli studenti ribelli vennero affidati vari compiti orribili. Per quanto riguarda Clarisse, venne convocata una sera nell'ufficio del preside e si recò sul posto convinta che l'avrebbe punita.
L'aveva fatta chiamare dopo le lezioni chiedendole di raggiungerla immediatamente nel suo ufficio. Giunta davanti alla statua che proteggeva la scala per accedere all'ufficio, tirò un sospiro e attese che la McGranitt, che l'aveva prelevata e scortata fino a lì, pronunciasse la parola d'ordine. La statua si mosse mostrando la scala e la bruna fece per salire, ma Minerva l'afferrò per un braccio costringendola a voltarsi.
« Andrà bene. » le disse e la bruna tirò un sospiro, augurandosi che avesse ragione. Senza dire una parola salì le scale e raggiunse la porta dell’ufficio. Una volta arrivata bussò.
« Avanti. » sentì la voce di Severus da dentro all'ufficio e aprì la porta. Tutte le cose strane con cui Silente aveva riempito la stanza nel corso degli anni sembravano essere misteriosamente sparite e si chiese che fine avessero mai fatto. Avanzò con passo deciso verso la cattedra. Il suo ex professore di Pozioni era seduto dietro di essa, teneva i gomiti poggiati sul tavolo, le dita incrociate tra di loro, e le indicò con un gesto della mano una sedia che si trovava davanti a lui.
« Vuole sedersi signorina Hightower? O meglio, mi scusi, signora Black. » lo guardò sorpresa, siccome a scuola nessuno era al correte del suo matrimonio. « So delle sue recenti nozze e non ho alcuna intenzione di farle gli auguri. » aggiunse con tono sincero.
« Preferisco stare in piedi. » ignorò il commento e strinse con una mano la bretella della sua borsa. Lo fissò cercando di nascondere il suo disgusto, sebbene la cosa non le riuscisse particolarmente bene.
« Come preferisce, è una sua scelta. » rispose. « Allora signorina… ehm… signora Black, sarebbe meglio che d'ora in avanti lei evitasse di schierarsi dalla parte dei Grifondoro e commettere altre bravate come questa. » continuò. Clarisse rimase qualche secondo in silenzio prima di rispondere.
« Io farò quello che ritengo più opportuno e giusto fare, preside. Se riterrò che aiutare o seguire Neville Paciock e gli altri Grifondoro e studenti sia la cosa giusta da fare, lo farò. » esclamò con decisione. Solo in quel momento si accorse del ritratto di Silente sulla parete in mezzo alle altre. Il mago le sorrideva dolcemente e le pareva di leggere fierezza nei suoi occhi azzurri.
« Come desidera, però l’avverto, per questa volta la passerà liscia, ma la prossima che combina finirà in castigo esattamente come il resto dei suoi compari. » l’avvertì. « Ora può andare. » la congedò.
« Va bene, me ne ricorderò. Buonasera. » augurò. Uscì fuori dall'ufficio per tornare al suo dormitorio e andare a dormire.
   
 
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