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Autore: Myra11    14/10/2017    2 recensioni
Allora...da dove inizio..sono una fan sfegatata di Final Fantasy XV, e ho adorato tutto del gioco, e ancora di più del film Kingsglaive, quindi ho deciso di scrivere una WhatIf? descrivendo cosa sarebbe accaduto se [ATTENZIONE SPOILER] Nyx Ulric non fosse morto alla fine del film, ma fosse sopravissuto e avesse accompagnato Luna nel suo viaggio per risvegliare gli Dei.
[DALLA STORIA]
Lo individuò immediatamente. Non era difficile riconoscerlo, con quei capelli di un blu quasi nero, e i vestiti logorati dal lungo viaggio. Non aveva molto di regale, pensò, ma se il suo Re si era sacrificato per difenderlo, e se Luna credeva così tanto in lui, forse, solo forse, ne valeva la pena.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nyx Ulric, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
 
Era di nuovo ad Insomnia, si rese conto.
Ecco qual era la realtà, alla fine. Quella sensazione di vita, il flusso roboante del sangue nelle orecchie, l’abbraccio di Libertus, il viaggio con Lunafreya, era stato tutto un incubo delirante.
Era ad Insomnia, il sole stava sorgendo, e lui stava morendo.
«Nyx.»
Il fuoco esplose sulla sua carne, salendo velocemente lungo il braccio sinistro, corrodendo la pelle come se fosse carta.
«Nyx.»
Il dolore divenne insopportabile e, per un istante, pensò di cedere, di abbandonarsi alla silenziosa promessa che le fiamme gli stavano sussurrando sulla pelle.
Pace.
Una dolce, immensa pace dopo la lotta e le sofferenze.
«Non osare arrenderti, Nyx.»
Quella voce…conosceva quella voce.
«Meno male che non ti sei scordato di me. Apri gli occhi.» Il tono autoritario lo spinse ad obbedire e, così facendo, incontrò lo sguardo tormentato di Crowe, che lo osservava. Solo che non era la Crowe che lui e Libertus adoravano, era la Crowe pallida e terrorizzata dell’obitorio.
Quella visione gli spedì un brivido gelido lungo la schiena, che spense il dolore delle fiamme.
Le vedeva bruciargli la carne ma, semplicemente, non le sentiva più.
«Nyx Ulric. Non deludermi.»
La fitta al cuore annunciò chi aveva parlato. Regis Lucis Caelum, il petto e la mano sanguinante, lo trafisse con il suo sguardo acuto, e lui sentì il cuore incrinarsi un po’ nel guardare il re che non aveva potuto salvare.
Cosa ci facevano lì, i suoi morti?
Erano forse venuti a prenderlo?
«No.»
La risposta provenne da dietro di lui.
Voltandosi, la crepa nel cuore si allargò: la sua sorellina era là, e gli sorrideva, con quelle adorabili fossette ai lati della bocca e gli occhi del colore della tempesta.
«Non siamo venuti a portarti via. Siamo qui per aiutarti.»
Mentre lei parlava le ombre dietro di lui si avvicinarono, e sentì la delicata mano di Crowe posarsi sulla sua spalla, e quella tremante del re sulla schiena.
Il loro calore lo invase, concentrandosi al centro del suo petto, e vide le scintille allargarsi intorno a loro.
Le fiamme svanirono all’improvviso, come se fossero state spazzate via.
«Fratellone. Fidati.»
Era là, ora lo sentiva: il suo cuore batteva prepotente nel petto.
La ragazza gli tese una mano, e lui l’afferrò senza esitazione.
Se lei gli diceva di fidarsi non aveva dubbi.
Era vivo, si rese conto, e si sentiva meglio di com’era mai stato. C’era qualcosa di diverso, lo sapeva, ma non sapeva cosa.
Quando le loro dita s’intrecciarono la figura di lei scomparve, e Nyx si trovò davanti gli occhi celesti di Lunafreya.

«Nyx!»
Spalancò gli occhi di scatto sentendo una presenza vicina, e l’istinto da guerriero subentrò alla logica.
In un singolo movimento fluido estrasse il pugnale dal fodero sulla schiena e lo puntò alla gola chiara accanto a lui.
«Nyx, sono io. Va tutto bene.» La voce pacata dell’Oracolo lo raggiunse nella confusione dopo il sogno, e mise a fuoco il viso di Lunafreya che gli sorrideva pacatamente nonostante la lama appoggiata alla pelle.
«Perdonatemi.» Si scusò ritirando la lama, poi si passò una mano sul viso cercando di far svenire l’impronta del sogno.
Crowe, il re, la sua sorellina…li sentiva al suo fianco, vicini come se fossero vivi.
Ma non ci sono, si piantò quel pensiero prepotente nella mente, scacciando l’inquietudine forza del sogno e concentrandosi sulla realtà.
Lunafreya lo stava studiando, se ne rendeva conto, e si stava chiedendo cosa ci fosse che non andava.
Lui stesso se lo chiedeva.
Aveva sognato in passato, ma nulla era sembrato così reale, così potente.
«Com’è andata la chiacchierata con il Tonante?» Le chiese, cercando di liberarsi di quella nuova, insolita sensazione quasi elettrica che gli attraversava il corpo.
Gli aveva detto che il Tonante non sarebbe stato collerico come Titano, e a giudicare dal fatto che lei non sembrasse esageratamente provata, pensò che avesse avuto ragione.
L’Oracolo si concesse un sorriso. «Ramuh è stato gentile, e saggio come di consueto. E ha acconsentito a concedere la sua benedizione a Noctis, quando lo raggiungerà.»
Eccola lì, se ne accorse all’improvviso, ecco quella lieve sfumatura di dolcezza che s’insinuava nella voce di Lunafreya ogni volta che pronunciava il nome del principe. Chissà se lei stessa si accorgeva di quel piccolo particolare, si chiese Nyx.
«Se posso…Come avete conosciuto il principe?» Le chiese, curioso, e si sorprese nel vederla arrossire.
«Questa è una storia che ti racconterò presto, promesso. Ma ora dobbiamo andare, non posso permettere che l’Impero mi raggiunga, non ancora.» 
«D’accordo.» Concesse, lanciando un’ultima occhiata alla caverna dalla quale lei era uscita poco prima.
In quel momento un tuono esplose nel cielo.
Anche se non c’era una singola nuvola nella vastità azzurra.
 

 
Era ormai mattina quando sostarono nuovamente, in un motel ad un lato della strada.
Era stata lei stessa ad insistere, nonostante fosse consapevole dei rischi, ma non voleva sforzare Nyx, che iniziava ad accusare segni di stanchezza dopo aver guidato per gran parte del giorno, e tutta la notte.
Era contenta di averlo al proprio fianco, ammise a sé stessa.
Rendeva il suo compito meno solitario, e il peso che sentiva nel petto si alleggeriva quando c’era lui. E lui comprendeva i suoi silenzi, quando lei si perdeva nei ricordi, e lei sapeva che c’erano momenti in cui anche lui era con lei fisicamente, ma mentalmente era lontano.
In quei momenti i suoi occhi diventavano quasi neri, scuriti dal peso dei ricordi.
E dal senso di colpa?
Quando l’aveva svegliato la mattina precedente, e lui le aveva puntato il pugnale alla gola, era stato il soldato ad agire, ma l’uomo si chiedeva forse, se avrebbe potuto salvare la capitale indossando l’Anello prima?
«Lascia parlare me, per favore.» Gli chiese mentre entravano nella sala principale, e lui si limitò ad inarcare un sopracciglio osservandola.
«Sono l’Oracolo, nessuno mi negherà rifugio. Tu, senza offesa, potresti risultare inquietante.» Gli confessò, smorzando la frase con un sorriso che strappò una risata alla guardia.
«Inquietante, eh? Questo complimento non me l’ha mai fatto nessuno.» Borbottò, sfiorando quasi inconsapevolmente le cicatrici sulla guancia.
Lei gli voltò le spalle e si rivolse all’uomo dietro al bancone.
«Oracolo! Siete…siete…»
«Sono viva.» Confermò lei, allungando le mani su quelle dell’uomo. Sembrava avanti con gli anni, ma l’emozione sul suo viso era sincera, e aveva gli occhi lucidi mentre la guardava, stringendole le mani.
Speranza, ecco cos’era.
Speranza che il suo ritorno avrebbe sistemato le cose, e riportato la pace.
«Abbiamo bisogno di una stanza per la notte, vi pagheremo.» Continuò, ma lui scosse la testa, poi si allontanò da lei quei pochi secondi necessari a prendere le chiavi di una camera, che le consegnò con mani tremanti.
«Nessun pagamento necessario, solo…I miei figli…Sono malati, se poteste…»
«Certamente. Sarà un piacere.» Ammise lei, dipingendosi un sorriso educato sul viso.
Adorava aiutare il prossimo e non aveva mentito, lo faceva con piacere, anche se avrebbe preferito concedersi una notte di riposo prima.
«Nyx. Aspettami in camera, per favore.» Gli domandò, consegnandogli la chiave.
Non aveva pensato a prenotare due stanze, ma lui non glielo fece notare. Semplicemente prese la chiave e sparì al piano superiore.
Lunafreya lo osservò salire e, nemmeno lei seppe perché, il fatto che facesse le scale due gradini alla volta la fece sorridere.
Fu un sorriso che durò poco però, perché i due figli dell’albergatore arrivarono zoppicando poco dopo dalle medesime scale. Erano gemelli, e le sorrisero insieme quando lei gli andò incontro, ma poteva vedere che erano gravemente malati; la loro pelle era coperta da chiazze nere, gli occhi vitrei, ed erano così deboli che uno di loro inciampò sull’ultimo scalino e le finì addosso.
«Perdonateli mia signora, loro…»
«Va bene così, non scusatevi.» Interruppe il padre dei ragazzi, e poi li prese per mano entrambi.
C’era speranza, intorno a lei, ma dov’era la sua speranza?
Noctis, a chilometri di distanza da me ma sempre nel mio cuore.
Baciò la fronte dei sue giovani di fronte a lei.
Nyx, al piano di sopra, che lotta quando io non ho la forza di farlo.
«Oh sacra luce, aiutami.» Mormorò, chiudendo gli occhi.
Il futuro.
Quando entrò nella stanza al piano di sopra era passata circa un’ora, ed era più stanca di com’era da molti giorni. Guarire qualcuno le rallegrava il cuore, ma la sfiancava fisicamente.
«Dovreste distendervi, non avete un bell’aspetto.»
La frase le giunse inaspettata, ma il tono era preoccupato.
Nyx Ulric la stava aspettando, sprofondato in una poltrona accanto al letto matrimoniale, e la studiò finché non si fu seduta.
Lei si strinse nelle spalle. «Mi passerà presto, è solo impegnativo purificare qualcuno.» Confessò, anche se sentiva le palpebre pesanti.
L’uomo sorrise. «Dormite, ora.»
«E tu?» La domanda le crebbe spontanea dal cuore: non voleva che lui fosse costretto a stare sveglio per non disturbarla nel letto.
Nyx sorrise e buttò le gambe oltre il bracciolo della poltrona, la schiena appoggiata a quello dietro.
Il pugnale sul fianco era ancora nel suo fodero, notò la ragazza, e sicuramente anche il suo compagno stava riposando nel fodero sulla schiena. Nyx se ne separava mai?
«Ho passato metà della mia vita in un villaggio di campagna, e l’altra metà su un campo di battaglia in un accampamento. Una poltrona è già lussuosa per me.»
Luna si distese nel letto dopo essersi tolta le scarpe, e si avvolse nelle coperte.
«Parlami del tuo villaggio natale, hai voglia?» Gli domandò a bassa voce, osservando il suo viso, e quasi aspettandosi un rifiuto. Invece il suo viso sembrò addolcirsi, e lui sorrise nuovamente.
«Galahd. Il nome del mio villaggio era Galahd, io e Libertus siamo cresciuti lì, insieme.»
Lunafreya provò a stare sveglia, ma piano piano la voce morbida di Nyx la guidò nel mondo del sonno, e sognò praterie verdi e giaguari dal pelo azzurro.
La notte stava calando quando il rumore assordante dei motori magitek riempì l’aria, spezzando il loro riposo.
Nyx fu svelto a reagire. Saltò giù dalla poltrona e sbirciò al di fuori attraverso la finestra.
«Maledizione. Dobbiamo andare, principessa.»
La incitò estraendo il pugnale dal fodero al fianco.
Lei era già sveglia, e si chiese da quanto lo fosse, ma la domanda passò in secondo piano.
La logica spariva sempre dalla sua mente quando l’adrenalina prendeva il sopravvento. Gli piaceva combattere, l’aveva accettato, gli piaceva la sensazione di forza che gli scorreva nel corpo, il pensiero di poter fare tutto.
I tonfi del soldati che atterravano sull’asfalto sembravano rimbombare contro il suo petto.
“Non illuderti, Nyx Ulric. Tutta la forza che hai la devi al tuo re. Senza di essa, non sei niente.”
Le parole infide del capitano gli trafissero la mente all’improvviso, ma si sforzò di cacciarle.
Drautos era un traditore, alla fine, ciò che pensava non aveva peso.
Ma, non potè fare a meno di chiedersi, sarebbe stato abbastanza forte da proteggere Lunafreya dai soldati senza la magia?
«Lunafreya. Ascoltatemi bene, vi porterò fuori da qui, e dovete raggiungere l’auto più rapidamente che potete, chiaro?»
Lei si limitò ad annuire e, quando si rese conto che stava per chiedergli quale fosse il suo piano si sbrigò a zittirla. «Bene. Andiamo.»
La prese per un polso e la guidò giù per le scale il più rapidamente possibile. Se fossero stati abbastanza veloci, forse, non avrebbero nemmeno incrociato i soldati…
Il rumore assordante degli sparì frantumò i suoi pensieri e quella speranza.
Le truppe di ricognizione magitek avevano sfondato la porta, e stavano puntando i fucili contro di loro.
Istintivamente spinse Lunafreya dietro di lui, facendole scudo con il proprio corpo.
“Nyx. Fidati.”
La voce di sua sorella, la voce del sogno, echeggiò nella sua mente.
Fece un passo avanti, scendendo uno scalino.
I fucili si alzarono contro di lui.
“Nyx Ulric. Non deludermi.”
Alzò lentamente la mano armata, mordendosi una guancia per cercare di non sorridere in faccia ai soldati.
Era lì, dentro di lui, la sentiva.
Chiuse gli occhi ed inspirò a fondo.
“Apri gli occhi, Nyx.”
Aprì gli occhi e lasciò cadere il pugnale.
Prima che i loro assalitori si rendessero conto di cosa succedeva, i fulmini scaturirono dalla sua mano, riempiendo la stanza di luce blu.
E di puzza di robot bruciati.
  
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