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Autore: Bluereddino    14/10/2017    2 recensioni
Un cuore marcio non può essere recuperato, è destinato solo a sbriciolarsi e a divenire cenere. E il cuore di Silver era ormai marcio da tempo.
Sonic x Silver
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Blaze: Silver sta avendo una crisi e continua a urlare il tuo nome! Ti prego, vieni, non so più come fare!

Fastidioso, il ticchettio dell'orologio circolare appeso sul muro color panna. Quello e i bisbiglii incessanti di tutti coloro presenti nella stanza, che ripetevano tra loro, scambiavano consigli, parlavano. Lo schiocco delle loro labbra ogni volta che queste si schiudevano per professare una qualsiasi inutilità era la maggior causa del suo nervoso, a cui si aggiungeva il ciclone di letterine nere, Times New Roman grandezza dieci, stampate sul quel libro da più di cinquecento pagine che teneva stretto tra le mani e poggiato sulle cosce. Il problema di concentrazione sommato a quei dannati colleghi che non accennavano a voler tacere, lo aveva catapultato in una dimensione di puro stress, in cui poteva nuotare, anzi affogare, in quell'inchiostro nero misto ai colori delle immagini, dove le onde suonavano come urla stridule dei dannati nell'oltretomba, quelli che cercavano invano di chiedere la seconda morte, ma avrebbero dovuto dare comunque il maledettissimo esame, come lui. Cosa ci faceva in quella sala d'attesa, tra quei sapientoni che avrebbero egregiamente superato la prova scritta, se l'unica azione che era riuscito a compiere era incantarsi dinnanzi alla pagina 56, senza mettere a fuoco una sola riga?
Dopotutto l'unica cosa su cui voleva davvero riflettere era ben lontana dalla sede universitaria, dalla sala accanto a quella in cui avrebbe dovuto compilare le infinite pagine bianche, dal luogo in cui si era costretto a passare la mattina. Si, il suo interesse risiedeva a quindici minuti d'automobile da quel maledetto edificio. Chissà cosa stava facendo in quel momento, l'essere delle sue preoccupazioni, chissà cosa stava pensando.

10.23, l'ora fatidica in cui il messaggio dell'amica gatta era giunto nella cartella sms di Sonic. Il ragazzo non aveva avuto nemmeno il tempo di riflettere su quanto scritto nel messaggio: aveva immediatamente risposto con uno sbrigativo 'arrivo'. 
Forse era un segno del destino, forse solo una coincidenza, sicuramente una svolta. Ponendosi in piedi, aveva serrato il tomo che stringeva fra le mani e lo aveva riposto nel suo zaino bianco e blu, chiudendo poi la zip di questo, mettendolo sulle sue spalle e incamminandosi verso la porta l'uscita della sala.

Silver stava avendo una crisi isterica, e se Blaze non era riuscita a farlo tornare al suo stato mentale comune, vi doveva essere davvero un problema grave, qualcosa d'insolito; la tentazione era stata quella di telefonare la ragazza per sapere quale fosse lo stato attuale del riccio, quale forma avesse assunto questa volta la malattia, come stesse agendo la personcina nella sua mente, ma si era reso conto che avrebbe fatto molto più in fretta dirigendosi a casa dell'amico evitando procrastinazioni.
Ogni altro impegno non aveva importanza il quel momento, il ragazzo chiamava.

Dopo pochi metri di camminata veloce, aveva sentito una piccola mano che gli stringeva il polso, forte e minacciosamente.

"Dove diamine stai andando?". Non era certo con un rabbioso rimprovero che la ragazza dal pelo rosa avrebbe voluto esternare la sua curiosità, ma così era venuto fuori.

"Esco." Era stata la risposta frettolosa, accompagnata da uno strattone impiegato per liberarsi della presa ferrea. Non aveva tempo da perdere con Amy, non proprio in quel momento.

"E dove vai?" la voce stranamente inespressiva della ragazza aveva tentato di richiamare l'attenzione dell'amico, troppo impensierito per lasciarsi spaurire. "Non stai riiniziando a fumare, vero?"

"Ma che cavolo centra adesso il fumo..." aveva ribattuto a denti stretti, riprendendo la sua camminata. "Torna a ripassare, questo esame a te serve davvero."

"Che hai oggi?" aveva provato ancora, stranita dalla sgarbatezza delle frasi del porcospino. "Sembri strano."

"Non è giornata. Forse non è vita." Aveva ribattuto a tono tentando di lasciarla indietro. Aperta la porta bianca della stanza, aveva percorso il corridoio che conduceva all'entrata della scuola, trovando ancora la voce stridula della giovane a far incespicare i suoi passi. "Dai Amy, i professori ti staranno già cercando."

"Non vorrai mica saltare l'esame, vero?"

"Si." Aveva risposto molto sinceramente, sperando che questa si accontentasse e si dileguasse, tornando dalle colleghe che avevano il turno assieme a loro. Conoscendola, sapeva già che non sarebbe andata proprio da nessuna parte, anzi si sarebbe indignata incredibilmente.

"Ma hai le pigne al posto del cervello?! E perché non vuoi darlo?"

"Non ho studiato, punto e basta. Lasciami andare, ho bisogno di una bocc-"

"Te la do io la boccata d'aria!" era furibonda, nonostante fosse lui quello che avrebbe perso la sua occasione di continuare il corso, non lei. 'Come avrebbe fatto senza il suo caro Sonic accanto?' era ovviamente la principale domanda, contornata da tanti piccoli altri dubbi che invece di riguardare la sua personale brama, erano mirati a ciò che poteva essere meglio per lui, ovvero una laurea, un lavoro e, possibilmente, una bella sistemazione con lei. "Sei un'idiota, lasciatelo dire!"

"Me ne farò una ragione." Raggiunta finalmente l'uscita, si era diretto silenziosamente verso la sua auto, situata nel parcheggio antistante l'università. Amy non aveva osato oltrepassare il confine della porta e si era limitata a scrutare il ragazzo adirato che metteva in moto la vettura, scomparendo dal suo campo visivo dopo poco più di un minuto.

Una volta all'interno della macchina, Sonic si era immediatamente direzionato verso la dimora dell'amico, ormai quasi fidanzato, quanto veloce poteva. Pur di fare in fretta aveva scelto una strada impervia ma priva di traffico e la aveva imboccata, il contachilometri che segnava numeri sempre crescenti. Unica distrazione dalla guida erano i martellanti pensieri, che quasi gli facevano venire mal di testa. Non avendo una preparazione sufficiente per l'esame non era quello il suo principale rammarico, nonostante un pizzico di rimpianto si stesse accrescendo fra tutti gli altri dubbi. Non spiccava come certi, ma era sicuramente sfolgorante e in mostra, in quel groviglio di elucubrazioni più confuse di una piscina per bambini piena di palline colorate. Forse la fine della sua carriera di architetto poteva essere considerata una palla da rugby, informe e non pesante quanto la palla medica nelle vesti di Silver. Pesante, si, ma quante soddisfazioni dava?  Oh, anche se era difficile farla stare a galla fra le tante, trovava sempre un modo di farsi desiderare. E sollevarla, lanciarla in alto, farla liberare in cielo e riprenderla tra le sue braccia era sempre una grande conquista.
Si sperava che quella mattina lo svolgimento del suo intervento fosse altrettanto piacevole e fruttuoso.

Una domanda era al nucleo del viaggio che stava intraprendendo: cosa si accingeva ad affrontare, una volta raggiunto il riccio bianco? Era svenuto, forse contemplava il nulla oppure gridava tanto da quasi lacerarsi la laringe? Le possibilità erano davvero tante, ma la causa poteva, doveva essere una e una sola: la coscienza. Il nocciolo di quei momenti in cui era evidente il distacco dal mondo terreno verso un utopistico empireo, quella coscienza che doveva essere annientata.

Silver gridava il suo nome, e sarebbe stato lui a redimerlo dalla maledetta vocina che sembrava avercela direttamente con il loro ottimo rapporto. Quale voglia incommensurabile di sopprimere il dannato fulcro della malattia del giovane, quella dannata coscienza sarebbe stata eliminata direttamente da lui in un modo o nell'altro. Non importava il volere del porcospino argentato, il tutto doveva essere estirpato alla radice: Silver non era guarito affatto e forse stava regredendo. Ma la medicina era così chiara, così tangibile... ci doveva essere un modo per poter annullare l'arbitrio condizionato dalla malata doppia persona. E forse era proprio nell'amore, quella sufficiente distrazione che avrebbe fatto dimenticare e sgretolare l'entità mistica dentro il corpo del ragazzino.

La linea del confine era ancora il mese autoimposto da Sonic. Era impressionante come quel muro che involontariamente stava costruendo, venisse smontato mattone per mattone da Silver stesso. Se solo il riccio blu non avesse avuto bisogno di altro tempo, forse le cose avrebbero preso una piega differente. Ogni concio rimosso dal maggiore veniva immediatamente rimpiazzato con un altro blocchetto, ma cosa spingeva il ragazzo dagli occhi verdi a non usare la calce? Ovviamente voleva che il pretendente dimostrasse quanto davvero teneva al loro amore, voleva che Silver comunicasse che il tutto non si sarebbe sgretolato come con Tails. Due persone così diverse, eppure due sentimenti così simili, smorzati da quella pletorica ansia di un ennesimo cuore spezzato. Il muro era ancora dove lo si era costruito, ad attendere il colpo di grazia che lo avrebbe finalmente buttato giù.

La zona industriale della città era stata superata in poco tempo e ormai la meta era vicina. La preparazione psicologica tuttavia non era giunta al suo termine, e Sonic era quasi certo che non sarebbe stato in grado di gestire una cosa così immensa e spaventosa. Sperava che Blaze potesse consigliargli, che avrebbero affrontato insieme il mostro che l'amico diveniva. Dopotutto erano loro due le figure principali nella vita del ragazzo: la migliore amica e il fidanzato, perché oramai si sapeva che il rapporto sarebbe iniziato seriamente e in maniera stabile. Ponendo in discussione i propri pensieri, si era reso conto che il livello di accettazione dei compagni era molto più alto delle aspettative, anche da parte di colui a cui la relazione con il volpino non era mai andata troppo a genio, Shadow. Non si era ancora capito per quale motivo, ma questo pretendeva di giudicare l'amore altrui come insensato o inesistente. Forse aver trovato una fidanzata dalla mentalità molto aperta come la gatta lilla era stato motivo di grande cambiamento, così aveva supposto il riccio blu.

L'orario di visita per i pensieri era stato interrotto momentaneamente: finalmente aveva raggiunto la casa di Silver. Dopo aver parcheggiato in maniera non poco scomoda, considerando l'ampiezza ristretta della strada, si era fiondato immediatamente davanti alla porta di casa e aveva premuto il pulsante del campanello, udendo un grido straziante provenire dal piano di sopra, presumibilmente dalla camera da letto di Silver. Il contesto e i riferimenti gli avevano ricordato una delle scene de l'Esorcista e non ne era stato particolarmente lieto: il ruolo di prete non gli si addiceva troppo. Oltretutto quel film lo aveva segnato immensamente la prima volta che lo aveva visto, tanto da dover supplicare la madre di tenergli forte la mano durante la notte, così che non si sarebbe sentito solo e il diavolo non si sarebbe impossessato di lui. Venir catapultato in quel mondo orrorifico era forse una delle poche cose che non avrebbe augurato a persona alcuna.

Un altro urlo isterico aveva squarciato il silenzio del vicolo, facendo rabbrividire l'impavido eroe che stava iniziando ad avere ripensamenti sulla scelta di aiutare quel ragazzino.

'Ma che diamine...' si era detto nel tentativo di farsi forza 'mica posso lasciarlo in preda agli spiriti!'

Dopo non troppo tempo Blaze aveva aperto la porta. Il suo aspetto devastato non prometteva sicuramente una bella mattinata.

"Vieni." Aveva sussurrato con voce roca, senza nemmeno degnarsi di salutare. "Io ormai non ho più potere su quella cosa."

"Mi spieghi che è successo?" Aveva chiesto lui, ripercorrendo i passi felpati della ragazza, che non aveva aspettato un secondo per farlo entrare e condurlo al piano di sopra, dove l'infermo giaceva in preda alla sua crisi, differente dalle solite. La porta della camera era chiusa, ma le grida fungevano perfettamente da radar per il riccio, che a stento riusciva a mantenersi lucido durante ogni silenzio.

"Non lo so, per questo ti ho chiamato." I due si erano fermati davanti alla porta in legno, quella che li separava dall'essere incubico. Beato chi poteva ancora considerarlo un mobiano, dopo aver udito le sue urla, latrati che nemmeno una donna in preda alle contrazioni del parto emette. "Lo hai fatto arrabbiare in qualche modo?"

"Che io ricordi, no."

"Non capisco che gli prende ultimamente. Sabato si stava affogando nella vasca." Aveva ribattuto lei, abbassando il tono di voce. "Non pareva volersi suicidare, da come ha reagito alla mia presenza. Crisi, come al solito, ma non riesco a capire perché doveva succedere proprio sotto l'acqua, ancora poco e ci rimaneva secco!"

"Oh Chaos." che pensare di una situazione del genere? Si era appena ricordato del fatto che Silver, proprio quel sabato, si era dichiarato e aveva ricevuto la posticipazione di ogni sentimento. "Credi che sia colpa mia?"

"Era incazzato con te sabato, e non ti immagini nemmeno la faccia che aveva; non mi ha voluto dire che caspita gli hai fatto, ma non era di certo tranquillo. E oggi mi ha chiesto, prima di entrare in questo stato, di poterti incontrare. È esploso quando gli ho detto che oggi hai l'esam- aspetta, ma lo hai dato l'esame?"

"Al diavolo l'esame, il mio ragazzo è più importante!" Aveva esclamato contrariato.

"State insieme?! Quando pensavate di dirmelo?"

"Non stiamo insieme. Non ancora. E non é il momento di pensare a queste smancerie."

Un ennesimo richiamo aveva disturbato la calma tombale della piccola sala. Sonic aveva fatto cenno alla ragazza di aprire la porta, che aveva emesso uno snervante scricchiolio dovuto ai cardini un po' ossidati. Con grande sorpresa dei due sani, la stanza era all'apparenza vuota. Entrando all'interno della caotica cameretta, erano udibili dei singhiozzi stroncati, ma l'ambiente era comunque privo di vita.

"Silver!" Aveva gridato Blaze, sgranando gli occhi, paralizzata. Era lí fino a pochissimi secondi prima! Nessuna risposta, ma i suoni proseguivano indisturbati. Il riccio blu era riuscito, facendosi guidare da questi, a ricondurre la posizione del loro uomo al letto, e non essendo né sdraiato, né seduto o avvolto nel lenzuolo e la trapunta dai toni caldi, un unico posto rimaneva: il pavimento. Ed effettivamente, controllando sotto il letto, aveva trovato Silver posto carponi, con la schiena compressa contro la rete in ferro che sorreggeva il materasso e la testa contro le piastrelle polverose. Stava piagniucolando, come sospettabile. Gli occhi, lucidi e arrossati, erano rivolti verso il basso.

"Silver." Lo aveva richiamato Sonic, apparentemente calmo. "Esci da là sotto."

"È un tugurio di pensieri, il tempo mi mangia."

"Dai, ci sono io adesso."

"Mi gira la testa, so che mi rimane pochissimo."

"Silver..." non stava ascoltando, forse non aveva ancora percepito la presenza.

"Ma se mi nascondo, forse quei cazzo di pensieri non mi storpieranno. Ah, no. Sono... sono nella TESTA!" e aveva urlato l'ultima parola, tanto rabbiosamente da far cadere Sonic per terra e far indietreggiare l'amica.

A mali estremi, estremi rimedi: dalla figura preoccupata del porcospino più giovane era giunto un pugno, che si era andato a posare violentemente sulla spalla del pazzo sotto il letto. Questo aveva emesso l'ennesimo grido, ma dopo poco si era morso il labbro per interrompere il flusso di voce. Ovviamente la violenza aveva risolto il caso. A mali estremi, estremi rimedi, più che funzionanti.
Nel tentativo di sollevarsi dalla sua quadrupedia, Silver aveva battuto la testa contro uno dei tubi di ferro che andavano a comporre il sostegno della rete, e solo allora aveva notato Sonic, che non sapeva se ridere o piangere alla vista di quella scena. Appena uscito dal suo bunker, la prima ad abbracciare il riccio era stata Blaze, sollevata nel poterlo rivedere in sé. Aveva temuto di doverlo mantenere così a vita. Il ragazzo si era limitato a ricambiare il gesto affettuoso, concentrandosi però sull'altro maschio nella stanza:

"Ehi. Non pensavo che saresti venuto a trovarmi! Sennò mi sarei vestito decentemente." Aveva esaminato per un secondo la maglietta grigia, sporca e sudata, che gli arrivava poco sotto l'inguine, realizzando di non stare indossando pantaloni. Si era immediatamente diretto verso l'armadio, prossimo a Blaze, e aveva preso il primo jeans a disposizione, mentre gli altri due continuavano a domandarsi come potesse essere così tranquillo dopo aver vissuto una tale crisi. "Blaze! Ma sei in ritardo per il lavoro!"

"Secondo te ti potevo lasciare a casa in quelle condizioni?! Stavi delirando, idiota."

"Che vuoi che sia. Succede."

"Nemmeno ti rispondo, ne abbiamo già parlato." Aveva incrociato le braccia al petto, poggiando la schiena contro il muro e sbuffando rumorosamente. Stava prendendo le pessime abitudini di Shadow, a furia di passarci del tempo. "Tra dieci minuti esco, il capo probabilmente ha già preparato una bella trave di legno affilata per inpalarmi e se non sono lì il prima possibile sono quasi certa che la possibilità di morire infilzata aumenti. Vedi di non sclerare di nuovo, quando sono via."

"Ormai è tardi, ti avranno già rimpiazzata per oggi! Resta, possiamo passare la mattina insieme." Aveva protestato Sonic.

"Non posso." Aveva specificato semplicemente lei. "Tu non hai bisogno di uno stipendio, io si. Possiamo parlare un'altra volta, magari organizziamo una bella uscita in onore di Knux e Shadz per la loro vittoria, giusto per avere una scusa per vederci tutti insieme. Ora però devo lavorare. Magari ci vediamo quando torno. E Silv, mi raccomando." E detto questo si era incamminata fuori dalla stanza, per percorrere le scale.

Dopo qualche istante di religioso silenzio, in cui i pantaloni erano stati poggiati a un angolo del comodino, il maggiore aveva spezzato il ghiaccio:

"Come è andato l'esame?"

"Oh, penso bene, Amy deve averlo passato, era preparatissima."

"Che mi dici di te?"

"Non l'ho dato. Sono venuto ad aiutare te." Aveva sorriso calorosamente "e ci sono riuscito!"

"Tu... tu hai perso questa opportunità... per me?" Silver aveva strabuzzato gli occhi, felicemente sorpreso. Il minore lo aveva abbracciato, stringendolo a sé e riscaldandolo.

"Era destino, io l'esame non lo potevo dare. Forse posso chiedere un colloquio più avanti nel tempo, ma oggi non ero pronto, e la tua crisi è stato il segno fatidico che non è il mio futuro, la scuola."

"No Sonic!" Lo aveva rimproverato l'altro, separandosi e poggiando le sue mani fredde sulle spalle dell'amico "Non devi abbandonare le tue passioni per me!"

"Sei una delle mie passioni. Decisamente quella che spicca di più.". Silver aveva fatto segno all'altro di sedersi sul letto disfatto e non troppo pulito, ma decisamente comodo.

"Senti Sonic, ora che siamo da soli..." il riccio argentato sembrava quasi nervoso, ma aveva una decisione e un tono che facevano comprendere che aveva riflettuto a lungo prima di aprire la bocca. "Dobbiamo parlare. Dobbiamo discutere di noi, di cosa ne sarà."

"Dimmi subito dove vuoi arrivare." Lo aveva incitato.

"Non abbiamo parlato per nulla di quei messaggi che mi hai mandato sabato, insomma, io non so cosa provi davvero per me."

"Te l'ho già detto, ti amo."

"Si, ma non dirmelo così! Sembra quasi che ti faccia rabbia doverlo ammettere." Aveva abbassato lo sguardo, i suoi occhi ancora saturi di lacrime dalla crisi. "Io non voglio che tu ti senta costretto a provare qualcosa per me, non voglio che tra noi si instauri un vero rapporto di fidanzamento, ma che tu non ne sia felice! Se lo vuoi fare solo per farmi stare bene, allora..." Sonic aveva posato l'indice davanti alle labbra asciutte dell'altro, intimandogli di fare silenzio. Avvicinandosi al suo viso corrugato in una smorfia sorpresa e malinconica, si era perduto nel vuoto degli occhi dorati dell'altro, le pupille dilatate che racchiudevano tutto quell'amore fosco e intangibile. Cosa mancava? Di cosa avevano bisogno davvero? Perché non poteva essere un sentimento genuino e immacolato, come nelle favole? La mano sulla bocca era discesa, raccogliendo la guancia rosacea del giovane tra i suoi palmi. Una lacrima era andata a bagnargli le dita.
Con una lentezza straziante per entrambi, aveva accostato le sue labbra a quelle altrui, sfiorandole delicatamente, poi premendole con quel desiderio di pienezza che rimbombava nel cervello. Il completamento dei sensi.
Le due carni erano schioccate all'unisono e Sonic aveva tastato il labbro inferiore del maggiore, succhiandolo debolmente e stringendolo piano tra i denti, per non fare male al porcospino che singhiozzava convulsamente. Non aveva osato spingersi oltre, le lacrime di Silver che gli inzuppavano la mano erano sufficienti a frenare la corsa alimentata la sua crescente sete di passione.

"Non piangere, odio quando piangi."

"I-io n-non riesco a s-smettere!" Aveva piagnucolato Silver, in preda agli spasmi. "Non capisco c-che mi succede!" Ogni parola era stroncata da un singhiozzo. "Ho paura."

"Non devi avere paura." Lo aveva rincuorato l'altro. "Non c'è nulla di cui aver timore. È solo l'amore, Silver. Si sta impadronendo di noi. Lasciamolo fare."

"Per te è facile Sonic, vivi in mezzo a persone che ogni giorno ti dimostrano quanto ti vogliono bene, ma io non ho mai avuto nessuno che tenesse davvero e me. Recuperare tutto quell'amore che mi è mancato per così tanto ora mi fa sentire una pienezza e allo stesso tempo un vuoto estremo nello stomaco. Ho paura di non essere abbastanza, quando tu sei più del necessario per me! Fai così tanti sacrifici per rendermi felice, ma io cosa posso fare? Sono solo un disgraziato dimenticato da qualsiasi divinità esistente."

"Non sei un disgraziato, sei la cosa più bella che mi potesse capitare! Sai quanto sto male io, ogni giorno? Tantissimo. Penso a quell'amore perduto, a ciò che ha lasciato dentro il mio cuore. Penso ai momenti di felicità, ai baci, quelle notti d'amore che speravo non finissero mai... e tu mi stai liberando da quel niente. Ho ripreso ad amare per te, Silver. E ho tanta paura quanta ne hai tu, ma il fato ci ha fatti incontrare per un motivo, non dimenticarlo. Ora sorridi, sei bellissimo quando sei felice." Con quell'ultima frase, il pianto isterico del ragazzo era finalmente terminato e un solare sorriso si era fatto spazio sul suo volto, mentre le lacrime erano state spazzate via dai pollici di Sonic. Silver aveva preso la mano sinistra dell'altro, che dal bacio a quel momento era restata posata sulla sua guancia, e la aveva condotta al suo cuore, il quale batteva incessantemente, così forte da fare male.

"Lo senti?"

"Lo sento. Fa un bellissimo suono." Aveva sorriso il minore chiudendo le palpebre.

"Io... io voglio dimostrarti quanto ti amo." Aveva sussurrato Silver, alzandosi dal letto, lo sguardo vigile di Sonic puntato su di lui. Dopo aver chiuso la porta, aveva sollevato velocemente la sua maglietta, facendola scivolare sul suo torace, poi, dopo aver fatto passare la testa attraverso il foro del collo, le braccia. La aveva cautamente poggiata sul pavimento e in seguito aveva preso a rimuovere l'unico indumento rimastogli indosso: i suoi boxer neri. Rosso in viso, si era accostato al suo compagno dall'espressione maliziosa, gli occhi smeraldo luccicanti dalla brama di possedere quel corpo così gracile eppure così attizzante.
"Scusami se non sarò un granché, anche se ho ventitré anni questa è la mia prima volta in assoluto. Non sono Tails, ma spero di poterti far rivivere l'emozione delle notti che hai passato con lui."

"Con te è tutta una nuova storia. Come una prima volta.". Per Sonic era effettivamente una rinascita, ricominciare dopo più di un anno di astinenza: a differenza delle voci che aveva diffuso sopratutto per sfidare e contraddire Shadow, da quando Tails lo aveva piantato in asso non aveva più avuto rapporti con nessuno. I fianchi di Silver e il suo sguardo lussurioso avevano risvegliato fra le sue gambe quel febbrile sentimento: il muro stava crollando.

"Spero di riuscire a soddisfarti. Beh, sicuramente tu soddisferai me."

Che attore provetto! Ha funzionato alla perfezione!

   
 
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