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Autore: ElfaNike    15/10/2017    1 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Hai scatenato tu la guerra fra vichinghi e scoti?-
A quella domanda, Pitch si aprì in un riso maligno: -Può darsi.- Jack si allontanò da lui e brandì il suo bastone. Lui continuò: -In realtà io ho solo dato qualche idea... Hanno fatto tutto loro.- non finì la frase che Jack lo attaccò con un raggio gelido e un urlo di rabbia. Lui si difese con una mano, poi deviò il suo attacco, che fece esplodere il sottobosco dietro di lui, e approfittando del momento in cui Jack era scoperto, prima che potesse riportare il bastone in posizione di difesa, sferrò un affondo con la sua sabbia nera, che colpì il ragazzo al fianco e lo fece volare per qualche metro: -Decisamente inesperto, come Guardiano e a livello di combattimento.-
Jack si rialzò faticosamente, mentre l'Uomo Nero si avvicinava con tranquillità: -Sei davvero deludente. Ero convinto di potermi divertire un po' di più con te.-
-Come... come può un ex-Guardiano prendersela con degli adulti... come puoi essere arrivato a scatenare addirittura una guerra?-
-Io non ho fatto niente, ti ho detto. Hanno fatto tutto loro.-
-Ma perché?- Jack si alzò e con ampio balzo si portò molto lontano, nel bosco.
-Oh, hai intenzione di ricominciare a giocare come l'ultima volta?- Pitch si avviò all'inseguimento, le braccia dietro le schiena -Mi chiedi perché? Attaccare i genitori dei tuoi amici?-
Jack cercò di prenderlo alle spalle, ma Pitch, padrone delle ombre, lo avvertì e schivò per poi rispondere. Jack saltò da un albero all'altro e nel movimento lanciò un'altra saetta: -Tu sapevi dove ci nascondevamo! Potevi attaccarci quando volevi e non l'hai fatto!-
-No, in effetti.- Pitch proseguì nella foresta di un verde umido, sovrastata da un cielo plumbeo -La paura perde parte del suo potere quando ne è chiara l'origine. Il fiorellino possiede un talento in grado di guarirti, Jack, in grado di avere effetto su di noi. Non sono così stolto da infilarmi nella tana del lupo.-
-E allora hai attaccato gli adulti?-
-Tutti hanno paura e la mancanza di notizie che affliggeva i due re li ha resi delle prede perfette.-
Jack gli atterrò davanti e gli puntò il bastone alla gola: -TU ERI UN GUARDIANO DEI BAMBINI!-
L'Uomo Nero non fece una piega: -Ma infatti il mio obiettivo non è mai cambiato, Jack. In realtà, ho sempre mirato a voi... E poi, se siamo arrivati a questo punto è anche e soprattutto grazie a te.-
Jack sgranò gli occhi e abbassò leggermente l'arma: -Come?-
-È quasi un anno che lavoro per portare avanti questo piano. Pensavo sinceramente che quest'inverno avresti avuto più coraggio e saresti venuto a visitare Dalriada e Berk. E invece no: per non abbandonare i tuoi amici hai abbandonato i bambini di due interi popoli, e questo ti ha impedito di scoprire della guerra prima che scoppiasse in campo aperto come è successo con l'avvento della primavera. Per cui non è colpa mia se non sei intervenuto in tempo a fermare questa follia: io ho dato solo una spintarella iniziale, per il resto hanno fatto tutto loro.-
Jack fece un passo indietro: -Nulla ti avrebbe garantito che sarei tornato qui.-
-A me non interessava quando saresti tornato. A me interessava cosa avresti trovato una volta qui: due popoli colti da terrore, prede del loro odio e del loro dolore. Dopo quanto tempo te ne saresti reso conto... avrebbe aggiunto solo interesse a questo gioco: prima fossi tornato, prima vi sareste separati. Più tardi l'avessi scoperto... più doloroso sarebbe stato per voi.-
Lo spirito dell'inverno si ritrovò circondato da incubi sbuffanti e scalpitanti, che in un vortice nero gli tagliarono ogni via di fuga. Jack spiccò un salto verso il cielo grigio e in una fuga disperata andò a nascondersi fra le nubi: -Non riuscirai a separarci per sempre, Pitch!-
-Ne sei convinto?- un'onda nera lo prese alle spalle, e Jack fu spinto verso il basso: -Ne sei davvero convinto?- un tonfo sordo: ancora in mezzo al cielo, Jack si armò di tutta la sua collera e una serie di scoppi ovattati portò all'esplosione della massa scura che lo imprigionava.
Esausto, il ragazzo atterrò fra gli alberi e si lasciò cadere seduto, la testa tra le mani.
-Non male, Jack.- Pitch Black gli comparve davanti. Teneva ancora le braccia dietro alla schiena -Vedo che cominci a fare sul serio.-
-Ne sono davvero convinto.- gli rispose invece lui, dal basso, con uno sguardo tagliente.
-Sei un bugiardo...- cantilenò l'Uomo Nero. Un'ombra avvolse Jack e lo fece cadere. Si ritrovò di nuovo in mezzo ai ruderi dell'antico castello. La nebbia era sparita, ma il cielo cupo rombava e inumidiva ogni pietra.
-Come puoi dirlo? Tu non sai niente di me!-
-Ma certo che lo so: sei Jack Frost, lo spirito che porta caos e distruzione ovunque vada... e conosco anche la tua più grande paura.- la voce melliflua risuonò tutto intorno a lui.
-Non è vero.-
-Vuoi scommettere? Tu hai paura di perdere i tuoi “amici”, hai paura che una volta separati tu rimanga da solo un'altra volta... invisibile, malvoluto, rifiutato.-
Jack, che aveva cercato il suo avversario ovunque fra i resti del castello, lanciò un raggio contro un mucchio di pietre, dove credeva aver visto muovere qualcosa, e lo fece esplodere: -Non è vero!-
-Oh sì, invece.- Pitch lo fece precipitare di nuovo e Jack si ritrovò al limitare del bosco: poco più in là, due eserciti si fronteggiavano. Una testa rossa si ergeva in mezzo a loro -E sai qual è la cosa più divertente? Che, in fin dei conti, sei stato proprio tu a portar loro la notizia della guerra che vi separerà per sempre. Se non l'avessi fatto, saresti stato un vigliacco nei loro confronti, ma con questa scelta, ti sei condannato all'infelicità.-
Jack ansimava e non staccava gli occhi da Merida che, inconsapevole, continuava il suo discorso ai capi dei due popoli. Poco lontano, un'ombra nera dalle grandi ali si avvicinava sinuosa al campo di battaglia: “Sdentato? ...ma dov'è Hiccup?” realizzò con terrore. Dopo Rapunzel, anche lui? “Li sto perdendo...”
Il buio si chiuse su di lui, e lui vi si abbandonò, scoraggiato. Poi però si accorse di aver ripensato a Rapunzel, e ripercorse indietro il filo di quei pensieri: ripensò a come lui le era stato accanto per tutta la sua vita, nonostante fosse invisibile; ripensò a come, in ogni caso, quando aveva conosciuto Sdentato, Hiccup e Merida, nonostante i due viaggiatori non potessero vederlo, lui non si fosse sentito davvero solo. E si rese conto che, in realtà, se anche i Grandi Quattro si fossero separati, se mai fosse tornato da loro avrebbe ritrovato sempre un po' di quel calore che lui aveva imparato a chiamare “casa”. E finalmente il rombo basso del cielo raggiunse le sue orecchie, e i suoi occhi si aprirono e le tenebre si dissolsero.
-Non mi importa.- disse, rialzandosi faticosamente -Finché loro crederanno in me io sarò perfettamente in grado di tenerti testa.-
-Ma quando loro non ci saranno più? Tu rimarrai solo. Neppure i Guardiani potranno aiutarti. In fondo dal vostro ultimo... “incontro” non ti hanno più propriamente sostenuto, o mi sbaglio?-
-Sì, ma è colpa mia, loro... aspetta. Tu come sai queste cose? Come sai che non li ho più incontrati?-
-Be', si tratta di una vecchia tattica... dividi et imperat, mai sentito? No, sei decisamente troppo giovane. Diciamo che li ho tenuti occupati... altrove. Non era nel mio interesse che tu ti unissi a loro: sarebbe stato fastidioso dovermi occupare di voi, tutti insieme e nello stesso momento. E poi... tu da solo saresti caduto più facilmente nella mia trappola...- Pitch comparve davanti a lui e con un gesto noncurante indicò il campo di battaglia.
Jack attaccò con un assalto furioso: -PITCH, MALEDETTO!- e in un attimo fu un infuriare di bianco e nero.

-Dov'è mio figlio?- la mano di Stoik avvolgeva la sua fino al polso in una stretta calda e rassicurante.
-È rimasto indietro. Dovevamo arrivare qui insieme, ma abbiamo assistito ad un'ingiustizia e lui ha deciso di porvi rimedio prima di venire a parlarvi. Lui... è una persona davvero corretta.-
Stoik abbassò la mano: -Puoi dirlo forte.- rifletté un momento, poi tornò a guardarla: -L'unico motivo per cui non credo si tratti di un tranello, è il fatto che conosci il nome di Hiccup. In fondo, nessuno dei tuoi l'ha mai chiamato per nome, prima.-
-In effetti... non lo conoscevamo.- ammise Fergus grattandosi dietro la testa.
Stoik gli fece un cenno col capo, poi tornò a concentrarsi sulla ragazza: -Questo vuol dire che è qui, non è vero?-
-Sì, esatto! Dovrebbe arrivare. E a proposito di questo...- Merida alzò gli occhi per guardarsi intorno, come si attendesse di vederlo apparire da un momento all'altro.
-A proposito di questo...?- la incalzò Stoik.
-Ecco...- Merida riportò l'attenzione su di lui, non sapendo bene cosa aggiungere: non voleva anticipare niente del discorso fra Hic e suo padre, perché non era il suo ruolo, ma non sapeva cosa aggiungere per prendere tempo.
Le foglie e i rami si aprivano davanti a lui, al suo avanzare quatto e sinuoso. Faceva attenzione a non spezzare alcun legnetto, né far rotolare alcuna pietra, per non rendere palese la sua presenza prima di aver studiato a fondo la situazione. Non gli piaceva l'idea di piombare così, fra due eserciti, e causare l'irreparabile.
Stoik continuava a osservarla negli occhi. Scaracchio non abbassava la guardia, né se è per questo l'ascia che aveva installato al posto della mano. Fergus si era ripreso ed ora si avvicinava cautamente a sua figlia, come temesse di vederla scomparire da un momento all'altro. I tre capi continuavano a passare lo sguardo dall'uno all'altro, perplessi e spazientiti.
-Ecco... io...-
L'odore di drago, così caratteristico, di zolfo e di bosco, poteva farlo scoprire. Fece ben attenzione a rimanere sotto vento, e dal diradasi dei tronchi comprese di essere quasi arrivato.
-Principessa.- riprese il capo vichingo.
-Merida.-
-Come?-
-Chiamatemi Merida.-
-Merida.-
-Sì?-
-Ho voluto credere alle vostre parole. Ho fatto abbassare le armi ai miei uomini. Vorrei allora che rispondessi a questa semplice domanda: che cosa ci nascondi?-
-Ah...- Merida cercò una scusa, un qualsiasi aiuto dall'esterno. Con la coda dell'occhio avvertì un improvviso alternarsi di lampi bianchi e neri in lontananza, ma prima che potesse portarvi attenzione vide una sagoma che le fece gelare il sangue nelle vene: “Sdentato! Cosa ci fa qui? Dov'è Hiccup?”
Il drago era apparso nella piana, silenzioso, e osservava la scena inclinando la testa, interdetto.
Uno degli uomini seguì il suo sguardo, un urlo si levò dall'esercito vichingo: -DRAGO!-
Stoik lo cercò con gli occhi: -È il mostro che ha rapito mio figlio!-
-È pericoloso?- anche Fergus lo individuò.
Il capo vichingo fece saltare l'ascia in mano: -Tutti i draghi sono pericolosi.- sentenziò con voce grave.
-Allora propongo una tregua.- Fergus levò la spada: -Occupiamoci di questi esseri!-
-Ci sto!- Stoik lanciò gli uomini all'attacco.
-No, no!- Merida cercò di trattenere il panico, ma aveva ormai perso l'attenzione di tutti.
Fergus allungò una mano ad accarezzarla: -Ti ho già perso una volta, non permetterò che riaccada!- e seguì Stoik.
L'ondata di guerrieri spaventò Sdentato, che si voltò per rifugiarsi nella boscaglia, ma dagli archi partirono frecce e reti e lui fu subito catturato.
La ragazza si agitò sul cavallo e urlò: -Ma lui non ha fatto male a nessuno! Vi prego, ascoltatemi!-
MacIntosh le apparve accanto: -Noi ti crediamo.-
Merida si guardò intorno e vide i tre giovani in attesa.
-Allora aiutatemi.- sussurrò, e lanciò Angus al galoppo.
Più veloci degli uomini a piedi superarono tutti e Merida si parò fra il suo popolo e il suo amico facendo impennare minacciosamente il cavallo. L'arrivo della ragazza fece cessare la pioggia di frecce e lance. In compenso, però, furono subito circondati e in poco tempo MacIntosh, MacGuffin e Dingwall strapparono le redini ai loro figli e li tirarono via.
-Principessa, allontanati!- le ordinò Stoik.
-Sei uscita di senno, figliola?-
Merida evitò per un pelo di finire trascinata fuori dalla sua posizione come i suoi tre compagni e in due colpi di spada allontanò il padre da Angus: -Voi dovete ascoltarmi!- l'uomo afferrò il morso ma lei non cedette, nonostante fosse impedita nei movimenti.
-L'abbiamo già fatto!- Stoik si avvicinò a Sdentato, che si teneva basso, completamente frastornato, in un ringhio di difesa che gli scopriva i denti e gli assottigliava gli occhi -Ma su questo non transigerò.- levò l'ascia e facendola ruotare con un ampio giro l'abbatté senza attendere sul cranio del drago.
In mezzo a tutto quel marasma, dal bosco emerse lui: dopo un secondo di smarrimento si infilò nella calca e guadagnò rapidamente il centro dell'uragano.
L'arma cadde pesantemente e con rabbia all'urlo inorridito della ragazza, ma fu deviata di lato da una spada, che non bloccò il colpo ma lo fece scivolare lungo la lama fino a scaricarne completamente la forza.
-IL PRIMO CHE OSA PRENDERSELA CON IL MIO MIGLIORE AMICO DOVRÀ VEDERSELA CON ME!- urlò Hiccup, curandosi di essere udibile da tutti i presenti.
-Come dice lui!- rincarò Merida, e si liberò impennando Angus per difendere Sdentato dall'altro lato.
Stoik arretrò, basito, e alcuni uomini scoti presero il suo posto nel duello, senza rendersi conto di quello che era appena avvenuto.
-Questa poi...- mormorò Scaracchio.
Hiccup si batteva con la spada con tutte le sue forze contro gli avversari, che non avevano idea di chi fosse, mentre i due uomini contemplavano loro malgrado quella scena così indaudita. Merida, dall'alto del suo destriero, si difendeva come una furia e spezzava tutte le lance che le capitavano a tiro.
Stoik si riebbe solo dopo qualche istante e in due passi si riprese il duello con suo figlio. Calando i colpi dall'alto, portava Hiccup a difenrsi con la spada sopra la testa, e questo gli permise di deviare la sua arma come meglio voleva: l'ascia spinse la spada prima a destra, poi a sinistra, poi la fece volare via. Allora Hiccup schiacciò la schiena contro l'ala di Sdentato e allargò le braccia a difenderlo.
Merida vide la scena con la coda dell'occhio e con un movimento rotatorio legò la sua lama alla spada di un avversario, facendogliela volare via: -Hiccup!-
Il ragazzo afferrò l'arma in volo e tornò a pararla davanti a sé. Uno scoto attaccò di lato e lui deviò il suo attacco per spingerlo verso un altro avversario, poi schivò una lancia inarcando al massimo la schiena, mentre quella gli sfiorava al pelo il naso. Con la spada mirò alle mani del lancere e lo spinse ad allontanarsi da Sdentato e da lui. Due vichinghi si fecero avanti e lo presero per le braccia, costringendolo a inchinarsi. Lui alzò la testa con tutte le sue forze e fu allora che incrociò lo sguardo esterrefatto di suo padre. Sdentato aveva afferrato le gambe dei due uomini e Hiccup poté ruotare su se stesso e liberarsi della loro presa. Recuperò la spada e li allontanò con due stoccate. Poi però guardò di nuovo suo padre e lasciò cadere l'arma per terra: -Ci arrendiamo!-
-Cosa?!- la ragazza voltò appena la testa e incontrò il suo sguardo. Allora comprese e lasciò andare le redini -Come vuoi tu, Hic.-
In un istante le mani di suo padre la sollevarono gentilmente dalla sella e la depositarono a terra, mentre nella calma che aveva seguito quella dichiarazione Stoik affrontava suo figlio, il quale alzò le mani in segno di resa esclamando, però: -Papà, se vuoi ucciderlo dovrai uccidere anche me.-
-Vedremo.- fece appena un cenno con la testa e i due vichinghi di prima cercarono di riafferrarlo per le braccia e tentare di allontanarlo da Sdentato.
Lui infilò il piede sotto la spada e con un movimento verticale la fece saltare, prendendola al volo: -Allora non ci siamo capiti.- Merida comparve accanto a lui, ugualmente in guardia.
Stoik lo contemplò per qualche istante: -Pensi di farmi paura?-
-Penso solo che sono felice di rivederti, papà.-
L'uomo rimase interdetto da tanta faccia tosta.
Scaracchio gli si avvicinò: -Ehm ….Stoik?-
-Va bene.- mormorò lui, più a se stesso, per poi rispondere, a voce un po' alta: -Anch'io sono felice di rivederti, figlio.-
La tensione intorno a loro si allentò e Hiccup abbassò la spada.

I due eserciti furono mandati a riposare e i capi si accordarono per incontrarsi al centro del campo di battaglia per decidere cosa fare del conflitto. Hiccup volle che la riunione fosse organizzata il prima possibile ma entrambi i padri furono d'accordo sulla necessità di prendere qualche ora per metabolizzare quella rapida sequenza di avvenimenti.
Mentre si avviavano ciascuno verso il proprio campo, Hiccup prese Merida per il gomito e la trattenne: -Sai dov'è Jack?- le sussurrò.
-Non ne ho idea. Ci siamo separati per venire qui, ma non l'ho visto. Non vorrei sia successo qualcosa...- rispose lei sullo stesso tono.
-Corre qualche rischio?-
La ragazza lo mise rapidamente al corrente della presenza degli incubi.
-Quindi c'entra anche Pitch!-
-Così pare.-
-Dobbiamo trovarlo. Ho una brutta sensazione.-
-Fai un giro con Sdentato. Dall'alto arriva sempre la giusta soluzione.-
Ci fu un lampo bianco e nero e i due alzarono contemporaneamente lo sguardo: -Eccola lì.-
-Hiccup!-
-Merida!-
I due ragazzi abbassarono gli occhi verso chi li chiamava, poi si scambiarono uno sguardo d'intesa e Merida si avviò verso suo padre. Hiccup finì di togliere la rete al suo amico e montò in sella: -Vi raggiungo direttamente alle navi!- urlò e, senza lasciare il tempo di replicare, decollò con un balzo potente.

Jack e Pitch avevano combattuto al limitare della foresta, poi tra gli alberi, e infine di erano spostati nel cielo. L'Uomo Nero si era reso conto della strenua difesa di Sdentato da parte di Hiccup e Merida e aveva deciso di intervenire, ma lo Spirito l'aveva afferrato prima che potesse lanciare i suoi incubi all'assalto di Angus e l'aveva portato su, in mezzo alle nubi del cielo grigio.
-Non ti permetterò di far loro del male, Pitch!-
-Vuoi scommettere?-
Si lanciarono l'uno verso l'altro, facendo brillare il bastone e caricando la falce, e si toccarono con un lampo bianco e nero. Jack agganciò l'arma di Pitch con la cima del bastone e la bloccò, colpendo l'altro spirito con il fondo del ramo. Pitch fece sparire la falce e contrattaccò caricando un pugno di sabbia nera che lanciò contro Jack, momentaneamente scoperto, spingendolo lontano per qualche metro. Poi allargò le braccia e gli scagliò addosso un'onda di incubi. Lo spirito si difese con tutte le sue forze ma un sonoro crac gli fece gelare il sangue nelle vene. L'attacco era stato parato, ma a che prezzo: il bastone si era spezzato.
Jack non fece in tempo a riprendersi dallo shock che una massa scura lo raggiunse da sotto e lo portò fuori traiettoria di una seconda ondata. Lo spirito alzò lo sguardo sulle schiene di Sdentato e di Hiccup: -Scusa il ritardo, amico! Adesso ti portiamo via di qui!-
Jack arrancò dietro di lui ansimando, le mani che stringevano i due pezzi di legno ormai inerte.
Sdentato si fermò a mezz'aria e con potenti colpi d'ali si tenne sospeso. Hiccup si guardò intorno girando la testa: -Lo vedi?-
Jack cercò Pitch: -Laggiù!- urlò con odio.
Sdentato seguì il suo dito e lanciò una fiammata esplosiva che fece precipitare l'Uomo Nero.
-E questo è solo l'inizio, Pitch!-
Pitch si era protetto con uno scudo di sabbia scura, che gli attutì la caduta. Quando si riprese dall'impatto si alzò per guardarli volare verso le navi vichinghe: -Hai proprio ragione, ragazzino.- ringhiò a bassa voce -Ma ti assicuro che non ti piacerà come andrà a finire.-

-Jack! Tutto bene?-
-Il mio bastone...- lo spirito lo mostrò all'amico quasi piangendo.
Hiccup lo studiò con attenzione, cercò di incastrare le due parti, esaminò le vene del legno. Poi concluse: -Posso provare a riparartelo, se vuoi.-
-Non credo funzionerà, Hic. Puoi aggiungere quello che ti pare, il bastone resterà spezzato.- Jack abbassò la testa, le mani abbandonate lungo i fianchi, e si lasciò cadere ai piedi di un albero.
L'amico lo contemplò per un secondo, poi sospirò: -Ah... sì, resterà rotto. Già. Però ascolta- estrasse un panno di cuoio dalle sacche della sella di Sdentato e lo avvolse intorno alle due parti reincastrate -Questo non vuol dire che non tenterò. Il medaglione, ce l'hai ancora?- Jack glielo tese e lui usò la catenella per fissare quella fasciatura provvisoria -Adesso devo andare. Appena te la senti; vieni sulla nave: con i giusti attrezzi potremo fare qualcosa.-
Jack non rispose, allora Hiccup si grattò dietro alla testa: -Sai...-mormorò solo, appoggiando il bastone accanto allo spirito -Quando ti abbiamo conosciuto abbiamo iniziato una vita piena di speranza e sogni. Lo dobbiamo anche a te. Sia io, sia Merida, sia Rapunzel faremo tutto il possibile per aiutarti. Quindi non ti arrendere, va bene?- e con ciò dovette andare via.
Hiccup, ancora pensieroso, lasciò Sentato e Jack nella foresta e si precipitò alle navi scapicollandosi giù per la scogliera. Trovò Scaracchio ad attenderlo.
-E così...- lo salutò l'uomo, incrociando braccio e protesi con boccale -...sei tornato.-
-Così pare.-
-Ci hai fatto passare dei brutti momenti, sai, Hic?-
Il ragazzo annuì a testa bassa: -Mi dispiace.-
-Ah, non preoccuparti!- Scaracchio bevve un lungo sorso -Non è per la cavolata che hai fatto che tuo padre è arrabbiato, ma per la tua testaccia dura.-
Hiccup lo squadrò un po', basito: -Be', grazie, questo mi consola parecchio.-
L'altro fece spallucce e si aggiustò il dente di pietra: -Hai fatto venire un colpo niente male a metà dell'esercito, sai?-
Hiccup preferì cambiare discorso: -Sai... sai dove posso trovare...-
-Su, a poppa della nave.- comprese Scaracchio, e indicò la direzione con un gesto -Resta in piedi lì per ore, nei momenti importanti.-
Hiccup ringraziò di nuovo con un cenno e si avviò, sotto lo sguardo esterrefatto di tutti. Scaracchio lo chiamò: -Sono contento di vedere che stai bene.-
Il ragazzo sorrise di rimando: -Anch'io sono contento di rivederti.-

Stoik osservava l'orizzonte. Hiccup si avvicinò timidamente ma, prima che potesse fare qualsiasi gesto per segnalare la sua presenza, l'uomo prese a parlare: -Figlio.-
-Ciao... papà.-
Stoik si voltò a guardarlo. Ci fu un momento di imbarazzo, poiché nessuno dei due sapeva bene cosa dire.
-Sei tornato.-; -Sono felice di vederti.- esordirono nello stesso tempo
-Cosa?-; -Come hai detto?-
-Scusa, prima tu.-; -Ti ho interrotto, dimmi.-
I due risero, a disagio. Stoik si grattò la barba, Hiccup dietro la testa.
-Ero sincero, prima.- disse infine Hiccup -Sono davvero felice di rivederti.-
Stoik allungò la mano e la strinse rigidamente sulla spalla (se la ricordava più esile?) del figlio: -Anch'io, Hiccup. Io... mi dispiace...-
-Anche a me...-
-Dovevamo parlare...-
-Dovevo essere più sincero...-
Ci fu un secondo momento di vuoto, che Stoik riempì con il primo pensiero che gli venne in mente: -Quindi il drago non ti ha mangiato...-
-A quanto pare... in fondo sono ancora qui.-
-È vero che vi ha tirato fuori dai guai?-
-Sì... sì. Un paio di volte.-
-Hai detto che è il tuo migliore amico.-
-E non intendo cambiare idea.-
-Rientrare a Berk sarà complicato.-
-Non ho paura.-
-Dovresti lasciarlo andare, Hiccup. Per il bene di tutti.-
-Senza di me non può volare, e questo per colpa mia. Non lo abbandonerò, non sarebbe corretto.-
-Già. Anche quando la principessa Merida ha parlato di te ha detto che sei molto corretto...-
-Già. Papà, a proposito di questo...- Hiccup si appoggiò al parapetto -...devo parlarti di una cosa. È molto urgente.- e in qualche parola raccontò al padre dei pirati e del loro piano -Dobbiamo assolutamente avvertire Merida e re Fergus. In quel castello si trovano donne e bambini, non possiamo permettere che vengano tutti uccisi!-
Stoik ascoltò attentamente, poi chiese: -Hai idea di chi comanda quei furfanti?-
-Sì, l'ho visto. Un uomo con un mantello di squame di drago e una protesi al braccio sinistro. Ha anche un bastone.-
L'uomo cambiò espressione e divenne terreo: -Non è possibile!-
-Perché? Lo conosci?-
Ma lui non lo ascoltava più: aveva cominciato a dare ordini a tutti i vichinghi a portata d'orecchi.
-Aspetta! Cosa vuoi fare?!- Hiccup gli corse dietro.
-Ce ne andiamo.-
-Cosa?! Ma non possimao abbandonare Merida e i suoi! Dobbiamo avvertirli!-
-Tu...- Stoik si voltò d'un colpo verso di lui -...non conosci quell'uomo. È pericoloso, e io non rischierò di perderti un'altra volta.-
Scaracchio li raggiunse sul ponte: -Cosa succede?-
-Drago Bludvist si sta preparando ad attaccare DunBroch.-
-Oh, questo non è buono. Per niente buono.-
-Lo so! Ma papà, non penserai di scappare!-
Stoik si fermò e lo fissò: -Devo proteggere i miei uomini. È il mio ruolo di capo.-
-Be', sei venuto qui per scatenare una guerra.-
L'uomo osservò il ragazzo con lo sguardo sbarrato dallo stupore e solo allora si rese conto di quel sottile cambiamento che percepiva in suo figlio: per tutto il tempo, Hiccup lo aveva guardato dritto negli occhi. Allora riconsiderò la situazione e valutò anche il ruolo del suo rifiuto di qualche giorno prima nel piano di attacco di quel pirata.
-E poi... se ti può convincere... è Merida ad avermi aiutato dopo che io mi sono perso in quella tempesta.- lo incoraggiò ancora Hiccup.
Allora Stoik sospirò, e si arrese.

Arrivata l'ora dell'incontro, i quattro capi clan, accompagnati dai quattro figli, raggiunsero il limitare del campo di battaglia, una vasta piana erbosa che poi si interrompeva in un'alta scogliera da cui si poteva vedere la spiaggia dove le navi vichinghe avevano attraccato.
-Devo ammettere- esordì Fergus, rivolto a Stoik, quando lui, Hiccup e Scaracchio li raggiunsero -che siete dei guerrieri onorevoli. Benché aveste a disposizione questa forza di attacco, non l'avete mai utilizzata contro di noi.-
-In realtà non ce l'avevamo.- considerò Scaracchio.
-È una sorpresa anche per noi, credimi.- aggiunse Stoik.
-Oserei dire che abbiamo parecchie cose di cui parlare.- continuò allora il capo scoto.
-In reatà ce n'è una decisamente urgente di cui dobbiamo discutere subito.-
I quattro capi si scambiarono un'occhiata perplessa, poi invitarono i vichinghi a prendere la parola. Allora Hiccup spiegò: -C'è un motivo se non sono arrivato assieme a Merida, stamattina. Nel viaggio per arrivare qui abbiamo incrociato delle navi pirata e io mi sono fermato ad indagare.-
-Pirati sulle nostre coste?-
-Guidati da un uomo nero, con un mantello di scaglie di drago e un bastone. Sono salito sulle loro navi, li ho sentiti, vogliono attaccare l'entroterra quando qui infuria la battaglia. Ma penso che attaccheranno in ogni caso, ormai.-
Stoik e Scaracchio si scambiarono un'occhiata preoccupata, mentre Fergus esclamava: -Io lo conosco, quell'uomo! Si è presentato da noi per proporci la sua alleanza per sconfiggere i vichinghi!-
-E voi che gli avete risposto?-
-Se si stanno preparando per attaccare casa mia credo sia evidente.-
Ci fu un mormorio di approvazione da parte di tutti, poi Stoik prese la parola: -Anche noi conosciamo quell'uomo. Si tratta di un vichingo che a causa dei draghi ha perso tutto, anche la testa. Ha intrapreso una battaglia personale contro di loro e sostiene di aver scoperto come sfruttarli. Si era già presentato ad un consiglio di capi con la sua folle proposta di alleanza e l'avevamo cacciato. Si è arrabbiato e, nel momento in cui è uscito, dei draghi hanno fatto irruzione nella sala del consiglio. Io... sono l'unico ad essere sopravvissuto.-
Quando finì di parlare ci fu un momento di profondo silenzio, poi Fergus riprese la parola: -Allora non possiamo permettergli di arrivare a DunBroch. Vi prego di stabilire adesso se possiamo lasciarci in rapporti di pace, perché alla luce di queste notizie io devo tornare al mio castello e imbastire le mie difese.-
Hiccup fece un passo avanti: -Propongo di meglio: un'alleanza tra i nostri due eserciti!-
-Cosa?!-
-Ma il ragazzo vichingo è uscito di testa!-
-Come potremmo allearci con i nostri vecchi nemici?-
Hiccup aspettò che le proteste finissero prima di continuare: -Voi conoscete bene le vostre terre, noi conosciamo bene il nemico. Una collaborazione potrebbe essere una buona via per la vittoria.-
-Siamo riusciti a tenere testa per un anno ad un esercito vichingo, perché non dovremmo riuscirci con qualche volgare pirata?-
-Ecco, questa è la parte divertente...- Hiccup ridacchiò, a disagio, mentre Merida si portava la mano al volto e scuoteva la testa: -Quando Drago Bludvist sostenne di aver scoperto come assoggettare i draghi... diceva il vero. Attaccheranno anche con quelli.-
Quest'affermazione scatenò il panico nell'intera assemblea: i capi scoti discutevano rumorosamente, mentre Stoik l'aveva voltato per una spalla con un “Hiccup” spaventato.
-Non temere, papà.- disse lui, e con un gesto gentile si liberò dalla sua presa. -Non perdete le speranze!- esclamò, per riottenere l'attenzione degli scoti -In realtà non credo che saremo impreparati ad accoglierli, se quest'alleanza avrà luogo.- retrocedendo senza staccare gli occhi dai suoi interlocutori, si avvicinò alla scogliera e allargò le braccia: -Permettetemi di presentarvi chi mi ha salvato la vita!-
A quell'esclamazione, quattro figure spuntarono volando dalla scogliera dietro di lui: -Guardate! Siamo sui draghi! Stiamo cavalcando i draghi!- urlava Moccicoso, ancora incredulo, dal suo incubo orrendo. Testaditufo e Testabruta si alternavano e si intrecciavano, spossando non poco il loro povero bizzippo, mentre Gambadipesce non riusciva a parlare per i rapiti movimenti del suo gronchio, a cui non era ancora abituato. Un uncinato si librò accanto alla testa di Hiccup con potenti colpi d'ali con Astrid in sella: -Visto? Cosa vi avevo detto?-
Stoik annuì senza parole.
Hiccup abbassò le mani e concluse, con un sorriso sicuro: -Se vogliono attaccare, noi saremo pronti.-

 


Angolino dell’autrice
Capitolo di colpi di scena :) Hiccup torna per salvare Sdentato e presentare a suo padre chi l’ha salvato a sua volta… il pathos dovrebbe far trattenere il respiro, il fatto che abbia scritto questa parte di storia durante un concorsone probabilmente l’ha un po’ appiattito. Se mai mi verrà voglia, ci sarà una riscrittura completa di tutto quello che non mi convince.
In ogni caso, spero che la storia continui a piacervi come all’inizio!
A presto, la vostra Nike!
 
  
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