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Autore: Carme93    15/10/2017    2 recensioni
Phoenix, Arizona, Stati Uniti d'America, futuro prossimo.
Ogni famiglia ha un segreto, che nasconde gelosamente.
La famiglia Freeland non fa eccezione.
Gabriel Freeland, appassionato di videogiochi, comincia a porsi sempre più domande sulla lontananza della sorella maggiore, Alex. Intanto è preso dalla sua vita di adolescente. Farebbe di tutto pur di partecipare alla fiera dei videogiochi, che si svolgerà a breve nella sua città. Qualcosa andrà storto e con il suo migliore amico si ritroverà a scoprire il segreto dei suoi genitori.
Come se la caveranno Gabriel e il suo migliore amico, una volta coinvolti negli intrighi dei nobili francesi?
Troyes, Francia, 1242.
La corte di re Luigi IX si riunisce a Troyes in attesa della nascita di Gael, primo maschio di Marc de Ponthieu e madama Alexandra Freeland.
Hyperversum è tornato. Preparatevi per una nuova partita.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henri de Grandpré, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Daniel/Jodie, Etienne/Donna, Geoffrey/Brianna, Ian/Isabeau
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo sette
 
«Can I call you Greg?[1]».
Matt fulminò Gabe. E meno male che gli aveva detto di tacere! Aveva voglia anche di fare dello spirito. Lo scudiero di Ian, però, non conosceva l’inglese e lo fissò interrogativo.
«Non ci fare caso. Dice solo sciocchezze» gli spiegò.
Il ragazzo aveva quindici anni e già da diverso tempo era lo scudiero del Falco d’Argento. Era abbastanza serio. «Digli di non combinare guai» borbottò. «Monsieur Jean mi ha raccomandato di non perdervi di vista un solo istante».
«Tranquillo» replicò Matt.
Grégoire de Chailly non sembrava convinto, ma si accontentò e li fece cenno di seguirlo.
Decisamente il lavoro degli scudieri era noioso e per una volta Gabe aveva avuto ragione: facevano da servi ai signori. Dovevano versare da bere e servire non solo Jean, ma anche sua moglie e sua figlia Marianne. Fortunatamente non Alex, perché probabilmente Gabe non avrebbe retto. Sia Marc sia Michel avevano i loro scudieri.
«I bambini non stanno a tavola con i genitori?» chiese a un certo punto a Grégoire. L’altro ragazzo lo fissò stranito come a chiedersi se lo stesse prendendo in giro.
«È un banchetto ufficiale. Dei bambini si occupano le nutrici e a quest’ora saranno già a letto» rispose, poi aggiunse: «Il Falco ha finito il vino. Occupatene tu. Vado a prendere il secondo».
Matt con molta attenzione versò il vino a Ian, che gli sussurrò: «Tutto bene?».
«Abbastanza» replicò rapidamente.
Thierry era l’unico ragazzino seduto a tavola. «Perché lui sì?» non poté trattenersi dal chiedere allo scudiero.
«Perché è il figlio del conte di Grandpré. Naturalmente appena diverrà scudiero anche lui starà con noi».
*
Thierry era emozionatissimo. Aveva conosciuto il re! Ed era stato molto cortese con lui! Addirittura si era preoccupato per la sua salute e gli aveva chiesto come stava dopo la brutta avventura del pomeriggio. Per fortuna non era stato molto impacciato nell’inchinarsi e non doveva aver fatto una cattiva impressione. Aveva preso posto al fianco del padre. Era la prima volta che partecipava a un banchetto reale. A causa della sua salute cagionevole il padre non l’aveva mai portato con sé nei suoi spostamenti, ma ora le cose sarebbero cambiate: monsieur Jean sarebbe diventato il suo tutore e l’avrebbe seguito a Chantal-Argent. Ciò lo spaventava: non voleva lasciare sua sorella Agnes, suo padre e padre Mathieu. Sempre se il Falco d’Argento non avesse cambiato idea e non lo volesse più. Non erano seduti vicini, d’altronde era un conte cadetto. Vicino a lui vi era Etienne de Sancerre e la moglie. Marc, invece, era seduto poco distante insieme a madame Alexandra. Sembravano molto felici insieme. Cercò con lo sguardo sua sorella Celeste e la trovò accanto a Michel e altri cavalieri. Irrimediabilmente tornò a fissare Jean de Ponthieu e i suoi scudiere. Chissà se sarebbe stato sufficientemente bravo. L’uomo incrociò il suo sguardo e gli fece un cenno con la testa, Thierry rispose il più educatamente possibile e si affrettò a distogliere lo sguardo temendo di aver osato troppo a fissarlo tanto.
«Mangia» lo richiamò suo padre. Sua madre gli gettò un’occhiataccia. Ella non riteneva opportune le attenzioni che gli dedicava il padre. Sapeva che i suoi genitori non si erano mai amati ed erano state le sue zie a scegliere la sposa per il padre. Non capiva, però, perché la madre lo odiasse tanto. Era abbastanza grande da capire quando madame Isabeau amasse la figlia e per questo quel pomeriggio si era arrabbiata tanto; la sua non si era neanche premurato di chiedergli se stesse bene. Agnes gli aveva fatto più da madre di lei in quelli anni. Aveva imparato a convivere con la consapevolezza di non essere voluto bene dalla propria madre. Obbedì per evitare una sua reazione.
*
Dopo cena il re si ritirò insieme ai conti di Ponthieu, al conte di Grandpré, Marianne, Thierry e un uomo che quest’ultimo non conosceva.
«Siamo qui far chiarezza sullo spiacevole episodio che è avvenuto questo pomeriggio tardi. I miei ufficiali non hanno avuto difficoltà a scoprire il mandante di quelli uomini. Tuttavia mai avrei creduto che proprio lei, monsieur de Dreux potesse compiere una simile azione ai danni di due dei feudatari più fedeli alla corona» iniziò grave re Luigi IX. Tutti i presenti rimasero sconvolti dalla notizia. I Dreux era una famiglia direttamente imparentata con il sovrano! E Alinor, la seconda moglie del conte Guillaume, era una De Dreux.
«Vi chiedo perdono, mio signore. Mio figlio ha agito senza chiedere il mio permesso. Le assicuro che gliel’avrei impedito, se l’avessi saputo. Se solo ne avessi avuto sentore!» disse il conte molto avanti con gli anni.
«Perché vostro figlio Baptiste ha commesso un simile crimine?» chiese il re.
«Mio signore, Baptiste è innamorato di madamoiselle de Ponthieu e non ha preso bene il rifiuto di monsieur Jean» mormorò l’uomo.
A Thierry sembrò sincero nel suo dispiacere. Sbirciò suo padre e monsieur Jean, ma avevano entrambi un’espressione indecifrabile.
«Non ritengo che mia figlia sia pronta a sposarsi. D’altronde il suo comportamento stolto di questo pomeriggio ha dimostrato la sua immaturità» commentò Jean dopo che il re, con uno sguardo, l’aveva invitato a parlare. Marianne s’imbronciò.
«Mio signore, la prego di perdonare me e mio figlio. È giovane e stolto».
«Io potrei anche perdonarvi monsieur de Dreux, dopotutto siete sempre stato fedele alla corona, ma non è il mio perdono che dovete cercare, bensì quello del conti de Ponthieu e Grandpré».
Thierry fissò ancora una volta il padre e il futuro tutore, i due si erano scambiati uno sguardo. E fu sicuro che avevano già discusso tra di loro.
«Maestà» iniziò suo padre, «siamo disposti a perdonare il giovane Baptiste in virtù della sua giovane età, ma sia io sia monsieur Jean pretendiamo delle scuse».
«Naturalmente, monsieur Henri, mio figlio si scuserà immediatamente» convenne il conte di Dreux.
«Bene allora chiudiamo questo spiacevole incidente» dichiarò re Luigi.
 
 
[1] “Ti posso chiamare Greg?”.
   
 
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