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Autore: Bluereddino    25/10/2017    2 recensioni
Un cuore marcio non può essere recuperato, è destinato solo a sbriciolarsi e a divenire cenere. E il cuore di Silver era ormai marcio da tempo.
Sonic x Silver
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una mano tesa.
Una mano tiepida, brillante, grande e forte;
una mano gelata, monocromatica, così scarna da far spavento;
una mano artigliata, pronta a squarciare il mondo circostante;
una mano piccola e morbida, quella le cui carezze risvegliano il sorriso per un po'.
Tante mani, tutte tese per motivi differenti.
Ci sono persone che porgono la mano attendendo qualcuno che la afferri, nella speranza di poter essere sollevati da quel burrone in cui non immaginavano di cadere. Altri tendono la loro mano proprio per acchiappare quella dei bisognosi, imponendo a questi la sola condizione di far sentire quel richiamo spesso muto.

La mano di Sonic era sempre stata tesa verso Silver. Così, quando questo aveva visto quella luce differente dagli altri splendere negli occhi color speranza del ragazzo, aveva compreso il messaggio e disperatamente aveva tentato di aggrapparsi alla salvezza. Le loro dita si erano solamente sfiorate e avevano emesso una forte scossa, così violenta che quel secondo di troppo aveva fatto ricadere l'ultimo nel suo baratro, perdendo per sempre la visione di quell'aiuto così bramato. La carica negativa del riccio bianco aveva definitivamente troncato la bandiera bianca.

"Quindi è così che finisce questa tua fiaba."

Il pugno di Sonic batteva forte sulla porta della casa di Silver, così violentemente da fargli male, in preda alla veemenza della disperazione che impetuosa percorreva il suo sangue.

"Apri Silver, ti voglio parlare!" aveva gridato, il cervello e il cuore in frantumi. Per quale ragione aveva reagito in quella maniera, come mai proprio lui che era sempre volenteroso di discutere, ora era dall'altra parte del muro di casa e tentava di riportare alla luce quella barriera appena sfondata?

"Hai detto abbastanza!" Aveva ripetuto per l'ennesima volta il maggiore, con voce troncata dal pianto che non era giunto al suo capolinea nonostante fossero passati quasi quindici minuti dalla fuga dal bar. Colui ormai considerato ex-fidanzato lo aveva ricorso, ma essendo partito con uno svantaggio di diverso tempo poiché scioccato dagli avvenimenti, non era riuscito a catturarlo prima che si rifugiasse nella sua dimora. "Lasciami solo!"

"Te lo giuro, credevo che Shadow ti avesse detto tutto! Non volevo che lo scoprissi così!"

"Facile incolpare gli altri, ma perché non me lo hai detto tu da subito? Sei immaturo, un bambino capriccioso e dispettoso!" aveva dato un calcio al muro in preda alla collera.

"Silver, calmati per favore!". Il definirlo un poppante lunatico non era stato apprezzato dal porcospino, ma aveva lasciato fuoriuscire la frase dall'orecchio, implorando ancora perdono. Le cose si stavano mettendo male, erano così vicini eppure così lontani. Ora vedeva cosa era stato per Silver il muro dal lui costruito e avrebbe preferito non scoprirlo e non averlo mai crearlo per primo.

"Per colpa tua ora anche Shadow e Blaze litigano, contento?"

"Davvero, non volevo..."

"Non so se hai capito come sono andate le cose: io mi sono innamorato di te da quel bacio. Era un simbolo, il primo ricordo veramente bello che potevo dire di possedere; adesso è sinonimo dell'ennesima presa per il culo! Il mio primo bacio e il mio primo vero amore, in fumo perché tu sei solo un lurido approfittatore!"

"Non dire così..." il riccio bianco aveva sentito un leggero singhiozzo dall'altra parte del legno che li disgiungeva. L'altro si era accasciato contro la porta, sedendosi sul basso scalino bianco con la testa tra le mani. "Io ti amo, non ti immagini quanto. È vero, era una scommessa quel bacio, ma ciò che è successo dopo -che Chaos possa affogarmi se sto mentendo- non è frutto di una messa in scena. Io non sono così, non mi faccio il primo che trovo."

"Bugiardo, bugiardo, bugiardo."

"Certo che non vai a farti il primo che incontri: mi hai intortato per bene per farmi spalancare le gambe. Quelli facili non ti piacciono, vuoi una vera sfida e chi può essere più complicato di un ragazzino che dell'amore ha sentito parlare solo nei libri e nei film? O forse ti ricordavo la tua vecchia fiamma? Negalo, ma io so che è così." Aveva ringhiato. Parole sue o della coscienza? Sicuramente una mesta verità ai suoi occhi, saturi di afflizione e amarezza.

"Tails mi ha lasciato un vuoto enorme, ma tu sei diverso, è un nuovo inizio con te."

"Sei solo il cerotto che voleva usare per chiudere le sue ferite." La cantilena morbosa della voce interiore era più rumorosa del dolore di Sonic. Scalpitava e quel trapestio pulsava nel cervello del ragazzino, incapace di vedere oltre i propri pensieri. La pugnalata ricevuta lo aveva schermato dalla realtà che il suo amore tentava di mostrargli.

"L'unico inizio che hai creato è la mia nuova caduta. Ti sei portato via la mia verginità, cos'altro vuoi?! Ho finito i miei averi, ti ho dato tutto quello che potevo e non lo avrò indietro."

"Ti ho chiesto io di farlo?" Il carattere forte di Sonic iniziava a fiorire nella sua tristezza "Ti ho chiesto di darti a me?". Se non capiva che ogni singola sillaba che pronunciava era sincera, come poteva sperare di riportarlo al lume della ragione?

"E come avrei potuto fare altrimenti? Tu desideravi dei mesi per pensare e credevo stessi solo temporeggiando per farmi soffrire di più, così ho pensato che fare l'amore sarebbe stata la giusta svolta! Ma a quanto pare era quello che volevi, una ragione per avermi davvero accanto. Era tutto un piano, sapevi che prima o poi mi sarei concesso ai tuoi voleri."

"Costretto a fingere una crisi per uno che davvero ti fa entrare in crisi."

"Come puoi non capire che io non voglio approfittarmi di te? Silver, sai perché non ho studiato per l'esame?". Silenzio tombale. La coscienza continuava a farfugliare qualcosa di indistinto, consigli e imposizioni, così minacciose che solo grazie a una solida forza di volontà Silver non aveva aperto la porta per rompere l'osso del collo altrui; il lavaggio del cervello stava proseguendo imperterrito e il maggiore era ormai ben lontano dalla pace. Non sarebbe saltato oltre il burrone aperto dai suoi pensieri distorti, il buio lo aspettava là sotto. "Volevo trovare una cura alla tua malattia. Ho passato il mio tempo a indagare sul tuo stato di salute."

"Ti crede malato di mente, è come tutti gli altri."

"Io non sono pazzo!" grida furiose avevano tempestato le orecchie blu, accuse insensate. "Perché tutti mi considerate come se fossi da ricoverare? Sto bene, cazzo, sto benissimo! Siete voi i malati!"

"Te lo sta dicendo la coscienza?" Se Silver avesse potuto assegnare un'espressione facciale al ragazzo occultato dalla sua vista, probabilmente sarebbe stato uno di quei sorrisetti beffardi e taglienti, di quelli che istigano all'omicidio. Ora cosa voleva dalla sua coscienza? Non era davvero il caso di farla surriscaldare più di quanto non lo fosse già. "Quell'odiosa, spocchiosa coscienza che ti travia?"

"Ma che fastidio ti può dare? Non la vedi, non la senti..."

"La percepisco attraverso la tua lingua biforcuta, e oh, quanto vorrei sentila morire! Sei così dolce quando non ti comanda."

"Quindi è questo il tuo gioco." La sua solita risatina nevrotica di circostanza "Tu vuoi solo toglierla di mezzo. Credi che sia lei il problema, la vuoi distruggere. Per te ucciderla è la cura."

"Sarò totalmente sincero con te: si. È lei che ti manovra come se fosse un burattinaio e tu staresti bene se non ti impedisse di essere felice. Ti prego Silver, fai la scelta giusta. Vieni con me, liberati di questo peso. Io ti amo veramente."

"Lui o me? Un traditore o l'unico che non ti ha mai abbandonato in tutti questi anni? Io non ti ho mai fatto soffrire, per lui hai pianto ore e ore. La salvezza sono io, liberati di quel'infimo, l'unico vero peso che ti stai trascinando."

"Mi dispiace Sonic." E i passi che si allontanavano dalla stanza avevano dichiarato definitivamente la sconfitta del porcospino blu. "Ti amo con tutto me stesso, ma non siamo destinati a stare insieme. Non posso rinunciare alla mia coscienza per te."

Sonic aveva perso Silver. Accanto al profondo solco lasciato da Tails, ormai cicatrizzato, se ne era aperto un altro altrettanto doloroso, irritato e sanguinante. Il riccio blu si era posto in piedi, con la sola rimanenza di una lacrima che gli percorreva la guancia destra e il groppo in gola che lo avrebbe perseguitato per chissà quanto. Le mani nelle tasche della felpa e la testa china ad osservare i sanpietrini, tra i suoi silenziosi singhiozzi si era diretto verso il bar dove aveva lasciato gli amici. Era stato incaricato da loro di occuparsi di Silver, ma in quel momento avrebbe preferito avere reclutato qualcuno in suo aiuto, qualsiasi anima buona che avrebbe potuto fare da mediatore tra lui e la coscienza del suo amore perduto. La mente contorta di Silver lo spaventava a tal punto da impedirgli di cercare un compromesso, facendolo fuggire al riparo. Aveva paura per sé o per lo stesso Silver?

La coscienza si era definitivamente impadronita del suo ragazzo e lui era impotente davanti a quella mostruosità.
Qualcosa gli diceva che non avrebbe mai più rivisto il giovane del pelo candido, non avrebbe mai più sentito la sua voce. Addio occhi dorati, così sinceri e così addolorati. Non aveva mai avuto il potere di farli splendere per pura gioia, non avrebbe mai salvato quella povera anima dal suo tormento.

Voleva chiedere la possibilità di rimanere in contatto con lui, come con Tails, restare amici, ma non poteva mentire sé stesso: non ci sarebbe stata nessuna seconda chance e non esiste una relazione felice tra una persona che ama e una che vuole bene -sempre che il maggiore provasse ancora un minimo di affetto per lui-. Ogni sorriso sarebbe stata un'illusione che avrebbe riportato alla memoria quella mattina in cui si erano scambiati il loro primo bacio sincero e fra le lacrime avevano fatto l'amore. L'attimo che non sarebbe mai più tornato.
Se avessero ricominciato nuovamente cosa sarebbe potuto succedere? Una carezza, uno sguardo complice, poi un 'ti voglio bene' a cui Sonic avrebbe dovuto rispondere, con voce tremolante, 'ti voglio bene anche io', ciò che un ragazzo innamorato non vorrebbe mai dover dire al posto del suo mero 'ti amo.'

Aveva proseguito la sua camminata nel buio notturno, accompagnato dalla luce fioca dei lampioni che non potevano diradare l'oscurità contenuta nel suo interiore. Tutto era perduto.

No! Non poteva arrendersi così! Magari Silver non voleva vederlo, ma doveva cercare in qualsiasi modo il contatto. Il ragazzo doveva sapere assolutamente che lui non lo avrebbe mai abbandonato.
Aveva estratto il suo cellulare dalla tasca e aveva scritto un ultimo messaggio, il quale non avrebbe mai ricevuto risposta:
'Perdonami.'

Silver si era recato sul suo terrazzo. Sdraiato prono tra la polvere, aveva iniziato a rantolare angosciosamente; i suoi occhi erano vuoti e arrossati, le tracce delle sue lacrime sulle guancie paffute brillavano al chiarore della Luna. Le sue mani si contorcevano irrequiete senza comprendere a quale azione aspiravano.
Così, incatenato per più di ventitré anni in quella vecchia casa, percepiva i fantasmi del suo corso, non più oscurati come era riuscito a visualizzarli per tanto tempo, ma vividi e tangibili.
Le dolci rassicurazioni della nonna, comprensiva e confortante, contro quelle pretese ostinate di due genitori che non lo avevano mai amato:
Tu devi diventare qualcuno, non puoi deluderci! Lavora sodo, devi tenere alto il nome della famiglia!
Pareva passato un millennio da quando la sua coscienza lo aveva spinto a rifiutare la predica di suo padre e sua madre, quando era stato accompagnato nella casa in cui tuttora viveva, aimè disabitata da anni, distaccandosi dalla realtà. Blaze sembrava essere l'unica sua fonte di sussistenza, ma anche lei nascondeva troppe verità taglienti per essere considerata veramente affidabile. L'ennesima prova quella stessa sera: lei sapeva della scommessa di Sonic e Shadow, ma non aveva osato parlare. Non aveva avvertito colui che la considerava la persona più cara e preziosa.
La nonna, ora in forma di ricordo, non era riuscita a rasserenarlo dinanzi al fardello schiacciante delle ombre che lo tormentavano.

Lo spettro dei ricordi aveva cambiato rotta, portandolo verso lo scoglio che non avrebbe mai potuto evitare: Venice e i suoi occhi denudati dall'alcool. Sicuramente lo squarcio più profondo e mai sanato. La dimostrazione della potenza dei costumi che noi tutti indossiamo, con un po' di trucco e con la mimica Venice poteva diventare un'altra persona, mimetizzandosi alla perfezione. Silver sapeva di non poter vivere tra gli altri senza la maschera della finta tranquillità, ma che la avesse indossata o no non aveva fatto alcuna differenza: lui era malato e pericoloso davanti a ogni individuo con il quale volesse approcciarsi.

I dolori e le delusioni immortalati in ogni fotogramma delle sue memorie lo conducevano al suo personale Getsemani, il terrazzo, posto in cui andava a pregare in cerca di un bagliore di felicità e conforto. Trascorrendovi così tanto tempo, quel luogo era ormai diventato parte integrante del ragazzo; tutte le batoste ricevute in ventitré anni continuavano a condurlo dell'unica zona con una minima impronta di positività. Probabilmente la connotazione era associata al fatto che fosse uno degli angoli ricreativi suo e di suo fratello e il luogo in cui la nonna lo conduceva per ammirare il cielo stellato nelle calde sere estive. I bei vecchi tempi, insomma.
Quella sera il terrazzo sembrava più cupo del solito, come lo vedeva ogni volta in cui era stato costretto ad aggiungere un nuovo trofeo nella sua personale collezione di 'miglior ragazzo dimenticato da Dio'. Ecco, ora doveva inserire sullo scaffale quello regalatogli dall'impeccabile lavoro di squadra di Sonic e della sua coscienza, la quale, strano ma vero, poneva la sua firma in ogni coppa. Ma dopotutto era normale che fosse onnipresente, era lei che arrangiava la vita del ragazzo dalla prima volta in cui –undici anni addietro- aveva trasmesso le vibrazioni della sua voce; lei lo inchiodava al suo destino, che questo fosse di serenità o, come si stava rivelando essere, di solitudine. Non ci si poteva lamentare, lei sapeva cosa era meglio per il suo padroncino, il mondo era sbagliato e nessuno avrebbe mai accolto il povero riccio tra le sue braccia calde e premurose; nessuno lo avrebbe potuto proteggere e soddisfare, tranne lei, l'unica a capirlo e accettarlo con o senza malattie psichiche.
Lei aveva il massimo controllo sulla vita del ragazzino, il Grande Fratello che fungeva da catalizzatore delle sue emozioni.

A pensarci bene, dietro la coscienza si nascondeva un mistero losco e turbante: per quale motivo agiva in quella maniera morbosa e ossessiva?
A furia di incanalare Silver verso quella che lei credeva la verità, questo aveva perso la ragione di vita. Insomma, se tutto il mondo è insensibile e spietato, che senso ha esistere? Nessuno da amare o che ami, solo figure buie e menti vuote che come morti viventi popolano la superficie di Mobius.
Una cruda e dolente verità.
E se la coscienza non fosse mai stata pienamente sincera per quanto riguarda i misteri della realtà?
Sonic aveva tentato di mostrargli la faccia brillante della medaglia che è la vita, ma a causa del suo cuore ingombro di viltà aveva preferito seguire l'unica via che conosceva: la strada della solitudine, spianata e cementificata dalla sua mente.
Ancora, se il mondo non era così crudele, quale motivazione aveva la coscienza di legarlo dentro quella casa, ricoprendolo di rimorsi?
Una verità mai scoperta prima si era rivelata: la sua cecità lo aveva condotto a seguire le imposizioni pessimiste di quel demone che continuava a ricondurlo nel baratro dell'angoscia. Tralasciando gli agenti esterni che lo avevano tormentato da prima dell'arrivo di questa incombente entità, per essa aveva perduto senza alcun motivo un'intera vita.

"Ci sei arrivato ormai." Aveva confermato sinistramente "È vero, poteva andare diversamente, ma ho avuto i miei buoni motivi per instradarti verso questa via."

"Tu..." il rimbombare della frase nella sua mente lo aveva messo in guardia. Sentiva un buio schiacciante avvolgersi attorno alle sue membra. "Tu mi stai uccidendo da anni!"

"Ti sbagli. Ti sto proteggendo dal mondo marcio che con fiori delicati come te non riesce a far altro se non sbriciolarli. Fuori da questa casa il male serpeggia, non voglio che nessuno ti ferisca."

"Io sono ferito! Sono a pezzi, non ce la faccio più! Ormai non ha più senso andare avanti, ho perso la mia famiglia, i miei amici e l'unico ragazzo che ho davvero amato con tutto me stesso" Un grido isterico si era sollevato nel silenzio della lugubre notte. "NO NO NO NO! COSA HO FATTO?!"

"Rilassati. Hai fatto ciò che è giusto."

"Perché continuo ad ascoltarti? 

"Credevi di essere felice. Ti stava facendo il lavaggio del cervello."

"Forse posso ancora rimediare..." aveva pensato, tentando di ignorare quei sibili che gli imbottivano il cervello di dolore. Aveva preso in mano il cellulare, notando una notifica da parte di Sonic. A quella vista non aveva saputo come reagire e tra tutte le opzioni quella consigliata dalla coscienza era stata lo scaraventare il telefono verso il muro coperto d'edera che aveva dinnanzi. Così era stato, e un suono di vetro rotto ne aveva decretato la fine.

"Se pensi di andare a recuperare Sonic, ti avviso del fatto che la scommessa c'è stata davvero e si sono presi gioco di te come se fossi un bambolotto di pezza. Non puoi più guardare indietro, finiresti comunque da solo. Per caso è ancora quà a piangere per chiedere il tuo perdono? No, è tornato al bar per continuare a bere e ridere con gli altri traditori." Quelle parole sembravano così sincere e invitanti, perché non poteva far tacere la voce che lo traviava? Aveva bloccato il ragazzo al pavimento grazie alle sue subdole e fatali parole. 

"E cosa credi che possa fare? Restare a piangere tutta la vita?"

"Sei un libro aperto e dobbiamo finire di scriverti. Il problema è che i tuoi progetti contrastano con la natura circostante, non hai i mezzi per rendere i tuoi sogni realtà: non esiste un mobiano perfetto che ti possa stare accanto, non c'è una famiglia che ami incondizionatamente il proprio pargolo e gli amici non sono mai sinceri. Ma io sono nel tuo subconscio Silver, tu mi puoi creare." Come tante altre volte, l'oscurità aveva pervaso i sensi del riccio, portandolo in quel mistico stato di catalessi in cui ogni sogno è realtà. Faccia a faccia con il suo amico/nemico, cosa poteva fare se non ascoltare in silenzio? "Dammi un volto, un nome, plasmami a tuo piacimento. Sai di cosa hai bisogno, e io sono qua per dartelo.". Per qualche istante il ragazzo aveva davvero deciso di approfittare di questa possibilità, creando un quadro di un nuovo ragazzo, il suo ideale: era in tutto e per tutto uguale a Sonic. Agile e scattante, forte, carismatico e bello da far invidia ai migliori attori. L'unico problema era che non esisteva e forse se fosse esistito avrebbe preferito qualcuno di più sano del suo creatore.
Silver aveva riaperto gli occhi di scatto, emettendo un profondo sospiro.

"Perché ti sei fermato?"

"Io non voglio un Sonic farlocco o che so io, voglio il vero Sonic. E poi non posso confinarmi nella mia testa."

"Perché no? Lì hai tutto quello che vuoi. Non perdere tempo tentando di  stabilirti nel mondo reale!"

"Vivrei in una bugia se mi chiudessi in me stesso. Ma anche il mondo è richioso... o forse sono io che sono sbagliato? Magari non sono destinato a vivere a causa della mia pazzia."

"Idiozie. Tu sei apposto e ci tengo a ribadire che non sei pazzo. Sei diverso, tutto qua."

"Lo dici sempre anche tu, non esiste nessuno che mi vuole per ciò che sono. E questa sera i ragazzi hanno avuto la premura di ricordarmelo." Si era sollevato da terra silenziosamente, ascoltando i grilli in lontananza; anche quegli animali così insignificanti avevano una vita migliore della sua. Si era incamminato verso la ringhiera, dove aveva poggiato entrambi i gomiti, e aveva osservato le mattonelle maculate del giardino sottostante. "Credi che se mi buttassi di testa potrei farla finita? Sono riuscito a spezzarmi l'omero, il cranio non dovrebbe essere molto più resistente.". Il ricalcolo era effettivamente accurato: si, l'altezza era ottimale. Strano che prima della sua caduta -avvenuta in quel fatidico pomeriggio d'agosto che lo aveva portato a vivere quella stramba avventura con i ragazzi del Chao Garden Bar- non avesse considerato sufficienti quei pochi metri per causare una morte veloce e possibilmente indolore. Generalmente i suoi calcoli erano sempre esatti. Beh, tutti possiamo sbagliare, considerando che sbagliando si impara. E lui aveva imparato.
Sul quel terrazzo era iniziato tutto e lì sarebbe finito.

"Sei pazzo?! Vuoi davvero spegnere entrambi?"

"Ci sto risparmiando l'ennesimo capovolgimento della storia."

"Non ti azzardare a pensare una cosa del genere! Non hai motivo di morire!"

"Non ho motivo di morire?! NON HO MOTIVO?" Il grido che era fuoriuscito dalle labbra secche del giovane sarebbe dovuto essere minaccioso, ma assomigliava maggiormente a una recita melodrammatica da pochi soldi. L'unica prova della serietà della discussione erano le lacrime che avevano ricominciato il loro tragitto sulla pelle ambrata del viso. "Sono solo e non voglio restare solo a vita! Prima finisco, meno dovrò soffrire!"

"Io tengo a te!"

"TU SEI UNA CAZZO DI VOCE NELLA MIA TESTA E NON CAPISCO PERCHÉ STO A PERDENDO DEL TEMPO PER RISPONDERTI!" una mano sul metallo gelato dal freddo notturno, a seguire immediatamente l'altra. Stava per compiere il salto fatale che avrebbe cancellato tutti i suoi problemi, l'unico passo davvero importante della sua esistenza. Destino aveva voluto che poco prima di spiccare il volo gli fosse comparsa di sfuggita l'immagine di un Sonic sorridente che poneva le sue mani come sostegno per aiutarlo a scalvalcare la rete per il sentiero della sorgente. Il rancore e la rabbia gli ribollivano nelle vene, seguendo i battiti accelerati che come un pendolo segnavano gli ultimi istanti rimanenti.
Certo che il destino doveva averlo preso proprio in antipatia: gli altri lo distruggevano ed era comunque lui a dover pagare con la vita?

"Non finirà così."

La furia suicida alimentata dalla disperazione era stata sostituita in pochissimi istanti da un vero e proprio moto di terrore quando, aprendo gli occhi per constatare se davvero il Paradiso è un terra candida e lucente, aveva compreso di essere ancora in vita e, cosa che lo aveva turbato maggiormente, di trovarsi a testa in giù, sospeso a un metro e mezzo circa dal punto in cui aveva tentato di compiere il salto.
L'ennesimo grido aveva squarciato il silenzio dello sfondo scenico.

Qualcosa lo stava reggendo in aria, così aveva potuto supporre esaminando lo stato della sua gamba destra, unica di tutti i suoi arti che, contro ogni legge gravitazionale, non era attratta dal vuoto sottostante. Non sembrava gravare quanto il resto del peso corporeo.
Con il massimo sforzo addominale a lui possibile, Silver aveva sollevato la schiena nel tentativo di comprendere cosa lo stesse tenendo in quella condizione di equilibrio apparentemente precario. Per quanto gli organi recettori del tatto non fossero stati sollecitati da quella stretta irremovibile, un denso vapore nero –poteva davvero essere definito vapore?- si stringeva su un suo piede. Oltre ad essere una cosa del tutto paranormale, un gas che sostiene un peso abbastanza consistente, il così detto 'corpo aeriforme' pareva disporre di un volume proprio visto che era perfettamente compatto, ma non presentava alcuno stato fisico, altrimenti sarebbe potuto essere percepito dal riccio che con occhi ricolmi di orrore osservava l'ammasso buio.

"Sono morto e questa è la mia condanna. A testa in giù nella mia prigione." Si era detto nel tentativo di dare una spiegazione qualsiasi, anche la meno razionale. Beh, se aveva perso il tatto forse era davvero defunto e quella era la prova che una vita dopo la morte esiste davvero.
Come se la presenza fioca avesse voluto confermare, il ragazzo era stato trascinato verso l'alto. Quell'anomalia lo voleva trasportare verso il Cielo?
Silver aveva serrato saldamente le palpebre in attesa della pace dei sensi tanto agognata, ma ancora una volta era rimasto deluso nel sentire, al posto del nulla cosmico, due braccia che lo sorreggevano. Aveva impiegato del tempo per percepirle, e ciò lo aveva portato a credere di trovarsi direttamente in braccio a qualche dio impietosito dai suoi occhi vitrei e da quel cuore che avrebbe preferito non aver mai pompato una singola goccia di sangue. Un ringraziamento era debito all'onnipotente che si voleva prendere cura di lui, così il ragazzo aveva, per l'ennesima volta, aperto gli occhi. Non era una forma di vita ultraterrena che lo sorreggeva, ma se lo fosse stato era certo che il suo aspetto non sarebbe variato minimamente: appena illuminato dal chiarore delle stelle, l'unico e il solo Sonic. Era tornato per salvarlo! Ma come era possibile? Forse Balze, sentita la necessità del minore di riappropriarsi del suo unico grande amore, aveva aperto la porta e lo aveva condotto da lui.
Quindi la caduta non era mai avvenuta e quella strana forma di vita aliena era solamente il frutto di una sua ennesima allucinazione. Teoria sensata, smentita in pochissimi secondi dagli avvenimenti successivi.

Il porcospino argentato non aveva osato fiatare, ma colto da una passione irrefrenabile aveva deciso di baciare il suo eroe, che aveva screditato le accuse di quella sua odiosa coscienza: si, era tornato per lui! Non lo aveva abbandonato, il loro amore era puro!
I loro sguardi si erano incrociati e il riccio bianco aveva notato una luce diversa in essi, letteralmente, poiché parevano quasi splendere nel buio. La cosa gli era parsa parecchio strana, ma aveva preferito non soffermarsi troppo su questo dettaglio, per passare subito al suo luogo d'interesse. Percorrendo di sfuggita la strada verso il muso aveva scoperto una cruda verità: le labbra non c'erano. Sonic non aveva la bocca.

Si era immediatamente liberato dalle braccia forti che lo sorreggevano, gridando spaventato. Aveva sbattuto il coccige per terra, dove aveva continuato a boccheggiare per qualche secondo prima di sentire la voce del mostro che aveva davanti. Era profonda, virile, ma non in senso buono come quella di Shadow; incuteva una paura abnorme:

"Perché non mi hai baciato? Avrei accettato volentieri."

"Chi sei?" era riuscito a malapena a pronunciare quelle due parole.

"Non ci credo, non mi riconosci!"

"Non sei Sonic! Cosa ne hai fatto di lui?"

"Ciò che fa quel ragazzo non mi concerne. Io mi occupo di te, non di lui.". Portando una mano dietro la schiena, aveva fatto un piccolo inchino, offrendo il suo aiuto al ragazzino per sollevarsi da terra.

"Tu sei..." Il corpo solido che aveva dinnanzi si era liquefatto nella 'nube' che lo aveva salvato dalla fine.

"In realtà appaio così. Sono solo una semplice ombra." In pochi secondi aveva ricomposto il corpo del riccio blu, decidendo di tenere quelle sembianze volutamente assegnategli dal giovane. Illuminato dalla luce bianca della Luna pareva un vero e proprio doppione del ventunenne, anche se in realtà non era stato in grado di riprodurre alla perfezione le tonalità di pelle e pelliccia, finendo con l'apparire come un versione cerea di Sonic. "Si, sono la tua coscienza."

"Non sei nella mia testa." Aveva sussurrato Silver scioccato. "Tu... esisti."

"Ovviamente." Aveva preso tra le sue dita una mano del ragazzino, facendo in modo che questo andasse ad accarezzargli una guancia. La sua pelle grigiastra era gelida, il che aveva fatto comprendere al riccio che quello che aveva davanti non era effettivamente un essere vivente dotato di sangue caldo. Forse non disponeva di sangue del tutto, a giudicare dal suo cambio di forma. "Mi puoi sentire? Sono vivo.". Il riccio aveva annuito strabiliato, incapace di aggiungere altro. Quella che aveva davanti era la persona che per tutto quel tempo aveva gestito la sua vita, non era un semplice frutto della sua mente strampalata. "Ti devo delle spiegazioni, immagino. Non ci metterò molto, è così semplice ed elementare che trovo strano che tu non ci sia arrivato da solo. Hai un dono, Silver, un grandissimo dono, incomprensibile per chiunque altro tu possa incontrare. Tu vedi oltre. Hai una mente molto più sviluppata degli altri e con questo non intendo dire che sei più intelligente della media; a differenza dei comuni mobiani sei riuscito a metterti in contatto con il mondo paranormale, sei l'unico con cui sono riuscito a comunicare in tutta la mia esistenza.". Gli occhi verdi da serpe della coscienza avevano scrutato curiosamente l'espressione esterrefatta del riccio.

"Fammi capire, come hai fatto a comunicare con me?"

"Il pensiero Silver, hai aperto la mente e io ti ho sempre parlato attraverso il pensiero. Sono stato a vegliare su di te nascosto nella tua ombra, parlandoti quando stavi imboccando la via sbagliata. Per questo mi sono sempre fatto chiamare coscienza.".

"Perché lo hai fatto? E perché non ti sei mai mostrato prima di oggi?". Prima che se ne potesse rendere conto, l'uomo-ombra lo aveva accolto in un abbraccio, un corpo spiacevolmente freddo ma un gesto così caloroso che era comunque riuscito a intiepidire il povero Silver, bisognoso di affetto in quel momento più che mai.

"Mi sono mostrato molteplici volte, in quei momenti che i tuoi così detti amici chiamano crisi. Che dispregiativo, non credi? Non volevano che io e te comunicassimo, nonostante tu avessi tentato di spiegar loro che tutto è sempre stato sotto controllo e che io non sono pericoloso." Un brivido aveva percorso la spina dorsale di Silver quando l'altro aveva iniziato a sussurrare a un suo orecchio con quella voce profonda. "Te l'ho detto tantissime volte, io ho paura per la tua salute. Il mondo non accetta le persone speciali come te, ne ha paura. Sei prezioso e non voglio che gli altri ti rovinino. Nessuno è degno di averti tranne me, perché io so cosa è meglio per te."

"Non è sempre stato un sentimento di superbia. Qualcuno mi vuole bene davvero..." aveva ripetuto il giovane, senza fiato. "Tu mi vuoi bene."

"Più di quanto immagini. Vedi perché devi continuare a vivere? Possiamo vendicare tutto il male che ti è stato fatto, possiamo continuare a scrivere la tua storia e possiamo dargli un finale ben diverso da quello che vedevi tu. Puoi ricominciare da capo con me. Ci stai?". Il momento dell'abbraccio era terminato e il Sonic fasullo aveva porto la sua mano come richiesta di fiducia. Una volta stretta, non ci sarebbe più stato un ritorno, nessun ripensamento sarebbe stato possibile.
Tutti i suoi amici lo avevano tradito, quindi Silver doveva dimenticare la possibilità di affidarsi ancora a un giovane qualunque; mandare via la coscienza, la sua luce in fondo al tunnel, sarebbe stato un errore madornale, considerando che senza di lei non riusciva a distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato. La conosceva a menadito e il rapporto di stima esisteva da anni, come aveva ribadito più volte. Forse quella era davvero l'opportunità che lo avrebbe condotto alla felicità. "Tutto è fatidico Silver, ma se fai delle scelte coscienziose puoi forgiare un destino in cui la sofferenza non esiste e il dolore non osa avvicinarsi a te. Possiamo essere felici."

"Accetto." E così dicendo aveva incastonato le sue dita tra quelle altrui, che si erano strette saldamente sulla sua mano. Questa volta Silver non sarebbe stato l'antagonista della sua storia. Era l'alba di una nuova era, un nuovo mondo stava avendo inizio.

"Speravo che accogliessi la mia proposta. Quasi dimenticavo: il mio nome è Mephiles. Lo giuro, ti proteggerò per sempre, perchè ti ho amato dal primo istante e ti amerò in eterno. Sei  solo mio." 

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Salve a tutti, cari lettori!
Colgo l'occasione per ringraziarvi del vostro supporto, siete stati gentilissimi e mi ha fatto piacere che questa storia vi abbia appassionato!
Ringrazio in modo particolare MirySnata che mi ha consigliato e sopportata durante tutta la stesura della storia, RoryJackson che mi ha sostenuta e aiutata grazie alle sue preziose recensioni e Fiag__ che mi ha aiutata a scrivere qualche passo (e si spera mi aiuterà in caso debba uscire qualche speciale).

A parte avvertirvi del fatto che una nuova storia uscirà tra non troppo tempo (dipende dagli impegni scolastici e dalla voglia del mio cervello di organizzare una trama decente), ho deciso di postare un capitolo in cui rispondo alle domande per Fatidico.
So che diverse cose possono non essere chiare, ma vi chiedo perdono: do spesso per scontato che gli altri sappiano cosa mi frulla nella testa e mi dimentico di metterlo per iscritto.
Quindi, se volete chiedermi qualcosa, scrivetela nei commenti! Posterò domande e risposte in questo angolo faq.

Grazie ancora a tutti!

   
 
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