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Autore: Sherry93    28/10/2017    2 recensioni
Avevo sciolto l'Inquisizione, non sopportavo più quei falsi buonisti che avevano lasciato la salvezza del Thedas sulle nostre spalle e pretendevano che sparissimo. Corypheus era morto già da più di due anni e non aveva senso. Abbiamo un altro obiettivo, ho un altro obiettivo e non intendo restarne fuori, se voleva proteggermi doveva fare di meglio, quel suo maledetto orgoglio lo avrebbe ucciso e non posso permetterglielo.
[IN REVISIONE]
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inquisitore, Solas, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Grazie a chiunque legga, sono benvenute le recensioni e soprattutto suggerimenti e critiche


CAPITOLO 1

Le montagne erano perennemente innevate, le fissavo assorta dal balcone della mia camera a Skyhold. Quelle montagne che avevano osservato silenziose la mia crescita, le mie gioie e i miei dolori in quegli anni contro Corypheus e in questi ultimi tre assistito alla mia disperazione che si era tramutata in rabbia. Rabbia contro me stessa per non essere riuscita a fare di più e contro l’unico uomo che avrei mai amato in vita mia. Era già passato parecchio tempo, ma i miei sentimenti non mutavano, non guarivano, avevo provato, inutilmente. Mi mancava, anche se sapevo ormai chi era e cosa voleva fare, sarei stata sempre sua, nella mia breve vita da mortale.

-Yen dobbiamo andare- disse Cassandra, a quelle parole sussultai riscuotendomi dai miei pensieri e mi girai verso di lei, mi guardava preoccupata, anche se ormai cercava di nascondere quel suo stato d’animo nei miei confronti, come io celavo il mio dolore che era sempre in agguato nel mio cuore.

Abbozzai un sorriso -Tutto pronto quindi? È finita- risposi forse sollevata, non lo sapevo neanche io, forse avevo lasciato andare le poche persone che mi sarebbero rimaste vicino, ma era ora di fare il mio gioco, con le mie regole. Non sarei rimasta ferma ad aspettarlo. Un’aria gelida mi investii, istintivamente posai una mano sul moncherino, che mi dette una fitta, facendomi fare una smorfia di dolore.

-Yen stai bene?- si avvicinò allarmata

-Sì bene, meglio muoversi, probabilmente nevicherà ancora- o piovuto se fossimo stati a valle, i dolori che ogni tanto si rifacevano sentire ci azzeccavano sempre.

Avevo sciolto l'Inquisizione, non sopportavo più quei falsi buonisti che avevano lasciato la salvezza del Thedas sulle nostre spalle e pretendevano che sparissimo. Corypheus era morto già da più di due anni e non aveva senso. Abbiamo un altro obiettivo, ho un altro obiettivo e non intendo restarne fuori, se voleva proteggermi doveva fare di meglio, quel suo maledetto orgoglio lo avrebbe ucciso e non posso permetterglielo. Poteva essere potente in modo inimmaginabile il Temibile Lupo, avevo visto i suoi poteri in azione, ma non poteva nascondermi il suo vero essere. "Avevo dei piani" la risposta che avevo ottenuto quando gli avevo chiesto cosa avrebbe fatto con gli Dei malvagi. Conoscendolo l'unico piano possibile sarebbe stato ucciderli uno alla volta e per uccidere un Dio ce ne vuole un altro, mi credeva tanto ingenua? Ci deve essere un altro modo per far si che il nostro mondo e l’Oblio coesistano senza fare una strage. Dovevo trovarlo, possibilmente uscendone anche vivi.

Ora però avevo un’altra priorità. A causa dell'Ancora che stava per uccidermi, Solas mi aveva reciso il braccio per non farmi morire e gliene ero grata, non so che magia avesse usato, ma era stato indolore. La mia carriera di assassina era però finita, cosa avrei potuto fare con un braccio solo? Dovevo riaverne uno nuovo e l'unica soluzione possibile l’aveva suggerita Dorian. Andava fatto anche se significava rischiare la vita, non era una magia facile e anche se il mago aveva cercato di rassicurarmi, mi aveva posto davanti i rischi. Mi fido ciecamente di lui e comunque ora che Solas mi ha abbandonato per la terza volta, cosa ho da perdere? Ero stanca, speravo che Leliana trovasse anche una minima traccia su di lui, ma le davo poche speranze, più tempo passava e più si allontanava da me, ma non mi sarei mai arresa.

Controllavo le borse agganciate alla sella. Passai con la mano sul collo del cavallo affondando le dita nella criniera, guardai verso la scalinata che portava nel salone principale della fortezza. Mi aspettavo ancora di vederlo nella biblioteca e nella stanza circolare posta subito sotto, dove i suoi affreschi erano rimasti immutati, e mi portavano alla mente solo i ricordi in cui glieli avevo visti fare. Quando restavo volentieri a fargli compagnia, ed a studiare la sua schiena che mi piaceva avere sotto le mani quando ci abbracciavamo. Avrei ancora voluto vederlo scendere le scale deciso, come aveva fatto innumerevoli volte, dandomi l’impressione che si trovasse in un posto che conosceva da una vita. Ed era così, era sempre stato così, ma non si era fidato. Sospirai e chiusi gli occhi per un attimo, allontanando quei pensieri con forza. Mi guardai intorno un’ultima volta, ormai Skyhold era deserta, piano piano tutti se ne erano tornati alle loro vite, mancavamo solo noi due.

I sussurri che mi tenevano compagnia da quando avevo bevuto dal Pozzo del Dolore, intervennero con la solita voce roca. Rimbombandomi nella testa con la loro saggezza non richiesta. Ormai li avevo accettati e da un brusio incomprensibile erano diventati tutto sommato chiari. Parlavano sempre in elfico  Tarasyl'an” . Sì, questo lo sapevo, Skyhold la fortezza che stavo per abbandonare veniva anche chiamata ‘il luogo che custodisce il cielo’. Sarà perché era in cima ad una montagna, talmente in alto che si aveva l’impressione che lo toccasse. In questo caso avrebbe custodito anche i miei ricordi, non potevo andare avanti come avevo fatto nell’ultimo periodo.

-Ti aiuto?- domandò Cassandra con i suoi occhi color nocciola puntati su di me e i capelli neri tagliati sempre corti, non si era mai fatta convincere a lasciarli crescere.

-No, grazie. Vorrei almeno continuare a salire a cavallo da sola- scherzai, con quelle parole infilai un piede nella staffa e tenendo le redini mi aggrappai alla sella, con una decisa spinta mi detti lo slancio. Ormai ci avevo preso l’abitudine, le prime volte l’equilibrio non aveva voluto collaborare, cercando sempre di aggrapparmi con una mano che non avevo più. Questa non era l’unica cosa che mi metteva in difficoltà, ma per fortuna, avevo perso il braccio sinistro e non il destro, se no imparare anche semplicemente a mangiare o scrivere sarebbe stato un bel problema.

Era giunto il momento di andare nel Tevinter. Mi misi in viaggio con Cassandra che restò volentieri al mio fianco, visto che fino a qualche giorno prima aveva svolto il suo compito di Mano Destra della nuova Divina della Chiesa di Andraste, ma aveva detto che sentiva il bisogno di un cambio d'aria, non la sopportava e non avrebbe continuato quel lavoro per nulla al mondo. Infatti Vivienne, la prima maga ad essere diventata Divina, aveva un carattere difficile da sopportare, neanche io amavo averla troppo intorno. Almeno avrei avuto compagnia e qualcuno con cui parlare, siamo sempre andate d'accordo ed ero felice che almeno lei, la mia amica mi fosse rimasta accanto. Gli altri una volta sciolta l'Inquisizione erano tornati alle loro vite e anche se mi dispiaceva, ero contenta per loro. Sarebbero ritornati operativi se avessi avuto bisogno e questo mi rincuorava.

-Allora, dimmi, ne sei convinta? Assolutamente certa? Rasenta la pazzia e lo sai- disse Cassandra preoccupata.

-Lo so, ma se non fossi tanto pazza, credi che mi sarei innamorata di un Dio? Ne abbiamo già parlato, andrò in fondo a questa storia che vi piaccia o no, e non starò ad aspettare Solas che scateni l'inferno per morire. Se devo rischiare di morire almeno lo farò a modo mio-

-Come vuoi, magari se muori si rifarà vivo...-

Ridacchiai -Cassandra Pentaghast che fa dell'umorismo... devo proprio essere messa male... scriverò a Varric che la sua influenza su di te si fa sentire-  conclusi provocatoria

In risposta fece uno dei suoi sbuffi disgustati -Per carità che Andraste me ne scampi! Non scrivergli nulla, se no ti ci faccio andare a piedi da Dorian!-

-Va bene! Va bene!- risi non riuscendo a trattenermi, beccandomi così un’occhiataccia.

Fu un viaggio lungo, passarono parecchie settimane e più ci avvicinavamo al Tevinter più venivo guardata male, come un essere inferiore, da quando ero diventata l'Inquisitore non mi capitava ormai da parecchio, e nasconderne il fastidio veniva difficile. Per fortuna c'era Cassandra, almeno passavo per la sua schiava e nessuno osava importunarmi, ci mancava soltanto che perdessi la pazienza spaccando la faccia a qualcuno. Avevo già abbastanza problemi.

-Non dovrebbe mancare molto ormai, non ne posso più, ho la schiena a pezzi- accompagnò quelle parole mettendosi una mano su un fianco massaggiandoselo. Avevamo passato le giornate a cavallo tenendo un’andatura normale, ma a tutto c’era un limite. Eravamo sfinite.

-Anche io, sicuramente siamo quasi arrivati, l’attenzione che mi porgono non è per nulla amichevole- meno male che avevo tolto i Vallaslin, se no è come se avessi avuto un cartello sulla schiena con scritto “Guardatemi”. Chiusi gli occhi e sospirai, maledizione, dovevo pensare proprio a quello? Sono un’idiota! Non voglio ricordare! Non ora!

Arrivati sul confine, come da istruzioni, ci fermammo vicino ad una locanda abbastanza distaccata dalle prime case che costeggiavano la strada principale che portava al centro della piccola città. Legammo i cavalli all’esterno ed entrammo guardando attentamente gli avventori, dovevamo cercare un uomo con un fazzoletto rosso legato al polso, ma per adesso non si vedeva.

-Sediamoci, riposiamoci un po’, dubito che siamo già arrivate e ho fame- proferì Cassandra -Prendi un tavolo, io ordino qualcosa per entrambe- aggiunse, annuii con un cenno del capo e puntai al primo tavolo libero in un angolo, il più defilato possibile. Presi posto ed ebbi un po’ di sollievo, misi il braccio sul tavolo e posai la testa. Tempo qualche minuto e udii dei passi, alzai il viso pensando fosse la Cercatrice, ma mi ritrovai davanti un uomo piuttosto massiccio armato di spada che mi squadrò attentamente.

-Elfa, hai visto il cartello fuori o non sai neanche leggere?- disse borioso, continuava ad osservarmi con uno sguardo lascivo. Non avevo notato nessun cartello, ma immagino cosa ci fosse scritto.

Prima che potessi rispondere, una mano gli comparve sulla spalla -Qualcosa non va?- disse seria Cassandra

-Gli elfi non possono entrare qua dentro-

-È con me, quindi fuori dai piedi- il tono avvertiva che era meglio fare come diceva, ma sarebbe stato troppo bello -Non può comunque stare qua o ve ne andate o potreste pagare perché me ne stia zitto-

Sospirai e fissai Cassandra, doveva crederci proprio fesse. Presi da una tasca una moneta d’oro e la posai sul tavolo, allungò la mano per prenderla, ma velocemente estrassi il pugnale che portavo in vita conficcandoglielo nella mano, bloccandolo così al tavolo. Urlò di dolore -Puttana!- cercò di difendersi con il braccio libero, ma la Cercatrice glielo bloccò dietro la schiena.

Sembrava che nessuno facesse caso a noi, mi alzai e tirai un forte pugno in viso a quell’idiota. La mia amica approfittò dell’attimo di smarrimento dell’uomo e con un movimento fluido gli fece schiantare la testa sul tavolo. Tolsi il pugnale decisa dalla mano e scivolò sul pavimento tramortito, mi ripresi la moneta. Ci spostammo come niente fosse ad un altro tavolo libero, notai l’oste sogghignare.

-Potremmo mai stare tranquille?- domandai sconsolata

Sbuffò -Ho perso le speranze, comunque tra poco si mangia-

-Bene, qualcosa mi dice che abbiamo fatto un favore all’oste-

Ci sedemmo e continuammo a cercare il nostro contatto. Speravo non ci fossero stati imprevisti. Poco dopo arrivò una cameriera con le pietanze, l’oste portò dei boccali di birra -Questo lo offre la casa, per averci risolto un problema- disse contento

Sorrisi -È stato un piacere, suppongo rovinasse gli affari-

-Infatti, non nego ci siano posti dove voi elfi non possiate entrare, ma la mia locanda non è tra quelle e i furbi ogni tanto saltano fuori, soprattutto essendo sul confine-

-La ringraziamo- concluse Cassandra

-Se vi serve qualcosa, chiedete pure- e se ne andò

Mangiammo tranquillamente

-Pensavo, Solas saprà che lo  segui- affermò seria

Bevvi e la guardai da sopra il bordo del boccale -Sarei meravigliata del contrario-

-Quindi hai già in mente qualcosa? Devi trovare un modo di passare in vantaggio-

-Non ancora e poi mi serve un braccio, mi sono stancata di farmi aiutare anche per fare le cose più semplici-

Restò in silenzio -A parte il braccio, ne vale la pena?-

La osservai -Non riesco ad andare avanti Cassandra… - bevvi un po’ di birra, amara come la mia vita -Da quando mi ha lasciato senza un motivo, avrei dovuto odiarlo, invece quando me lo sono ritrovato davanti, il solo vedere che era vivo…- strinsi più forte il manico del boccale nervosa -Gli farò cambiare idea. Devo, non potrei fargli del male…-

Posò una mano sulla mia stringendola -Quando lo trovi se non lo ammazzi prima tu, lo farò io-

Sorrisi -Grazie, amica mia-

La Cercatrice alzò lo sguardo spostando la sua attenzione -Ci siamo-

-È arrivato?- in risposta fece un cenno con il viso e mi voltai leggermente, un individuo incappucciato con un fazzoletto rosso sul polso. Feci per muovermi, ma Cassandra mi bloccò.

-Faccio io- la guardai contrariata -Non te la prendere, ma ho già notato un paio di persone che aspettano una tua mossa per darti fastidio- sbuffai seccata -Tutto tuo-

Si alzò e aspettai, poco dopo ritornò con il nostro contatto che prese una sedia e si mise tra noi due. Era una donna umana.

-Benvenute in Tevinter, mi chiamo Aryal. Per raggiungere il nostro amico comune ci vorranno ancora due giorni a cavallo-

-Io sono Yen, lei è Cassandra. Andiamo allora, prima arriviamo meglio è-

-Non volete riposare? So che siete in viaggio da parecchio, è un bel pezzo di strada dal Ferelden a qui-

-Grazie, ma proprio perché siamo in viaggio da settimane, vogliamo fare il più presto possibile-

-Come volete, andiamo. Faremo solo una pausa a metà destinazione, per far riposare noi e i cavalli- disse Aryal

Altri due giorni, che con la nostra guida passarono tranquillamente, con alcune accortezze ci mimetizzammo tra la gente del luogo. Giunti a destinazione Aryal, si congedò, lasciandoci a degli altri sottoposti di Dorian e venimmo scortate in degli appartamenti molto lussuosi. Ci venne detto che il Magister,  era impegnato e di metterci a nostro agio. Il mago occupava quella carica da quando era morto suo padre, creando non poca confusione quando ne aveva l'occasione.

Ne approfittai per fare un bagno, era da settimane che non ne facevo uno come si deve. Riempii la vasca e mi immersi, sentendo i muscoli rilassarsi dandomi sollievo. Chiusi gli occhi e volente o no, come mi capitava spesso, i pensieri mi portarono da lui. Maledizione, mi veniva sempre in mente, il suo viso, il suo sorriso, i suoi bellissimi occhi grigi che non mi sarei mai stancata di guardare, le sue labbra...basta! Sono stanca di questo dolore che ho al cuore, è come se mi avessero spezzato l'anima! Basta! Delle lacrime mi rigarono il viso, me lo lavai e uscii dalla vasca, l'acqua ormai era già fredda. Mi guardai allo specchio, passai la mano tra i capelli neri lunghi fino alle spalle, prima o poi li avrei tagliati, purtroppo mi mettevano in difficoltà. Le mie iride color ametista mi fissavano, lasciai scorrere lo sguardo sul corpo e contemplai la cicatrice sul moncherino, erano delle linee chiare che si diramavano come i rami di un albero, partivano dal punto dove una volta c’era il gomito fino alla spalla. Altri segni evidenti, con tutte le battaglie in cui ero stata coinvolta, non ce n’erano, grazie sempre a lui, sempre pronto ad aiutarmi ed a guarire le ferite che mi erano state inferte. Non avrei mai pensato che la più dolorosa e inguaribile me la infierisse proprio lui, è una tortura, spero di andare avanti più di quanto ne sia capace, non posso fermarmi né per me, né per lui. E se lo trovo, quando lo trovo, Dio o no lo picchio! Questi ultimi pensieri mi fecero distendere le labbra in un sorriso, ti picchio, dovessi trovarti anche solo per questo. Con un leggero sorriso sul volto mi rivestii, andava decisamente meglio, e Dorian era arrivato.

-Amica mia! Bellissima come sempre vedo! E benvenuta anche alla nostra Cercatrice preferita- gli occhi brillavano di gioia, sembrava secoli che non ci vedevamo di persona. Avevamo parlato più volte attraverso il cristallo magico che mi aveva regalato, ma così era tutta un'altra cosa.

-Dorian, sarai pure un Magister, ma non ti trovo piacevolmente cambiato- affermai con un sorriso

-Per cambiare me, penso non gli basteranno mille anni, andar bene... comunque parlando di cose serie, sei convinta? Non sarà una passeggiata, te l'ho già detto, ma hai il mio completo supporto-

-Me lo domandi come se avessi alternative Dorian, il braccio mi serve, dovessi farlo anche solo per riempirlo di schiaffi, non ho ripensamenti!-

-Adesso ti riconosco, amica mia, quindi prima di dilungarci in discorsi noiosi, mettiamoci a tavola, ne abbiamo tutti bisogno, vedo-

Mangiammo, bevemmo e scherzammo come quando eravamo compagni a Skyhold, anche Cassandra si rilassò, per poi ritirarsi in camera per prima. Dorian rimase con me a fissare il fuoco del camino per qualche minuto e disse -Quindi, tra un paio di giorni cominciamo, so che sei curiosa, ma ti prego di non uscire, non vorrei che qualcuno ti importunasse, so che te la sai cavare, ma devi arrivare in forma per il grande giorno-

Lo osservai e fu una di quelle poche volte che lo vidi serio e preoccupato -Dorian, ho piena fiducia in te, lo sai e non intendo morire prima di averlo picchiato per bene- abbozzai un sorriso, che lui non ricambiò rimanendo serio -Fa ancora così male? Se mi ritrovo davanti quel bastardo che ti sta facendo soffrire, lo incenerisco!-

Guardai assorta il fuoco che scoppiettava -Non ha mai smesso di fare male. Ti ringrazio per il pensiero, ma l'onore di incenerirlo spetta a me-

Sorrise -Se lo dici tu... per me finirete a letto- provocò malizioso

Sentii le guance scaldarsi -Dorian!- esclamai imbarazzata

Si alzò e scappò fuori dalla porta -Buonanotte!-

Sospirai divertita, a letto? Accidenti Dorian, non farmi ripensare a questo desiderio che mi affligge da quando lo conosco, non eravamo arrivati mai fino a quel punto e non posso negare che sia frustrante. Il mio spirito era comunque sempre legato al suo, volevo lui e basta, non volevo farmi toccare da altri.








Vhenan: letteralmente significa "cuore". Viene usato come termine di apprezzamento tra amanti.

Vallaslin: scrittura di sangue. L'arte del tatuaggio adoperata da alcuni elfi (Dalish) per mostrare l'adorazione di un particolare Dio del loro Pantheon.

   
 
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