CAPITOLO 1
-Yen
dobbiamo andare- disse Cassandra, a quelle parole sussultai
riscuotendomi dai
miei pensieri e mi girai verso di lei, mi guardava preoccupata, anche
se ormai
cercava di nascondere quel suo stato d’animo nei miei
confronti, come io celavo
il mio dolore che era sempre in agguato nel mio cuore.
Abbozzai un
sorriso -Tutto pronto quindi? È finita- risposi forse
sollevata, non lo sapevo
neanche io, forse avevo lasciato andare le poche persone che mi
sarebbero
rimaste vicino, ma era ora di fare il mio gioco, con le mie regole. Non
sarei
rimasta ferma ad aspettarlo. Un’aria gelida mi investii,
istintivamente posai
una mano sul moncherino, che mi dette una fitta, facendomi fare una
smorfia di
dolore.
-Yen stai
bene?- si avvicinò allarmata
-Sì
bene,
meglio muoversi, probabilmente nevicherà ancora- o piovuto
se fossimo stati a
valle, i dolori che ogni tanto si rifacevano sentire ci azzeccavano
sempre.
Avevo
sciolto l'Inquisizione, non sopportavo più quei falsi
buonisti che avevano
lasciato la salvezza del Thedas sulle nostre spalle e pretendevano che
sparissimo. Corypheus era morto già da più di due
anni e non aveva senso. Abbiamo
un altro obiettivo, ho un altro obiettivo e non intendo restarne fuori,
se
voleva proteggermi doveva fare di meglio, quel suo maledetto orgoglio
lo
avrebbe ucciso e non posso permetterglielo. Poteva essere potente in
modo
inimmaginabile il Temibile Lupo, avevo visto i suoi poteri in azione,
ma non
poteva nascondermi il suo vero essere. "Avevo dei piani" la risposta
che avevo ottenuto quando gli avevo chiesto cosa avrebbe fatto con gli
Dei
malvagi. Conoscendolo l'unico piano possibile sarebbe stato ucciderli
uno alla
volta e per uccidere un Dio ce ne vuole un altro, mi credeva tanto
ingenua? Ci
deve essere un altro modo per far si che il nostro mondo e
l’Oblio coesistano
senza fare una strage. Dovevo trovarlo, possibilmente uscendone anche
vivi.
Ora
però avevo
un’altra priorità. A causa dell'Ancora che stava
per uccidermi, Solas mi aveva
reciso il braccio per non farmi morire e gliene ero grata, non so che
magia
avesse usato, ma era stato indolore. La mia carriera di assassina era
però
finita, cosa avrei potuto fare con un braccio solo? Dovevo riaverne uno
nuovo e
l'unica soluzione possibile l’aveva suggerita Dorian. Andava
fatto anche se
significava rischiare la vita, non era una magia facile e anche se il
mago
aveva cercato di rassicurarmi, mi aveva posto davanti i rischi. Mi fido
ciecamente di lui e comunque ora che Solas mi ha abbandonato per la
terza volta,
cosa ho da perdere? Ero stanca, speravo che Leliana trovasse anche una
minima
traccia su di lui, ma le davo poche speranze, più tempo
passava e più si
allontanava da me, ma non mi sarei mai arresa.
Controllavo
le borse agganciate alla sella. Passai con la mano sul collo del
cavallo
affondando le dita nella criniera, guardai verso la scalinata che
portava nel
salone principale della fortezza. Mi aspettavo ancora di vederlo nella
biblioteca e nella stanza circolare posta subito sotto, dove i suoi
affreschi
erano rimasti immutati, e mi portavano alla mente solo i ricordi in cui
glieli
avevo visti fare. Quando restavo volentieri a fargli compagnia, ed a
studiare
la sua schiena che mi piaceva avere sotto le mani quando ci
abbracciavamo.
Avrei ancora voluto vederlo scendere le scale deciso, come aveva fatto
innumerevoli volte, dandomi l’impressione che si trovasse in
un posto che
conosceva da una vita. Ed era così, era sempre stato
così, ma non si era fidato.
Sospirai e chiusi gli occhi per un attimo, allontanando quei pensieri
con
forza. Mi guardai intorno un’ultima volta, ormai Skyhold era
deserta, piano
piano tutti se ne erano tornati alle loro vite, mancavamo solo noi due.
I sussurri
che mi tenevano compagnia da quando avevo bevuto dal Pozzo del Dolore,
intervennero con la solita voce roca. Rimbombandomi nella testa con la
loro
saggezza non richiesta. Ormai li avevo accettati e da un brusio
incomprensibile
erano diventati tutto sommato chiari. Parlavano sempre in elfico “Tarasyl'an” .
Sì, questo lo sapevo, Skyhold la
fortezza che stavo per abbandonare veniva anche chiamata ‘il
luogo che
custodisce il cielo’. Sarà perché era
in cima ad una montagna, talmente in alto
che si aveva l’impressione che lo toccasse. In questo caso
avrebbe custodito
anche i miei ricordi, non potevo andare avanti come avevo fatto
nell’ultimo
periodo.
-Ti aiuto?-
domandò Cassandra con i suoi occhi color nocciola puntati su
di me e i capelli
neri tagliati sempre corti, non si era mai fatta convincere a lasciarli
crescere.
-No, grazie.
Vorrei almeno continuare a salire a cavallo da sola- scherzai, con
quelle
parole infilai un piede nella staffa e tenendo le redini mi aggrappai
alla
sella, con una decisa spinta mi detti lo slancio. Ormai ci avevo preso
l’abitudine, le prime volte l’equilibrio non aveva
voluto collaborare, cercando
sempre di aggrapparmi con una mano che non avevo più. Questa
non era l’unica
cosa che mi metteva in difficoltà, ma per fortuna, avevo
perso il braccio
sinistro e non il destro, se no imparare anche semplicemente a mangiare
o
scrivere sarebbe stato un bel problema.
Era giunto
il momento di andare nel Tevinter. Mi misi in viaggio con Cassandra che
restò
volentieri al mio fianco, visto che fino a qualche giorno prima aveva
svolto il
suo compito di Mano Destra della nuova Divina della Chiesa di Andraste,
ma
aveva detto che sentiva il bisogno di un cambio d'aria, non la
sopportava e non
avrebbe continuato quel lavoro per nulla al mondo. Infatti Vivienne, la
prima
maga ad essere diventata Divina, aveva un carattere difficile da
sopportare,
neanche io amavo averla troppo intorno. Almeno avrei avuto compagnia e
qualcuno
con cui parlare, siamo sempre andate d'accordo ed ero felice che almeno
lei, la
mia amica mi fosse rimasta accanto. Gli altri una volta sciolta
l'Inquisizione
erano tornati alle loro vite e anche se mi dispiaceva, ero contenta per
loro. Sarebbero
ritornati operativi se avessi avuto bisogno e questo mi rincuorava.
-Allora,
dimmi, ne sei convinta? Assolutamente certa? Rasenta la pazzia e lo
sai- disse
Cassandra preoccupata.
-Lo so, ma
se non fossi tanto pazza, credi che mi sarei innamorata di un Dio? Ne
abbiamo già
parlato, andrò in fondo a questa storia che vi piaccia o no,
e non starò ad
aspettare Solas che scateni l'inferno per morire. Se devo rischiare di
morire
almeno lo farò a modo mio-
-Come vuoi,
magari se muori si rifarà vivo...-
Ridacchiai
-Cassandra
Pentaghast che fa dell'umorismo... devo proprio essere messa male...
scriverò a
Varric che la sua influenza su di te si fa sentire-
conclusi provocatoria
In risposta
fece uno dei suoi sbuffi disgustati -Per carità che Andraste
me ne scampi! Non
scrivergli nulla, se no ti ci faccio andare a piedi da Dorian!-
-Va bene! Va
bene!- risi non riuscendo a trattenermi, beccandomi così
un’occhiataccia.
Fu un
viaggio lungo, passarono parecchie settimane e più ci
avvicinavamo al Tevinter
più venivo guardata male, come un essere inferiore, da
quando ero diventata
l'Inquisitore non mi capitava ormai da parecchio, e nasconderne il
fastidio
veniva difficile. Per fortuna c'era Cassandra, almeno passavo per la
sua
schiava e nessuno osava importunarmi, ci mancava soltanto che perdessi
la
pazienza spaccando la faccia a qualcuno. Avevo già
abbastanza problemi.
-Non
dovrebbe mancare molto ormai, non ne posso più, ho la
schiena a pezzi-
accompagnò quelle parole mettendosi una mano su un fianco
massaggiandoselo.
Avevamo passato le giornate a cavallo tenendo un’andatura
normale, ma a tutto
c’era un limite. Eravamo sfinite.
-Anche io,
sicuramente siamo quasi arrivati, l’attenzione che mi porgono
non è per nulla
amichevole- meno male che avevo tolto i Vallaslin, se no è
come se avessi avuto
un cartello sulla schiena con scritto “Guardatemi”.
Chiusi gli occhi e
sospirai, maledizione, dovevo pensare proprio a quello? Sono
un’idiota! Non
voglio ricordare! Non ora!
Arrivati sul
confine, come da istruzioni, ci fermammo vicino ad una locanda
abbastanza
distaccata dalle prime case che costeggiavano la strada principale che
portava
al centro della piccola città. Legammo i cavalli
all’esterno ed entrammo
guardando attentamente gli avventori, dovevamo cercare un uomo con un
fazzoletto rosso legato al polso, ma per adesso non si vedeva.
-Sediamoci,
riposiamoci un po’, dubito che siamo già arrivate
e ho fame- proferì Cassandra
-Prendi un tavolo, io ordino qualcosa per entrambe- aggiunse, annuii
con un
cenno del capo e puntai al primo tavolo libero in un angolo, il
più defilato
possibile. Presi posto ed ebbi un po’ di sollievo, misi il
braccio sul tavolo e
posai la testa. Tempo qualche minuto e udii dei passi, alzai il viso
pensando
fosse la Cercatrice, ma mi ritrovai davanti un uomo piuttosto massiccio
armato
di spada che mi squadrò attentamente.
-Elfa, hai
visto il cartello fuori o non sai neanche leggere?- disse borioso,
continuava
ad osservarmi con uno sguardo lascivo. Non avevo notato nessun
cartello, ma
immagino cosa ci fosse scritto.
Prima che
potessi rispondere, una mano gli comparve sulla spalla -Qualcosa non
va?- disse
seria Cassandra
-Gli elfi
non possono entrare qua dentro-
-È
con me,
quindi fuori dai piedi- il tono avvertiva che era meglio fare come
diceva, ma
sarebbe stato troppo bello -Non può comunque stare qua o ve
ne andate o
potreste pagare perché me ne stia zitto-
Sospirai e
fissai Cassandra, doveva crederci proprio fesse. Presi da una tasca una
moneta
d’oro e la posai sul tavolo, allungò la mano per
prenderla, ma velocemente
estrassi il pugnale che portavo in vita conficcandoglielo nella mano,
bloccandolo così al tavolo. Urlò di dolore
-Puttana!- cercò di difendersi con
il braccio libero, ma la Cercatrice glielo bloccò dietro la
schiena.
Sembrava che
nessuno facesse caso a noi, mi alzai e tirai un forte pugno in viso a
quell’idiota. La mia amica approfittò
dell’attimo di smarrimento dell’uomo e
con un movimento fluido gli fece schiantare la testa sul tavolo. Tolsi
il
pugnale decisa dalla mano e scivolò sul pavimento
tramortito, mi ripresi la
moneta. Ci spostammo come niente fosse ad un altro tavolo libero, notai
l’oste
sogghignare.
-Potremmo
mai stare tranquille?- domandai sconsolata
Sbuffò
-Ho
perso le speranze, comunque tra poco si mangia-
-Bene, qualcosa
mi dice che abbiamo fatto un favore all’oste-
Ci sedemmo e
continuammo a cercare il nostro contatto. Speravo non ci fossero stati
imprevisti. Poco dopo arrivò una cameriera con le pietanze,
l’oste portò dei
boccali di birra -Questo lo offre la casa, per averci risolto un
problema-
disse contento
Sorrisi
-È
stato un piacere, suppongo rovinasse gli affari-
-Infatti,
non nego ci siano posti dove voi elfi non possiate entrare, ma la mia
locanda
non è tra quelle e i furbi ogni tanto saltano fuori,
soprattutto essendo sul
confine-
-La
ringraziamo- concluse Cassandra
-Se vi serve
qualcosa, chiedete pure- e se ne andò
Mangiammo
tranquillamente
-Pensavo,
Solas saprà che lo segui-
affermò seria
Bevvi e la
guardai da sopra il bordo del boccale -Sarei meravigliata del contrario-
-Quindi hai
già in mente qualcosa? Devi trovare un modo di passare in
vantaggio-
-Non ancora
e poi mi serve un braccio, mi sono stancata di farmi aiutare anche per
fare le
cose più semplici-
Restò
in
silenzio -A parte il braccio, ne vale la pena?-
La osservai
-Non riesco ad andare avanti Cassandra… - bevvi un po’ di birra, amara
come la mia vita -Da quando mi ha lasciato senza un motivo, avrei
dovuto
odiarlo, invece quando me lo sono ritrovato davanti, il solo vedere che
era
vivo…- strinsi più forte il manico del boccale
nervosa -Gli farò cambiare idea.
Devo, non potrei fargli del male…-
Posò
una
mano sulla mia stringendola -Quando lo trovi se non lo ammazzi prima
tu, lo
farò io-
Sorrisi
-Grazie, amica mia-
La
Cercatrice alzò lo sguardo spostando la sua attenzione -Ci
siamo-
-È
arrivato?- in risposta fece un cenno con il viso e mi voltai
leggermente, un
individuo incappucciato con un fazzoletto rosso sul polso. Feci per
muovermi,
ma Cassandra mi bloccò.
-Faccio io-
la guardai contrariata -Non te la prendere, ma ho già notato
un paio di persone
che aspettano una tua mossa per darti fastidio- sbuffai seccata -Tutto
tuo-
Si
alzò e
aspettai, poco dopo ritornò con il nostro contatto che prese
una sedia e si
mise tra noi due. Era una donna umana.
-Benvenute
in Tevinter, mi chiamo Aryal. Per raggiungere il nostro amico comune ci
vorranno ancora due giorni a cavallo-
-Io sono
Yen, lei è Cassandra. Andiamo allora, prima arriviamo meglio
è-
-Non volete
riposare? So che siete in viaggio da parecchio, è un bel
pezzo di strada dal
Ferelden a qui-
-Grazie, ma
proprio perché siamo in viaggio da settimane, vogliamo fare
il più presto
possibile-
-Come
volete, andiamo. Faremo solo una pausa a metà destinazione,
per far riposare
noi e i cavalli- disse Aryal
Altri due
giorni, che con la nostra guida passarono tranquillamente, con alcune
accortezze ci mimetizzammo tra la gente del luogo. Giunti a
destinazione Aryal,
si congedò, lasciandoci a degli altri sottoposti di Dorian e
venimmo scortate
in degli appartamenti molto lussuosi. Ci venne detto che il Magister,
era impegnato e di metterci a nostro agio. Il mago occupava quella carica da quando era morto suo padre, creando non poca confusione quando ne aveva l'occasione.
Ne
approfittai per fare un bagno, era da settimane che non ne facevo uno
come si
deve. Riempii la vasca e mi immersi, sentendo i muscoli rilassarsi
dandomi
sollievo. Chiusi gli occhi e volente o no, come mi capitava spesso, i
pensieri
mi portarono da lui. Maledizione, mi veniva sempre in mente, il suo
viso, il
suo sorriso, i suoi bellissimi occhi grigi che non mi sarei mai
stancata di
guardare, le sue labbra...basta! Sono stanca di questo dolore che ho al
cuore,
è come se mi avessero spezzato l'anima! Basta! Delle lacrime
mi rigarono il
viso, me lo lavai e uscii dalla vasca, l'acqua ormai era già
fredda. Mi guardai
allo specchio, passai la mano tra i capelli neri lunghi fino alle
spalle, prima
o poi li avrei tagliati, purtroppo mi mettevano in
difficoltà. Le mie iride
color ametista mi fissavano, lasciai scorrere lo sguardo sul corpo e
contemplai
la cicatrice sul moncherino, erano delle linee chiare che si diramavano
come i
rami di un albero, partivano dal punto dove una volta c’era
il gomito fino alla
spalla. Altri segni evidenti, con tutte le battaglie in cui ero stata
coinvolta, non ce n’erano, grazie sempre a lui, sempre pronto
ad aiutarmi ed a
guarire le ferite che mi erano state inferte. Non avrei mai pensato che
la più
dolorosa e inguaribile me la infierisse proprio lui, è una
tortura, spero di
andare avanti più di quanto ne sia capace, non posso
fermarmi né per me, né per
lui. E se lo trovo, quando lo trovo, Dio o no lo picchio! Questi ultimi
pensieri mi fecero distendere le labbra in un sorriso, ti picchio,
dovessi
trovarti anche solo per questo. Con un leggero sorriso sul volto mi
rivestii,
andava decisamente meglio, e Dorian era arrivato.
-Amica mia!
Bellissima come sempre vedo! E benvenuta anche alla nostra Cercatrice
preferita- gli occhi brillavano di gioia, sembrava secoli che non ci
vedevamo
di persona. Avevamo parlato più volte attraverso il
cristallo magico che mi
aveva regalato, ma così era tutta un'altra cosa.
-Dorian,
sarai pure un Magister, ma non ti trovo piacevolmente cambiato-
affermai con un
sorriso
-Per
cambiare me, penso non gli basteranno mille anni, andar bene...
comunque
parlando di cose serie, sei convinta? Non sarà una
passeggiata, te l'ho già
detto, ma hai il mio completo supporto-
-Me lo
domandi come se avessi alternative Dorian, il braccio mi serve, dovessi
farlo
anche solo per riempirlo di schiaffi, non ho ripensamenti!-
-Adesso ti
riconosco, amica mia, quindi prima di dilungarci in discorsi noiosi,
mettiamoci
a tavola, ne abbiamo tutti bisogno, vedo-
Mangiammo,
bevemmo e scherzammo come quando eravamo compagni a Skyhold, anche
Cassandra si
rilassò, per poi ritirarsi in camera per prima. Dorian
rimase con me a fissare
il fuoco del camino per qualche minuto e disse -Quindi, tra un paio di
giorni
cominciamo, so che sei curiosa, ma ti prego di non uscire, non vorrei
che
qualcuno ti importunasse, so che te la sai cavare, ma devi arrivare in
forma
per il grande giorno-
Lo osservai
e fu una di quelle poche volte che lo vidi serio e preoccupato -Dorian,
ho
piena fiducia in te, lo sai e non intendo morire prima di averlo
picchiato per
bene- abbozzai un sorriso, che lui non ricambiò rimanendo
serio -Fa ancora così
male? Se mi ritrovo davanti quel bastardo che ti sta facendo soffrire,
lo
incenerisco!-
Guardai
assorta il fuoco che scoppiettava -Non ha mai smesso di fare male. Ti
ringrazio
per il pensiero, ma l'onore di incenerirlo spetta a me-
Sorrise -Se
lo dici tu... per me finirete a letto- provocò malizioso
Sentii le
guance scaldarsi -Dorian!- esclamai imbarazzata
Si
alzò e
scappò fuori dalla porta -Buonanotte!-
Sospirai
divertita, a letto? Accidenti Dorian, non farmi ripensare a questo
desiderio
che mi affligge da quando lo conosco, non eravamo arrivati mai fino a
quel
punto e non posso negare che sia frustrante. Il mio spirito era
comunque sempre
legato al suo, volevo lui e basta, non volevo farmi toccare da altri.
Vhenan:
letteralmente significa "cuore". Viene usato come termine di
apprezzamento tra amanti.
Vallaslin:
scrittura di sangue. L'arte del tatuaggio adoperata da alcuni elfi
(Dalish) per
mostrare l'adorazione di un particolare Dio del loro Pantheon.