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Autore: JeremyGender    29/10/2017    1 recensioni
Crocifissa è una ragazza di 16 anni che dalla vita tranquilla del paese si è ritrovata catapultata nel mondo magico.
Ma le cose diventano ancora più difficili quando ritrova in uno dei bagni della scuola di Kairawan, l'Arcaica Scuola Siciliana di Magia e Stregoneria, una ragazza ricoperta di sangue e un libro tanto antico quanto misterioso.
Chi è la Dama del Lignaggio e perché tra tutte ha scelto proprio lei?
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
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Capitolo 3. Dove è difficile anche far colazione senza essere disturbati
 
Il sole appena nato stava iniziando a illuminare, timidamente, il castello di Kairawan.
Mentre studenti e professori ancora dormivano e mancavano ancora quasi due ore alla colazione, una figura si aggirava sinuosa e silenziosa per uno dei corridoi meno frequentati del castello.
Con passo elegante La Bugiarda imboccò uno stretto corridoio ed entrò in una delle tante stanze abbandonate di Kairawan, quella dove si tenevano le lezioni di Malocchi e Fatture, prima che la materia fosse sospesa per un malocchio che costò la vita a un’insegnate della scuola.
Li vi trovò, seduti in un tavolo rettangolare, un ragazzo e due ragazze, con gli occhi ancora gonfi di sonno, impegnati a discutere tra loro. Quando la videro di colpo si zittirono.
‘Buon giorno Strigidi.’ disse la donna sedendosi capotavola ‘Grazie di essere venuti così presto. Avete fatto quello che vi ho chiesto?’
Una ragazza dalla carnagione scura le passò una pergamena arrotolata.
‘Grazie Jubula.’ disse la donna afferrando la pergamena.
‘Molto bene.’ continuò dopo averla letta fino in fondo. ‘Asio caro, sono sicura che la tua memoria non ti abbia tradito neanche stavolta.’
Il ragazzo seduto alla sua destra abbozzò un sorriso.
‘Chiaramente siete bravissime anche voi, ragazze. Sono fortunata ad avermi nella mia squadra.
Domani mattina comparirò nei camini dei dormitori e poi inizieremo la distribuzione. I vostri compagni avranno un bel risveglio.
Ma preparatevi, questo è solo l’inizio; quest’anno ci aspettano imprese molto più grosse.’
 
‘No! Non puoi stare qui. Questo posto è occupato.’ protesto Crocifissa.
‘Buongiorno anche a te Crocifissa.
E da chi di preciso? Da Nuccia Musolungo, la professoressa Endora, Cracchio il Ghiottone o qualche altro fantasma che si aggira nei sotterranei?’ disse Egidio Terranova accomodandomi accanto a un’irritata Crocifissa. ‘A no, Cracchio è li vicino all’Alto Desco.’ disse indicando con un grissino un fantasma obeso che provava a mangiare la porzione di cereali del divertito professore di babbanologia.
‘Dalla mia borsetta.’ disse Crocifissa minacciosa brandendo la sua borsa come una sciabola.
‘A proposito della tua borsetta, non mi dovresti delle scuse?’ chiese Egidio alzando un sopracciglio.
‘Cosa? Delle scuse?’ rispose Crocifissa sorpresa. ‘Questa sì che è bella.’
‘Dopo che ieri hai tentato di decapitarmi mi sembra il minimo.’
‘Dovresti stare sveglio durante le lezioni di cura delle creature magiche. L’anno scorso abbiamo studiato che alcuni animali, scarafaggi e probabilmente anche tu, riescono a sopravvivere diversi giorni senza testa. In ogni caso quindi non ti avrei recato un gran danno.’ disse Crocifissa imburrandosi una fetta di pane.
‘Certo che sei proprio un bel tipo. Mi passi la marmellata alla fragola? E’ proprio vicino a te.’
Crocifissa fece finta di non sentire e, con molta disinvoltura, allontanò il vasetto di marmellata, il più lontano possibile da Egidio.
‘Ricordo male o Dar da mangiare agli affamati è la prima delle Opere di misericordia?’ disse Egidio guardando la marmellata sempre più lontano.
‘Ma come…’
‘Nato babbano con madre catechista e padre fanatico religioso. Scappare da quella casa di matti è stata una liberazione. Ora posso avere la mia marmellata?’
Di malavoglia Crocifissa si allungò e gli passò il vasetto.
‘Tu pure sei nata da babbani?’
‘Non ti interessa proprio niente di come sono nata io.’ disse Crocifissa infastidita. ‘E adesso per favore stai zitto e fammi fare colazione in pace.’.
Dopo essersi fatta il segno della croce e ringraziato per il cibo che aveva davanti, Crocifissa prese una cucchiaiata di cereali e stava per portarseli alla bocca quando, per la seconda voce in pochi giorni, una vocina fastidiosa la interruppe.
‘Buongiorno Crocifissa.’ disse Geronio Esperandio prendendo posto davanti a lei ‘Buongiorno Egidio.’ disse poi con la voce da gatta morta rivolta al ragazzo.
‘Basta! Questo è troppo.’ disse Crocifissa scattando in piedi e facendo girare alcuni dei suoi compagni di scuola verso la sua direzione. ‘Mangio in cappella.’
Così dicendo afferrò con cornetto integrale che era sulla tavola e fece per andarsene. Poi ci ripensò, tornò indietro e ne prese un altro. Prima di andare guardò Egidio che aveva appena dato il primo morso al terzo e ultimo cornetto. ‘Mi avete fatto venire la fame isterica.’ gli disse strappandoglielo dalle mani.
 
Tra le materie che Crocifissa preferiva a Kairawan sicuramente aritmanzia occupava uno dei primi posti.
Trovava conforto nei numeri. Amava le magie che potevano scaturire semplicemente segnando una serie numerica su una pergamena.  L’unica cosa che non amava di questa materia era la professoressa che la insegnava; Lilla Caldeo: pelle bianca come la ceramica, capelli rossi accesi che le inquadravano il volto rugoso ma gentile, occhio azzurro.
Occhio. Perché ad occupare il posto riservato solitamente all’occhio sinistro c’era una piccola sfera che conteneva al suo interno una nebbiolina sempre in movimento.
Quando era arrivata a Kairawan tre anni prima, la professoressa Caldeo aveva spiegato che aveva perso l’occhio in gioventù durante un duello ma a Crocifissa non importava niente. Quella stupida sfera era impossibile da non guardava e, per quanto Crocifissa si sforzasse, finiva per fissarla per tutto il tempo senza capire una sola parola della lezione.
‘Chissà se Santa Lucia aveva pure delle stupide sfere come questa.’ pensò distrattamente.
‘Oh Signore!’ esclamò ad alta voce alzandosi di botto e facendo sobbalzare la professoressa Caldeo che stava passeggiando vicino a lei.
Aveva criticato Santa Lucia?
E ora?
‘Mi scusi professoressa. Devo andare.’ disse prendendo la sua borsetta e facendosi spazio tra i suoi compagni ancora seduti. ‘Bel vestito comunque. L’azzurro le sta molto bene, si abbina a quello stupido occhio.’ disse chiudendosi la porta alle spalle e lasciando così la povera professoressa Caldeo in piedi e con la bocca spalancata.
Tacchettò nei corridoi decisa ad andare, per la terza volta quella giornata, nella cappella a chiedere perdono per il potenziale insulto a Santa Lucia prima che si spargesse la voce in paradiso, ma a metà del suo percorso un urlo la fece arrestare.
Crocifissa si girò di scatto e vide che alla sua destra una ragazzina del primo o del secondo anno era bloccata davanti la porta del bagno femminile del terzo piano, il meno frequentato.
Crocifissa decise che una stupida ragazzina non era importante come la salvezza della sua anima ma la faccia sconvolta della ragazza la incuriosì e la convinse ad andarle incontro.
‘Cosa hai da urlare?’ disse avvicinandosi all’ingresso del bagno.
Appena si affacciò la prima cosa che vide fu una ragazza dai lunghi capelli neri, raccolti in treccine, stesa a terra e avvolta da una pozza di sangue.
Inginocchiata davanti a lei, con i vestiti e i capelli biondi imbrattati di rosso, una giovane donna che Crocifissa conosceva, guardava il cadavere della ragazza senza dire una parola.
Crocifissa alzò gli occhi al cielo.
‘Sparisci!’ disse in tono minaccioso alla bambina ancora imbambolata di fianco a lei. ‘E guai se dici qualcosa a qualcuno.’
Una volta che la bambina sparì, Crocifissa si guardò intorno per assicurarsi che nessun altro fosse nei paraggi e, dopo aver impugnato la bacchetta, entro nel bagno e chiuse la porta.
   
 
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