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Autore: kuutamo    31/10/2017    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Samhain

“Damon, allora vuoi dirmi dove stiamo andando?” chiese Danaë sistemandosi meglio sul sedile dell’auto.

“Mh.. ti preferivo quando dormivi”

“Stai guidando da ore ormai, oggi mi hai letteralmente gettato giù dal letto e non so se lo sai, ma non apprezzo chi mi sveglia nel cuore della notte”

“Erano le cinque, mugolona che non sei altro”

“Esatto, notte, come ho detto io. Dai, almeno un indizio”

Il vampiro sbuffò volgendo gli occhi al cielo.

“È un posto dove troverò tanto da bere”

“Ah-ah divertente, praticamente potrebbe essere ovunque”

“Tanto prima o poi lo capirai da sola”

Damon alzò il volume della radio, che in quel momento proponeva un pezzo grunge, tenendo il ritmo con le dita sul volante.

“Ti prego, non dirmi che eri a Seattle negli anni ’90!” disse la ragazza voltandosi verso di lui malinconica.

Damon ghignò e fece di sì con la testa.

 

<

Even though I'm drinking

I can't get any lower

Still I feel I'm sinking>>

 

Danaë canticchiava a voce bassa guardando fuori dal finestrino. Le campagne si estendevano a perdita d’occhio davanti a lei. Ora che ci rifletteva, era da una vita che non faceva un viaggio in auto e soprattutto che si divertiva. Era vero che era spaventata a morte dai nuovi poteri e dai pericoli che questi comportavano, ma in quel momento in quell’auto si sentiva al sicuro. Lontana da Mystic Falls, lontana dai suoi problemi.

Il vento che le scompigliava i capelli era una così dolce carezza che le veniva quasi voglia di mettere la testa fuori dal finestrino e lasciare che l’aria la investisse completamente.

Il ritornello arrivò presto e i due si guardarono.

 

<

Outshined

Outshined>>

 

Urlarono la strofa in coro ed il vampiro mimò il suono di una chitarra facendo un headbang.

“Beh, non so dove stiamo andando, ma mi ci voleva una pausa”

“Ma questa non è una vera e propria pausa” precisò Damon.

“Lo so, ma lasciamelo pensare”

Il vampiro la guardò e poi aggiunse: “E va bene, ti porterò a bere con me”

“Io non bevo”

“Ed io che pensavo fossi divertente!” Scherzò lui.

“Sei proprio un idiota” le diede una gomitata.

 

I due proseguirono per molte miglia fino a sera. Fu proprio quando le luci di una città comparirono all’orizzonte che Danaë si svegliò dal suo sonnellino e capì finalmente dove si trovavano.

“Oddio non scherzavi sul bere - disse guardando intorno fuori dal finestrino - Cosa ci diavolo ci facciamo a New Orleans?” chiese.

“Andiamo a trovare un amico” disse Damon con voce tesa.

“Uhm… un amico? Di solito quando la gente risponde in quel modo è perché deve soldi <>, ma nel tuo caso direi più che tu e il tizio non siete proprio amici. Sbaglio?” Disse lei studiando il viso di lui.

“Chiaroveggente: voglio ufficialmente aggiungerlo alla lista di cose che sei”

“Non gli avrai ucciso qualcuno, vero?”

“Ok, io e Klaus non siamo mai stati amici, ma forse può aiutarci”

“Oddio, mi stai portando da un vampiro originale, ma che ti dice il cervello?” s’agitò la ragazza.

“Ehi, calma, loro possono sicuramente aiutarci. E poi tu come fai a sapere degli originali in ogni caso?”

“Libri” disse imbronciata.

“Sta tranquilla, non possono farti nulla di male. Se si mette male tira fuori una palla di luce come solo tu sai fare, rompi qualche finestra e siamo apposto”

“Damon, sei un vero idiota! Klaus è il vampiro più potente che esiste, lo so persino io, dannazione! E poi sicuramente come minimo vorrà ucciderti”

Damon sapeva che Klaus non sarebbe stato al settimo cielo nel vederlo, ma doveva provarci. Ci avrebbe mandato Stefan, visto che loro due erano in rapporti migliori, ma voleva tenerlo fuori dal caos per una volta.

L’auto percorse Bourbon Street e il vampiro parcheggiò in un vicolo. La ragazza uscì dall’auto sbattendo lo sportello, stavolta Damon non avrebbe potuto sgridarla.

“Naë non succederà nulla. Veniamo in pace”

“Certo, ci manca solo che ci mettiamo a dar battaglia ad un originale”

 

I due imboccarono la strada principale e camminarono in mezzo alla gente, circondati dai colori, dalla musica e dalle danze della Big Easy. Era la notte di Halloween e nelle strade c’erano orde di grandi e piccini in costume. La ragazza non era mai stata a New Orleans e nonostante l’ansia e la tensione era travolta dallo strano incantesimo che il quartiere francese emanava.

Quando arrivarono alla vecchia mansione dei Mikaelson la ragazza rimase incantata nel constatare la maestosità dell’edificio. Era sviluppato su due piani, come quasi tutte le costruzioni della parte vecchia della città, con la classica lunga balconata in ferro battuto al primo piano e grandi piante all’entrata. Notò che il cancello dai bordi appuntiti era stato ridipinto da poco, nell’aria un odore di vernice e cannella che ben si mescolava all’atmosfera calda creata dalle luci giallastre.

Danaë volse lo sguardo verso Damon che le sorrise, cercando di mascherare la sua preoccupazione per quell’incontro. Lei gli strinse il braccio ed insieme varcarono la soglia di pietra della mansione.

Un vampiro con una giacca bordeaux gli andò in contro e con un cenno fece cenno di aspettare.

“Sai, se non me la stessi facendo addosso, potrei chiedere al padrone di casa chi è il suo arredatore. Questo posto è magnifico” disse la ragazza cercando disperatamente d’alleviare la tensione.

 

“Damon Salvatore, qual buon vento ti porta? Anzi no, altrimenti peserai che io voglia intrattenere un’amabile conversazione con te. Hai due minuti per dire ciò che hai da dirmi, quindi falla breve”

Il vampiro strinse i denti e nonostante l’incontrollabile voglia di rispondergli per le rime, iniziò a parlare.

“Mi serve il tuo aiuto”

“Su questo non c’erano dubbi”

“Hai mai sentito parlare di una certa Ahkmara?”

Klaus sgranò impercettibilmente gli occhi e rivolse lo sguardo verso la ragazza.

“Lei chi è?” chiese.

“Colei a cui Ahkmara da la caccia”

A quelle parole Klaus si spostò fulmineo da una parte all’altra del grande cortile interno e prese le mani di Danaë nelle sue.

“Bene bene - disse in un sorriso spaventoso - Cosa abbiamo qui?”

La ragazza si fece indietro di riflesso, ma la paura non le consentì nessun altro movimento. Cercava di mantenere il contatto visivo con l’originale: se si specchiava in quegli occhi ambrati poteva vedere una piccola sé spaventata e anche… dolore. Un profondo dolore celato negli occhi del vampiro.

“Mi chiamo Danaë” rispose cercando di tener ferma la voce, non voleva mostrarsi debole di fronte a lui.

“Molto piacere Danaë, io sono Klaus Mikaelson” le baciò il palmo di una mano. Damon, che osservava la scena da dietro le spalle della ragazza, storse il naso.

“Conosci quella donna?”

“Certo”

“E sai perché vuole uccidermi?” Chiese lei.

“Oh, ma questo lo sai già, non è vero? Tu sei un ibrido - disse con un luccichio negli occhi - un perfetto esemplare di ibrido” si corresse mentre la esaminava girandole attorno.

“Sai come ucciderla?” Chiese Damon.

“Tu sei l’ultimo a cui farei un favore, Damon Salvatore”

Doveva averlo proprio fatto arrabbiare, pensò la ragazza.

“Ti prego. Ci serve il tuo aiuto. Se sai qualcosa, allora condividilo con noi..” Supplicò la ragazza.

Klaus la guardò perplesso.

“Una creatura affascinante e potente come te non dovrebbe supplicare, anche se la tua umiltà m’intenerisce” disse in un ghigno.

“Klaus, la ucciderà.. C’è quasi riuscita l’ultima volta” disse l’altro vampiro.

“Lei è potente, Damon. Cosa ti fa pensare che lei non sia capace di ucciderla?”

“Perché non sono abbastanza forte” disse tristemente Danaë guardandosi la punta delle scarpe.

“Danaë non sapeva di essere un ibrido fino a qualche giorno fa, non sapeva neanche dell’esistenza della magia” chiarì Damon.

“Fammi indovinare, hanno represso le tue doti magiche affinchè lei non ti trovasse?”

“Sì, ma tu come fai a saperlo?” chiese stupita la ragazza.

“Ho incontrato un ibrido tanto tempo fa.. Una vila ed una banshee insieme: non avevo mai visto nulla di simile prima di allora. Il motivo della mia ignoranza si chiarì poco dopo, quando la strega la trovò e la uccise. Più usi i tuoi poteri e più lei sarà capace di localizzarti. Chiunque abbia nascosto la magia in te, è stato molto saggio”

“O molto stupido” asserì Damon guardandosi intorno.

Klaus non prese molto bene l’essere contraddetto in casa sua e fece una smorfia.

“Quello che Damon intende dire è che in questo modo non ho saputo difendermi. Anch’io la penso così.. Se avessi padroneggiato la magia fin da piccola, ora sarei in grado di affrontarla e tirarmi fuori da questo casino” disse nervosamente.

“Tu ne sei capace. È vero, Ahkmara è una strega antica e potente, e non ho mai sentito di nessun altro ibrido che è sopravvissuto, ma tu… - disse di nuovo con quello strano luccichio negli occhi - tu sei molto potente, lo sento. La tua aura elettrizza l’aria. Hai provato a trasformarla, Salvatore?” chiese al vampiro senza mai abbandonare la ragazza con lo sguardo.

“Ma che diavolo dici?! No, certo che no!”

“Oh, andiamo non dirmi che non ci hai mai pensato”

“No, Klaus, il pensiero non mi ha mai sfiorato” disse Damon ed era sincero, per quel che valeva.

“Perché avrebbe dovuto fare un pensiero del genere?” chiese la diretta interessata.

“Beh, voi due non..?” Li guardò alternando lo sguardo sulla ragazza e il vampiro.

“No! Certo che no” sbottò Damon.

“No!” disse contemporaneamente la ragazza, anche se rimase un pò spiazzata dalla foga con cui il vampiro negò di avere alcun legame sentimentale con lei. L’aveva ferita.

“Ok, d’accordo - disse l’originale con falsa convinzione - ma lei potrebbe diventare molto più forte se si trasformasse”

“Non è neanche sicuro che sopravviva ad essa. Lei non è soltanto una strega che perderebbe semplicemente i propri poteri nella trasformazione. Non sappiamo molto su come reagisce il suo corpo”

“Non posso darti torto, ma in guerra si fa di tutto per sopravvivere… Io, in ogni caso non posso fare nulla per voi. Sapete, vampiri e streghe centenarie non vanno d’accordo. E tranne che per le streghe sotto il mio comando qui nel quartiere francese, cerco di non averle tra i piedi”

“Fantastico” disse ironicamente la ragazza, ormai senza speranze.

“Vuoi farci credere che Ahkmara potrebbe ucciderti, Klaus? Non sarà più per vigliaccheria che non vuoi aiutarci a ucciderla? Dopotutto Ahkmara si nutre di tutti noi esseri sovrannaturali, prima o poi dovrai farci i conti anche tu” disse Damon in preda all’ira e alla preoccupazione.

L’insolenza del vampiro non poteva essere tollerata oltremodo dal vecchio originale, che lo prese per la gola in un batter d’occhio.

“Vieni in casa mia, pretendi il mio aiuto e anziché ringraziare che non ti apra a metà davanti alla tua ragazza, ti metti a darmi del vigliacco? Ho sempre saputo che volevi morire, ma non pensavo ci avresti riprovato così presto a farti squartare dal sottoscritto” ghignò con superiorità.

“Klaus, mettilo giù ti prego!” urlò Danaë avvicinandosi ai due.

“Credimi, tesoro, per esperienza posso dirti che i Salvatore portano solo guai, non importa quanto lontano tu fugga”

“Lo so che è un idiota, ma mi ha salvato la vita” continuò la ragazza aggrappandosi all’avambraccio di Klaus. Fece una leggera pressione e dalle sue mani uscì una flebile luce bianca. L’originale la guardò stupefatto.

Danaë pregò affinchè la sua collera non uscisse fuori e peggiorasse le cose. Non sapeva perché, ma era costantemente insicura dei propri poteri e delle proprie capacità.

“Ti prego - continuò - lascialo andare e toglieremo il disturbo. Non ci rivedrai più”

L’originale continuava a stringere le sue potenti falangi attorno al collo del vampiro mentre lo guardava con astio. Allora Danaë aumentò l’intensità della propria luce e si rivolse di nuovo a Klaus, sperando che ciò che aveva visto poco prima facesse breccia nel suo cuore.

“Klaus, io non ti conosco, non conosco davvero la tua storia, ma mi dispiace davvero tanto che tua abbia dovuto patire così tanta sofferenza. Il tuo dolore non dovrebbe essere solo distruzione attorno a te - il vampiro si voltò di scatto a guardarla, scioccato da quelle parole - Potresti tramutarlo in qualcosa di buono… L’odio, il risentimento… Non portano a nulla”

Klaus come ipnotizzato dalla voce della giovane donna, dapprima allentò la presa e poi lasciò lentamente andare il moro. Aveva gli occhi lucidi. Come risvegliatosi da una trance, si rese conto di quello che era appena successo, e cercò di ricomporsi meglio che poteva.

“Uscite da qui, adesso. E non fatevi più vedere” disse quelle parole e si apprestò a salire le scale esterne. Danaë lo ringraziò con un cenno del capo.

“Grazie” disse Damon sottovoce alla ragazza, poi le fece segno che era ora di avviarsi all’uscita. Lei però stava ancora guardando l’anziano vampiro che si ritirava adirato nelle sue stanze.

“Aspettami qui” fu quello che la ragazza disse al vampiro, prima di salire anch’ella le scale.

“Allora non hai capito.. L’invito valeva anche per te”

Danaë si avvicinò cautamente al vampiro, quasi fosse una belva feroce, posandogli una mano sulla guancia.

“Tu non sei davvero cattivo, te lo leggo negli occhi.. Hai bisogno di dare amore e soprattutto di riceverlo” non sapeva davvero da dove venisse tutta quella sfacciataggine, ma era certa che il suo istinto ci aveva visto giusto anche quella volta.

A quelle parole gli occhi dell’originale si fecero di nuovo lucidi. Posò il suo palmo sulla mano della ragazza e con delicatezza allontanò quel contatto così umano dal suo viso.

“Ahimè colei che desidero ha altri piani per la sua vita” disse amareggiato.

“Sì, ma voi vi rincontrerete, ne sono sicura.. Come sono sicura che lei abbia visto in te ciò che ho visto io”

Klaus annuì, ma il suo sguardo era quello di un uomo ormai senza speranze, troppo navigato per credere ancora alle belle favole.

“Ora vai, Danaë. È stato un piacere conoscerti”

“Anche per me, Klaus. Grazie..” disse la ragazza, poi scese le scale di legno e raggiunse Damon che la stava aspettando.

 

Quell’incontro con Klaus era stato strano, una delle cose più bizzarre della sua vita, però tutto ciò che aveva detto quella sera era vero: si fidava delle proprie sensazioni. Qualcosa dentro di lei gli diceva che Klaus non era colui di cui aver paura.

Quando furono di nuovo in strada Damon ruppe il silenzio.

“Per essere una novellina, te la sei cavata bene con un originale. Hai una bella faccia tosta”

A quelle parole Danaë sentì montare di nuovo la rabbia dentro di sé. Quindi lo spinse con veemenza facendolo sbattere contro un lampione. Damon reagì prontamente e gli bloccò il braccio.

“È stata tutta colpa tua e dei tuoi modi odiosi. Faresti sbroccare anche un santo!” Gli gridò in faccia Danaë.

“Non ci avrebbe aiutato, tanto valeva toccare il fondo e vedere se stesse bluffando o dicendo la verità. Un originale non da mai via informazioni tanto facilmente”

I loro visi erano molto vicini, nonostante il vento autunnale la ragazza sentiva solo un forte calore in tutto il corpo, le sembrava di esplodere.

“Sei stato comunque uno stupido”

“Ragazzina, adesso stai esagerando” la guardò Damon con un’aria tra lo spazientito e l’incantato. Era duro ammetterlo con se stesso, ma più guardava quegli occhi verde cinabro, più vi restava intrappolato. Erano come dei vortici da cui o scappavi o in cui affogavi dolcemente. E in quel preciso istante Damon decise di salvarsi.

“Ti porto a bere, così magari diventi un pò più amichevole”

“Per la prima volta da quando ti conosco, sono d’accordo con te” disse iniziando a camminare.

“Ma come, non eri quella astemia?”

“Non sono affari tuoi. E poi prima di sentire qualcun’altra delle tue stronzate ho bisogno di un anestetico”.

 

Quando arrivarono in uno dei bar lungo Bourbon Street, il locale era pieno zeppo di gente con i costumi di Halloween più disparati. I due stranieri si sedettero al bancone e il vampiro ordinò da bere. Al secondo giro, Danaë iniziò a rilassarsi e dopo poco si rese conto di avere l’impellente bisogno di andare alla toilette. Così prese la sua borsa e si diresse nel bagno delle donne, mentre era in fila diede un’occhiata al suo viso grazie al piccolo specchietto portatile che aveva sempre con sè.

“Tesoro, ma sei un disastro! Quello non è un costume di Halloween vero?” Chiese una signora di mezza età in fila dietro di lei.

Danaë non sopportava la gente invadente, così la liquidò dicendo che era al bar solo di passaggio e che non stava festeggiando.

Quando finalmente riuscì a raggiungere il bagno, si rese conto che in effetti la donna aveva ragione, la sua faccia era un vero e proprio disastro. Così tirò fuori qualche prodotto dalla borsa e si diede una sistemata, niente di che, giusto per non sembrare morta o una che ha avuto una giornataccia. Che poi era ciò che era successo in realtà.

 

“Finalmente! Ce ne hai messo di tempo” disse Damon mentre si scolava un altro cicchetto.

“C’era fila e poi avevo bisogno di una rinfrescata. Brindiamo!” Disse Danaë quando si sedette sullo sgabello.

“A cosa?”

“All’essere spacciati! - disse ironicamente con un sorriso falso. Bevvero - Beh, ad essere pignoli, la vecchia non vuole uccidere te, proprio te..Cioè se ti metterai in mezzo ti farà quella cosa agli occhi, ma è me che vuole”

“Vuole tutti noi, quella stronza” disse versandosi altre due dita di bourbon.

“Naah. Sei tu che vuoi fare l’eroe a tutti i costi. Guardatemi, sono Damon il cattivo vampiro! E poi non lo sei” disse la ragazza ora un pò alticcia.

“Oh, invece sì che lo sono” rispose il vampiro con lo sguardo perso nel vuoto. Vedendo che non aggiungeva più nulla, ma rimaneva perso chissà in quali ricordi, la ragazza fece una delle cose che si era ripromessa di non fare, ovvero ficcare il naso in cose che non la riguardavano.

“Damon?” richiamò la sua attenzione.

“Sì?” il vampiro si voltò nella direzione della ragazza.

“Chi è Elena?”

A quel nome un lampo attraversò chiaramente gli occhi di Damon ed irrimediabilmente la ragazza se ne accorse.

“Dove hai sentito quel nome?” le chiese, tornando a sorseggiare il liquido ambrato. Ad ogni sorso sembrava scavargli la gola, segno che proprio non voleva scendere.

“Una notte la chiamavi nel sonno. È successo mentre non ero cosciente” spiegò lei, che subito si sentì inappropriata.

“Ah - fu la risposta del vampiro. Si versò un altro pò di liquido e si fermò con il braccio a mezz’aria - Era la mia ragazza, tanto, tanto tempo fa” per quanto fosse lontano quel genere di ricordo, non significa che parlarne diventava più facile col tempo. Il modo in cui era stato ferito non sarebbe stato dimenticato così in fretta dalla sua memoria.

“È per questo che sei andato via da Mystic Falls?”

“Sì” rispose senza troppi preamboli.

“Non credo di avere mai incontrato questa donna, ma chiunque lei sia non mi sta per niente simpatica”

Damon sorrise di traverso.

“E perché mai?”

“Beh guardati! - disse indicandolo. L’alcol la stava aiutando parecchio - Sei abbandonato a te stesso, sei triste”

“Ook, direi che ho mantenuto la mia promessa, ora sei abbastanza ubriaca!” disse alzandosi dallo sgabello e pagando le loro consumazioni al barman.

“Mah grazie! Nessuno mi offre mai da bere. Però la prossima volta pago io”

“Questo è un vero peccato. Ma se continuerai a farmi domande imbarazzanti non ti porterò di nuovo con me a bere”

Il vampiro le infilò la giacca scamosciata per le braccia e la ragazza vi scivolò dentro goffamente, aggiustandosi i lunghi capelli.

“Non sono ancora ubriaca, voglio rimanere” diceva imbronciata mentre Damon si faceva largo tra la folla per uscire dal locale tirandola per un braccio.

“Non se ne parla neanche. Hai già dato il meglio di te, non trovi?”

“Sei una noia, Damon Salvatore” disse, divertendosi ad apostrofare il nome con pomposità.

 

Una volta ritrovata l’auto, si diressero in un hotel dello stesso quartiere.

“Ti darei anche una camera tutta per te, ma con una strega pazza che vuole ammazzarti, non se ne parla che tu resti sola. Starò di guardia mentre dormi” esordì quando insieme entrarono nella camera.

“Ma che cavaliere, quale onore”

“Sai che però sei molto più simpatica ed educata quando sei sbronza?” disse Damon ridendo mentre controllava che nella camera fosse tutto in ordine.

“Io sono sempre simpatica, e poi non sono ubriaca” rispose lei gettandosi a peso morto con la schiena sul letto. Chiuse gli occhi, mentre ripercorreva quella lunga e pazza giornata appena trascorsa.

Il vampiro girò la chiave nella serratura e si liberò del giubbotto di pelle, adagiandolo sulla sedia vicino alla finestra. Quando si voltò verso la ragazza la vide distesa sulle coperte; notò che la sua maglietta di Danzig si era sollevata leggermente, lasciandole scoperte le ossa del bacino e un lembo di pancia. Si sorprese ad indugiare un pò troppo in quei dettagli e poi subito dopo sui tratti del suo viso. Anche distrutta e con i capelli arruffati la trovava bellissima.

“Damon?” quando sentì la sua voce si riscosse dal suo incanto e fece un colpo di tosse.

“Dimmi” rispose trovando immediatamente qualcosa da fare per distrarsi.

“Perché mi odi?” la voce di Danaë era seria.

“Non è affatto vero. Non ti sopporto, ormai lo avrai capito, ma non ti odio”

“E invece sì” disse mettendosi seduta. Ora lo guardava negli occhi.

“Cosa te lo fa pensare?”

Danaë si alzò in piedi. Le tempie le pulsavano, sentiva come un groppo al cuore che si stringeva alla valvola aortica man mano che si avvicinava verso di lui.

“Sei… scostante. Non riesco proprio a capirti.. Un attimo prima mi salvi e poi mi.. respingi”

Damon distolse lo sguardo e con indifferenza, la stessa di cui stava parlando la ragazza in quel momento, andò verso la finestra a controllare da dietro la tenda.

“È di questo che parlo”

“Ti sbagli” rispose.

“E invece no” gli si avvicinò di nuovo. Si sentiva così ridicola, ma se non avesse detto tutto in quel momento, con l’alcol dalla sua parte che le infondeva temerarietà, forse non avrebbe mai avuto il coraggio di parlargli.

Danaë gli sfiorò il braccio e lui si voltò, frastornato da quella improvvisa vicinanza.

“Se fosse come dici tu, prima con Klaus non avresti sottolineato così tanto che non fossi la tua ragazza”

Quella sincerità, unita al suo sguardo, era disarmante. Cosa avrebbe potuto dirle ora?

“Mi vedi anche tu come uno scherzo della natura vero? Un mostro di cui non si conosce nulla”

“No, non sei un mostro. Io non ti odio Naë.. - disse accarezzandole una guancia con dolcezza. Sperò che l’intensità con cui la stava guardando bastasse a convincerla di ciò che affermava - e non ti respingo”

“E invece sì che lo fai..” disse la ragazza. I suoi occhi stavano registrando ogni dettaglio di quel viso perfetto che aveva davanti a sè. La sua mano si mosse, e come quella di lui, si posò sulla sua guancia. La pelle del vampiro era liscia, anche se in alcuni punti pizzicava per via della barba che stava ricrescendo. Emanava un buon profumo, quel profumo che le era sempre così familiare.

“Ti ho visto prima… Non ti è piaciuto il mio contatto con Klaus” la ragazza si riferiva alla carezza che gli aveva fatto.

Il vampiro si sentì punto sul vivo e con una smorfia digrignò i denti solo a quel pensiero. Involontariamente le zanne spuntarono fuori dai suoi canini: avrebbe tanto voluto farlo davanti all’originale e strappargli il cuore, ma osare tanto avrebbe significato sfidarlo in casa sua, e non se ne poteva permettere il lusso.

I suoi occhi brillavano nella fioca luce della stanza. Damon odiava perdere il controllo, soprattutto davanti a lei. Non avrebbe dovuto vederlo in quello stato.

La ragazza passò il suo dito su una zanna, constatandone l’affilatezza. Era affascinata da quegli esseri, da tutta quella potenza, anche se non avrebbe dovuto.

Damon non se n’era ancora accorto, ma il suo braccio le stava cingendo i fianchi.

“Scusami” disse ritraendo i canini.

“Non importa. È la tua natura”

Non gli capitava spesso d’incontrare qualcuno che non fosse spaventato dalla sua vera natura, ancora meno qualcuno che sembrava accettare il male che indubbiamente c’era in lui. Quella sensazione di profonda comprensione era un sollievo troppo grande per farselo scivolare addosso, quindi decise di abbracciarlo e annegarci, finalmente.

Lo sguardo di Damon oscillava dagli occhi verdi di Danaë alla sua bocca dai contorni definiti, su e giù, con una lentezza lacerante. Sapeva di non averne il diritto, che era sbagliato, che lei era solo una ragazzina. Un essere puro, fatto letteralmente di luce, a differenza sua che invece era fatto di tenebra profonda. Ma lo fece, calò tutte le maschere in quel preciso istante e il suo cuore sembrò tornare a battere per un breve attimo.

Danaë accolse Damon come se non aspettasse altro da sempre. Le loro bocche si unirono, sfiorandosi timorosamente, come se da un momento all’altro potesse esserci una deflagrazione. Damon si stupì di se stesso, non aveva mai avuto tutta quella tenerezza con una donna. Era come se avesse quasi paura di rompere quel fragile cristallo, che in realtà era forte, indistruttibile.

“Aspetta.. Questo non doveva succedere” il vampiro interruppe il bacio, e con voce roca, controvoglia, pronunciò quelle parole.

“Sì, invece. Sarebbe dovuto succedere molto tempo fa” incalzò Danaë, spinta da un’improvvisa ed estranea sicurezza. Intercettò di nuovo Damon e lo baciò con foga questa volta, come se fossero stati lontani per troppo tempo.

A quel punto lui reagì e faticò a controllare le sue pulsioni. Rispose al bacio con disperazione, frustrazione, ma allo stesso tempo una dolcezza disarmante. In quel contatto c’era tutto il suo estremo bisogno d’attenzioni, di calore umano, che troppo a lungo si era negato. Aveva quasi dimenticato quella sensazione. Teneva una mano sulla nuca della ragazza, e con l’altra l’aiutò ad avvolgere le gambe attorno alla sua vita. In un attimo si spostò verso il letto e le fu addosso. Continuava a baciarla, lunghi baci tutt’altro che timidi, mentre il profumo di Danaë gli solleticava le narici.

Ci fu un attimo preciso in cui capì che la desiderava: il suo non era però semplice e puro desiderio sessuale, infatti appena questa consapevolezza gli fu chiara si staccò dalle sue labbra.

“Naë..”

La ragazza gli accarezzava i capelli, mentre con un braccio si aggrappava alla sua spalla.

“Sì..?”

“Voglio che se succede qualcosa tra noi due.. - sospirò, continuando a malincuore - tu ti ricordi di me la mattina dopo. E poi non voglio approfittare di te”

“Non sono ubriaca” disse la ragazza, ma il vampiro riusciva ad immaginare il suo tasso alcolico dal forte odore di bourbon.

“Sai che non è vero..” disse dandole un bacio sulla fronte e una carezza. Si spostò di lato e si abbandonò sul letto al suo fianco. Boccheggiava, quella ragazza lo aveva letteralmente sconvolto.

“Sai Naë, vorrei averti incontrata prima di diventare un casino”

“Prima della tua ex ragazza?” chiese lei mentre ancora si riprendeva. Il suo cuore batteva all’impazzata. Ebbra o meno, era certa di non aver mai provato nulla di simile in vita sua.

“No, nel 1864” disse con un mezzo sorriso mentre guardava il soffitto.

“Quando eri umano?” la ragazza si alzò su un gomito e si voltò verso di lui interessata.

“Sì.. Sarebbe stato molto diverso”

“Raccontami com’eri.. Non puoi essere tanto diverso, ne sono sicura”

“Lo sono, credimi. Ma ero ingenuo, uno stupido ragazzino. Ho sempre cercato di proteggere Stefan, essendo il più grande sentivo che spettasse a me occuparmi di lui, il compito di fare la cosa giusta. Ora che ci penso fu proprio quando per la prima volta decisi d’essere egoista che le cose tra noi s’incasinarono..”

“Una donna?”

“C’è sempre una donna di mezzo.. Nel nostro caso, più di una.”

“È stata molto importante per te?”

“A chi delle due ti riferisci? Potrei scriverci un libro fantasy, sai le vendite!” ironizzò lui.

“Entrambe..” si corresse Danaë.

“Sì.. Ho aspettato per più di cento anni di poter liberare Katherine, per poi scoprire che mi aveva solo preso in giro, che non era mai stata intrappolata in quella dannata cripta. Immagina la mia sorpresa..”

A quelle parole alla ragazza le si strinse il cuore: per un attimo, solo per un attimo si mise nei suoi panni, provando ad immaginare cosa si possa provare ad aspettare la persona amata per cento anni e rimanerne delusi. Immaginò che questa Katherine fosse stata il suo primo amore, e provò un certo fastidio al pensiero.

Gli si avvicinò con timore e lo abbracciò posandosi sul suo petto.

“Mi dispiace… Non sono in grado neanche d’immaginare una cosa simile”

“Non te la auguro di certo.. Ora riesci se non altro a capire da dove venga la mia poca fiducia verso gli altri”

“Quello che mi hai appena raccontato non fa altro che confermare ciò che ho sempre pensato di te… Damon è solo un nome - disse sottovoce mentre la sua mano gli accarezzava il petto - quel ragazzo innamorato è ancora dentro di te, da qualche parte”

“Credo sia sepolto ormai..”

“Ti riferisci ad Elena? So che è colpa sua. Lo so.. e basta” apostrofò la sua sensazione.

“Oh mio dio, due volte in una sera? Non è il mio argomento preferito..” rise amaramente irrigidendosi.

“Me n’ero accorta.. E da come non ne parli, sembra una ferita ancora fresca” rimarcò lei senza però volerlo.

“In realtà sono passati dieci anni e non ci penso più. Elena non è più affar mio”

Se era vero ciò che Damon diceva, allora perché dentro Danaë si stava aprendo una voragine? Era come se le stessero strappando una mano o un braccio: sapere che quella donna forse significava ancora tanto per lui la distruggeva. Una piccola, calda lacrima le solcò il viso e si strinse più forte a Damon, il sapore dolce dei suoi baci si era improvvisamente fatto amaro.

Non voleva staccarsi da lui, che quel momento idilliaco finisse.

“Ti prego, dormi qui con me..” lo implorò in un sussurro.

Il vampiro non disse nulla e la cullò tra le braccia, le baciò i capelli ed annusò il suo profumo per tutta la notte.

L’indomani mattina sarebbero ripartiti per Mystic Falls.

 

 

 

Note:

 

Speciale capitolo di Halloween! È molto più lungo degli altri, succedevano troppe cose per spezzarlo! Spero vi piaccia.

La canzone di inizio capitolo è Outshined dei Soundgarden.

Grazie mille a tutti coloro che seguono e si appassionano alla mia storia.

Happy Halloween..

  
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