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Autore: kuutamo    06/11/2017    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Jour des Morts


Un violento bussare alla porta svegliò Danaë, amplificando ulteriormente il suo enorme mal di testa. 
Damon si alzò di scatto e si diresse verso la porta. Con lo sguardo intimò a Danaë di rimanere dov’era.
“Chi diavolo è?” chiese irato.
“Mi manda Klaus” furono le uniche parole che si udirono dall’esterno.
Il vampiro spergiurò volgendo gli occhi al cielo e malamente aprì la porta.
“Che cosa vuole?” si mise davanti all’entrata per bloccare la visuale della stanza allo scagnozzo di Klaus.
“Klaus vuole parlare con la ragazza”
“Ha avuto già il piacere di parlarci, ciao” rispose scontroso con un falso sorriso e fece per richiudere la porta. L’ibrido dell’originale intramezzò un piede tra lo stipite della porta e mostrò le sue zanne.
“Ti conviene non fargli perdere tempo” intimò al moro
Intanto la ragazza si era alzata dal letto ed aveva raggiunto il vampiro. Appena lui la vide storse il naso.
“Damon, va tutto bene. Sono sicura che Klaus voglia solo parlare con me”
“Tu non andrai” tuonò.
“Esco in un attimo - si rivolse la ragazza al tirapiedi, e intanto socchiuse la porta leggermente. Poi tornò a parlare con Damon - Se avesse voluto uccidermi non credi l’avrebbe già fatto? Non avrebbe di certo bussato alla porta”
“È pericoloso, non sai realmente quali siano le sue intenzioni” disse a denti stretti.
“Non mi succederà nulla, lo hai detto anche tu, se mi troverò in difficoltà userò i miei poteri” 
Gli occhi di Damon sembravano perforare la superficie della pelle della ragazza, la inchiodavano ad ogni occhiata, furiosi. Sapeva però che in quella situazione non poteva fare granché. 
“Andiamo” disse l’ibrido fuori dalla stanza.
Allora lei inspirò ed uscì. Quando Damon fece per seguirli, il tirapiedi disse:
“Solo la ragazza” 
Nello stesso momento, un altro ibrido che era rimasto in un angolo, bloccò il vampiro, costringendolo a rimanere fermo dov’era. 
I due si rivolsero un’ultima occhiata: Danaë era spaventata,  lo era sempre, glie lo si leggeva negli occhi. Voleva sembrare tanto forte, ma infondo era consapevole del terrore che provava. Dopotutto Klaus era un originale, avrebbe potuto farle tutto quello che voleva e quella volta non ci sarebbe stato nessuno a proteggerla. 

Erano passate tre ore da quando Danaë era stata portata via. Uno degli ibridi trattenne il vampiro all’hotel. Damon era confinato nella camera e non poteva far altro che aspettare. All’inizio aveva iniziato ad azzuffarsi con il tirapiedi di Klaus, ma quando quest’ultimo era quasi arrivato a morderlo si era confinato in camera sua, furioso di dover essere succube di una simile situazione. Se solo il veleno di lupo mannaro non fosse stato mortale per un vampiro, lo avrebbe sicuramente ucciso. 
Si sentiva totalmente impotente, inutile: Danaë poteva essere in pericolo in quel momento e lui non era in grado di aiutarla. Ad ogni secondo che passava lo scenario nella sua mente si faceva più cruento. A questo seguiva un intermezzo di flebile speranza, durante il quale cercava di convincersi che lei era forte e poteva difendersi, ma poi irrimediabilmente ricadeva nella sua disperazione. Un circolo vizioso che sembrava essere infinito. 
Damon era dell’idea che Klaus volesse ottenere altre informazioni sulla ragazza e sui suoi poteri. Dal modo in cui la guardava si capiva che ne era affascinato. La paura del vampiro era che l’originale ne fosse talmente affascinato da volerla tenere con sé, come un qualche trofeo soprannaturale. 
Dopo ben quattro ore udì dei passi familiari nel corridoio fuori la stanza e il suo cuore si riempì di gioia. Corse fuori la porta e vide Danaë che veniva verso di lui. Era tutta intera, non c’era odore di sangue nell’aria, sul suo viso non sembrava esserci nulla di sbagliato. Forse con la sua immaginazione aveva un pò esagerato. Notò che l’ibrido di guardia si era volatilizzato.
“Naë come stai?” chiese abbracciandola. Poter sentire di nuovo la sua voce, il suo profumo, era una sensazione bellissima.
“Sto bene, non è successo nulla” rispose. Il vampiro si accorse che c’era qualcosa nel suo sguardo indagatore che non andava. Era come se fosse distante, confusa. 
“Che cosa diavolo voleva?” chiese ancora dopo averla guardata da capo a piedi per accertarsi che stesse davvero bene.
“Voleva farmi delle domande”
“Per tutto il pomeriggio?!”
“Tante domande. E abbiamo pranzato insieme”
“Ti ha chiesto dei tuoi poteri vero? Immagino che non vedeva l’ora di incontrare un essere sovrannaturale come te per metterci le mani sopra!” disse arrabbiato.
“Ho suscitato il suo interesse, credo - mentre parlava, la ragazza entrò nella camera, lontano da orecchie indiscrete - Mi ha chiesto cosa fossi in grado di fare e mi ha detto che una strega come me gli farebbe molto comodo”
“Motivo per il quale ce ne andremo da questa città infernale esattamente.. ora” disse guardando un orologio immaginario al polso.
“Non possiamo Damon, dobbiamo incontrare una strega stanotte”
“No. No, non se ne parla. Perché poi?”
“È un’amica di Klaus..”
“Perfetto! Lui ho ha amici”
“Senti chi parla.. Comunque ha detto che è una persona che se non altro potrebbe darci delle dritte su come affrontare Ahkmara. Non mi ha detto nient’altro”
A quelle parole Damon smise di raccogliere gli effetti personali dalla stanza. Rifletté su ciò che la ragazza gli aveva raccontato e disse:
“Ce ne andremo subito dopo aver incontrato la strega, e stavolta non si discute. Piuttosto mi farò mordere. Non avrei mai dovuto portarti a New Orleans”
“Non dire così, lo hai fatto solo per proteggermi” cercò di rassicurarlo e non farlo sentire in colpa.
“No, l’ho fatto solo perché pensavo di risolvere questo problema più in fretta” rispose scontroso.
Quell’affermazione le fece male, malissimo. Se c’era una cosa certa che aveva imparato su Damon da quando lo conosceva, era che lui era fatto così: un momento prima era tutto un idillio perfetto, quello dopo ti calpestava il cuore senza alcuna pietà. Nei suoi ricordi confusi della notte precedente c’era qualcosa di dolce, profondo e unico che aveva provato, il fulmine che l’aveva colpita in pieno nell’istante in cui lo aveva baciato si era sentito forte e chiaro, un accecante bagliore nella notte del suo cuore. Ma ora lui distruggeva tutto con quell’atteggiamento velenoso. Era il Damon che tutti conoscevano, quello insensibile, odioso. Lo stesso Damon che non parlava dei fatti propri perché non voleva estranei che gli ronzassero intorno. E lei, in fin dei conti, era un’estranea.
Strinse i pugni.
“Bene, muoviamoci allora. Non voglio farti perdere altro tempo” 
Danaë si legò nervosamente i capelli in un’acconciatura disordinata ed uscì dalla stanza. Damon la seguì qualche secondo dopo e la seguì fino a quello che era il luogo stabilito dell’incontro.

Quando i due entrarono nel cimitero Lafayette, Danaë quasi non credeva ai suoi occhi: sembrava di essere ad una festa, ogni angolo di quel posto era illuminato, candele sfarfallanti e fiori freschi riscaldavano l’aria di quella sera. La gente camminava tra le tombe e pregava con dedizione per i propri morti.
“Domani è il giorno dei morti, oggi dei santi. Fa conto di essere in Messico, qui si festeggiano sempre i morti”
La ragazza annuì e continuò a guardarsi intorno. Era spettrale, doveva ammetterlo, ma le infondeva anche una strana sensazione positiva. 
“Non avevo mai visto nulla del genere” disse sbalordita. 
“Sei fortunata, questa gente non ha tutte le rotelle a posto” 
“Me ne sono accorta quando ho controllato l’indirizzo su google e ho scoperto che a New Orleans ci sono venti cimiteri”
“Già, sono più i pazzi che la gente normale a popolare questa città”
Appena Damon fece quel commento tutti i nervi del suo corpo si contrassero in una morsa. Il vampiro strinse i denti, ma non urlò per via della gente.
Danaë si precipitò da lui e l’aiutò ad alzarsi. Poi si voltò verso l’angolo buio da dove proveniva la voce. 
“Damon Salvatore, ci rivediamo. Dovresti ormai sapere che le parole non vanno pronunciate alla leggera da queste parti”
“Marje?” disse in una smorfia di dolore.
Un’anziana signora emerse dal buio tra due cappelle che per poco non cadevano a pezzi. La sua pelle bruna risplendeva nella notte come una pietra preziosa, gli occhi sottolineati di nero le facevano brillare gli occhi scuri. Sembrava una creatura della notte. Si presentava con un portamento fiero e regale, uno scialle porpora sulle spalle, numerosi bracciali tintinnanti ai polsi. La ragazza capì che quella donna doveva essere senz’altro l’amica di Klaus.
“Piacere di conoscerti, tesoro, io sono Marje Labathomette” fece un cenno alla ragazza.
Nel frattempo il vampiro si stava già riprendendo e riusciva a reggersi sulle sue gambe.
“Danaë..” si presentò.
“Credevo fossi morta” sottolineò il vampiro sgarbatamente.
“Sei sempre lo stesso di sempre Damon Salvatore, un ingrato”
“Voi vi conoscete quindi?” chiese la ragazza che voleva capire se c’era da stare in guardia o meno.
“Certo tesoro. Chi è che non conosce questo farabutto! Ha chiesto favori a mezza città. Ora venite, seguitemi e non una parola” intimò al vampiro.
La donna camminò per la strettoia da dove era venuta fino ad una cripta il cui accesso era celato al pubblico. Danaë camminava dietro Damon, che con fare protettivo si era fiondato dietro la strega. Quel cunicolo era davvero buio, isolato: camminavano sopra i calcinacci instabili che si erano staccati dalle cappelle circostanti ricoperte di rampicanti secche e maleodoranti; ad ogni passo, il terreno si spostava sotto i loro piedi per via di rami e macerie. 
L’interno della cripta era caratterizzato dalla luce soffusa delle candele, anche lì erano presenti offerte, cibo e fiori per i defunti. 
“Ragazza mia, è un piacere poterti conoscere finalmente, ho sentito molto parlare di te”
“Ah..sì? E da chi?” chiese preoccupata la ragazza.
“Ma dai morti naturalmente - rispose come se la cosa fosse ovvia - loro parlano tra di loro, e qualche volta anche con i vivi”
“Sei una medium?”
“No, cara. Tutte le streghe possono sentirli se ascoltano con attenzione” la informò l’anziana strega.
“Cosa devi dirci di tanto importante?” le mise fretta il vampiro.
“Tu ringrazia di poter essere entrato qui dentro, un luogo tanto sacro. Rivolgiti con più rispetto o stavolta ti friggerò le budella”
“Ok.. calmiamoci, vi va? Madame Labathomette, ti siamo grati per il tuo aiuto”
La donna lusingata distese il suo broncio in un sorriso.
“È così che ci si comporta, impara Salvatore! Ad ogni modo, io non posso risolvere il tuo problema, nessuno può, se non tu mia cara. Ho voluto parlarti invece perché i tuoi poteri sono bloccati..”
“Bloccati?! Mi ha frantumato tutte le finestre di casa e sarebbero anche bloccati? Bene” la interruppe Damon.
La strega sorrise.
“Voi due non ne avete la minima idea… - disse più tra sé e sé annuendo - Quelli che si sono mostrati a te fin ora non sono i tutti i tuoi poteri, o meglio, sono quelli, ma dovrebbero essere molto più.. espansi” socchiuse gli occhi per trovare la parola giusta.
“Mi stai dicendo che quest’inferno è solo la punta dell’iceberg? Non ci posso credere” disse Danaë fissando il vuoto. Sentiva una responsabilità enorme gravare sulle sue spalle.
“Devi sbloccare i tuoi poteri Danaë, solo così potrai proteggerti. Ahkmara è più forte di te..”
“Questo lo sapevo già” la interruppe questa volta la ragazza.
“..allo stato attuale di cose. Fammi finire - la riprese la donna - Lei prende la sua forza da esseri sovrannaturali viventi, che dopo muoiono certo, ma ruba loro il soffio vitale, l’energia. Tu prenderai questa stessa energia dai morti, più o meno”
I due rimasero interdetti, si guardarono tra di loro come a sondare quell’idea e domandarsi se poteva effettivamente funzionare.
“Aspetta.. I morti, sei sicura che non sia più un male che un bene? Dalla mia esperienza so che i morti dovrebbero essere lasciati in pace”
“Allora dopotutto qualcosa hai imparato vampiro, sono stupita! Ma stavolta devo darti torto. È vero, non si gioca con i morti, ma non dobbiamo resuscitare nessuno. Si tratta di convocarli e chiedere il loro potere”
“I morti a cui ti riferisci perciò sono..”
“Streghe” Damon finì la frase.
L’anziana donna annuì soddisfatta, poi aggiunse: 
“Avrei voluto farlo domani, quando il velo tra i morti e i viventi è completamente calato, ma ci saranno parecchie persone in giro per il cimitero e non voglio rischiare che qualche testa calda si appropri del corpo di qualcuno. Stanotte andrà benissimo, ma dobbiamo sbrigarci, dobbiamo terminare il rito prima della mezzanotte, altrimenti il velo verrà calato” spiegò loro.
Non mancava poi molto alla mezzanotte. Danaë non aveva idea di cosa aspettarsi, non aveva mai fatto nulla di simile e dentro si sé era terrorizzata. 
La donna prese degli oggetti dal suo altarino e li porse alla ragazza. Erano oggetti fra i più disparati, da una collana di conchiglie ad un fermaglio per capelli a dei capelli veri tagliati in una ciocca.
“Queste sono tutte cose appartenenti ai morti della mia famiglia, ti aiuteranno ad attirare la loro attenzione”
“C’è anche il morto direi..” aggiunse Damon riferendosi ai capelli. La donna lo ignorò, cosparse l’altare con del sale e subito dopo si avvicinò alla ragazza avvolgendola in uno scialle vecchio e consunto. Successivamente chiuse i suoi pugni che stringevano gli oggetti e con lo sguardo le comunicò che quello era il momento di agire. 
“Ora ripeti con me.. - disse inspirando e chiudendo gli occhi - Attendez notre appel”
La ragazza ripeté le parole e attese chiudendo anche lei gli occhi.
“C’est cette nouveau vie, nouveau âme mélange avec nous”
Le due streghe ripeterono la formula per più volte, finché le fiamme delle candele attorno a loro si alzarono improvvisamente.
“Sta funzionando” le informò Damon guardandosi intorno. 
“Non farti possedere” la donna mise in guardia la ragazza, poi le lasciò le mani. In quell’esatto momento si avvertì una ventata d’aria gelida. 
Quando Danaë riaprì gli occhi attorno a lei vide tre spiriti con abiti di un’altra epoca. Erano impalpabili, vi si poteva vedere attraverso; le loro vesti svolazzavano come animate da un vento calmo, lento. 
“Che cosa vuoi da noi” chiese uno degli spiriti con un forte accento francese.
“Invoco il vostro aiuto per sconfiggere una strega” disse sommessamente la ragazza.
“Pronuncia il suo nome” era quasi come se gli spiriti volessero udire dalla sua voce il nome della strega, anche se lo conoscevano già. 
“Ahkmara, il suo nome è Ahkmara” scandì bene.
Lo spirito che fino a poco prima aveva parlato cambiò espressione in un sorriso inquietante. 
“Avec plaisir” aggiunse mostrando i suoi denti in una smorfia divertita.
A quel punto i tre spiriti delle streghe antenate si unirono in un triangolo ed intonarono una formula in una lingua sconosciuta alla ragazza. 
Il vento soffiò all’interno della cripta umida, ma nonostante ciò la fiamma delle candele restò intatta, anzi, si sollevò ulteriormente. Un attimo dopo altri spiriti fecero la loro comparsa nella stretta cripta, quindi Danaë si allontanò verso il muro, dove il vampiro osservava a bocca aperta tutto ciò che stava accadendo. 
“Stanno chiamando le loro sorelle - spiegò Marje soddisfatta - vogliono aiutarti” 
“Amo voi streghe, l’ho già detto per caso?” buttò lì Damon.
“Shh, non parlare o si fermeranno. È già un miracolo che tu non sia stato sbalzato fuori di qui” lo avvertì la strega. Il vampiro prese quel consiglio alla lettera e non disse più una parola. 
In pochi minuti una folta schiera di streghe si radunò davanti a loro e unì le mani. Una luce spettrale, di un blu elettrico, si sollevò sulle loro teste e in un batter d’occhio crebbe di volume, facendosi sempre più grande e luminosa. Sembrava il bagliore di un fulmine in una notte di tempesta. 
“Ora soffrirai un pò, mia cara, ma non devi mollare. E soprattutto..non esplodere” le comunicò la donna stringendole le spalle. Poi l’anziana si unì alle sue sorelle e si focalizzò su Danaë. L’attimo dopo quella luce blu investì la ragazza violentemente, come un vento impetuoso. La luce stava entrando dentro di lei e più i secondi passavano più i brividi si accavallavano nel suo corpo. Il potere di ognuna di quelle streghe penetrava la sua pelle e si accavallava dentro di lei, sommandosi a quel fuoco che sentiva quando usava i propri poteri. Era qualcosa di enorme, indomabile, selvaggio e potente. Dopo poco la pelle iniziò a bruciarle intorno al petto, non sapeva se sarebbe stata in grado di contenere tutta quella magia. Sentiva ogni centimetro del suo corpo dolorante, come infilzato da migliaia di aghi ardenti. Sentiva di essere sul punto di scoppiare, andare in pezzi.
“Non ce la faccio.. Non riesco a contenerla tutta” disse stremata.
“Non ti stanno dando più potere Danaë.. - le disse Damon con voce assuefatta, incantato da quello spettacolo spaventoso - Stanno liberando il tuo” fece qualche passo indietro.
Lei non se ne era accorta, ma l’energia bluastra non stava entrando nel suo corpo, la stava letteralmente investendo. Il potere delle streghe antenate la stava attaccando, sfidando, affinchè i suoi pieni poteri si manifestassero. Stavano calcando la mano cosicché la grande magia che era dentro di lei si sbloccasse e trovasse la via per uscire dall’ombra. 
Danaë gettò uno sguardo dietro le spalle e vide ciò che il vampiro vedeva: la sua luce la avvolgeva, stava reagendo e in un attimo anche lei capì quello che stava accadendo. 
Il fuoco che sentiva espandersi dentro di lei ed avvolgere le sue membra era il suo. Non era nessun altro.
Nonostante questa consapevolezza, stava male. Era quasi sul punto di crollare, ma Marje era stata chiara: non doveva mollare, non poteva permettersene il lusso. Strinse i denti e provò ad accelerare il processo attivando ancora di più la sua luce. Per quanto possibile, si sentì bruciare dentro ancora di più e una luce ancora più luminosa la circondò. 
Il vampiro si accorse delle sue serie difficoltà: la vedeva tremare, i suoi muscoli erano tesi e capì che non avrebbe resistito ancora a lungo. Quindi si avvicinò e s’inginocchiò sorreggendola dal basso. Non doveva cadere, toccare terra. Il vampiro tenne gli occhi chiusi, la sua vista era compromessa con tutta quella luce. Teneva la ragazza eretta con il suo corpo e le sue braccia, ma nei punti in cui il suo corpo toccava quello di Danaë, la pelle veniva lacerata, bruciata dalla magia. 
“Damon va via” le disse stremata quando si accorse di lui.
“No, stai per cedere. Lascia che ti aiuti” 
La ragazza sapeva che lui aveva perfettamente ragione, probabilmente sarebbe caduta un attimo dopo se lui non si fosse precipitato a sorreggerla, ma gli stava facendo del male, lo stava ustionando e non poteva sopportarlo. 
Quindi si concentrò, focalizzandosi sulla rabbia, e cercò di velocizzare il processo. Non avrebbe resistito per sempre e neanche Damon. 
Danaë fece uscire la sua luce dalle mani colpendo le pareti della cripta ed emise un urlo spaventoso per interminabili secondi, il quale infranse gli oggetti di vetro nelle vicinanze e forse anche nel cimitero all’esterno. Le orecchie di Damon sanguinarono, insieme a quelle della ragazza. Un rivolo le scivolò giù per una narice. 
Il rito era quasi terminato. Sentiva al suo interno che il potere aveva raggiunto il suo massimo apice e che adesso stava tornando nel suo letargo, al sicuro. Era la prima volta in vita sua che si sentiva piena, completa. Anche il flusso di energia delle streghe si stava affievolendo fino a diventare molto debole. 
Quando, alcuni minuti dopo, l’energia svanì evanescente nell’aria, le streghe interruppero il loro contatto e riaprirono gli occhi. 
Marje guardò orgogliosa la ragazza, ce l’aveva fatta. Poi guardò Damon, ai suoi piedi, ancora impegnato a sorreggerla, con le ferite che pian piano si rimarginavano sul suo corpo. Per un attimo ebbe come l’impressione che quel vampiro fosse cambiato, che fosse una persona completamente diversa. 
“Ce l’hai fatta, mia cara” si complimentò l’anziana donna con la ragazza, ormai fortemente provata e senza forze. 
Danaë guardò verso le streghe, sapendo di doverle ringraziare per il loro prezioso aiuto.
“Merci beaucoup, mes soeurs” disse flebilmente in un francese modesto facendo cenno col capo.
“Ora devi ucciderla. Se riuscirai nell’impresa, ritieni il tuo debito con noi saldato” disse sempre lo stesso spirito prima di scomparire assieme a tutti gli altri. 
Quando il rito fu ufficialmente terminato, Danaë si appoggiò a Damon; le era infinitamente grata per il suo aiuto. Probabilmente non ce l’avrebbe fatta senza il suo sostegno fisico. 
“Come ti senti?” le chiese la vecchia donna mentre spegneva le candele tutte intorno.
La ragazza si sentiva molto debole, come svuotata, ma piena allo stesso tempo. Ci avrebbe impiegato un pò per riprendersi del tutto. 
“Beh sono viva no?” disse sarcastica.
Damon si sollevò in piedi ed con il suo braccio sorresse la ragazza tenendola per un fianco; si accorse che la sua pelle bruciava. 
“Che cosa intendevano le streghe riguardo a quel debito? E poi perché diavolo non le hanno donato il loro potere e basta?” chiese aspro il vampiro alla donna.
“Gli spiriti hanno fatto un grande regalo alla ragazza questa notte, e come ogni patto che si rispetti si aspettano qualcosa in cambio. Il piano non era quello di accumulare potere, quello si esaurisce con lo scorrere del tempo e non sarebbe servito a nulla. Ma d’altra parte è l’unica scusa che mi è venuta in mente: immaginate se vi avessi detto che doveva essere investita dal potere di tutta la mia congrega.. Non avreste accettato”
“Devo preoccuparmi?” s’informò la ragazza.
“Ti riferisci al patto? Ma no! Se ucciderai la strega non dovrai fare nulla per loro e se non la ucciderai beh.. non potrai comunque fare nulla per loro perché sarai morta” disse la donna con un’aria calma assolutamente agghiacciante.
A Danaë si raggelò il sangue nelle vene e sgranò gli occhi notando la nonchalance con cui aveva pronunciato quelle parole. 
“Quindi l’hai fatta soffrire per nulla di concreto, le tue sono solo supposizioni!” sbraitò il vampiro contro la strega.
“No. Noi le abbiamo dato qualcosa che gli altri ibridi non hanno mai avuto la possibilità di avere. Il loro pieno potere. Sta a lei ora usarlo”
“Ma io non so come” disse disperata Danaë, a cui sembrava di trovarsi costantemente al punto di partenza.
“Mia cara, solo con il tempo e la pratica siamo in grado di conoscere pienamente noi stessi”
“Due cose che noi non abbiamo” si lamentò lui.
“Questo è tutto ciò che potevo fare per voi. Ora però dovete andarvene, per lei è pericoloso restare qui. Gli spiriti potrebbero impossessarsi di lei, è troppo debole per respingerli” 
“Dannate streghe” sbuffò il vampiro mentre trascinava la ragazza fuori dalla cripta ormai buia. 
Danaë si voltò verso Marje Labathomette prima di uscire completamente.
“Grazie davvero, Marje. Non so perché lo hai fatto, ma ti ringrazio”
La donna apprezzò il gesto della ragazza molto più di quanto diede a vedere.
“So quanto può essere dura sentirsi sole, senza una congrega. Il mio era un regalo d’iniziazione”
“Conoscevi mia nonna, vero?” 
La strega sorrise, gli occhi velati da lacrime che non lasciava uscire.
“Sì.. È stata lei a dirmi che eri in città. Non mi ha avvertito Klaus, sono stata io a chiedergli di poter parlare con te”
“Grazie Marje…”
La donne si riscosse e guardando il cielo si accorse che il tempo a loro disposizione ora era davvero terminato.
“Ora dovete proprio andare ragazzi. Tu, Salvatore, comportati come si deve o sta’ sicuro che ti troverò. Vi conviene lasciare New Orleans ora, prima che il caos regni” puntò il dito verso il moro.
“Non preoccuparti. Ce la fileremo in men che non si dica” disse il vampiro.
“Spero di rivederti un giorno” disse Danaë rivolgendole un ultimo sguardo.
“Anch’io cara. Ora andate” concluse la strega, prima di uscire anche lei dalla cripta e scomparire nel buio dal quale era apparsa. 




  
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