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Autore: Emmastory    25/11/2017    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo XXXVI
 
Fra le rovine
 
Lentamente, il tempo sta passando, e con la stessa lentezza, il rapporto che esiste fra Aaron e Ava sta migliorando. Proprio come mi aspettavo, ora lei è più aperta, e controllando i loro allenamenti, noto con piacere che lei gli sta vicina, aiutandolo a perfezionare i suoi colpi e la sua tecnica. Ad essere sincera, credo siano simili, e che stiano davvero bene insieme. Fuori c'è il sole, e alcune bianche nuvole sembrano galleggiare nel cielo azzurro. È di nuovo mattina, Chance pare aver bisogno di uscire, e aprendo la porta, lo lascio fare, rimanendo comunque concentrata su mio figlio. Silenzioso, si allena con costanza, e nonostante il grande impegno, non pare avere occhi che per Ava. Sono innamorati, lo vedo bene, e per qualche strana ragione, sono convinta che finalmente, dopo tutto questo tempo, la corazza con cui lei si difendeva è stata finalmente scalfita e annientata proprio dal potere dell'amore. Come ripeto, sono soltanto umana, e non certo avvezza al mondo della magia, ma pensando all'esperienza avuta dopo essermi innamorata di Stefan, che ancora amo con tutta me stessa nonostante le mille difficoltà che abbiamo attraversato nel tempo, ormai lo reputo un vero e proprio incantesimo, un sortilegio più potente di qualunque altro. Anche oggi sono tranquilla, e mentre il tempo scorre, mille pensieri mi distraggono. Sono di nuovo i miei ricordi, tornati a farmi visita dai meandri della mia mente. Senza accorgermene, sorrido, e notandolo, Stefan mi tiene la mano. "Ricordi?" Chiede, improvvisamente curioso e non più preoccupato. "Bei ricordi." Rispondo, specificando la realtà con un sorriso. Pensandoci, mi sento fortunata, poichè finalmente la mia ansia pare essere scomparsa e sostituita dalla felicità. In silenzio, mi godo questi momenti, e mentre rimango persa nei miei pensieri, sento un rumore. Qualcuno sta bussando alla porta, e quasi allarmato, Max inizia ad abbaiare, spaventato da quel suono che non conosce e a cui non è abituato. Cercando di calmarlo, gli faccio qualche carezza, poi apro la porta. "È Isaac, che da solo, è venuto a farci visita. Guardandolo, capisco subito che ha camminato a lungo. Ha il viso e l'occhio stanco, e suo padre non è con lui. Mi chiedo perchè, ma non certo ad alta voce. Senza proferire parola, gli sorrido e lo accolgo in casa, poi provo a parlargli. "Isaac? Cosa ci fai qui?" Azzardo, inspiegabilmente preoccupata per lui. "Non mi piace stare da solo, zia." Rispose soltanto, serio come mai prima. "Dov'è Rose?" Chiede poi, sembrandomi sul punto di piangere. "Nella sua stanza, vuoi vederla?" Rispondo, regalandogli un leggero sorriso. Mantenendo il silenzio, lui non fa che annuire, e sparendo per un attimo dalla sua vista, vado subito a chiamare mia figlia. È ancora presto, e in genere dorme, ma credo che rivedere Isaac dopo così tanto tempo lontana da lui potrebbe solo giovarle. "Rose, svegliati. Isaac è qui per te." Dico soltanto, avvicinandomi al suo letto e accarezzandole la guancia. "Come? A quest'ora?" Indaga lei, ancora assonnata e confusa. "Sì, e pare sia successo qualcosa. Dai, vestiti e vieni a vedere." Spiego, tornando improvvisamente seria. "Sta arrivando." Dico poi, tornando in salotto e sedendomi con lui sul divano, notando il suo volto tirato dalla tristezza. "Grazie." Mi risponde, senza però guardarmi nè alzare gli occhi dal pavimento. Così, passarono alcuni secondi, poi il mio istinto materno si fece vivo. "Isaac, pensi ancora a tua madre?" Dissi, rompendo il silenzio e sondando piano il terreno delle sue emozioni. "Lo faccio sempre, e oggi... oggi vorrei tornare a farle visita, con Rose." Rispose lui, serio e ancora triste. Ascoltandolo parlare, non dissi nulla, e facendomi più vicina, mi limitai ad abbracciarlo. "Mi dispiace, lo sai." Sussurrai al suo indirizzo, accarezzandogli la schiena e tenendolo stretto. "Lo so, e mi manca." Rispose lui prontamente, crogiolandosi nel calore del nostro contatto. "Sono sicura che le manchi anche tu, ma lei ti sarà sempre vicina." Lo rassicurai allora, sorridendo debolmente e notando solo allora l'entrata in scena di Rose. Avvicinandosi, si sedette sul divano e baciò il ragazzo sulla guancia, poi gli prese la mano. "Volevi vedermi?" Chiese, curiosa. Annuendo, Isaac non diede che una risposta positiva, e alzandosi in piedi, la guidò verso la porta di casa, aprendola. "Non solo te, ma anche mia madre, vuoi venire?" Le rispose lui, invitandola a uscire di casa e raggiungere il cimitero per portare i suoi omaggi alla donna che gli aveva donato la vita. "Certo." Disse allora lei, rendendolo felice e realizzando il suo desiderio. "Veniamo anche noi." Dichiararono due voci alle loro spalle, che sporgendomi dal divano, scoprii essere quelle di Aaron e Ava. "D'accordo." Disse semplicemente Isaac, accettando anche il loro aiuto. Di lì a poco, i quattro uscirono di casa, e pur fidandoci, Stefan ed io decidemmo di seguirli. Erano ormai quasi adulti, ma a noi non importava. Samira era anche nostra amica, e fare visita alla sua tomba mi sembrava quantomeno doveroso. Come c'era d'aspettarsi, il viaggio fu lungo, e non appena arrivammo, Ava si bloccò, non facendo che guardarsi intorno, quasi come se avesse paura di qualcosa. Un cimitero non era certo il più ameno dei luoghi, e ad essere sincera la capivo, ma guardandola, non potei non notare l'assenza di luce nei suoi occhi. Dati i miei trascorsi, potevo dire di essere diventata un'esperta, e osservandola, vedevo in lei la paura, il dolore e il risentimento che credevo si fosse finalmente messa alle spalle. Concentrato unicamente su quell'ormai famosa pietra tombale e sull'amico, Aaron quasi la ignorava, ed ero certa che la cosa la ferisse. "Che c'è? Non mi parli più?" Chiese, stizzita. "No, è solo un momento delicato." Rispose lui, cercando di rassicurarla. "Mi ami, ma mi guardi in modo differente. Sai che sono parte di Loro anche se non vorrei, e mi sembra perfino che tu abbia paura." Aggiunse lei, seria e lapidaria. Confuso, lui non fece che guardarla, poi lei gli prese la mano. "Voglio farti vedere una cosa." Gli disse, portandolo dritto al centro del cimitero, buio e per nulla accogliente. "Guardati intorno. Qui ci sono solo anime, ed è così che io vedo questo posto, proprio come tu e il tuo gruppo vedete Aveiron e Ascantha. Solo due luoghi pieni di anime. Ero una Ladra, ma ora sono una guerriera, e questo ha senso per me. Mi sento nata per questo." Aggiunse poi, mentre sorrideva dolcemente e gli teneva la mano. "Sai, forse è una follia, ma anche le follie hanno un senso, a volte." Rispose lui, ricambiando quella stretta e rafforzandola con amore. "Ava?" La chiamò, sperando di ottenere la sua attenzione. "Sì?" Rispose lei, voltandosi a guardarlo. "Chiamati come vuoi, io ti vedrò sempre come la mia fidanzata." Confessò, per poi voltarsi e sorprenderla con un bacio, non dandole neanche il tempo di respirare o ragionare. Colta alla sprovvista, la ragazza non seppe cosa dire nè fare, ma non appena ritrovò la sua compostezza originaria, gli parlò. "È dolce da parte tua, sai? Vorrei... vorrei avere il tuo stesso cuore, a volte." Disse, per poi sorridere e ricambiare quel bacio, seppur velocemente e senza approfittare di quel momento. "Ne hai uno tutto tuo, e vedo che lo stai usando al meglio." Rispose lui nel rassicurarla, dolce e innamorato. "Lo spero, Aaron. Lo spero." Disse lei a quel punto, spostando lo sguardo dal suo viso al cielo, per poi fissarlo su una nuvola di passaggio. In silenzio, avevo assistito a tutta la scena senza interferire, e ad essere sincera, mi sentivo felice. Felice della nascita di quella che sembrava una nuova pianta fra le rovine.
   
 
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