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Autore: esserre93    26/11/2017    1 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Bianco o nero, si o no, destra o sinistra, tutto o niente. Durante la nostra vita ci troviamo continuamente di fronte a delle scelte, delle scelte che portano ad un risultato finale. Scelte che non ci permettono di tornare indietro una volta fatte. Strade che non possiamo ripercorrere, una volta abbandonate alle nostre spalle ed è proprio in questo momento che dobbiamo fare i conti con le conseguenze derivate dalle queste strade intraprese.
Amelia, in quella sala operatoria, aveva preso una decisione, aveva dato ascolto al suo intuito, al suo sesto senso. Amelia aveva causato la morte di James, del suo ex fidanzato, della persona che era riuscito a farla sorridere dopo un periodo buio; James era morto nelle mani di Amelia e la donna non riusciva a darsi pace. Il suo cuore era spezzato.
Tutti i suoi amici, non appena la videro tornare con Arizona, nella sala d’aspetto, le corsero incontro e la abbracciarono. Se in un primo momento  la mora si sentì soffocare, successivamente riuscì a capire cosa realmente stesse accadendo. I suoi amici erano ancora lì con lei, i suoi amici non la odiavano.
Quando l’abbraccio di gruppo si sciolse, Addison fu la prima a voler dire qualcosa alla sua amica:
- Amelia, non potremmo mai darti la colpa per ciò che è successo, le condizioni di James erano disperate, eravamo pronti – Addison era sempre stata così: terribilmente comprensiva nei suoi confronti, forse anche troppo. Anche quando c’era dell’oscurità in Amelia, lei non riusciva a vederla.
- Addison ha ragione – Charlotte fece un passo verso di lei e le posò una mano sul braccio. La diplomazia di quella donna non era confortante, ma era un lato che contraddistingueva la bionda. Vedeva ogni situazione da un punto di vista diverso, particolare. Amelia abbozzò un sorriso e si congedò dai suoi amici. Non avrebbe retto ad altre frasi di circostanza, non avrebbe retto agli sguardi compassionevoli di tutti; ne aveva visti fin troppi nella sua vita. Quando il padre era morto lei era troppo piccola per ricordare ciò che accadde dopo, ma gli strascichi di quell’evento li aveva portati dietro con Derek e il  suo volergli stare continuamente addosso, come se avesse bisogno di una costante protezione; quando morì Ryan, il suo corpo pietrificato, se lo portò impresso nella mente a lungo, anche ora, nei momenti più difficili, quell’immagine si ostinava a presentarsi davanti ai suoi occhi, ma era una cosa a cui aveva fatto il callo, sapeva come mandare via quei pensieri, sapeva come accantonare Ryan in un lato buio della sua mente;  con la morte di Derek, un parte di lei se ne era andata con lui: l’intervento, il giorno in cui avevano staccato la spina, il funerale. Era tutte immagini che portava dentro di sé, alle quali non riusciva a fare a meno di pensare. Con la morte di suo fratello Amelia era caduta in un baratro, dal quale era stato difficile uscirne.
Ora cosa sarebbe successo?
Una mano si posò delicatamente sulla sua spalla e la mora riconobbe immediatamente quel tocco.
- Ehi, torniamo in hotel? – Arizona era accanto a lei, la seguiva, anche se non sapeva dove stesse andando. In quel momento fu grata di aver trovato una persona come lei. Un amore incondizionato come quello che Arizona provava per Amelia era difficile da trovare.
- No, voglio tornare a casa, voglio tornare a Seattle
- Va bene, chiamo subito per prenotare due biglietti
Amelia fece un gesto di assenso con la testa e si fermò lungo un corridoio desertico, si appoggiò ad una parete e facendo scivolare i piedi sul pavimento, si accasciò a terra.
Guardò Arizona fare la telefonata, per un tempo che non riuscì a quantificare, Amelia rimase immobile a guardare i movimenti che la bionda compiva. Con la mano destra teneva il telefono, mentre la mano sinistra gesticolava, poi la passava tra i capelli, infine sulla gamba. Quelle due giornate erano state dure per lei. Amelia, troppo spesso, dimenticava quanto potesse essere difficile essere nella situazione di Arizona, anche se non aveva mai assistito ad un suo cedimento.
La bionda chiuse la comunicazione e si avvicinò ad Amelia con un sorriso flebile
- Abbiamo un aereo tra 3 ore, andiamo in hotel a preparare le valige
- Va bene – la mora si alzò e stringendo la mano a quella di Arizona, si incamminò verso l’uscita
 
- Perché c’è così tanta morte intorno a me? – Le due donne erano appena rientrate nella loro stanza e nel sentir pronunciare quella domanda, Arizona impallidì visibilmente
- Non lo so, Amore. Nessuno merita ciò che è capitato a te
- So di aver sbagliato, di non essere stata una figlia perfetta, tanto meno una sorella degna di questo ruolo, ma ho amato tanto e sofferto altrettanto, se un Dio esiste, perché vuole farmela pagare in questo modo?
- Non possiamo tenere sotto controllo tutta la nostra vita, ma possiamo decidere come reagire alle dure prove che siamo costretti ad affrontare. Sei uno stimato neurochirurgo, i tuoi nipoti ti adorano, sei riuscita a riallacciare i rapporti con Meredith e hai una donna proprio qui accanto a te che ti ama; ti hanno tolto tanto, ma hai anche molte persone che contato su di te. Hai combattuto molto e purtroppo dovrai farlo ancora, ma devi avere la forza di rialzarti, sempre
- James è morto
- Lo so amore – Arizona si avvicinò ad Amelia e la strinse in un abbraccio. La mora si abbandonò totalmente all’amore della sua compagna, sfogando la tensione accumulata fino a quel momento. Il tempo, in quella stanza, si fermò. Un silenzio surreale calò e le due donne potettero udire solo i loro cuori battere all’unisono.
 
 
Le due donne rincasarono tardi quella sera. Si trascinarono in camera da letto, dove crollarono immediatamente in un sonno profondo.
Il mattino seguente quando Amelia aprì gli occhi, si guardò intorno e notò che Arizona non era più nel letto e che lei portava ancora i vestiti della sera precedente.
Il volo era stato estenuante, nonostante non fosse stato lunghissimo, ma gli eventi delle ultime ventiquattro ore avevano sfinito sia lei che Arizona.
-Amore? – Amelia chiamò la sua compagna con la speranza di ricevere una risposta, ma ciò non avvenne. Si sporse verso il comodino e in quel momento capì il motivo per cui Arizona non fosse in casa: erano le 11a.m. La mora corse in cucina, dove trovò un biglietto: “Non venire in ospedale, io purtroppo ho avuto un’emergenza, ci vediamo stasera. Prenditi cura di te. Ti amo”.
Amelia sorrise rileggendo il messaggio che Arizona le aveva lasciato e decise di seguire il consiglio che le aveva dato. Si diresse verso il bagno, dove foce una doccia rigenerante. Gli ultimi eventi l’avevano devastata, nulla sarebbe stato più lo stesso dopo quello che era successo e Amelia non riusciva a darsi pace. Sua sorella aveva volato per quasi tre ore pur di chiedere il suo aiuto e lei l’aveva delusa. All’uscita dalla sala operatoria non era insieme a tutti gli altri e era stata la prima cosa che Amelia aveva notato. Non aveva chiesto ai suoi amici dove fosse, né tantomeno ad Arizona, ma aveva intuito il motivo per cui non fosse lì.
Il rapporto con Liz non era mai stato dei migliori; Amelia era considerata la pecora nera della famiglia e Liz non aveva mai fatto nulla per cercare di conoscere meglio sua sorella. Le cose erano sempre andate così tra di loro e da parte di Amelia la situazione era peggiorata da quando la sua famiglia aveva deciso di non partecipare al funerale di Derek. Nonostante questo, però, Amelia non faceva altro che ripensare di aver deluso sua sorella e voleva trovare un modo per rimediare. Senza pensarci più di tanto, dopo essere uscita dalla doccia, prese il suo telefono e digitò il numero di Liz.
- Amelia, sei tu?
- Si, Liz, ciao
- Ma dove sei?
- A Seattle, sono tornata a casa
- Perché?
- Non me la sentivo di stare lì, era troppo pesante per me. Perché non eri insieme agli altri ieri?
- Ero in galleria, so che non mi hai vista, ma ero lì, ho assistito a tutta l’operazione e quando hai dichiarato il decesso sono scappata
- Mi dispiace, ti ho delusa
- Smettila di dire così, ho sbagliato io a venire da te, sapendo quanto fosse delicata la situazione, avrei dovuto proteggerti, sono tua sorella
- Non mi devi niente, Liz
- Non essere troppo dura con te stessa, Amelia, promettimi solo questo
- Ci proverò, buona giornata Liz
- Buona giornata anche a te
Amelia chiuse la comunicazione e lanciò il telefono sul letto. Era infuriata, amareggiata, dispiaciuta, addolorata; dentro di se aveva un mix di sensazioni, che si sentì quasi esplodere.
Il suono del campanello la distrasse dai suoi pensieri, non aveva voglia di vedere nessuno, ma non poteva far finta che non fosse in casa. Quando aprì la porta, trovò Meredith avanti a lei
- Buongiorno Amy
- Ehi ciao, come mai qui?
- Nulla, ho saputo che eravate tornate e sono venuta a salutarti
- Vieni entra – Amelia fece spazio a Meredith, che entrò dirigendosi verso la cucina – caffè?
- Si grazie – Meredith prese la tazza che Amelia poco dopo le porse e si sedettero sugli sgabelli, attorno al tavolo americano
- Dimmi la verità, ti ha mandata Arizona?
- Mi ha solo detto ciò che è successo ed ho pensato di venire a vedere come stessi, nulla di più
- Scusa, è che so quanto lei sia preoccupata per me
- E sbaglia?
- Non lo so, Mer. Avrei dovuto rifiutare di intervenire e tutto ciò non sarebbe successo. Mi sento in colpa
- Nessun altro chirurgo aveva intenzione di intervenire, il corpo di James ormai stava cedendo ed hai fatto bene a tentare il tutto per tutto, io probabilmente avrei fatto la stessa cosa
- Ma tu non sei una cocainomane, non rischi di ricadere nei tuoi vizi
- C’è questo pericolo, Amelia?
- Ricordi quando dopo la morte di Derek ti feci vedere la bustina che avevo comprato?
- Certo che ricordo
- Ci ho ripensato, non oggi, non ieri, ma ogni tanto ci ripenso. Ho sofferto tanto per disintossicarmi, per ripulirmi totalmente, eppure ogni volta che sto male, l’unica cosa che desidero è una bustina di coca
- Perché mi stai dicendo questo?
- Devo parlarne con qualcuno e non voglio uscire per andare ad una riunione, altrimenti potrei prendere una strada sbagliata
- Amelia, guardati intorno, avresti mai pensato di vivere in una casa così calda e accogliente con la persona che ami?
- No
- Ecco, basta pensare a questo per capire quanto tu possa essere cresciuta. Questa, purtroppo, non sarà l’ultima difficoltà che incontrerai, ma hai Arizona, un lavoro che ami e hai anche me e non c’è droga che ti faccia stare bene quanto una famiglia. Sappiamo che dentro di te hai un lato oscuro con il quale ogni giorno sei costretta a combattere, ma noi siamo qui e ci saremo sempre per te.
Delle lacrime iniziarono a rigare il viso di Amelia, che subito tentò di asciugarle
-Piangi, Amy, non tenere tutto dentro, ti è concesso sfogarti – Meredith allargò le braccia e Amelia ci si rifugiò, dando sfogo a tutto il dolore che provava. In quel momento quell’abbraccio era la cosa giusta al momento giusto. “Ti voglio bene, Mer”: Amelia non disse mai quelle parole a sua cognata, ma in cuor suo sperò di averglielo fatto capire con quell’abbraccio. A volte un gesto, racchiude milioni di parole.
   
 
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