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Autore: Eristhestrange    12/12/2017    0 recensioni
Una figura misteriosa fa la sua comparsa nella città di Alubarna. Che cosa starà cercando?
...
"Perderla significa perdere memoria del nostro passato, e se non abbiamo passato non avremo futuro"
Poggiò una mano sulla pietra color sabbia, rivolgendo gli occhi verdi verso la punta dorata dell'obelisco.
Un velo di malinconia scese sul suo volto.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciurma di Shanks, Nefertari Bibi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV

 

Fortuite coincidenze

 

Avanzava tra la folla bisbigliante con il suo caratteristico incedere fiero.

Attraverso i mercati e le piazze le strade si svuotavano al suo passaggio mentre il popolo, ai margini delle vie, osservava i suoi passi come se fosse impossibile che le sue scarpe dalla punta arricciata potessero toccare la terra polverosa sotto di lei.

Non si sentiva particolarmente a disagio, l'aveva già fatto in precedenza.

Camminare in mezzo alla gente e sentirsi osservata non era più un problema, specialmente se nessuno sapeva veramente chi fosse, proprio come in quel caso.

Il caldo rovente che caratterizzava Alabasta le imponeva abiti molto leggeri, ma non mancava mai di coprire il capo con una stola dorata, né di mascherare il suo volto con un velo che lasciava visibili solo i penetranti occhi verdi.

Non solo era lei stessa ad imporsi tale abbigliamento, ma anche il modo ufficiale in cui un oracolo doveva apparire in pubblico. Secondo la tradizione nessuno poteva vedere in volto un oracolo, un atto simile sarebbe stato dissacrante e portatore di sventura per chiunque osasse metterlo in atto.

Era diretta al Grande Obelisco, una gigantesca costruzione di pietra situata poco fuori dalla città, vicino alle antiche rovine.

Non era un luogo che le evocava particolari ricordi e non aveva la più pallida idea di cosa aspettarsi.

Qualcuno aveva davvero bisogno di aiuto? Era una trappola da parte dei suoi innumerevoli nemici?

"C'è un solo modo per scoprirlo: andare lì e controllare io stessa"

Nonostante la situazione particolare, quello non era ancora il suo primo pensiero.

Il litigio con la cugina l'aveva lasciata piuttosto turbata e non riusciva a distogliere la sua mente dal ricordo di quelle parole pronunciate con tanta veemenza.

Scosse la testa.

"Non posso credere che la fiera principessa di Alabasta sia diventata una svitata con idee romantiche. Mia cugina non avrebbe mai parlato così qualche anno fa...Che razza di sciocchezze! Vada al diavolo! Lei e le sue storie da romanzo senza capo né coda. A cosa mai le servirà un uomo poi? Non mi sembra che ne abbia mai avuto bisogno fino ad ora...e poi Kohza? Deve essere proprio uscita di testa. Spero che stia pensando a quello che le ho detto e che quando tornerò avrà rivisto le sue priorità. Non posso ancora crederci...chissà cosa direbbe lo zio riguardo a tutto questo! Gli verrà un colpo quando lo verrà a scoprire, povero Kobra. Magari lui sarà in grado di farla ragionare"

Immersa nei suoi pensieri, procedeva a passo spedito senza curarsi troppo di quello che la circondava.

Non si accorse quindi della folla che man mano si diradava più si avvicinava alla periferia della città, lasciando spazio a strade più aperte fino ad arrivare ad uno dei gradoni principali che conduceva all'esterno di Alubarna.

Ora erano pochi i curiosi ad osservarla scendere i gradini fino alla sabbia, per poi seguirla con lo sguardo fin quando riuscivano mentre si addentrava fra le rovine ricoprendo di polvere i larghi pantaloni blu.

Le sue elucubrazioni furono interrotte quando si ritrovò faccia a faccia con l'obelisco.

Non si era nemmeno accorta di aver fatto tutta quella strada.

Gettò lo sguardo in alto, facendosi ombra con la mano per riuscire a guardare interamente la struttura di pietra coperta dai geroglifici.

Aveva imparato a leggerli fin da quando era bambina e avevano sempre destato in lei una certa curiosità. Niente a che vedere con la lingua dei Poigne Griffe, quello l'aveva visto una volta sola e non era stata in grado di cavarne un ragno dal buco.

Non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse scritto e i caratteri non assomigliavano minimamente né a quelli della scrittura corrente né al geroglifico.

Erano dei segni semplicemente indecifrabili.

Ricordò sua madre parlarle della grossa scatola di pietra che conteneva la storia del loro popolo; le aveva detto che nessuno sulla terra era più in grado di decifrarla, ma che bisognava custodirla per il bene di tutti. "Perderla significa perdere memoria del nostro passato, e se non abbiamo passato non avremo futuro"
Poggiò una mano sulla pietra color sabbia, rivolgendo gli occhi verdi verso la punta dorata dell'obelisco.

Un velo di malinconia si stese sul suo volto.

Le vennero in mente in pochi secondi decine e decine di situazioni, incontri, ricordi che si intersecavano l'uno con l'altro come una sorta di intreccio confuso.

"Non tutto è perduto. Non necessariamente"

Ripensò a Nico Robin, conosciuta di persona tempo addietro in terribili circostanze.

Avrebbe voluto farle più domande di quante non gliene avesse poste, ma la situazione non le aveva permesso di soffermarsi troppo a parlare con lei.

Conosceva il suo immenso valore: l'unica in grado di decifrare quella lingua perduta.

Chissà cosa voleva dire portare su di sé una simile incombenza.

"Avere un grosso potere e non poterlo sfruttare. Mi sembra una storia già sentita"

Alzò la testa con uno scatto.

Qualcuno stava arrivando.

Si guardò attorno circospetta, scostandosi dall'obelisco.

Finalmente era giunto il momento di scoprire chi l'avesse mandata a chiamare con tanta urgenza.

Si preparò con una mano in tasca, pronta a sfoderare le chiavi per liberarsi del suo bracciale dorato in caso il nemico si fosse rivelato troppo potente.

Non appena uscì allo scoperto, tuttavia, Eris ritrasse subito la mano dalla tasca, stupita.

"Ma cosa..."

Inizialmente credeva che il bambino che le si era parato di fronte si trovasse semplicemente lì  al momento sbagliato, ma questo le si avvicinò intimorito ma deciso.

"Grande Oracolo! Sei venuta!"
"Sei stato TU a mandarmi quel biglietto?"

"Certo che sono stato io! E' una questione davvero urgente, della massima importanza!"
"E si può sapere perché sei venuto a chiamare me? Questo non è un gioco ragazzino, non farmi perdere tempo!"

"No! Aspetta! Io non voglio farti perdere tempo! E' che solo tu puoi aiutarmi, ne sono certo! Ti prego, ascoltami!"

Inizialmente era convinta che si trattasse di uno scherzo o di un capriccio, ma l'espressione determinata e la voce tremante tradivano una forte preoccupazione che Eris non poteva ignorare.

"E va bene. Dimmi, c'è qualcosa che vuoi sapere forse?"
Il bambino annuì.

"Ho bisogno di avere notizie di mio fratello!"

"Tuo fratello?"

"Si Signora del Levante. Ibi, mio fratello maggiore. E' partito da due giorni e non è ancora tornato. Ieri sarebbe dovuto ritornare a casa ma non l'abbiamo più visto. Sono sicuro che sia in pericolo"

Lo osservò, sbuffando.
"Calmati! Sicuramente avrà avuto qualche contrattempo lungo il viaggio o si sarà fermato in qualche città! Stava trasportando qualcosa a Nanohana forse? E' facile che si sia fermato lì per trattare coi mercanti, sono sicura che sta bene!"

"No. Non è andato in nessuna città, nessuna ancora in piedi intendo.."

Si avvicinò al ragazzino con espressione accigliata.

"Cosa vorresti dire?"
"Gli avevo promesso che non l'avrei detto a nessuno, ma Ibi è andato ad Anuat"
"ANUAT? Come sarebbe a dire?"

Il sentir pronunciare quel nome l'aveva totalmente sorpresa. L'antica biblioteca. Qualcuno l'aveva forse ritrovata?
"Mi ha scoperto mentre rovistavo in mezzo alle sue cose...c'erano delle mappe e lui mi ha detto che stava andando lì!"

"Ha trovato l'entrata di Anuat? Qui, ad Alubarna?"

"Mi ha detto che i libri erano stati spostati lontano, in mezzo al deserto"
"E ti ha detto dove di preciso?"
"Mi ha parlato di un'oasi morta. Lì c'è l'entrata, ma non mi ha detto altro!"
"Perché avrebbe dovuto fare una cosa simile?"
"Ha detto che se avesse scoperto per primo Anuat saremmo diventati molto ricchi e mi ha fatto promettere di non dire niente a nessuno. Nemmeno alla mamma..."
"Beh, su questo non ho dubbi, ma andarci da solo è stata una pazzia! Specialmente se nessuno ne è al corrente"

"Potresti chiedere a Toht se mio fratello tornerà a casa? E magari anche fra quanto?"

"Cosa?"
"E magari sapere se sta bene. Sai, mangia tantissimo e non vorrei che avesse già finito le provviste"

Si riebbe improvvisamente da quella conversazione.

Aveva completamente dimenticato di essere ancora nelle vesti di un oracolo dopotutto e dimostrarsi sorpresa sarebbe stato un errore fatale di fronte a qualcuno.

Per sua fortuna il bambino non aveva notato nulla.

Si ricompose in un attimo.

"Oh...certo, certo...chiediamo a Toth, giusto. Senti, mentre io mi consulto con lui perché non vai a casa a vedere se tuo fratello ha lasciato qualcosa? Che ne so...una copia della mappa o qualcosa del genere..."

"Mi dispiace ma non ha lasciato niente nella sua stanza..."

Il bambino sembrò pensarci un po', poi si mise una mano in tasca e ne estrasse un piccolo pezzetto di carta.

"...Eccetto questo foglietto. Tienilo pure se lo vuoi, io non me ne faccio niente!"
"Ti ringrazio..."

Rispose mentre apriva il foglio piegato in quattro.

"Nenet?"

Disse fra sé e sé mentre scorreva le parole scritte sulla carta.

Sembrava una sorta di lista di cose che ai suoi occhi non avevano nessuna correlazione, tra le quali spiccava il nome dell'oasi di Nenet sottolineata più volte.

"Allora, cosa dice Toth?"

Sobbalzò.

Era ferma da qualche minuto a leggere e si era completamente scordata del resto.

"Ehm...si...giusto. Beh ecco, dice che tuo fratello tornerà, ma non mi ha detto quando"

"E te l'ha detto proprio adesso? Mentre guardavi quella lista?"

"Certo. Mica posso scegliere quando far parlare il dio, è lui che decide quando"

"E senti la sua voce nella testa? Come qualcuno che ti legge nel pensiero?"

Sorrise.

"Già, proprio così."

 

---

 

Mentre volava sopra la sabbia dorata del deserto si riempì i polmoni dell'aria calda e inebriante.

Volare era una sensazione liberatoria, quasi purificante.

Senza più i pesanti paramenti da Oracolo, i suoi capelli rossi svolazzavano nel vento come una lunga bandiera cremisi.

Dietro di lei Alubarna appariva sempre più distante all'orizzonte.

"Il cielo non appartiene ancora a nessuno, e spero rimanga così per sempre"

   
 
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