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Autore: Lola1991    13/12/2017    3 recensioni
-    SEQUEL DI “From the beginning”
Thorin e Laswynn sono diventati re e regina di Erebor; gli anni del loro regno trascorrono pacifici sotto la montagna e i loro figli sono oramai grandi e pronti ad assecondare la volontà della stirpe di Durin.
La prima figlia femmina, Eriu, viene promessa in sposa al figlio di Dáin, Thorin, sui Colli Ferrosi. Dopo aver accettato questa difficile decisione, alla giovane Eriu non resta altro che iniziare una nuova vita lontana da Erebor e imparare ad essere una buona compagna e una buona moglie.
Ma accanto alla comunità dei Colli Ferrosi sorgono le terre selvagge e i villaggi di Rhûn, abitate dagli Esterling e da uomini creduti malvagi e corrotti. 
Vran, giovane cacciatore, incontrerà per caso Eriu, salvandola da una morte certa. La guerra per l’anello incombe, e il male si diffonde sulla Terra di Mezzo e sui suoi abitanti.
Ma Vran e Eriu non hanno nessuna intenzione di seguire un destino imposto da altri…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dain II Piediferro, Nuovo personaggio, Thorin III Elminpietra, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XVIII
 

Ci misi qualche istante prima di comprendere le parole di Bronnen. Non capivo cosa volessero dire… Diceva di aver trovato Vran, il mio Vran. Poteva mai essere vero? Dalla seconda volta che l’avevo perso, da quell’ultima volta, in cui insieme avevamo concepito un figlio di cui lui non era nemmeno a conoscenza, mi ero messa anima e cuore in pace, pensando di non poterlo mai più incontrare, pensando che il destino che ci aveva riuniti alla festa di inizio estate fosse stato troppo clemente, e che non mi sarei potuta attendere nulla di più.
Invece, ancora una volta, totalmente inaspettato, il fato mi aveva riservato un’ennesima sorpresa.
Mi sedetti a bordo del letto, forse un po’ più pallida del solito, sudaticcia per la curiosità e l’adrenalina, pronta ad ascoltare la storia che Bronnen stava per raccontare.
Parlava a bassa voce, per non svegliare le bambine, e io la ascoltavo rapita, fidandomi ciecamente di lei come avevo fatto per tutta la mia vita, da quando per la prima volta, ancora così giovane, avevo messo piede sui Colli Ferrosi.
« E’ successo due sere fa », iniziò a raccontare, accomodandosi accanto a me, « Ero andata a fare visita a mia sorella, e stavo per tornare qui. Era buio, e per tornare più velocemente, ho costeggiato il bosco, passando dalle scuderie. Ho sentito un rumore ed ho affrettato il passo, lasciandomi alle spalle gli alberi ». Deglutì, mentre io con gli occhi la imploravo di continuare, di non fermarsi, attaccandomi ad ogni sua singola parola.
« Mi ha afferrata da dietro ». Sbarrai gli occhi, stordita. Bronnen continuò il suo racconto.
« Sapevo che non era uno di noi… un nano, voglio dire », si corresse al mio sguardo confuso. « Era molto forte e non riuscivo neanche a emettere un suono con la sua mano premuta sulla mia bocca. Mi ha trascinata per qualche metro dentro il bosco. Ho cercato di difendermi, di urlare… Ma poi l'uomo mi ha parlato: Sono io, Vran. Sapevo che doveva essere lui. Tremavo da capo a piedi, ma lui mi ha rassicurata. Non so nemmeno io da quanto tempo fosse lì, in attesa di uno sguardo amico… Credo che mi abbia riconosciuto, e sapeva di potersi fidare. Ti cercava, Eriu ».
 
Sapevo di non poter fare niente per impedire le lacrime che mi bagnavano le guance. Dopo tutte le difficoltà, il dolore, la perdita… Vran non aveva mai smesso di cercarmi. Nessuno dei due aveva rinunciato veramente all’altro.
« Come sta? », chiesi immediatamente, stringendo forte le mano di Bronnen nella mia.
« Non benissimo. Credo abbia affrontato mesi difficili. Mi ha chiesto subito di te… gli ho risposto che stavi bene ».
Sbarrai gli occhi, terrorizzata, incalzando con il solo sguardo la domanda che Bronnen si stava aspettando.
« No », disse semplicemente, accarezzandomi la guancia, « Non gli ho detto nulla del bambino ».
Sospirai e restammo entrambe in silenzio, una accanto all’altra, il solo rumore presente era il rumore del respiro delle mie figlie.
Dopo quelli che mi parvero quasi anni, mi alzai in piedi, fissando Bronnen con serietà.
« Devo vederlo, Bronnen ».
Lei mi guardò dolcemente, sorridendo. « Sapevo che l’avresti detto, bambina. Ti aspetta tra due giorni, al calare del sole ».
 
*
 
Sapevo che rivedere Vran sarebbe stato tanto rischioso quanto lo era stato scappare dai Colli Ferrosi prima del mio matrimonio. Il nostro villaggio, in tempo di guerra, era cambiato: la gente non si fermava più a parlare, a discutere o a ridere: ovunque i volti erano coperti, le porte sbarrate, il silenzio assordante. Dovevo essere estremamente cauta, completamente invisibile, mentre attraversavo il cortile per raggiungere Bronnen, al limitare del bosco dietro le scuderie, proprio lì, dove appena qualche giorno prima Vran l’aveva trovata e le aveva comunicato dove mi avrebbe atteso: la collina delle fate, sul versante nord, un luogo che secondo molti portava sfortuna a chiunque ci si avvicinasse, ma che per me rappresentava l’unica ancora di salvezza per rivedere l’uomo che amavo e che avevo perso troppe volte.
 
Mi tirai più saldamente il cappuccio sulla testa, coprendo la mia chioma corvina, mentre una pioggia leggera iniziava a scendere e a bagnare ogni cosa. Cercavo di non camminare troppo velocemente, per non dare nell’occhio, ma non potevo farci niente: contavo perfino i secondi che mi separavano a quell’incontro.
E c’era una ragione in più che mi spingeva a velocizzare il passo verso Bronnen: il mio bambino mi attendeva insieme alla persona che aveva reso quell’incontro impossibile, pronto ad incontrare per la prima e forse unica volta suo padre, inconsapevole, a sua volta, di esserlo diventato.
Li raggiunsi in poco tempo, guardandomi intorno angosciata, sperando che la pioggia e gli alberi ci proteggessero dagli sguardi indiscreti. Non dissi niente a Bronnen, ma allungai immediatamente le mani, e lei sorridendo mi consegnò il bambino, che dormiva beato, la boccuccia semi aperta e le guance ancora rosse per la vicinanza del petto della nana.
Era cresciuto moltissimo da quando l’avevo visto – e abbandonato – l’ultima volta; con curiosità, ma senza stupore, potei constatare che era davvero un bambino umano, grande com’era per la sua età, con i lineamenti così simili a quelli di suo padre. Sarei potuta restare ore, o intere giornate ad ammirare quel visetto, ma sapevo che il nostro tempo era limitato. Con un breve cenno del capo Bronnen mi fece segno di seguirla, e ci inoltrammo insieme nel folto del bosco, lasciandoci dietro la luce della fine della giornata, facendo scricchiolare i rami sotto i nostri piedi.
 
La collina delle fate non era molto distante; la raggiungemmo in appena dieci minuti. Il piccolo continuava a dormire beato attaccato al mio petto, ben protetto dal mantello che indossavo, al caldo e protetto come avrei voluto che fosse sempre. C’era una capanna diroccata dall’aria abbandonata in cima alla collina, la vecchia casa di un eremita che – secondo le storie del villaggio – aveva vissuto nel bosco molto tempo addietro. Era, per il momento, l’unico rifugio sicuro per Vran. Presi un gran respiro e guardai Bronnen. Lei mi fece un segno di incoraggiamento e bussai cinque volte alla porta.


Eccomi! Altro capitolo di transizione, ci prepara al prossimo, che sarà... bhé, non posso dirvi molto, sappiate solo che sarà intenso!
La storia terminerà del tutto tra tre capitoli :)

Un bacione a tutti quelli che mi supportano e mi incoraggiando a ogni capitolo! Grazie!
Lola
   
 
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