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Autore: hart    16/12/2017    3 recensioni
Una visita inaspettata, troppo alcol e tutto cambia.
SwanQueen/DragonQueen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Emma si svegliò presto, dopo un breve sonno molto profondo. Si vestì in fretta e uscì di casa, lasciando un biglietto sul bancone della cucina: “Scappo al lavoro, chiamami se hai bisogno. Divertiti con Mal. Baci.”
Regina si svegliò e dopo essersi vestita scese di sotto. Notò il biglietto e fece colazione da sola per poi andare al Granny’s per incontrare Mal. Arrivò al locale e ordinò un caffè; Mal entrò qualche minuto più tardi. Sorrise appena la vide. La raggiunse in un lampo.
«Buongiorno! Sei bellissima..»
Regina le sorrise di rimando.
«Buongiorno...Grazie, anche tu.» rispose dandole un bacio.
 «Grazie!» esclamò l’altra sorridendo. Ordinò un caffé, ignorando l'occhiataccia di Granny. «Dormito bene?» le chiese.
 «Sì, benissimo.» le rispose la mora «tu?»
 Mal arricciò il naso.
«Mh, quel letto non è un granché e... senza di te non dormo bene.» rispose bevendo poi un sorso del caffé che Granny le aveva appena portato.
 «Sei dolce... Adesso andiamo a vedere qualche casa così...potremmo tornare a dormire insieme.»
 Mal le sorrise, la gioia ad illuminarle lo sguardo.
«Sì... andiamo.»
 Regina annuì e si alzò.
«Hai visto già qualcosa?» le chiese uscendo dal locale. La bionda annuì.
«Sì, ne ho trovate altre tre che potrebbero andare. Sono più piccole di quella di ieri.» la rassicurò subito.
 «Bene.»  rispose la mora con un sorriso. «Fammi strada...»
 Mal la prese sottobraccio ed iniziò a camminare con lei.
«Andiamo a piedi, ti va? È caldo oggi...»
 «Sì, mi piace camminare.» rispose Regina continuando a sorriderle. Mal ricambiò.
«Sono vicine, non ci vorrà molto...»
 «Perfetto.» 
Mentre camminava, Regina si voltò a guardarla, cercando un qualcosa che le sembrasse familiare. Mal riportò gli occhi davanti a sé, godendosi il sole sul viso.
«Spero di non averti riaccompagnata troppo tardi ieri sera...»
 «No, no...» sorrise imbarazzata ripensando ai momenti passati con Emma. Mal le lanciò un'occhiata furtiva.
«Il whiskey era buono, comunque. Non me l'aspettavo.»
 «È stato tutto perfetto...» rispose  «Ho passato una serata stupenda.»
La bionda le sorrise.
«Anche io.»  rispose. Smise poi di camminare. Indicò con un cenno del capo la casa alle spalle di Regina. La donna si girò a guardare la casa. «È bella, c'è anche il giardino. Potremmo piantarci qualcosa...»
 Mal la osservò.
«Sì... un melo, per esempio.» suggerì, sorridendo già.
 Regina si girò a guardarla. «Sì pensavo proprio a quello. Adoro le mele.» le disse sorridendo stringendo la sua mano. Il sorriso della bionda si fece più brillante.
«Vediamo com'è dentro?»
 «Sì...» rispose avvicinandosi alla casa «Anche la staccionata mi piace.»
 Mal la seguì, osservandola in silenzio.
Regina entrò dentro e osservò la casa. «Il salone è grande e anche la cucina...» commentò per poi salire di sopra. Mal continuò a seguirla
«Sì... ci sono due bagni e tre camere, più lo studio.»
 «Mi sembra perfetta...» rispose la mora con un sorriso «Possiamo permettercela?»
 Mal annuì.
«Sì, vendendo la vecchia. L'ho già affidata ad un agente.» rispose.
 «Allora la prendiamo?»
 Mal rise.
«Non le vuoi neanche vedere le altre?»
 «Vero… scusa. Questa mi sembra perfetta, ma andiamo a vederle...»
 «Non ti devi scusare.» ribatté Malefica. La afferrò dalla vita e la attirò a sé. «Non dobbiamo vederle per forza. Questa è la più bella, in ogni caso.»
 Regina passò le mani intorno al suo collo.
«Faresti qualsiasi cosa per me vero?»
 Malefica si limitò ad annuire, guardandola negli occhi. Regina le sorrise e la baciò. La bionda chiuse gli occhi, godendosi quel momento. Regina interruppe il bacio, le sorrise e la abbracciò. Mal la strinse a sé, come non aveva mai fatto, non così. Quel poco che c'era stato tra loro era stato... molto passionale, poco affettivo. Erano state abbracciate, certo, ma non così.
«Dobbiamo fare una proposta? Quando potremmo trasferirci?»
 Mal sorrise delle sue domande.
«Sì, ora chiamo l'agente. Non lo so, aspetta...» disse ridacchiando mentre tirava fuori il cellulare. E chiamava un numero a cui rispose il nulla.
«Salve, sì, sono Mal... ciao Gary. Sì. La prima, quella... sì. Sì sì. E entro quando? Oh, certo, capisco... va bene, grazie.» riattaccò.
 Regina l'ascoltò parlare al telefono.
«Allora?» le chiese quando finì la chiamata. Mal sorrise, felice della sua impazienza.
«Ci fa sapere entro oggi. Nel caso, possiamo trasferirci anche domani.»
 «Bene...Non voglio più disturbare lo sceriffo.»
 Mal annuì.
«Certo...»
 «Devi andare a prendere il resto della nostra roba?»
 «La farò spedire.»
 «Bene.» La mora le sorrise. «Vuoi fare una passeggiata?»
 Mal annuì.
«Certo!» rispose sorridendo. Le rubò un bacio. Regina ricambiò il bacio e strinse la sua mano per poi iniziare a camminare.
 Mal la portò nella foresta, tra gli alti alberi antichi
 «È bello… questa città è bella.» commentò Regina guardandosi intorno, inspirando l’aria umida della foresta. La donna la guardò, fermandosi.
«Sì, è vero. Penso che ci troveremo bene qui.»
 «Si, lo penso anch'io...»
Mal le strinse piano la mano.
«Non ricordi ancora nulla, vero?» le chiese.
Regina scosse la testa.
«No, per quanto ci provi, non ricordo nulla...ho solo avuto dei flash ma erano cose non vere.»
 Mal continuò a guardarla negli occhi. «Quali flash?»
 «Cose senza senso...La casa dello sceriffo mi sembra di conoscerla come se fosse mia...ho visto io che uscivo da lì e lei sul vialetto...»
 Mal annuì, ma continuò a guardarla negli occhi.
«Forse è la tua mente che lotta per ricordare...»
«Forse...ma ricorda cose non vere.»
 Mal si accostò a lei e la baciò, delicatamente, con dolcezza. Regina rispose al bacio accarezzandole la guancia.
 Alzò anche lei la mano verso il suo viso, sfiorandole la guancia, lo zigomo. Salì più su, sulla tempia. In quel punto il potere fluì dalle sue dita, penetrando nella mente di Regina e creando in essa ricordi di una vita mai vissuta. Solo piccoli frammenti confusionari, caotici, sfocati, misti al passato che avevano vissuto insieme.
 Regina spalancò gli occhi e si staccò da lei.
«Mal...mi ricordo...ho visto dei ricordi con te!» esclamò felice abbracciandola. La bionda sorrise sulla sua spalla, stringendola a sé.
«Cosa..?» finse lo stupore, la meraviglia, ma non la gioia. Non poteva perderla, non ora. E, anche se il passato era un'illusione, il futuro sarebbe stato reale e bellissimo.
 «Sì, finalmente.» Regina la baciò «Sembravamo felici.»
 Mal rispose al bacio, poi la strinse a sé.
«Sì. Lo eravamo, e lo saremo ancora.»
 «Sì, certo.» la strinse «Ricominciamo.»
 
 
 
 
 
 
Emma stava finendo di truccarsi, per quel poco che si truccava. Il completo, cravatta compresa, la impacciava un po', abituata com'era a jeans e maglia. Avrebbe voluto mettere qualcosa di più femminile, ma doveva essere in grado di muoversi senza inciampare ogni tre per due.
Uscì dal bagno e spense la luce, andando poi in camera per infilarsi le scarpe. Sì, okay, forse urlava: “sono lesbica” così, però non poteva portare Regina a cena fuori in jeans, anche se sarebbero stati molto più adatti.

Regina continuava a guardarsi allo specchio, sistemandosi i capelli. Il vestito rosso, lungo fino al ginocchio e con lo spacco metteva in mostra le sue curve. Non si capacitava di come i vestiti di Emma fossero perfetti su di lei. Si era truccata mettendo i risalto le labbra con un rossetto rosso scuro. I tacchi le facevano sembrare le gambe ancora più lunghe. Sospirò un’ultima volta per poi uscire dalla stanza.
 Emma finì di sistemarsi e uscì dalla sua stanza, incontrando così Regina che veniva dall'altra parte del corridoio. Fece scorrere lo sguardo su di lei, il respiro che incespicava sullo sgambetto fattogli dalla straordinaria bellezza della donna. Dovette sbattere più volte le palpebre prima di essere in grado di parlarle, come spesso le accadeva.
«Sei... bellissima.» disse, sorridendole.
 Regina arrossì abbassando lo sguardo per un secondo e sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Grazie... Anche tu sei bellissima.» disse guardandola tutta, squadrandola come a volerla imprimere nella sua memoria. Emma arrossì. Era strano sentirselo dire da lei. Regina era più il tipo da far capire le cose più che dirle direttamente. Almeno, la Regina che aveva conosciuto fino a qualche giorno prima. Era fatta di sguardi, gesti, movenze. Questa Regina era così diversa, eppure era chiaro che non era cambiata affatto. Era lei, ma senza quelle difese a cui Emma si era abituata fin dai primi tempi, quelle oltre cui aveva visto, fin da subito. Eppure era ancora sconcertante.
«Ehm... spero...» mosse lo sguardo sui suoi tacchi, sforzandosi di non guardare le lunghe gambe, i muscoli sodi delle cosce... deglutì. «...spero che tu stia abbastanza comoda con quelli. Dovremo camminare un po'... non proprio sull'asfalto. Sicura di non volerti cambiare?» le chiese, tornando a scrutare quel viso che, ogni volta, le toglieva il fiato.
 «Dove mi porti?» chiese l’altra donna, curiosa, avvicinandosi a lei «Comunque non credo di sentirmi a mio agio senza tacchi....» rise.
 Emma premette le labbra tra loro in un sorriso divertito, una risata a fior di labbra.
«Già... È una sorpresa.» disse poi sorridendole apertamente, gli occhi che luccicavano appena di emozione. «Ma la strada è un po' impervia per arrivarci, per questo sono preoccupata per i tacchi..»
«Porterò delle scarpe di riserva, credo sia un buon compromesso.» disse tornando in camera per prendere delle scarpe senza tacco. Emma rise sommessamente, osservandola di sottecchi mentre prendeva le scarpe. 
«Ottima idea.» disse piano, in attesa.
 «Eccomi adesso sono pronta.» disse la mora tornando con un sorriso. Emma le indirizzò un ultimo sguardo quindi scese le scale. 
«Andiamo allora.» esclamò, ansiosa.
 Regina scese le scale dopo di lei e prese la giacca mentre Emma prendeva le chiavi della macchina e le apriva la porta. La mora uscì di casa e si incamminò lungo il vialetto. Emma chiuse la porta e accelerò il passo per precederla. Le aprì la portiera del maggiolino.
 «Grazie.» Regina le sorrise e salì in macchina. Il cuore le batteva forte,e non riusciva a capirne il motivo. Emma le sorrise e chiuse la portiera, andando poi a sedersi al posto di guida.
«Mi... mi dispiace che sia un po' difficile da raggiungere ma...» disse mentre partiva «.. è un posto speciale e... è tanto che volevo portartici... in un'occasione come questa....» balbettò, emozionata.
 «Vuoi portarmi in un posto speciale anche se ci conosciamo da così poco tempo?» le chiese la mora voltandosi a guardarla. Emma arrossì mentre le lanciava occhiate imbarazzate
«Ehm... s-sì...» balbettò. Come poteva uscirne, ora? Aveva bisogno di una scusa... o no? Si voltò a guardarla mentre rallentava, accostandosi al lato della strada e fermandosi. «Una persona speciale merita un posto speciale.» disse, l'imbarazzo improvvisamente svanito, sorridendole.
Regina le rivolse un sorriso imbarazzato.
«Tratti tutte le nuove arrivate che hanno perso la memoria così o io sono fortunata?» le chiese scherzando. Il sorriso di Emma rischiò di trasformarsi in una risata.
«Prova a indovinare.» disse prima di scendere dalla macchina. Fece il giro per aprirle la portiera.
Regina scese dalla macchina «Credo di preferire l'opzione dove sono fortunata...» rispose guardandola negli occhi. Emma le rivolse un sorriso reso intenso dallo sguardo, fisso negli occhi scuri di Regina.
«Complimenti signorina: jackpot.» rispose a voce bassa, quasi confidenziale, un accenno di improvvisa lussuria nello sguardo. Erano vicine ora, molto vicine, lo sportello della macchina a separarle.
 Regina si morse il labbro inferiore per poi avvicinarsi maggiormente a lei. Emma strinse la presa sullo sportello giallo, lo sguardo risucchiato da quel gesto, la pelle morbida delle labbra della mora premuta tra i denti bianchi che sembrò toccare qualcosa dentro di lei. Regina si sporse ancora di più e le diede un leggero bacio sulla guancia.
«Grazie.» le sussurrò vicino all'orecchio.
 Il cuore di Emma accelerò esponenzialmente i battiti, e la donna chiuse gli occhi quando quel bacio la colpì come il più dolce degli schiaffi. Sorrise, e li riaprì, incontrando di nuovo gli occhi di Regina, neri alla luce dei rari lampioni. 
«Vieni con me.» disse, chiudendo lo sportello e porgendole la mano.
La mora le sorrise e strinse la sua mano, quel gesto le sembrava il più naturale del mondo. Si sentiva al sicuro con lei.
Emma la guidò fino ad un sentiero nella foresta. Strinse la presa sulla sua mano e rallentò a quel punto, voltandosi a guardarla. 
«Attenta. Appoggiati a me, ci sono un sacco di radici...»
«Sì.» Regina strinse la presa sul suo braccio. Ma non aveva paura di cadere: sapeva che Emma l'avrebbe presa se fosse successo.
Lo sceriffo riprese a camminare, piano per non rischiare di farle fare male.
«Non è lontano, non preoccuparti...»
Regina annuì, ma proprio in quel momento inciampò in una radice. Emma la sostenne, i muscoli che scattavano prima ancora che potesse pensarlo. 
«Ti sei fatta male?» le chiese subito, preoccupata.
 Regina sollevò il viso, vicinissimo a quello della bionda, adesso. «Sì.» sussurrò appena tenendosi a lei. Emma sentì il cuore arrivarle in gola. Rimase immobile, fissandola. La donna rimase tra le sue braccia, come se quelle braccia l'avessero sempre sostenuta.
 Emma continuò a guardarla negli occhi. I sentimenti la travolsero mentre li fissava, e sentì il cuore farsi improvvisamente pesante di tutto ciò che non poteva dirle, di tutto quello che avevano vissuto insieme, e che Regina non ricordava. Abbassò lo sguardo per nascondere gli occhi lucidi, e si assicurò che fosse salda sulle gambe.
«Andiamo, non manca molto ormai...»
 Regina si raddrizzò cercando di trovare una stabilità poi la seguì, il cuore che le batteva furiosamente nel petto.
 Ben presto si svelò davanti a loro ciò che ad Emma era costato un grande sforzo di immaginazione e il regolare prezzo per un po' di innocua magia. Non avrebbe mai avuto il tempo di organizzare tutto con mezzi “normali”, d'altro canto. Vicino al pozzo nascosto tra gli alberi secolari o, forse, millenari, un gazebo illuminato da candele e piccole luci bianche proteggeva un piccolo tavolo coperto da una tovaglia, bianca anch'essa, apparecchiata, i piatti coperti da cloche argentate. Sui bordi del pozzo e al centro del tavolo brillavano altre candele. Un piccolo generatore dava energia alle luci decorative e al mini-frigo, nonché a un piccolo fornelletto da campo, spento per il momento. Emma si fermò, voltandosi per guardare Regina in viso.
«Siamo arrivate.» mormorò.
 Regina spalancò gli occhi alla vista di quello che la bionda aveva organizzato per lei.
«Hai fatto tutto questo per me?» le chiese mentre faceva qualche passo in avanti guardandosi intorno. Emma continuò a guardarla sentendo l'amore trasparire dal proprio sguardo. Si imbarazzò un poco al pensiero che, quello che Regina pensava fosse un gran lavoro, era stato tremendamente facile da mettere su in realtà, proprio grazie ai suoi insegnamenti.
«Non ho fatto tutto da sola, ci vorrebbe la magia per farlo...» sorrise tra sé. « Ti piace?» le chiese poi. La donna si voltò a guardarla.
«È stupendo... sembra magico…» le rispose con un sorriso «Non so davvero come ringraziarti..»
 Emma nascose a stento il sospiro di sollievo e le sorrise.
«Vieni.» disse porgendole la mano.
Regina continuò a sorriderle e prese la sua mano, un brivido le percosse il corpo. Emma la condusse vicino al tavolo. Lasciò poi andare la sua mano per spostare la sedia, invitandola ad accomodarsi.
«Tu siediti, io finisco di preparare, Ci metterò tre minuti. Contati.» le sorrise.
« Grazie.» rispose l’altra sedendosi «È perfetto...»
 Emma volò fino al fornelletto da campo e lo accese. Tirò fuori dal frigo una padella piena e la mise sul fuoco.
«Cosa prepari?» le chiese la mora senza staccarle gli occhi di dosso. Emma continuò ad armeggiare, senza voltarsi a guardarla, ansiosa.
«Ehm... qualcosa che spero venga bene.» rispose. Lasciò sola un attimo la padella e ritornò al frigo, da cui prese un piatto coperto da carta stagnola. La tolse e portò il piatto a tavola. Era pieno di bicchierini, pieni di piccoli antipasti, tutti diversi. Sorrise ansiosa a Regina.
«Mangia qualcosa intanto.»
«Sei una sorpresa continua, sceriffo...» le disse Regina sfiorando la sua mano. Un brivido la scosse a quel tocco. Le sorrise sentendo il cuore partire a mille. 
Tornò ai fornelli. Girò il salmone un'ultima volta, quindi spense il fuoco. Prese un piatto pulito e vi posò sopra il salmone. Prese poi la salsa piccante che aveva già preparato dal frigo e ne mise una cucchiaiata nel piatto, con due foglie di sedano per guarnire. Portò quindi il piatto a Regina.
«Spero che ti piaccia..» disse arrossendo.
«È perfetto...» le rispose la mora guardandola negli occhi « Sei...stupenda.» sussurrò.
 Emma arrossì ancora di più. 
«Ehm.. n-no, tu... tu lo sei...» balbettò, sentendosi un'imbecille.
 «Mi sembra così naturale stare con te.» ammise Regina. Emma si nascose abbassando lo sguardo, ma il sorriso si aprì evidente sul suo volto.
«Anche a me.» riuscì solo a dire. Tornò a guardarla negli occhi, e rimase ferma.
«Perché mi sembra di conoscerti? Perché con te sento di essere me stessa?»
 Emma continuò a fissarla, il sorriso svanito dalle labbra ma presente negli occhi, anche se accompagnato da una goccia di malinconia.
«Magari ci conosciamo già...» mormorò.
 «Forse ci siamo conosciute in un sogno...» sorrise la mora. Emma si sforzò di sorridere. Deglutì ricacciando indietro le lacrime.
«O forse è questo il sogno. E quando ti sveglierai sarò accanto a te, dove sono sempre stata.» sussurrò.
«Quindi starei sognando qualcosa che ho?» chiese la donna in un sussurro, stringendo la sua mano. Emma continuò a guardarla negli occhi. Le rivolse un piccolo sorriso.
«Sì... credo di sì...» mormorò.
«Allora vorrei svegliarmi....»
 Emma rimase ferma, guardandola ancora, ma con un'espressione diversa ora, molto più triste.
«Lo vorrei anch'io...» sussurrò prima di rialzarsi. Le voltò le spalle per fare anche il proprio piatto. Si sedette quindi davanti a lei, sforzandosi di sorriderle.
«Ora mangia, o tutti i miei sforzi saranno inutili.»
 Regina avrebbe voluto ribattere ma invece rimase in silenzio, forse aveva frainteso le parole di Emma. 
«Buon appetito.» disse senza guardarla in viso
«Buon appetito.»
Emma sospirò, quindi abbassò lo sguardo sul piatto. Tagliò un pezzo di salmone e lo assaggiò solo per sapere se stava avvelenando il suo vero amore. Si stupì delle proprie capacità culinarie appena scoperte, per fortuna.
«Se non ti piace dillo pure...» disse sorridendo nervosamente.
 Regina assaggiò il salmone.
«È squisito...» rispose con un piccolo sorriso per poi tornare a mangiare evitando il suo sguardo
 Emma la studiò per qualche attimo, quindi tagliò un altro pezzo di salmone, senza mangiarlo tuttavia. Posò le posate e stappò il vino, versandoglielo nel bicchiere.
«Mi fa piacere.» rispose, riempendo poi il proprio bicchiere. Continuò a guardarla di sottecchi. «Ci ho messo un pizzico di magia dentro. Funziona sempre.» scherzò, attendendo poi la sua reazione.
 Le sorrise e si versò un bicchiere di vino per poi mandarlo giù tutto di un fiato.
«Sei brava a cucinare.»
 Emma prese il bicchiere. Stava per accennare ad un brindisi, ma Regina si scolò tutto il vino, quindi rinunciò e fece lo stesso.
«No. Non fino ad oggi, almeno.»  replicò, versando ad entrambe altro vino.
Regina bevve un altro sorso.
«Sarai un ottima moglie...»
 Emma quasi si strozzò con il vino.La guardò con una punta di sospetto negli occhi.
«Non credevo fossimo già a questo punto, Miss Mills...» disse, sforzandosi di scherzare.
«Non parlavo certo di noi...lei non è interessata a me.» Regina le rispose freddamente, con un sorriso amaro sulle labbra.
 Emma quasi frantumò il bicchiere tra le dita. Si impose di restare calma, ma le luci si spensero e riaccesero nell'attimo di intensa rabbia che provò. Possibile che stesse sbagliando tutto? Ci stava mettendo anima e corpo...
«No, no... infatti non l'ho invitata a venire a cena con me... Né ho cucinato per lei, per la prima volta in vita mia. Tantomeno ho allestito questo...» indicò lo spazio circostante con un gesto della mano. «.. per fare colpo su di lei, per farla sentire... bene. A casa, voluta, ama...» si interruppe. Strinse la presa sul bicchiere e, per non romperlo, lo riempì di nuovo. «Mi rendo conto che non sia il ristorante super-figo di Malefica, ma, hey, sono solo... me. Non posso fare di meglio.» borbottò rabbiosamente. Regina la guardò confusa.
«Io non intendevo quello. Non ti ho mai paragonato a lei. E se vuoi la verità questo posto... quello che hai fatto per me significa molto di più di quello che ha fatto lei. Ti ho detto che mi sembra di conoscerti da sempre, che con te mi sento me stessa e tu hai cambiato discorso cosa dovrei pensare?»  ribatté con rabbia.
 Emma spalancò gli occhi. Sembrò sul punto di dire qualcosa, poi evidentemente ci rinunciò. Sospirò e allungò la mano sul tavolo a cercare la sua. 
«Mi dispiace. È solo che tutto questo è... doloroso, per me. Io...» La guardò negli occhi, i suoi leggermente lucidi. «Mi manchi.» mormorò alla fine, incapace di trattenersi.
Regina si calmò all'istante e strinse la sua mano.
«Ti manco?» chiese confusa «Non sono andata da nessuna parte...»
 Un piccolo sorriso malinconico curvò appena le labbra della Salvatrice. Spostò la mano per accarezzarle il viso, protesa sul tavolo. Regina socchiuse gli occhi godendosi quel gesto.
«Emma...» sussurrò. La bionda sospirò, quindi ritrasse la mano.
«Ti sei mai chiesta come sarebbe?» le chiese in poco più che un sussurro.
 «Come sarebbe cosa?» le chiese l’altra cercando di calmarsi. Emma la guardò negli occhi, seria, quasi triste in volto.
«Vivere insieme.»
 La mora rimase sorpresa da quella domanda.
«In realtà l'abbiamo fatto, anche se per pochi giorni...»
 Il sorriso di Emma si allargò appena, rasserenando leggermente il suo volto.
«Sì, ma non come una coppia.»
 «A parte... fare.... credo che abbiamo agito come se lo fossimo...» sussurrò la mora abbassando lo sguardo, imbarazzata.
 Emma trattenne a stento una risata, o almeno ci provò. Poi il ricordo di ciò che era successo con la metà "cattiva" di Regina rese quella conversazione così esilarante da impedirle di trattenersi oltre: scoppiò a ridere, senza riuscire a contenersi.
«Scusa, scusa, mi hai ricordato una cosa...» spiegò mentre rideva, cercando di smettere. Ci riuscì solo dopo qualche istante. «Scusa. Sì, be', forse un po' lo abbiamo fatto, dopotutto.»
 «Cosa ti ho ricordato di tanto buffo?» chiese Regina, infastidita dalla sua reazione, visto l'argomento che stavano trattando. Il sorriso svanì dal volto di Emma.
«Ehm, scusa, davvero. Un fatto che... ehm... è.. complicato.» si arrese alla fine, arrossendo appena. «Non ci crederesti se te lo dicessi.»
«Non sono affari miei...» disse la mora guardandosi intorno. «Forse dovremmo tornare a casa..» continuò alzandosi dalla sedia.
 Emma sospirò e abbassò lo sguardo, rassegnata. O quasi. Qualcosa, dentro di lei, le impedì di lasciare che accadesse, che Regina se ne andasse in quello stato, arrabbiata, delusa, o in qualsiasi altro modo si sentisse nei suoi confronti. Si alzò di scatto e la guardò negli occhi con improvvisa determinazione.
«No. Regina, sono stanca di nasconderti la verità. Mi dispiace. Ci ho provato perché pensavo che fosse la cosa migliore da fare, che se ti fossi innamorata così di me, forse sarebbe tornato tutto come prima... ma Malefica si è dovuta intromettere...» ringhiò sbattendo piano la mano sul tavolo. «...Io non so se posso competere con lei, in queste condizioni. Vi conoscete da una vita, anzi, un paio direi... E sicuramente è più... »  faticò a trovare le parole. Gesticolò arrossendo, lo sguardo basso. «... affascinante di me. Ma...» rialzò lo sguardo su di lei, gli occhi grandi. «... io non posso più mentirti. Tu non sei la donna che lei ti ha detto che sei. Tu sei.... una regina. Sei una madre, il sindaco e... mia amica. E molto più di questo.»
 Regina la guardò confusa e smarrita, forse come se fosse pazza.
«Una regina? Una madre... Emma di che diavolo stai parlando? Tu...» sospirò «Ad ogni modo, anche se sembri completamente pazza in questo momento, non devi competere con nessuno... E non sei meno affascinante di lei... Sei...bellissima...»  disse arrossendo «Mi piaci tanto ... Ma adesso devi spiegarmi che cosa sta succedendo. Mi hai mentito? Ci conoscevamo già da prima? Anche lei mi ha mentito?» chiese a raffica, senza sapere a cosa credere.
 Emma sospirò. Arrossì appena al complimento, ma non poteva gongolare in quel momento. Ora doveva spiegare.
«Lo so che ti sembra una follia, Regina. Ma tutto ciò che sto per dirti è l'assoluta verità. Quello che ti ho raccontato fino ad ora, quello che ti ha detto Malefica... è tutto una bugia. Be' non tutto, nel mio caso, ma... tu non hai mai vissuto a Lowell. Non avete mai convissuto.» Emma spalancò un attimo gli occhi. «Credo. Almeno, non negli ultimi trent'anni. Vivevi, anzi, sei nata nella Foresta Incantata, e poi hai vissuto qui. Ci siamo conosciute sei anni fa, quando Henry, nostro figlio, mi ha portata qui. L'hai adottato dopo che io l'ho dato in adozione. L'ho partorito in prigione, a Phoenix. Henry è tuo figlio. L'hai cresciuto per dieci anni. Quella è casa tua, e sono i tuoi vestiti e i tuoi trucchi. Per questo ti stanno tanto bene. Io vengo da Boston, ma sono nata nella Foresta Incantata come te. Sono finita qui per il sortilegio che hai lanciato contro i miei, ma... lascia stare, non è importante. David non è mio zio, è mio padre, anche se dimostra la mia stessa età. Conosci tutti, qui. Li hai portati qui tu.» disse tutto d'un fiato, continuando a fissarla con gli occhi quasi spalancati, il cuore a mille.
 Regina ascoltò le sue parole, gli occhi spalancati «Tu sei pazza...Che diavolo stai dicendo? Io...non...Henry sarebbe mio? La magia...» si sedette sentendo le gambe cedere leggermente. «Mi avete mentito tutti? Tu e Mal...»
 Emma sentì il cuore stringersi. Annuì premendo le labbra tra loro.
«Mi dispiace. Speravo di farti ricordare... in un altro modo. Non ho mai voluto mentirti.» mormorò.
 «Mi hai lasciata andare con lei... Stavo per andarci a letto... E tu... Quindi tu saresti la madre di mio figlio... E siamo amiche adesso?»
 Emma serrò la mascella a quelle parole, lo sguardo basso. Annuì lentamente.
«Sì. Qualcosa di più.» aggiunse quasi in un sussurro. «Ti ho lasciata andare con lei perché...» si strinse nelle spalle, quasi con rassegnazione. «... volevi crederle. Non volevo spezzarti il cuore. Ma non posso più sopportarlo.» Rialzò lo sguardo su di lei. «Io ti amo, Regina.» mormorò. «Non posso più sopportare di vederti vivere una bugia. Non è... giusto.»
 «Emma... Stiamo insieme? Stavamo insieme prima che io perdessi la memoria? Cos'è successo veramente?»
 La Salvatrice sospirò di nuovo, un movimento appena percettibile.
«È complicato, Regina. Non so se... se puoi capirlo, senza ricordare tutto quello che sai sulla magia. Ma hai perso la memoria per colpa mia. Hai oltrepassato il confine e hai dimenticato tutto. Succede così. » aggiunse in fretta. «Se esci dalla città dimentichi chi sei.»
 «E perché l'avrei fatto? Se è vero quello che dici io volevo dimenticare… Perchè? Perché avrei voluto desiderare di lasciare mio figlio e la donna che amo?»
 Emma sobbalzò a quell'ultima parola. Si leccò nervosamente le labbra.
«Per proteggerci.» disse continuando a guardarla negli occhi. «Pensavi fosse l'unico modo.»
 «Proteggervi da cosa? Se è vero che ho la magia... Non sarebbe più logico che stessi con voi per difendervi?»
 Emma scosse il capo.
«No. La tua magia era il problema. Ascolta Regina, è complicato, davvero, ma... Fidati di me, è tutto risolto ora. Non siamo mai stati in pericolo, in realtà... Ma non fa niente. Sei qui, ora. È l'unica cosa che conta.»
Passò un attimo di silenzio. Poi Regina scoppiò a ridere.
«Sei brava, c'ero quasi cascata... Hai un immaginazione enorme!» disse continuando a ridere.
 Emma dapprima inarcò le sopracciglia, poi sospirò. Si aspettava scoppiasse a ridere prima, a dirla tutta.
«Già, sì... sai quanto mi ci è voluto a me...» sospirò mettendo le mani in tasca, aspettando pazientemente che smettesse di ridere.
 Dopo qualche minuto, Regina ci riuscì.. «Hai inventato tutto questo per dirmi... che ti piaccio?» chiese facendo un passo verso di lei. Emma aggrottò la fronte, le mani sui fianchi ora. 
«Uhm... in... in un certo senso?» mormorò, confusa.
Regina sorrise e le accarezzò il viso «Emma non devi inventare nessuna storia... Tu mi piaci tanto...» ammise «Non so quali problemi avessi con Mal, o Malefica come la chiami tu, ma non mi sento con lei come mi sento con te, anche se ho qualche ricordo della vita con lei…» 
 La Salvatrice sentì il cuore tremarle. Si leccò di nuovo le labbra, nervosa.
« Cosa?!» chiese, terrorizzata e confusa.
Regina annuì, ma non smise di guardarla negli occhi.
«Sì… È successo oggi, mentre stavamo visitando una casa. Ma erano solo frammenti, era tutto confuso…» continuò la mora portandosi una mano tra i capelli. Emma sospirò, lievemente rassicurata dalla sua reazione. Probabilmente Malefica aveva usato la magia su di lei per instillarle qualche ricordo falso nella memoria. Nulla che non potesse essere annullato.
«Lo so che non mi credi. Non ho inventato niente oggi, Regina.» La guardò negli occhi, seria. Posò la mano sulla sua, premendola contro il suo viso. La sentì bollente. La strinse piano tra le dita, quindi la fece scendere, portandola sul suo cuore. «Tu puoi davvero usare la magia, Regina. Posso usarla anche io. Me l'hai insegnato tu.»
Emma chiuse per un attimo gli occhi e il gazebo, il tavolo e le luci sparirono, lasciando in solitudine il pozzo.
   
 
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