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Autore: __roje    17/12/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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SPECIALE PARTE 2: I finally found you


Hayato Maeda, 8 anni.
Da quando Aki era diventato mio amico per forza di cose, anche la mamma cominciò a darmi un po’ di tregua vedendo che passavo molto tempo insieme ad un altra persona. Lentamente mi stavo allontanando da quello che ero, leggevo molto meno e aveva iniziato a comprare degli stupidi manga.
Ogni volta che mettevo piede in fumetteria mi ponevo sempre la stessa domanda: che ci faccio qui? E puntualmente pensavo ad Aki e a quanto sarebbe stato contento di vedere il nuovo volume della nostra serie preferita. Il pensiero del suo sorriso riusciva sempre a fare battere il mio cuore più forte.
Era passato già un anno da quando era entrato a far parte della mia vita e quei giorni erano letteralmente volati. Con la sua sola presenza creava un uragano impedendomi anche solo di pensare con logica alle cose. Era strano, ma al tempo stesso bello.
“Incredibile hai il nuovo volume! Ma è appena uscito come fai già ad averlo?”
Tutto il suo piccolo viso si illuminò per una cosa così banale, e sulle sua guance apparve il solito rossore. Perchè aveva sempre il viso rosso? “Se vuoi te lo presto.”
Sollevò gli occhi per guardarmi “Eh? Ma lo hai appena comprato...”
“L’ho letto già tre volte quindi puoi prenderlo.”
Sfoderò ancora una volta un ampio sorriso mostrandomi tutta la sua contentezza “Grazie Hayato! Te lo riporterò appena finito.” Ma sapevo che questo non sarebbe mai accaduto.
Aki era smemorato, e meno che non gli ricordassi di fare le cose non riusciva mai prefissarsi di restituirmi qualcosa ma non mi interessava, quel manga lo avevo giusto sfogliato un po’ e basta.
“Ragazzi posso entrare?” dal nulla sbucò la mamma di Aki. Non era la prima volta che la vedevo, era una donna gentile e premurosa al contrario della mia che era più fredda nei gesti, non che fosse una cattiva madre. “Vi ho portato la merenda. Hayato-kun spero ti piaccia la torta di mele.”
Annuii un po’ a disagio non essendo abituato a certe premure.
“Mamma mamma! Guarda Hayato cosa mi ha portato!” mostrò fiero il nuovo fumetto alla madre.
“Oh Aki un altro? Hai restituito gli altri?”
Aki parve pensarci e sbiancò “Ops.. mi dispiace Hayato...” si voltò a guardarmi sul punto di piangere.
“Tranquillo.”
E Aki venne rimproverato dalla madre. Erano un duo strano, una famiglia amorevole e se Aki era così doveva essere per via della madre, e di tutte quelle troppe premure. Non faceva che rimproverarlo, ma a volte mi era anche capitato di vederli al mattino scambiarsi lunghi abbracci quasi come se la madre non volesse lasciarlo andare per nulla al mondo. Una tale dimostrazione di affetto mi aveva addirittura infastidito.
“Hayato-kun tua madre tornerà tardi anche oggi?”
“Sì, ha una causa importante.”
Aki mi si parò davanti con una strana scintilla negli occhi “Mamma può dormire qui con me? A casa è sempre da solo e non va bene!”
Cosa?! Che diamine gli saltava in mente all’improvviso. “Beh se ad Hayato non dispiace e alla madre sta bene per me può anche rimanere” e mi investì con lo stesso sorriso del figlio. Dall’imbarazzo sentii le guance diventare di fuoco, quella famiglia aveva sul serio qualcosa che non andava.
Non volevo restare, ma fui convinto ancora una volta contro la mia volontà, dopo la lunga insistenza di Aki.
“Bene. Dormiremo nello stesso letto come due fratellini” ridacchiò felice.
“Oi...”
Corse dall’altra parte della stanza “Potremo giocare ai videogiochi tutta la notte e dopo magari giocare a qualcos’altro. Che ti piacerebbe Hayato?” mi guardò con un tale entusiasmo da farmi paura.
“Non sarebbe più appropriato se dormissi su un futon?”
Il suo solito sorriso sparì “Perché? Non vuoi dormire insieme a me?”
Mi guardò improvvisamente come un cane bastonato e la cosa mi mise a disagio tanto che non riuscii più a guardarlo in faccia, così distolsi lo guardo. “Beh sono un ospite.. un estraneo.”
“Ma cosa dici stupido ahahah tu sei mio amico non sei un estraneo!”
Amico.
“La mamma avrà già preparato il bagno quindi facciamo anche quello insieme. Sarà divertente!”
Per lui ero un amico quindi, mi vedeva così e mi chiedevo se anche lui per me fosse un amico dopo tutto questo tempo passato insieme. Non ci avevo mai davvero pensato seriamente, non avendo mai avuto amici.
Poi di colpo da quella riflessione tornai alla realtà perché mi era parso di sentire un altra cosa strana.
“Bagno... insieme... SEI IMPAZZITO?!” esclamai e per la prima volta avevo usato un po’ più di voce perdendo per un momento il controllo di me stesso e la colpa era sua.
“Sì, ho sempre sognato di farlo con un mio amico!” e sorrise contento della cosa.
Mi arresi. Non c’era modo di contraddirlo e se lo avessi fatto temevo che quel sorriso sarebbe sparito, così scontento della situazione, fui trascinato con lui in bagno e contro ogni probabilità mi ritrovai nella sua stessa vasca a giocare con paperelle di gomma e a buttarci la schiuma addosso. Fu divertente, dovetti ammetterlo, poi la madre ci rimproverò per tutto il baccano e filammo a letto.
Mi prestò uno dei suoi improbabili pigiami con sopra dei supereroi e mi invitò ad infilarmi nel letto insieme a lui, e lo feci, mi sentivo tremendamente stanco dopo una giornata passata dietro la sua testa.
“Perché sorridi sempre... non ti fa male la faccia?” chiedi vedendolo contento anche sdraiato.
“La mamma dice che sorridere fa bene e ti rende più forte quindi io lo faccio sempre così da poter crescere grande e grosso come i miei eroi dei fumetti” che spiegazione stupida pensai, “dovresti farlo anche più spesso, Hayato.”
“Io?”
“Sì, hai un bellissimo sorriso e dovresti mostrarlo di più” mi guardò con quei suoi grossi occhioni verdi e gli luccicarono nel dirlo, lo pensava davvero e lo potevo chiaramente vedere.
Era la seconda volta che diceva una cosa del genere, ed era sempre l’unico a trovare che io fossi bello nel mio modo di sorridere. Non provava noia nello stare con me. Era proprio pazzo.
Mi strinsi nelle coperte per nascondere il volto “Buona notte” dissi solamente.
“Eh?! Ma ti addormenti di già? Hayato!”
Lo ignorai perché non sapevo come ricambiare un simile complimenti ma anche perché sentivo di essere diventato tutto rosso e non volevo mostrargli il mio volto, era troppo imbarazzante.
Dormii stranamente bene quella notte, sebbene diverse volte mi ero ritrovato un piede addosso ma a parte alcuni inconvenienti la notte passò serena e il tepore di quel letto mi fece dormire serenamente senza incubi o sogni strani. Quando il mattino dopo aprii gli occhi mi sembrò quasi casa mia quella stanza, ebbi una sensazione di familiarità che fino a quel momento non avevo mai avvertito con nessuno luogo.
Gettai allora un occhiata verso il mio compagno di letto e lo trovai spaparanzato con la pancia all’aria, i capelli neri disordinati e quelle dannate guance sempre un po’ arrossate. Aveva un viso così piccolo, e la pelle sembrava essere molto delicata. Mi accorsi in quel momento di non averlo mai guardato attentamente, mai abbastanza da rendermi conto che aveva delle ciglia belle folte e che aveva delle mani davvero piccole.
Non lo avevo mai guardato bene.
Fu un momento interminabile ma piacevole. Non volli svegliarlo e lo lasciai dormire in modo tale che potessi guardarlo ancora un po’ perché mi faceva stare bene. Mi calmava l’anima il suo viso assopito e il cuore mi si riempì di un dolce tepore. Che sensazione strana, pensai. Ero diventato pazzo anch’io.

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