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Autore: __roje    23/12/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Speciale Christmas!


Dalla finestra potevo vedere che aveva iniziato a nevicare. Cadevano lenti e fitti dei fiocchi, e molto presto tutta la nostra prefettura si sarebbe tinta di bianco. Stava arrivando il Natale.
“Sei il solito stupido!” sentii gridare e andandomi a girare verso il resto della classe notai Mina che se la prendeva con Yoshida e quest’ultimo era sulla difensiva.
“Non è colpa mia se hanno deciso di fare la settimana bianca proprio in quei giorni!”
“Sei uno sciocco. Non voglio più vederti!”
E la ragazza lasciò la nostra aula furiosa. La scena non mi colpì più di tanto, non era la prima volta che li vedevo litigare, quindi non stupì che se ne fosse andata in quel modo.
Yoshida tornò a sedersi sconfitto, e osservai la sua espressione afflitta senza dire nulla poi fu lui stesso ad accorgersi della mia presenza. “Credevo fossi andato a mangiare. Dov’è il principe?”
“Hayato è a casa con la febbre in questi giorni.”
“Che fortuna. Hai una rottura in meno a cui badare.” Lo sentii sospirare.
“Che voleva Mina? Perché era così arrabbiata?”
Yoshida si sollevò per sedersi meglio, “Se la prende con me quando poi io non c’entro niente! I miei genitori hanno deciso di andare in montagna proprio nei giorni di natale e a causa di questo non potremo passarlo insieme. Cosa posso farci io eh?!!”
“Nulla.”
“Aaah avere la ragazza è un noia mortale. Non fanno che brontolare, si lamentano sempre. Dimmi anche stare con un ragazzo è così? Credo di no, noi non ci lamentiamo mai.”
Ripensai ad Hayato e mi tornarono in mente diverse occasioni in cui mi era sembrato una ragazza: “Ogni volta che ti fai la doccia lasci un macello. Va a pulire idiota!”
“Credimi non c’è alcuna differenza” ridacchiai.
Yoshida sospirò “Ora devo anche andarle a prendere un regalo, ma di sicuro si lamenterà anche di quello.”
“Regalo?”
Il mio amico mi fissò “Si Aki, Natale è una festa che si trascorre con chi si ama e quindi quel giorno dovrai passarlo con Hayato, farete qualcosa di romantico e vi scambierete dei regali. Immagina che cosa poetica se lui ti dicesse che ti ama sotto l’albero gigante che c’è in centro.”
Usò un tono ironico per deridermi.
“Idiota. Queste cose le fanno le coppie etero noi non possiamo farci vedere in pubblico e poi non siamo proprio tipi da fare certe cose. Anzi credo che non ci faremo neppure dei regali, siamo maschi dopotutto.”
Yoshida mi rise in faccia per quella mia uscita e si accasciò con la testa sul banco nascondendosi. Mi sentivo continuamente preso in giro e trovavo la cosa molto irritante.
Fu in quel momento che apparve dal nulla Oija seguito a ruota da Iku che stava divorando con avidità un panino preso alla caffetteria. Entrambi afferrarono delle sedie e si avvicinarono a noi.
“Perché ride?” domandò Oija guardando Yoshida.
“Perché è uno stupido.”
Iku mi offrì un po’ del suo pranzo ma rifiutai ringraziandolo. “Yoshida tu hai già pensato cosa regalare a Mina? Io sono indeciso su cosa prendere, conosco molto poco Saori e magari potresti darmi delle idee.”
Si parlava ancora di regali. Yoshida sentendosi chiamato sollevò la testa e guardò il nostro amico facendo spallucce “Saori è complicata, regalale un diamante e di sicuro la renderai felice.”
“Eeh? Per chi mi hai preso? Non ho i soldi nemmeno per prenderle un peluche.”
Intervenni a quel punto: “Portala da qualche parte? Sono convinto che se le dedicherai un po’ tempo lo apprezzerà comunque.” Yoshida nel sentirmi dire ciò sorrise prendendomi ancora in giro e gli lanciai un occhiataccia.
Oija parve pensarci “Non è una cattiva idea. Non stiamo da molto insieme, magari portarla da qualche parte sarebbe anche il modo per conoscerci meglio.”
“Propongo un bel love hotel per conoscersi meglio” intervenne ironico Yoshida.
“Sei senza speranze...” commentai a quel suo intervento così triste.
Quella lunga mattinata a scuola passò lentamente, mentre fuori dalla finestra continuava a nevicare. L’argomento continuò ad essere cosa fare a Natale, e notai con sempre più attenzione che in giro non si parlava di altro. Non me ne ero mai reso conto, eppure ovunque mi voltassi c’erano coppiette che pianificavano il loro Natale insieme. Nel constatare ciò mi accorsi che io non avevo affatto riflettuto riguardo ciò, e se anche ci provavo non riuscivo proprio a vedere del romantico tra me e Hayato. Cosa potevano mai fare due ragazzi? Non certo andarsene in giro mano nella mano come tutti.
Tornando a casa decisi di passare per un konbini e comprai del dolcetti al cioccolato. Visto che Hayato stava male, ero solito passare tutti i giorno dopo la scuola per andarlo a trovare e quel giorno decisi di portargli anche qualcosa di buono da fargli mangiare sperando che stesse meglio.
Ad aprirmi la porta di casa fu Kou che stava uscendo per il suo doposcuola. Mi lanciò un occhiata di sufficienza dicendomi che Hayato era in camera sua e andò via chiamandomi idiota. Restavo sempre sconvolto dal poco rispetto che quel moccioso portava verso una persona più grande di lui, e non riuscivo proprio a crederci che somigliasse così tanto al fratello sotto quell’aspetto.
Salii rapidamente le scale e mi affacciai alla stanza di Hayato trovandolo a letto, indossava il suo pigiama blu scuro e lo vidi tutto intento nella lettura di uno dei suoi libri. A terra e sul letto ce ne erano molti altri, chissà quanti che aveva riletti in quel giorni di noia.
Nel vedermi chiuse il libro e mi scrutò attentamente con quei suoi occhi blu così penetranti. Gli mostrai allora la busta che avevo con me, “Ti ho portato i tuoi dolci preferiti.” Mi avvicinai per darglieli e come un bambino curioso scartò la confezione per mangiarne qualcuno, osservai la cosa mentre mi liberavo dal cappotto e dalla giacca della divisa. “Ti senti meglio?”
“La febbre è scesa finalmente ma continuo a sentirmi di merda. Com’è andata a scuola?”
“Normale, ha nevicato tanto però quindi molte attività sono state sospese. Ho preso degli appunti come hai chiesto, dopo te li lascio sulla scrivania.”
Hayato mi guardò “I tuoi appunti sono pessimi.”
Sorrisi seccato “Scusami se non sono un genio come qualcun altro in questa stanza.”
Hayato ridacchiò mentre mangiava un altro dolcetto e mi fece cenno di sedermi sul letto. Feci come diceva e nel sedermi fui afferrato senza preavviso da dietro, mi strinse a lui e sentii il suo respiro sul mio collo. Il cuore cominciò a battermi forte nel petto.
“Non ti manco? Non noti che manca qualcuno con te ogni giorno?”
“C-che dici.. io ti vedo comunque tutti i giorni...” ero imbarazzato a morte. Mi diede un bacio sulla nuca e provai un brivido lungo la schiena. Era così sensuale da mandare in confusione ogni mio pensiero logico, e dove mi toccava cominciava a bruciare così tanto. “Oggi tutti non hanno fatto che parlare di Natale, è stato abbastanza noioso” cominciai improvvisamente a dire mentre ero avvolto dal suo abbraccio.
“Giusto, tra un po' è Natale. Vuoi fare qualcosa di particolare quel giorno?”
Sgranai gli occhi per quella domanda e di scatto mi voltai a guardarlo “In che senso? Vuoi andare da qualche parte per Natale?”
“Beh si, è il primo Natale che trascorriamo insieme come coppia e credo che starò molto meglio tra una settimana. Dimmi se c’è qualcosa che ti piacerebbe fare.”
Ero tremendamente a disagio. Avevo cercato di convincermi che noi non saremmo arrivati a fare certe cose, che non potevamo perché eravamo entrambi maschi eppure quel suo interesse per la cosa mi diede un senso di tepore che non riuscivo a capire.
“Aki?”
“E non è strano visto che siamo due ragazzi?” cominciai a dire nascondendo il viso sotto i capelli, “Non è strano se usciamo insieme per Natale? Non possiamo tenerci per mano in pubblico o baciarci, che senso ha farlo se non possiamo essere una normale coppia.”
In tutta risposta Hayato mi fissò in silenzio scrutandomi serio poi di colpo mi afferrò la guancia, e cominciò a tirarla facendomi male. “Sei uno stupido. Pensi troppo a queste cose, chi se ne frega cos’è normale e cosa non lo è. Tu vuoi trascorrere quel giorno con me?”
“S-sì!”
“Allora è deciso e non voglio più sentire pensieri così stupidi” e mi strappò un rapido bacio sulle labbra.
Hayato aveva la capacità di rendere tutto così semplice. I miei pensieri più cupi venivano così facilmente sostituiti da positività, e dall’idea che tutto andava bene e così me ne convinsi.
Verso sera tornai a casa mia lasciandolo riposare visto che la febbre era di nuovo salita. Dopo cena, e aver fatto un bagno caldo cominciai ad interrogarmi sulla questione che era stata all’ordine del giorno: visto che anch’io avrei trascorso il Natale col mio mio ragazzo dovevo anche pensare ad un regalo da fargli e assodato quel pensiero cominciò a prendermi lo sconforto. Che diamine gli regalo?!
Due giorni dopo Hayato tornò a scuola anche se continuava a portare la mascherina, e girava per strada completamente avvolto da uno sciarpone di lana per tenersi al caldo.
“Detesto questo freddo” commentò sulla strada per la scuola.
“Forse dovevi restare un altro po’ a letto.”
Mi guardò con sufficienza “Per colpa degli appunti disastrosi di qualcuno non posso più farlo”, mi sentii stranamente il colpa perché era vero, ero un vero disastro.
Il ritorno di Hayato a scuola fu per tutte le ragazze un regalo di Natale anticipato. Il solito corteo si piazzò nuovamente fuori dalla classe, e molte non poterono fare a meno di chiedergli come stesse. Altre invece gli avevano portato dei regalini per la guarigione. Era una scena sempre così assurda.
Yoshida entrando in classe notò il suo ritorno e nel sistemarsi al suo posto commento’: “Il principe si è ripreso quindi”.
“Sì anche se ha ancora un brutto raffreddore.”
Il mio amico si accorse subito delle diverse riviste che avevo portato con me da casa, e strizzò gli occhi incredulo per ciò che aveva appena visto. “Sbaglio o quelle sono riviste per consigli su regali di natale? Che carino vuoi farmi un pensierino aww” all’improvviso mi si incollò addosso come una cozza allo scoglio.
“Lasciami stupido non è per te!”
Gli spiegai brevemente che i miei piani per natale erano cambiati, che Hayato mi aveva proposto di uscire insieme. Yoshida ascoltò tutto con attenzione spiegandogli che a quel punto dovevo pensare anche ad un regalo da fargli.
“Basterebbe che tu ti mettessi un fiocco in testa, scommetterei non so quanto che il principe ne sarebbe super felice.”
“Un fiocco? Smettila di dire sciocchezze.”
Yoshida si lasciò cadere sconfitto sul mio banco “Perché ho un amico così stupido...” lo guardai male e dopo poco tornò a sedere in maniera più composta “hai trovato qualcosa che possa piacergli?”
“No, tutto quello che piace a me, a lui non interessa e a parte i libri Hayato non ha molti interessi.”
“Regalagli un libro allora.”
Sospirai “Non ne capisco molto e potrei regalargli qualcosa che ha già o qualcosa che non gli interessa.”
“Allora rinuncia, non fargli nulla visto che è così problematico.”
La faceva facile lui ma io dovevo almeno fargli qualcosa, un pensierino semplice ma che fosse speciale ma cosa. A consolarmi era il pensiero che mancava ancora un po’ alla vigilia ma tale convincimento passò subito quando giorno dopo giorno la data del nostro appuntamento si avvicinava sempre di più.


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