Pigmalione
[raccolta di One-shots]
<< Dimmi, Pigmalione, chi è la tua musa ispiratrice?>>
Da
questa semplice domanda, posta dalla magnifica Afrodite,
docente
di Francese al Liceo Linguistico,
era
nata una storia di incomprensioni e di nuovi, inaspettati amori.
Pigmalione
era la punta di diamante della 3A dell'Artistico, se non dell'intero
indirizzo stesso, tanto da diventar famoso per tutta la scuola con
l'epiteto: l'Artista.
Ogni
materiale che veniva plasmato dalle sue mani diventava una vera e
propria opera d'arte, curata nei più piccoli particolari,
espressione di una sensibilità d'animo unica nel suo genere;
tuttavia lui non si curava della propria notorietà, anzi, ogni
disegno sembrava mancare di “qualcosa”
e veniva irrimediabilmente dimenticato, dopo aver preso il consueto
dieci sul registro.
Aveva
provato a cambiare stile, percorrendo le principali correnti della
Storia dell'Arte, ma, ad opera conclusa, quel “Qualcosa
mancante” tornava a farsi sentire,
più forte e più ruggente di prima, non permettendogli mai di
crogiolarsi nella propria bravura.
Per
giorni, a casa e a scuola, aveva fissato il mondo oltre alla finestra
in cerca di ispirazione, in cerca della perfezione tanto agognata:
tuttavia la natura, ai suoi occhi, era imperfetta, inquinata, ben
lontana dall'ideale di eccellenza che si era prefissato. Addirittura,
le magnifiche fanciulle che si proponevano a lui come modelle erano
ancor più false ed inquinate della natura stessa.
Ma,
proprio quando aveva perso le speranze,
un
giorno l'ispirazione gli piombò letteralmente addosso.
<<
Scusa!>> esclamò una ragazza, sbrigandosi a raccogliere da
terra i fogli che le erano caduti con la tremenda collisione.
Gli occhi d'un glaciale azzurro di Pigmalione ricaddero, ancor prima sulla fanciulla in sé, sulla sua decisamente antiestetica montatura spessa degli occhiali che le mortificava il suo visino tondo e minuto, coronato da una chioma d'un rosa pastello, un po' mossa e un po' liscia, senza una forma definita.
<< Ecco... devo proprio andare.>>
Piccolina e bassina, tanto che annegava in un maglione di almeno due taglie in più, fuggì svelta come una lepre da quel corridoio che diventò in un attimo particolarmente affollato, ricco di curiosi con cellulari in mano pronti a filmare l'accaduto.
Aveva
trovato la sua musa.
Sbigottito,
confuso ed estremamente felice, si rialzò e si mise subito al lavoro
per nuove opere, irraggiato da quella nuova, magnifica ispirazione
scesa dal cielo (o, nel suo caso, dalle scale del secondo piano).
E
così, il suo labor continuò per settimane, producendo
disegni monotematici su quell'unico soggetto, sulla sua figura
parziale o intera, vista sotto diverse sembianze, ora come un
agglomerato di ingranaggi, ora come una ninfa della natura. In tutta
quella moltitudine di carta e di materiale plasmabile, soltanto due
dettagli erano sempre presenti: il magnifico, giovanile senso di
pudore che esprimeva una dolce purezza d'animo e la spessa montatura
di occhiali, che esprimeva sicuramente “qualcosa” al
pubblico ancora ignoto.
Ma
era senza un nome,
senza
un'identità,
e
presto il suo animo si sentì vuoto,
“mancante”
di una parte.
<<
Cosa guardi?>> domandò pacato il professor Eros, intento a
bere uno zuccherato, gustoso cappuccino in sala insegnanti. Il suo
magnifico sguardo d'un caldo castano era diretto alla docente
Afrodite, concentrata a studiare una serie di fogli, su cui erano
rappresentati alle volte schizzi a matita, alle volte acquarelli
della stessa persona.
<<
Oh... Eros, mi sono innamorata!>> con un sorriso celestiale, la
donna tornò al guardare il giovane interlocutore che, in risposta,
si sentì quasi mancare sulla sedia. Quest'ultimo scattò in piedi e
corse accanto alla collega, intimandola di far silenzio.
<<
Ares ed Efesto girano come avvoltoi!>> la zittì, ma dopo
qualche attimo di silenzio, mosso da un'incontrollata curiosità, si
accostò maggiormente a lei << Allora, chi è?>>
<<
No, ma cosa pensi! Intendo... guarda che cura per i dettagli! Guarda
che sensibilità d'animo! Ci vorrebbero più ragazzi così, secondo
me.>> Afrodite si scostò la bionda, mossa chioma con un
meccanico gesto della mano, per poi mostrare orgogliosa i disegni che
era riuscita a reperire.
Eros,
prendendo in mano le piccole opere, rifletté su quell'ultima frase
proferita dalla donna: lei si trovava in un triangolo... in un
quadrato... in un pentagono, beh, insomma, in una figura geometrica
non ben definita di relazioni variegate, anche se le più importanti
-o storiche- non erano certamente con persone dall'animo
raffinato; anzi, spesso il Bad Boy l'attraeva maggiormente
rispetto al buon marito casa e Chiesa, perché in effetti era molto
più gratificante un rapporto dove entrambe le componenti avevano
sbalzi d'umore, attacchi di gelosia e scatti d'ira provocati da un
nonnulla.
Eros,
dal suo umile punto di vista, aveva smesso di comprendere la
complicata psiche femminile, seppur possedesse alle spalle anni di
studi approfonditi di psicologia.
<<
Ah, sì, riconosco la mano di Pigmalione.>> annuì il docente,
assorto nel contemplare la magnifica abilità nella ritrattistica.
<<
Cosa ne pensi? Hai visto quanta cura? La dolcezza che traspare, il
candore, il-...>>
<<
Feticismo per gli occhiali dalla montatura spessa? Sì, sì... lo
noto.>> commentò Eros, interrompendo la collega che lo guardò
torva, in una pura espressione di disappunto << Su, scherzo.>>
sospirò in aggiunta, dandole una leggera gomitata.
Dopo un attimo di riflessione, in cui la bionda testolina aveva riflettuto su chissà quali ragionamenti complicati, esternò le emozioni in un improvviso guizzo d'entusiasmo.
<<
Facciamoli incontrare!>>
<<
Sei seria? Non hai verifiche da correggere, lezioni da preparare...>>
Gli occhi d'un azzurro brillante di Afrotite risplendevano di luce propria ed il povero professore comprese di non aver altre alternative.
Fu
allora un difficile compito per Amore,
che
dovette persino fare patti col diavolo.
Techne
era certamente una ragazza riservata, difficile da raggiungere e
persino da scovare: era timida, piccolina e sfuggente, tanto che per
Eros fu una vera e propria impresa trovare un pretesto per far
incontrare i due innamorati.
Erano
in classi differenti, non seguivano gli stessi corsi pomeridiani e,
tra l'altro, in quei pomeriggi in cui erano entrambi a scuola, lei
trascorreva le ore nelle catacombe -o aula informatica- per
elaborare video o per remixare suoni insieme al docente Thanatos:
Techne, infatti, era la mente che agiva dietro ai filmati ufficiali
della scuola, svolgendo un lavoro egregio nella sua assoluta
discrezione; era anche la pupilla del professore di Scienze Naturali,
tanto che insieme avevano fatto rinascere addirittura il morente
canale di Youtube.
Eros
mal sopportava Thanatos, non era certo un segreto: quest'ultimo aveva una mente per certi versi troppo schematica, frutto di
anni di studio con una formazione scientifica rigorosa, che non
guardava in faccia nessuno; Eros, invece, amava inoltrarsi nella
psiche umana, cercando di capire il prossimo al fine di spronarlo al
miglioramento, lontano dalla distruzione.
<<
Mhm? Insolito trovarti qui, Eros.>> constatò il docente di
Scienze, che, neppure a dirlo -da bravo uccellaccio del
malaugurio- si era appropriato del luogo più oscuro dell'aula
colloqui. E, essendo una figura vestita di nero, in un angolo
nero, con le nere tapparelle abbassate in una grigia
giornata invernale, era quasi difficile riuscire a tracciare con gli
occhi il contorno di quel fisico alto e asciutto, cereo come il viso
della Luna.
<<
Vero?>> sorrise forzatamente Eros, avanzando di qualche passo
nell'oscura coltre di ombre << Oggi il corso di teatro è
finito prima e...>>
<<
Cosa vuoi, esattamente? Stavo giusto per andarmene.>>
Il docente di Psicologia sospirò seccato, passandosi una mano tra la morbida chioma ramata, quasi per trarre energie al fine di affrontare quella discussione.
<< Lo so. Il tempo non è mai abbastanza, per te.>> commentò in un cupo brontolio << Comunque, ero venuto a proporti una collaborazione.>>
Il
silenzio divenne opprimente.
Eros,
carezzandosi il collo con il medio e l'indice, tentò di allentare il
colletto della bianca camicia, quasi per non essere soffocato da
quell'invisibile pressione: era sempre difficile scendere a patti con
un simile, oscuro personaggio.
Thanatos,
a quella richiesta, si limitò ad abbassare lo sguardo d'un verdastro
inquietante, quasi simile alle pupille d'un felide. Attendeva con
pazienza che il collega esponesse l'idea.
<<
Possiamo organizzare una piccola presentazione in vista dell'Open-day
della scuola, qualcosa di contenuto... i miei ragazzi di Teatro
collaboreranno con i tuoi di Informatica...>> continuò
monocorde e a braccia conserte.
<<
Perché non la recita di fine anno? Ho alcuni ragazzi che sono bravi
tecnici del suono. Saprebbero addirittura svecchiare la classica
commedia che scegliete ogni anno.>> Thanatos si divertì a
vedere lo sgomento correre sul viso del docente.
<<
Lo Spettacolo di fine anno è qualcosa di serio.>>
<<
Perché è qualcosa di serio o perché non ti fidi?>> Thanatos
si alzò, avanzò passo dopo passo fino ad essergli accanto con un
sorriso storto << Esci dai tuoi schemi, Eros.>>
Collaborare
con quel docente era sempre, dannatamente difficile.
Certe
volte più di altre.
E,
finalmente, i due amanti ebbero la possibilità di incontrarsi...
Pigmalione
la vide, seduta sugli spalti della palestra: era lì Techne, con il
suo bel rosa tanto acceso da assomigliare addirittura alla luce di un faro
in mezzo alla tempesta, con i suoi grandi occhiali dalla spessa
montatura, con la sua adorabile espressione corrucciata, di una
persona immersa in un oceano di ragionamenti e congetture; la
delicata mano della fanciulla scriveva interrottamente su un block
notes le idee della mente, gli occhi da cerbiatta, di un intenso
blu mare, seguivano e leggevano il discorso dei professori che
parlavano della Grande Recita di fine anno.
Pigmalione
l'aveva vista, seduta sugli spalti della palestra.
Eros
aveva visto Pigmalione, immobile sull'entrata a fissare la sua amata
musa ispiratrice.
<< Ai nuovi arrivati, prendete pure posto.>> invitò caldamente il professore di Psicologia, con un velato sorriso di morte.
Pigmalione
aveva visto la sua musa, ma, vinto dalla timidezza o forse dalla
vergogna, si sedette distante, in mezzo al suo branco di amici che si
agitavano come scimmie allo zoo, riproducendo anche gli stessi versi.
Eros
aveva ben visto la scelta di Pigmalione e, per questo, la penna Bic
che teneva in mano capitolò in un esplosione di nero inchiostro.
Thanatos,
davanti a quella tragica sconfitta del collega, sorrise divertito.
E di innamorarsi.
Per
l'idealizzazione dei costumi di scena, Pigmalione si era fermato più
a lungo del dovuto dopo le lezioni, completando le bozze quando ormai
il Sole era sul punto di coricarsi, lasciando la scena alla giovane
Luna.
In
quel pomeriggio dalle calde tinte aranciate, aveva avuto occasione di
parlare con una ragazza del suo stesso gruppo di Artisti,
unica tra tutti che si era offerta -dopo un attimo di imbarazzante
silenzio- di far da modella per gli abiti: essere la cavia di
Pigmalione in verità era più una disgrazia che una fortuna, visto
che l'Artista era alquanto pignolo, critico e di certo non
lesinava su commenti a dir poco sprezzanti, come “Eh, hai troppo
grasso sui fianchi”, “che spalle da scaricatore di porto”
o la più bizzarra “Eh, se avessi avuto un paio di occhiali...”.
La
ragazza, però, trattenuti gli istinti omicidi, si era lasciata
modellare al pari di una statua dal ragazzo e, alla fine, unendo le
idee di entrambi, erano nati dei bei bozzetti.
<<
Sai... quando scendi dal tuo piedistallo, sei anche simpatico.>>
sorrise la giovane, sciogliendo la lunga, bionda chioma.
<<
Cosa?>> domandò Pigmalione, cascando dalle nuvole.
<<
Insomma... oggi ti ho visto molto più umano: sbagliavi anche tu, hai
cambiato idea tante volte e alla fine hai chiesto addirittura
consigli.>> sorrise con dolcezza la ragazza, volgendo uno
sguardo da far vacillare la stabilità del compagno << Mi piace
molto questo tuo lato, Pigmalione.>> rise e in quella risata
l'Artista si sentì estremamente confuso.
<<
Sei seria?>>
<<
Beh... hai dimostrato che nessuno è perfetto.>> continuò la
compagna prima di spalancare teatralmente le braccia, visibilmente
giocosa << Io esclusa, ovviamente. Nei tuoi disegni sembro
bella quasi quanto la Venere di Milo.>> continuò, mettendosi
nella medesima posa della statua citata.
<<
In realtà dovresti essere senza le braccia.>> Pigmalione
inclinò il capo, dubbioso per l'imitazione di quella statua
imbottita in un caldo cappotto invernale, con tanto di sciarpa e
berretto calcato sul capo.
<<
Guarda che posso fare anche Ercole e Lica. Non sfidarmi.>>
Quell'ilarità
spontanea, genuina e semplice, fece aprire realmente gli occhi a
Pigmalione, tanto che si fermò sui suoi passi a riflettere: lui,
fino a quel momento aveva sempre ricercato la Bellezza
idealizzata, tanto ambita e mai raggiunta, un'ideale di perfezione
distante da sé; aveva sempre cassato il mondo che lo circondava,
credendolo imperfetto.
Eppure
proprio adesso, per colpa di quell'imperfezione, il suo cuore aveva
iniziato a battere in un modo più scandito, ritmato.
<< Ehi? Che ti prende?>> domandò lei, voltandosi preoccupata << Ho detto qualcosa che non va?>>
Pigmalione
sorrise.
“Tu
sei ben più bella di qualsiasi statua, perché sei reale, viva, concreta
nella tua semplicità.”, pensò con un velo di rossore.
Ma
alla fin fine l'Amore segue la sua via.
Come
si conclude, quindi, la storia?
Essendo
un mito scolastico, famoso quanto la “Il pollo nel Liceo”
o “lo Scompartimento segreto di alcolici in bidelleria”,
ha diverse versioni, tutte tramandate nel corso dei decenni.
I
più realisti
affermano che Pigmalione, tanto concentrato nel rincorrere una
bellezza perfetta, ma sfuggente, alla fin fine non era riuscito a
concludere nulla.
I
più romantici
raccontano che l'Artista trovò finalmente il coraggio per
dichiararsi alla magnifica Techne ed insieme iniziarono una solida,
felice relazione che durò addirittura anche dopo il Liceo.
I
più bizzarri,
invece, fantasticano sul possibile amore tra la giovane artista e
Pigmalione, che dopo la presa di coscienza aveva finalmente compreso
l'esistenza di tante, piccole sfaccettature nel mondo.
Nessuno
è perfetto,
ma
proprio grazie all'imperfezione si è unici ed irripetibili.
Fine
Oneshot!
Techne:
personificazione dell'arte e del “saper fare”.
Perché è la pupilla di Thanatos? Beh, dopo aver studiato centinaia
di autori diventati famosi in morte più che in vita, la decisione è
stata quasi immediata.
Capelli
rosa: yes... amo i colori pastello *-*
Ercole
e Lica: statua di Antonio Canova.
Ragazza
senza nome: anche la statua nel racconto di Ovidio non aveva un
nome (o, almeno, in tutte le traduzioni che ho trovato non era
riportato), per cui ho voluto mantenere questo dettaglio.
Angolo
dell'autrice:
Buon
salve e buone feste! Eccoci qui con un'altra one-shot!
Che
cosa dire? Beh, a parte che sto mangiando seriamente troppo in questo
periodo (eh... il Natale), sono davvero felice che ci siano lettori
che seguano questa raccolta. Quindi, veramente, grazie mille a tutti
quelli che hanno deciso di seguire/recensire! Spero davvero di non
deludervi!
Il
finale “a scelte” è qualcosa che adoro e che, ovviamente, alla
fin fine mi sono sentita in dovere di mettere. Insomma, spesso e
volentieri i miti hanno diverse versioni... e poi è divertente
immaginare altrettanti diversi “ending”.
Come
distruggere e ricreare i sogni di un personaggio in poche parole,
insomma.
Dopo
questa breve parentesi, io vi auguro ancora di trascorrere
piacevolmente le feste e un gran “Buon anno!!” per il Capodanno
ormai vicino (io, nel frattempo, mi preparo psicologicamente ai botti
che inizieranno alle 6 del mattino del 31 e finiranno alle 6 del
mattino del giorno dopo).
Se
sopravvivo, ci risentiremo al prossimo capitolo.
Un
bacio da _Lakshmi_!