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Autore: Ginnylbound    30/12/2017    1 recensioni
Edward e Bella si vedono per la prima volta al liceo. Non appena mette gli occhi su di lei, Edward rimane scioccato: è identica a Tasha, il suo grande amore dei lontani anni '30.
Da questo incontro, Edward dovrà ritornare a fare i conti col passato, col dolore famigliare e con ben due persone che cercano di uccidere Bella. Entrambe per lo stesso motivo.
Edward vuole starle lontano, sa che un'umana non deve avere a che fare con un vampiro, ma non ci riesce: come mai Tasha e Bella sono identiche?
Ispirata a The Vampire Diaries solamente per il concetto di "doppelganger" e del sacrificio di uno/a di essi. Per il resto, beh, è tutt'altra storia. Un altra leggenda misteriosa. Altri cattivi con cui fare i conti. L'intervento divino. Troverete vendette e tradimenti. Ma anche amore incondizionato e amore famigliare. E, ovviamente, vampiri.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Bella/Jacob, Carlisle/Esme
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight, Breaking Dawn
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Casa Cullen, 3 Settembre, ore 16.30

 

Jacob Black era disteso sul tavolo da cucina, privo di sensi. Quattro visi pallidi, disposti a cerchio intorno a lui, lo stavano osservando. Edward era perso nei suoi pensieri: teneva le braccia conserte e, con un dito, si stava torturando le labbra.

 

"Ed?" Rosalie alzò lo sguardo dal corpo di Jacob e fissò intensamente il fratello "Cosa intendeva dire?"

 

Alice trasalii, mentre Edward cercò di rimanere impassibile e, senza sollevare lo sguardo, rispose: "Non saprei, Rosalie. Sarà qualcosa..sulla sua vecchia famiglia, immagino"

 

Rosalie strinse gli occhi e arricciò le labbra: non se la bevve. I suoi occhi saettarono su Alice che deglutì nervosamente, allontanandosi per versarsi un bicchiere di gin.

 

"Gin, Alice? A quest'ora?" La punzecchiò Rosalie, guardando di sottecchi Jasper.

 

"S-sì, sai bene che tiene a bada la..sete"

 

"Certo. E come mai sei affamata proprio ora? Sei nervosa, per caso?"

 

Alice rivolse un veloce sguardo al fratello Edward, che teneva però la fronte corrucciata e gli occhi fissi su Jacob.

 

"Beh..Sì, Jacob Black è qui sul nostro tavolo, incosciente, chissà cosa gli è successo. Sono preoccupata per lui"

 

"Sei preoccupata per questo cane?!" Urlò Rosalie a pieni polmoni, scaraventando a terra il bicchiere di gin che si ruppe in mille pezzi.

 

Jasper cercò di tenere a bada l'atmosfera, placando gli istinti violenti della sorella.

 

"Non ci provare, Jaz.." Mormorò lei, a denti stretti. Il frastuono del bicchiere e l'urlo di Rosalie fecero svegliare Jacob, che sbattè più volte le palpebre prima di mettersi a sedere. Non appena vide quattro occhi neri fissarlo, saltò giù dal tavolo e si accovacciò in difensiva, istintivamente. Edward fu subito accanto a lui, sussurrandogli all'orecchio ad una velocità tale che nessuno avrebbe potuto percepire un suono.

 

"Non una parola, Jacob"

 

Jacob squadrò Edward confuso, poi annuì, rimettendosi in piedi. Rosalie gli si piazzò davanti, maestosa, con un ghigno impertinente. "Jacob Black. A cosa dobbiamo il piacere?"

 

Incrociò le braccia, attendendo una risposta. Jacob sosteneva tranquillo il suo sguardo, facendo scrocchiare le ossa, che gli facevano male per la posizione assunta da troppo tempo.

 

"Non ricordo nulla, accidenti, devo aver preso una bella botta!" Rispose Jacob divertito "Ma non credo verrei mai qui di mia volontà. Quindi puoi spiegarmi tu perchè mai mi trovo qui?"

 

Rosalie espose i canini, saettando i suoi occhi su Edward che, calmo, finse di aiutare Jacob: "Non ricordi davvero nulla? Hai detto una frase strana prima di svenire.."

 

"Cosa posso dire? Devo inventarmi qualcosa?" La frase, espressa mentalmente, era rivolta al più piccolo dei Cullen, che sapeva leggere nella mente. Edward annuì impercettibilmente.

 

"Sì, ricordo di..aver corso come un pazzo.." Jacob fingeva di ricordarsi a poco a poco i dettagli, grattandosi la testa "C'entra mia madre, credo. Mi vergogno a dirvi queste cose. Sono tornati gli incubi su di lei e mi sentivo solo. Solo voi sapete chi sono davvero.."

 

"Per favore" Lo interruppe Rosalie, ridendo isterica "Pensi che ce la beviamo? Siamo accerrimi nemici. Da generazioni"

 

"Vi ho salvato la vita. O l'hai forse dimenticato?"

 

Jasper cinse più forte Alice, dietro di lei, intrecciando le mani alle sue. Edward smise di respirare e Rosalie si incupì, senza staccare gli occhi da quelli di Jacob. Si morse poi rabbiosamente il labbro, alzando le sopracciglia. Indietreggiò di qualche passo, scrollando le spalle. Si sedette al tavolo della cucina, chiudendo gli occhi e prendendosi il viso tra le mani. Edward osservava tutti i suoi movimenti, devastato.

 

Rosalie poi si alzò, asciugandosi le lacrime di nascosto. Si voltò verso Jacob, che era rimasto nella stessa posizione, con lo stesso sguardo fiero e impassibile.

 

"No, Jacob. Non dimenticherò mai quel giorno. Credimi. Lo rivivo ogni notte. Ma per quanto ti saremo riconoscenti, rimani comunque nostro nemico. Quindi scusami se fatico a credere che tu verresti qui, a casa nostra, rischiando di venire ucciso, solo perchè hai gli incubi su mammina"

 

Jacob la fulminò con lo sguardo. Iniziò a tremare, ma Edward gli fu subito accanto, cercando di calmarlo. Jasper aiutava, in un angolo. Gli occhi di Jacob erano pieni di rabbia.

 

"Ti uccido, bionda"

 

"No, non lo farai" Edward rispose al pensiero di Jacob, intimorito dal suo forte tremare "Cerca di calmarti, Jacob. E' meglio per tutti"

 

Rosalie osservò Jacob calmarsi, annuire ad Edward e respirare insieme a lui. Non riusciva a capire, suo fratello non era mai stato così gentile nei confronti di Jacob. Certamente, era sempre stato quello buono, nella famiglia. Il ragazzo con i principi, con i valori. Il ragazzo che pensa sempre a fare la cosa giusta. Ma Jacob, Jacob l'aveva sempre profondamente detestato. Solo lei sapeva il motivo. D'altra parte, l'odio che provava Jacob nei confronti di Edward era ancora più profondo.

La situazione era quindi surreale. Lo sguardo ansioso di Alice le bastò per confermare i suoi dubbi: c'era dell'altro, c'era qualcosa che le tenevano nascosto.

 

"Molto bene" Sentenziò Rosalie, ridendo tra sè e sè, come una folle "Se mi ritenete una stupida, mi comporterò da stupida"

 

Uscì dalla casa infuriata, alla velocità della luce, lasciando i suoi fratelli e Jacob in un insostenibile silenzio. Edward terminò la recita, allontanandosi da Jacob e andandosi a sedere sul divano, insieme ai suoi fratelli. Jacob rimase in piedi, dando loro le spalle.

 

"Aspettiamo Carlisle, Ed?" Gli sussurrò Alice, dall'altro lato del divano. La sua allegria sembrava essersi assopita. Edward annuì, senza sapere nemmeno lui quale fosse la cosa giusta da fare.

 

Fortunatamente, Carlisle non tardò ad arrivare. Lui ed Esme rientrarono insieme, abbracciati e sorridenti, con delle enormi buste tra le mani.

 

"Ti dico di sì, invece, è stato pazzesco!" Carlisle rise di gusto e diede un bacio sulla fronte ad Esme. Si voltarono poi verso la sala, percependo il forte odore di Jacob. Esme lasciò cadere le borsa a terra, osservando Jacob, mentre Carlisle chiuse la porta alle sue spalle e guardò i suoi figli seduti sul divano: i loro sguardi sembravano trasmettere molte emozioni come nessuna.

 

"Cosa succede qui?" Disse poi, autorevolmente. Esme gli fu subito accanto.

 

"Dovresti sederti con noi, Carlisle. Dobbiamo parlare" La voce di Edward era un debole sussurro. Carlisle ed Esme si sedettero subito di fronte al figlio, dopo aver osservato ancora una volta Jacob Black.

 

Edward iniziò poi a raccontare quel primo giorno di scuola, senza tralasciare alcun dettaglio. Il viso di Carlisle da calmo e razionale diventò teso e nervoso. Aprì la bocca più volte, nel tentativo di intervenire, ma Edward lo bloccò sempre, chiedendogli di farlo finire. Esme era sconvolta, tenne la mano sulla bocca per tutto il tempo del racconto e non riuscì ad impedire alle lacrime di bagnarle rovinosamente il volto. Jacob ascoltava coinvolto il racconto di Edward, dal momento che non ne sapeva nulla a riguardo. Anche il suo volto fu palcoscenico di più emozioni.

 

"..Volevamo quindi parlarti. Non ti abbiamo trovato in casa. Rosalie era sola, non le abbiamo detto ovviamente nulla. Jacob Black è arrivato poco dopo" Sentendo nominare il suo nome, Jacob si avvicinò al gruppo, inconsciamente "Penso l'abbia vista anche lui" Jacob fece per intervenire, ma anche lui fu interrotto da Edward "Dopo, Jacob. Rosalie ha dei sospetti, Carlisle. Sa che è successo qualcosa. Ho davvero paura di quello che potrebbe fare"

 

Edward si lasciò sprofondare sul divano, chiudendo gli occhi. Non riuscì nemmeno lui a trattenere le lacrime, era troppo faticoso. Il nodo che aveva alla gola sembrava voler esplodere da un momento all'altro. Si raggomitolò su sè stesso, emotivamente perso.

 

Carlisle strinse Esme a sè, accarezzandole la schiena. Cercando di non perdere del tutto la ragione e lasciarsi andare alla disperazione come i suoi figli, si rimise dritto sullo schienale, sospirò, poi prese parola.

 

"Quello che mi hai raccontato, Edward, ha dell'incredibile. Questo è innegabile. Non riesco neanche ad immaginarmi cos'hai provato nel vederla, nel respirare la sua stessa aria. Non so cos'avrei fatto al tuo posto. Una cosa però è certa, figlio mio: tutti noi qui presenti abbiamo visto.. Abbiamo assistito. Non era frutto della nostra immaginazione, è successo"

 

"Stai quindi dicendo che è impossibile? Come spieghi allora.."

 

"Lasciami finire, Edward. Sì, è razionalmente impossibile che sia lei. Tuttavia, Alice e il signor Black sono stati anche loro testimoni di questo fatto. Pertanto, ritengo che sia qualcosa che vada al di là della comprensione umana. Qualcosa che necessiti di altri..strumenti"

 

Edward ascoltò il padre, confuso. "Non capisco, cosa intendi dire?"

 

"Carlisle sta dicendo che non è qualcosa di spiegabile razionalmente, Ed" Spiegò Alice, sciogliendosi dall'abbraccio di Jasper "Per capire davvero cos'è successo, dobbiamo ricorrere a qualcosa che va oltre l'intelletto. Credo che Carlisle stia parlando di magia"

 

Alice spostò il suo sguardo su quello del padre, cercando una conferma. Carlisle fece segno di sì con la testa, tenendo gli occhi sbarrati, increduli. Esme aveva smesso di piangere.

 

"Quindi pensi che quella..che non sia lei?"

 

"Ne sono assolutamente convinto"

 

Edward e Jacob si guardarono per qualche secondo. Edward lesse nei suoi pensieri e non si sorprese nel trovarli identici ai suoi.

 

"Signor Cullen, perdoni la mia intrusione" Jacob Black prese parola, sistemandosi di fronte al suo interlocutore. Carlisle si stupì del riguardo del ragazzo, ben consapevole dell'odio che provava nei loro confronti e dell'odio che le loro specie nutrivavano l'una nei confronti dell'altra. Quindi gli sorrise, invitandolo a continuare "L'ho vista anche io. A casa sua, con il padre. Era davvero identica a lei, ogni dettaglio coincideva alla perfezione"

 

Edward strinse i pugni: sapere che Jacob era stato a casa di lei, sapere che l'aveva vista, lo turbava. Carlisle scosse la testa.
 

"Posso immaginare quanto entrambi siate emotivamente scossi. Vi comprendo. Ma posso assicurarvi che non è lei. Non può essere"

 

Alice annuì. La pensava esattamente come il padre: doveva trattarsi di qualcos altro, di un misterioso intervento magico. O di una semplice coincidenza, per quanto fosse strano. Ma si rifiutava di ammettere (in primis, a sè stessa) che la ragazza che aveva visto qualche ora prima fosse ..

 

"Non puoi esserne certo"

 

"Edward. E' morta" A quelle parole, Edward ebbe un fremito.

 

Esme tossì. "Non potrebbe essere la sua gemella?"

 

"No, mamma, è umana" Replicò Edward, guardando il soffitto e fregandosi ancora il viso con le mani.

 

"Mi sembra quindi di capire che siamo divisi in due" Jasper intervenne "Tutti noi pensiamo che non sia lei, eccetto Jacob ed Edward"

 

"Siamo proprio dei pazzi, eh?!" Il tono di Edward era cattivo e aveva alzato la voce. Jasper gli rivolse uno sguardo comprensivo, sospirando.

 

"No, non lo siete. Siete umani" Alle parole di Carlisle, sia Jacob che Edward risero "Ho due ipotesi per questa situazione. Potrebbe essere una gemella, come dice Esme, che ha assunto una sorta di.. intruglio magico ed è diventata umana, per qualche motivo a tutti noi sconosciuto. Oppure, c'è qualcos altro sotto. Qualcosa che non riesco nemmeno ad immaginare. Magia nera"

 

Carlisle pronunciò le ultime parole con una punta di orrore ed Esme accantò a lui tremò, sistemandosi i capelli color nocciola davanti all'orecchie, quasi a coprirle il viso.

 

"La nostra ipotesi è un'altra. E dico nostra perchè sento che Jacob condivide ciò che sto per dire. Lei è sopravvissuta e, in qualche modo, è diventata umana. E' sempre stata brava con i giochetti. E questo.. le sta riuscendo proprio bene" Per Edward non fu facile pronunciare quelle parole, dal momento che quell'angolo della mente che tanto faticosamente era stato chiuso a chiave, ora si stava riaprendo. Sentì Jacob accanto a lui respirare più velocemente.

 

"Dobbiamo ucciderla" Dichiarò poi, sentendosi le mani prudere e leggermente tremare. Tutta la famiglia si voltò verso di lui, sgomenta da quell'affermazione.

 

"Non farai nulla, Jacob. Dobbiamo prima capire con chi abbiamo a che fare. Potrebbe essere una ragazza di diciassette anni innocente, che non ha nulla a che vedere con vampiri e streghe. Una ragazza inconsapevole di avere il viso uguale a quello di un mostro"

 

Jacob ascoltò mesto Carlisle e, nel profondo del suo cuore, sapeva che il capo dei Cullen aveva ragione. Ma lui non sapeva cos'aveva provato nell'averla vista: il suo cuore si era stretto in una morsa, come se l'avesse riconosciuta, come se avesse ritrovato la ragione per battere ancora.

 

Jacob Black sbuffò furioso, poi uscì dalla casa. I Cullen lo videro poi trasformarsi e correre a perdifiato nel bosco.

 

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Casa Swan, 3 Settembre, ore 17.30

 

Bella Swan era sulla sua scrivania, intenta a fare i compiti per il giorno seguente. I raggi del sole filtravano leggeri dalla finestra, creando dei giochi di luce. Aveva sonnecchiato per quasi tutto il pomeriggio, sull'amaca del padre, quindi si sentiva in colpa e pensava di dover impiegare il tempo nell'unico modo utile che conosceva. Charlie, dopo essere passato a vedere come stava la figlia, era tornato in centrale, dal momento che aveva ricevuto una telefonata importante.

 

Eppure tutto questo è assurdo, come faccio a concentrarmi sui compiti? Non riesco a pensare ad altro che lui. Ho la mente annebbiata. Riesco solo a vedere i suoi occhi, il suo sguardo così confuso, intenso, indefinito, sprezzante, assassino. Edward. Edward. Cosa mi stai facendo?

 

All'improvviso, squillò il telefono e Bella sobbalzò. Si trascinò giù per le scale, svogliatamente, consapevole che l'unica persona che potesse chiamarla fosse suo padre. Alzò la cornetta, sbadigliando.

 

"Pronto?"

 

"Bella, ciao!" Non riconobbe subito quella voce, quindi restò in silenzio, dubbiosa "Sono Angela, ci siamo conosciute oggi!"

 

"Oh, cavolo, scusami, ciao Angela" Bella arrossì e ringraziò il cielo che non ci fosse nessuno ad osservarla. Si sistemò nervosamente l'elastico dei pantaloni della tuta e, prendendo una sedia, si sedette.

 

"Scusami tu se ti ho chiamata, mi ha dato il tuo numero di casa mio padre, spero non sia un problema"

 

"No, assolutamente"

 

"Bene! Senti, forse è presto, ma mi farebbe molto piacerebbe se venissi a cena da me stasera! Ci sarà anche Jessica! I miei genitori non ci sono, quindi possiamo fare una serata sole donne, che te ne pare?"

 

Angela sembrava entusiasta della proposta, la si poteva immaginare mentre si mordicchiava il labbro e arrotolava con un dito la cornetta del telefono, aspettando una risposta positiva. Bella, titubante, non potè evitare di ritornare con la mente al vecchio liceo, alle cattiverie delle compagne di classe, alle loro prese in giro,..

 

"..Bella, ci sei ancora?"

 

"Sì, scusami" La nuvoletta raffigurante la sua vita liceale si dissolse all'istante ma la voce le uscì comunque rotta, tremante "Posso..posso richiamarti tra poco? Devo..chiedere a mio padre se va bene"

 

"Ah, sì, certo.. Ok, Bella, non ti preoccupare, fammi sapere!" Angela aveva intuito che c'era qualcosa che non andava, ma rimase di buonumore, cercando di far capire a Bella che sarebbe stata la benvenuta.

 

"Sì, a tra poco" Mormorò Bella fredda, chiudendo la conversazione. Dopo aver agganciato, chiuse gli occhi e si appoggiò al bancone della cucina. Le lacrime sgorgarono impudenti, senza chiederle il permesso. Il vuoto che si stava trascinando dietro da anni si spalancò, lasciandola inerme: perchè non era come le altre ragazze? Perchè non riusciva ad avere degli amici? Perchè Edward Cullen la odiava senza conoscerla? Perchè, perchè, perchè? Cosa c'era di sbagliato in lei?

Si mise una mano sul petto, al centro, cercando di recuperare il fiato, spezzato dai singhiozzi.

 

Odio tutto questo, lo odio. Odio essere vulnerabile, fragile. Una stupida ragazzina impacciata e sfigata che non ha amici nè un ragazzo. Vestita con una tuta sgualcita, con i capelli pieni di nodi, a singhiozzare in cucina dopo che una ragazza l'ha semplicemente invitata a casa sua a mangiare. Non sono normale. Non sono normale.

 

Bella si pulì via le lacrime con la manica, buttò fuori l'aria dai polmoni pesantemente e subito, onde evitare ripensamenti, selezionò il numero di casa di Angela tra le ultime chiamate ricevute.

 

Il telefono squillò solo una volta.

 

"Pronto?“

 

"Ciao Angela, sono Bella" Il turbamento traspariva palese dalla voce di Bella. Angela lo notò e se ne stupì, ma non le chiese nulla a riguardo per non metterla ulteriormente a disagio.

 

"Ciao Bella, sapevo eri tu! Sono una sensitiva, sai?"

 

"Giusto, giusto" Bella sorrise tra sè, recuperando colore sulle guance "Ho chiamato mio padre, per lui va bene"

 

"Splendido! Allora, abito in Kennedy Street, 36, non è lontano da casa tua!"

 

"La troverò sicuramente. Grazie Angela, a dopo"

 

Dopo aver chiuso la chiamata, si sentì soddisfatta, come se avesse compiuto una grande impresa eroica. Ma per lei era quasi così.

 

Aveva deciso di riaprire il suo cuore a qualcuno.

 

Aveva deciso di dare fiducia.

 

Ma poteva un cuore morto battere ancora?

 

Corse su per le scale per farsi una doccia e lavare via i brutti pensieri.

 

-

La casa di Angela non era molto grande. Assomigliava alla sua per certi versi, una villetta color panna, con un piccolo portico e una veranda e un delizioso giardino sul retro, pieno di piante e fiori, dei quali si prendeva senza dubbio cura la perfetta donna di casa, la signora Cornelia Balfour.

 

Lo zerbino diceva “benvenuto” e Bella stava temporeggiandovi, dondolandosi avanti e indietro coi talloni. Dopo aver indugiato a lungo, spinse delicatamente il dito contro il campanello e aspettò, indietreggiando di un paio di passi.

 

“Bella, sei arrivata!” Angela la accolse con un grande e caldo sorriso, uno di quelli capaci di scaldare anche le giornate più fredde. Bella non potè far altro che sorridere di rimando e, timidamente, la seguì all’interno della casa, dove trovò già Jessica seduta a gambe incrociate sul divano.

 

“Hey Bella, ciao! Siediti pure con noi, stavamo per ordinare. Ti va bene una pizza?”

 

“Sì, va benissimo, grazie”

 

Angela le prese il cappotto e lo appese all’attaccapanni.


“Vado in cucina a prendere degli stuzzichini.. per ingannare l’attesa!”

 

Mentre Jessica stava telefonando, Bella osservò i numerosi quadri appesi nel salotto e sopra il caminetto. Uno in particolare catturò la sua attenzione: raffigurava una donna incredibilmente affascinante, dalla pelle bianchissima e lunghi capelli neri che le superavano i seni. Aveva occhi intensi, color ghiaccio e labbra sottili, piegate all’ingiù. Sembrava così triste, così piena di mistero. I suoi abiti erano raffinati ma molto antichi. Sembrava un dipinto del 1700.

 

“Oh, stai guardando i nostri quadri di famiglia?” Angela rispuntò all’improvviso, sedendosi accanto a Jessica, con una ciotola di patatine tra le gambe. Jessica ci si fiondò subito, leccandosi le dita ogni volta che ne mangiava una. Bella arrossì. “Non ti preoccupare, so che possono sembrare inquietanti. Vedi, sono tutte donne, le mie antenate. Pare che io discenda da una delle streghe di Salem, sai?”

 

Bella aprì la bocca, sbigottita. Le streghe di Salem? Aveva sentito parlare di quegli avvenimenti, in qualche libro di scuola.. o in qualche storia per bambini. Ma non ricordava molto. 

 

“Dai, Angy, non iniziare!” Sbuffò Jessica, ridacchiando “Doveva essere una serata tranquilla tra donne, voglio solo mangiare, farmi la manicure o una maschera e guardarmi un film strappalacrime. Possiamo?” Angela fece il gesto di cucirsi la bocca “Allora, Bella, dicci un po’ di te, dai!”

 

Bella impallidì “No, no, aspetta, a me in realtà interessa tantissimo” Jessica la squadrò, alzando le sopracciglia “Voglio dire, non sono molte le persone che affermano di discendere da una strega. Se lo dici, deve esserci un fondo di verità”

 

Ad Angela si illuminarono gli occhi, mentre Jessica, sbuffando nuovamente, le rubò da sotto il naso la ciotola di patatine e si sedette lontana da loro ad un altro estremo del divano, accese la televisione e si rannicchiò sotto una coperta.

 

“Devi capirla, mi sente parlare di queste cose in continuazione” Jessica le fece la linguaccia “Non so molto purtroppo, Bella. Mia nonna mi ha semplicemente raccontato che Susannah Martin, la ragazza che stavi guardando prima nel quadro, è stata uccisa durante il processo alle streghe di Salem. Lei sostiene che tutte le sue discendenti sono streghe, io, mamma e nonna incluse. Eppure non ho mai visto nessuna di loro praticare la magia. Nonna dice che è «troppo vecchia per questo genere di cose» e mia mamma dice che sono tutte fandonie”

 

“Mi avevi però detto che tu sentivi.. qualcosa, giusto?”

 

“Si beh, nulla di che, davvero. Per ora sento l’energia delle persone, riesco a capire se hanno un aura positiva o negativa. E ho avuto un paio di sogni premonitori”

 

“Cavolo, sogni premonitori?”

 

“Sì non ti aspettare che ho previsto la caduta delle torri gemelle o un Presidente degli Stati Uniti! Davvero, sono piccole cose, però sento che in fondo credo davvero a quello che mi dice la nonna” Bella annuì, sorridendole comprensiva. Anche lei aveva sempre avuto un rapporto speciale con sua nonna, la sentiva sempre vicina, in tutto quello che faceva “Come ti è sembrato il primo giorno di scuola, comunque?”

 

Jessica si voltò, abbassando il volume della televisione. Bella arrossì nuovamente, portandosi le ginocchia al petto “Beh, oddio, mi aspettavo peggio” Tutte e tre risero di gusto “Mi sono trovata bene e poi siete tutti carini e simpatici. Tralasciando Edward, ovviamente, che..” Bella si accorse di aver pensato a voce alta e si zittì all’istante. Il solo aver pronunciato quel nome le fece battere il cuore all’impazzata. “No comunque i professori poi sono davvero bravi..”

 

“Aspetta, frena” Jessica si avvicinò alle amiche strisciando sul divano “Hai conosciuto Edward? Cioè voglio dire, ci hai parlato?”

 

Gli sguardi delle ragazze erano ora fissi su quello di Bella che in quel momento voleva scomparire.

 

“N-no, no, assolutamente no. Ho detto il suo nome.. perché è l’unico che non mi ha.. parlato o chiesto qualcosa su di me e il mio arrivo” Si era salvata in corner.

 

“Ah beh, certo, i Cullen sono fatti così. Stanno sempre per conto loro, come se fossero un branco, più che una famiglia”

 

“Famiglia?”

 

“Sì, in classe hai visto Edward e Alice, sua sorella. Sono stati adottati da Carlisle Cullen e sua moglie qualche anno fa. Ma ce ne sono altri due, Rosalie e Jasper Hale, anche loro fratelli, anche loro adottati grazie alla grande misericordia del dottor Cullen. Sono davvero strani, stanno sempre insieme, come se fossero.. oddio guarda, non so, è strano”

 

Bella si ricordò vagamente che suo padre gli aveva parlato molto bene del dottore della città, un medico molto esperto e conosciuto che si era messo al servizio di una piccola comunità,  senza voler alcuna forma di pagamento. A lei sembrava qualcosa di molto nobile, aggiungendo anche il fatto che aveva adottato due coppie di fratelli che magari altrimenti, senza di lui, non avrebbero avuto un tetto sopra la testa. Il tono di Jessica invece lasciava trasparire tutto il pregiudizio di una piccola città come Forks. Ciò che è diverso da noi fa paura o fa disgusto. E i Cullen non erano un’eccezione.

 

“Edward..” Jessica si interruppe, voltandosi verso Bella. Aveva in mente quella domanda da ore e per ora Angela e Jessica erano le prime che potevano darle qualche risposta. Il prossimo sarebbe stato Charlie. “Lo conoscete bene?”

 

“No, Bella, non ha mai proferito parola con nessuno di noi” Intervenne Angela, allontanando una ciocca di capelli dal viso “Sta solo con i suoi fratelli”

 

“Perché ti interessa?” Chiese Jessica, ammiccando maliziosa. Bella fece una risata nervosa.

 

“Non mi interessa, solo mi è sembrato ..strano.” E strano era davvero riduttivo per descrivere il comportamento di Edward nei suoi confronti.

 

“Sono svalvolati, lasciali perdere” Qualcuno suonò al campanello “Uh, sono arrivate le pizze!”

 

Bella sospirò, alzando gli occhi al cielo.

 

Stanno sempre da soli, non parlano con nessuno. Allora perché ha avuto quella reazione con me, che sono come tutti gli altri, una banale studentessa con cui non avere niente a che fare? Perché?

 

Con le gambe strette al petto, si voltò verso la porta, dove Angela stava pagando il fattorino. Quando il suo sguardo si spostò verso la finestra, notò tra i cespugli una figura scura e due occhi gialli fissi su di lei. Si alzò di scatto e scansò il fattorino in malomodo.

 

“Ehi, che cavolo..!”

 

“Bella, che c’è? Che hai visto?”

 

La figura era sparita. Bella si guardò attorno ancora svariate volte, senza sapere cosa stesse cercando, prima che la pelle d’oca che avvertiva sulle braccia la costrinse a rientrare.

 

Sto sicuramente impazzendo, adesso vedo anche l’uomo nero. Dio, Bella, riprenditi.

 

Nascosto nel fitto del bosco, Jacob Black ululò.

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Ciao a tutti!:) devo fare una premessa: come avete notato, non sono attiva come vorrei e non lo sarò per ancora qualche mese. Ho la laurea magistrale a giugno e devo davvero impegnarmi tanto. Aggiornerò quando avrò tempo e in questi mesi sarà solo durante le poche vacanze che abbiamo haha quindi vi chiedo scusa ma sappiate che tengo tantissimo a questa storia quindi ci risentiremo mooolto presto :) Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto :) come sempre, se vi va, fatemelo sapere magari in un commento, anche le critiche sono ben accette :) E MI PIACEREBBE SENTIRE LE VOSTRE TEORIE, SONO TROPPO CURIOSA! Vi abbraccio, a presto <3
   
 
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