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Autore: Silvi_MeiTerumi    13/01/2018    0 recensioni
«Se non sbaglio un tempo il Villaggio dell’Erba riuscì quasi a conquistare il mondo grazie allo Scrigno del Paradiso» affermò neutro il Kazekage, sostenendo lo sguardo del suo interlocutore.
«Ha detto bene, quasi. Ma il giorno successivo dall’apertura di questo, il Villaggio venne completamente raso al suolo» spiegò diretto senza far trasparire nessuna emozione, come se quel fatto non lo avesse minimamente colpito.
«Sappiamo però che da quell’evento nacquero due fazioni, quella militare chiamata ‘La Verità dell’Erba’, intenzionata a far risorgere il Villaggio e quella detta ‘Il Fiore dell’Erba’ che si opponeva alla guerra» intervenne Temari, cercando con lo sguardo man forte dai fratelli.
Il silenzio che seguì dopo venne interpretato come segno d’assenso.
«Sarò diretto, da che parte sta?», il giovane marionettista in quel momento sperava solo che le sue supposizioni fossero infondate. Suna poteva essere di nuovo in pericolo.
*
«Brilla il sole da Sud, soffia il vento da Nord, c’è un’intensa complicità. Le notti d’oriente sono calde lo sai, più calde che mai, ti potranno incantar. Non farti abbagliar, potresti bruciar di passione anche tu» canticchiò lo strano signore guardando nella sua direzione come per avvertirla, come per maledirla.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Temari, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 1.
 
Era il primo vero giorno a Suna e Momoko aveva già l’umore nero. La sera precedente di fretta e furia si era chiusa la porta alle spalle e si era fiondata subito a letto.
Ce l’aveva ancora con quello strambo ragazzo e quel maleducato mercante, per colpa loro non aveva mangiato nulla dalla rabbia e ora si ritrovava con lo stomaco vuoto.
Fortunatamente aveva ancora un po’ di tempo, così si vestì velocemente e legò i lunghi capelli castani in una coda come di consueto. Come tocco finale si allacciò il copri fronte, era pronta.
Decise di uscire di soppiatto dalla stanza, affinché gli altri non sentendola, l’avrebbero lasciata fare colazione per conto suo. Poteva immaginare il loro inveirle contro per la sua sfacciataggine, non c’era dubbio.
Ma prima che potesse imboccare le scale si bloccò sul posto.
«Pensavi di sfuggirci, vero?» colpita e affondata. Roteò gli occhi al cielo e si girò verso i suoi compagni di squadra.
«Non volevo rubare niente, lo giuro!» affermò decisa «è solo che non mi hanno lasciato il tempo di spiegare che mi hanno attaccato e posso anche sospettarne il motivo» mormorò delusa. Una sua idea se l’era fatta. Non era una novità che i ninja del Paese dell’Erba venissero guardati con sospetto, la loro reputazione aveva subito parecchi colpi bassi negli ultimi anni.
«Non lo abbiamo pensato neanche per un secondo che il tuo intento fosse quello» si apprestò a chiarire Honami andandole incontro.
La chunin bionda conosceva bene Momoko e poteva metterci la mano sul fuoco che le accuse su di lei erano solo falsità, il problema era un altro.
«Sai chi era il ragazzo che è intervenuto in tuo soccorso, vero?» domandò nel frattempo Jou, anche se da quello che aveva visto non ne era certo.
«In mio soccorso? Non diciamo sciocchezze» rispose infastidita solo al ricordo «e comunque no, non so chi sia». E non voglio nemmeno saperlo, pensò.
A quella risposta seguirono solo dei sospiri arrendevoli.
«E’ il fratello del Kazekage» le confessarono insieme, come se si fossero messi d’accordo per farle venire un attacco di cuore.
«Cosa state facendo lì immobili? Muovetevi che il Kazekage ci attende!» la voce odiosa di Harada li fece sobbalzare tutti e tre, soprattutto la castana, pallida più che mai.
Sono appena arrivata e ho già combinato un casino.
 
Kankuro quella mattina si era alzato di buon umore, con la curiosità che ancora gli circolava in corpo per quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
Con maestria si applicò il Kumadori sul viso e dopo aver sgranocchiato gli ultimi biscotti rimasti della sorella, si affrettò a raggiungere lo studio di Gaara.
Non bussò nemmeno, sicuro che il fratello non lo avrebbe rimproverato, infondo lui poteva permettersi questo lusso.
«Buongiorno a tutti!» disse una volta raggiunti i fratelli.
«Come mai così allegro?» lo interrogò subito Temari, squadrandolo come se gli fossero spuntate le antenne.
Il marionettista decise di non rispondere, a breve avrebbe intuito da sola il motivo. Inarcò le sopracciglia quando però notò lo sguardo infuocato di quest’ultima, forse aveva già capito a cosa si riferiva.
«Signor Kazekage, l’onorevole Harada e la sua scorta sono arrivati» li informò una guardia al di là della porta.
«Fateli entrare» diede l’ordine Gaara alzandosi in piedi, pronto ad accoglierli.
Quando fecero il loro ingresso, gli occhi di Kankuro si erano subito spostati verso l’oggetto dei suoi pensieri. Trattenne a stento una risata quando vide il suo volto sbiancare e gli occhi fissi sul pavimento. Come biasimarla, infondo se ieri avesse saputo chi era non gli avrebbe mai risposto a tono.
«Benvenuti a Suna, io sono Gaara, il Kazekage, e loro sono i miei due consiglieri, nonché fratelli» si apprestò a spiegare il fratello, scrutando attentamente i nuovi arrivati.
«Grazie per avere accolto la nostra richiesta, siamo davvero onorati di poter essere ospitati nel vostro Villaggio» prese subito parola Harada con tono mellifluo «anche se sono mortificato del poco preavviso con cui vi ho informato della nostra presenza».
E’ il mio turno, pensò Kankuro, decidendo così di intervenire.
«Non si deve preoccupare, per il Villaggio della Sabbia non è un problema accogliere degli Alleati. Inoltre, ho già avuto modo di conoscere i suoi accompagnatori» disse con il suo solito sorrisetto. Come si aspettava, Harada lo guardava confuso in cerca di chiarimenti.
«Vede, signore» si apprestò a prendere parola Jou «ieri sera c’è stato un piccolo incidente» tossicchiò cercando di mascherare la sua ansia.
A quella confessione, l’anziano del Villaggio dell’Erba cominciò prendere respiri profondi, «che tipo di incidente?» borbottò allora, stringendo i pugni.
Devo intervenire, prima che questo vecchiaccio fraintenda, pensò tra sé e sé Momoko. Non poteva permettere di venire screditata davanti al Kazekage e poi, Harada gliela avrebbe fatta pagare in qualsiasi modo, ne era certa.
«In realtà è tutto frutto di un fraintendimento» cominciò a parlare alzando finalmente lo sguardo, cercando quello di Kankuro, o come si chiamava.
«Fraintendimento? Io non credo» gli rispose lui, fronteggiandola con gli occhi.
«Sono stata accusata ingiustamente, e per questo esigo delle scuse da te» sibilò minacciosa corrucciando la fronte «mi hai subito etichettata come ladra, quando in realtà non sai nemmeno cosa sia successo».
«Delle scuse? A te?» rise allora Kankuro, così allegramente che Momoko per un attimo temette di poter perdere la pazienza e colpirlo. Stava per ribattere, ma il Kazekage la battè sul tempo.
«Sono sicuro che questa spiacevole situazione possa essere risolta pacificamente, vero Kankuro?» il modo freddo con cui pronunciò il nome del fratello fece venire i brividi alla ragazza. Solo il guardarlo negli occhi le incuteva disagio, non aveva mai incontrato nessuno così gelido in vita sua. Sembrava che sapesse assumere solo quell’espressione neutra.
«Scusati subito, Momoko!» sbraitò subito dopo Harada, facendola sobbalzare.
Ma come si permette di darmi degli ordini?.
«Non sono io a dovermi scusare», qui ne andava del suo orgoglio, non poteva farsi mettere i piedi in testa da quel tizio vestito interamente di nero, non dopo che aveva notato il suo sorrisetto soddisfatto.
«Non me ne farei niente delle tue scuse» confessò acido allora Kankuro, con fare di superiorità.
«Ora basta!» tuonò il Kazekage indispettito dal comportamento dei due «il Consiglio si sta riunendo e non posso tardare, riprenderemo la questione più tardi».
Momoko ringraziò mentalmente Gaara, l’aria in quella stanza si era fatta pesante, sarebbe scoppiata da un momento all’altro.
Con un inchino si voltò decisa e si affrettò ad andarsene, seguita da Honami e Jou.
 
Il pomeriggio era passato relativamente in fretta, dopo aver assaggiato dei deliziosi Dango nel piccolo punto di ristoro di fianco al suo alloggio, Momoko si era addormentata come un sasso tra le lenzuola fresche. Non ne poteva più di quell’insopportabile aridità, aveva bevuto almeno cinque bottiglie d’acqua prima d’ assopirsi, nel vano tentativo di placare quel fastidioso calore che la colpiva anche appena muoveva un passo.
Fortunatamente quando aprì gli occhi notò che il sole stava calando, segno che ormai era sera e questo equivaleva a poter visitare Suna senza dover trovare un posto all’ombra ogni cinque passi.
Si stiracchiò pigramente e ancora frastornata dal suo pisolino pomeridiano decise di andare a chiamare gli altri per andare a mangiare qualcosa, infondo era quasi ora di cena.
Giunta davanti alle loro rispettive stanze bussò per una decina di volte, ma sembrava che non ci fosse nessuno. Si rabbuiò per un secondo, maledicendoli.
Saranno in giro per Suna ad abbuffarsi senza di me, al solo pensiero strinse i pugni, se li prendo!
A passo deciso si avviò per le strade del Villaggio in cerca di un posto carino per cenare, non aveva di certo bisogno di quei due per poter andare a mettere qualcosa nello stomaco.
Ricordava che la scorsa sera, vicino alle bancarelle, aveva notato un piccolo ristorante carino con dei piccoli Aquilegia viola come addobbi. Fece mente locale e dopo due tentativi andati a vuoto lo trovò. Sorrise soddisfatta e appena entrò il profumo dei fiori la fece sentire a casa.
Non c’era molta gente, così si sedette in uno dei primi tavoli, uno di quelli che davano sulla strada, in modo da permetterle di vedere chi entrava, anzi no, per vedere se quei due sarebbero passati da lì.
Per quella sera decise di viziarsi e ordinò una porzione gigante di Tempura, ma nell’esatto istante in cui addentò il primo gamberetto notò una faccia famigliare fare il suo ingresso.
Afferrò velocemente il menù portandoselo al viso, nel vano tentativo di nascondersi.
«Che stai facendo?» domandò Kankuro con il viso corrucciato.
Nelle due volte che lo aveva visto aveva sempre quello strano copricapo, ma questa volta era senza, e a Momoko venne da ridacchiare vedendo i suoi capelli. Neanche i suoi erano così ribelli, nemmeno di prima mattina.
Tuttavia si ridestò subito vedendolo trascinare la sedia di fronte a lei come se niente fosse. «Chi ti ha dato il permesso di sederti?» lo aggredì puntandogli un dito contro.
Non udendo risposta ma solo una risata beffeggiatrice, Momoko si promise di ignorarlo e continuare a mangiare, prima o poi si sarebbe stancato e allora se ne sarebbe andato.
Pregò con tutto il cuore che questo accadesse, ma a quanto pareva la fortuna non girava dalla sua parte neanche quel giorno.
Infatti il giovane ninja aveva ordinato e mentre mangiava nel più completo silenzio, la ninja di Kusa tentò di intavolare una conversazione pacifica. Era abituata a parlare e averlo di fronte, per di più muto, la faceva sentire in imbarazzo.
«Vieni qui spesso?» gli domandò nervosa, non sapendo come comportarsi. Infondo era un estraneo, e per di più a causa sua era finita nei guai.
«Sì» rispose secco voltando lo sguardo verso la strada.
Ma come osa?, sentendo la rabbia montarle dentro, Momoko capì che l’unico modo per farlo parlare era provocarlo.
«Non parlare troppo, mi raccomando. Soprattutto davanti a una signorina» lo rimproverò con tono velenoso, sicura che questo era il primo passo per farsi guardare negli occhi.
«Non mi va di scherzare» le rispose a tono, sporgendosi in avanti per poterla fronteggiare, «o meglio, faresti bene a non scherzare con me, soprattutto nella posizione in cui ti trovi».
«Che vorresti dire?» sbraitò allora lei, infuriata dalla sua indifferenza.
«Voglio dire che da domani tu sarai ai miei ordini» ghignò.
«Tu menti» replicò inorridita da tale affermazione, che storia era questa?
«Affatto, a quanto pare mi hanno scambiato per una balia» mormorò lui cupo all’idea. Suo fratello era stato chiaro al riguardo, doveva occuparsi degli ospiti facendoli integrare e trovare a loro agio al Villaggio.
Stava rimuginando su cosa lo poteva attendere domani, quando la voce fastidiosa di quella ragazzina lo risvegliò dai propri pensieri.
«Tanto non mi piacerai mai» affermò sicura, portandosi le mani nei capelli per ravvivarsi la coda castana.
«E credi che me ne importi qualcosa di piacerti?» replicò piccato. Se si era seduto lì è perché quando l’aveva vista sola le era dispiaciuto, sembrava avesse un’aria triste. E lui che voleva fare il gentile.
«So che ho un certo ascendente sui ragazzi come te» dichiarò fiera, ed era vero. Momoko sapeva di essere bella, i suoi capelli lunghi e castani si intonavano perfettamente ai suoi occhi verdi. Seppur non alta, il suo fisico era proporzionato e allenato.
Kunkuro nel frattempo la guardava stranito, quella ragazzina stava fantasticando troppo per i suoi gusti.
«Smettila di sognare ad occhi aperti, non sei per niente il mio tipo, tanto per chiarire» la beffeggiò squadrandola.
La ragazza decise allora di lasciarlo perdere, era un tipo tosto, non perdeva le staffe facilmente. E poi, si era fatto tardi. Poteva intravedere le stelle e la luna che piano piano si faceva spazio in mezzo a queste.
Si apprestò allora a richiamare il cameriere per il conto, sventolando le mani per farsi notare. Tutto sotto lo sguardo attento di Kankuro che «lascia, pago io» borbottò.
 
«Grazie, per la cena intendo» si premurò di ringraziare il ninja che gli camminava a fianco.
«Figurati» le rispose lui continuando a tenerla d’occhio senza farsi vedere, non poteva permettersi di farsi cogliere in flagrante, altrimenti si sarebbe montata la testa.
«Piuttosto, cosa facevi ci facevi là sola?».
«Nel pomeriggio mi sono addormentata e così i miei compagni hanno pensato bene di andare a mangiare senza di me» disse tranquilla, a pensarci bene li capiva. Lei odiava essere svegliata e probabilmente avevano deciso assieme di non disturbarla.
«E tu?».
«Avevo appena finito un allenamento con dei genin, ho preferito andare a mangiare qualcosa fuori. Sai, il cibo di Temari non è un granché» confessò imbarazzato.
Deve essere la sorella, se non ricordo male.
«Ammetto che Suna non mi ispirava molto, ma ora devo ricredermi» se ne uscì così, facendo rimanere di stucco il giovane marionettista. Più la guardava, più la trovava interessante.
Camminarono per una buona decina di minuti, parlando del più e del meno, fino ad arrivare di fronte agli alloggi della ragazza. Le luci erano già tutte spente, forse erano già tutti a letto.
«Oh, guarda!» lo richiamò improvvisamente lei, tirandogli la manica e indicando un punto davanti a loro.
«Cosa dovrei vedere?» bisbigliò al suo orecchio facendola sobbalzare e con suo enorme soddisfazione, anche arrossire. Ma decise di non farglielo notare.
«E’ un Anemone» gli riferì sorridente avvicinandosi al fiore «non sapevo potessero crescere qui» mormorò.
«Ed è così, è stato portato qui come abbellimento» gli spiegò calmo «ti piacciono i fiori?» continuò poi curioso.
Momoko annuì con forza, lei adorava i fiori.
«Tuttavia non capisco il perché della scelta di questo fiore» rifletté ad alta voce, attirando sempre più l’interesse del ragazzo.
«Che intendi dire?».
«L’Anemone rappresenta l’effimero, l’abbandono» spiegò decisa, quasi con tono saccente.
Tono che però non infastidì il suo interlocutore, anzi, la fissava rapito.
«Ora però è meglio che vada, altrimenti mi becco un’altra ramanzina» proferì voltandosi verso Kankuro.
«Oh, va bene. Io allora vado» disse lui, grattandosi una guancia pensieroso.
A Momoko non dispiaceva la sua compagnia, strano ma vero, erano riusciti a non scannarsi e a parlare normalmente. Cosa che le sembrava impossibile, almeno così la pensava fino a quella mattina.
Gli augurò la buonanotte e quando lo vide svoltare l’angolo, si voltò anche lei.
 
 
Buonasera a tutti :)
Ho finalmente finito di scrivere il primo capitolo, l’avrò cambiato almeno una ventina di volte, infatti non mi convinceva per niente. Non che questo mi convinca del tutto.
Ho quindi preferito far subito ‘avvicinare’ i due, e presto si capirà anche il motivo.
Prometto che il prossimo capitolo sarà più movimentato.
Detto questo voglio ringraziare ‘gufadeldestino’ per aver recensito :) e anche chi leggerà solo, sperando che questa storia possa piacere.
Mi scuso in anticipo se ci fossero degli errori di ortografia, che provvederò a correggere il prima possibile in caso.
Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima <3
  
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