Eccoci qua con il primo capitolo della mia primissima long!
Okay, so che siete rimasti basiti dal titolo: in realtà non era quello definitivo, ma la cartella si chiamava così e ho deciso di dare questo titolo a questi aggiornamenti ^^
Vi preannuncio che questa storia non è trash come il resto della raccolta: sono state apportate alcune modifiche e correzioni che l'hanno reso un po' più decente e la trama in fondo mi piace (per un periodo mi è saltato n mente di riprendere l'idea). Però ci sarà lo stesso da ridere, vedrete! ;)
P.s: ho deciso di lasciarlo con la sua formattazione originale, solo l'ho rimpicciolito a 12 mentre l'originale era a 16.
Storia Bosco
(Capitolo 1)
Isabel
Appena uscii dal tombino tirai un sospiro di sollievo: ero finalmente riuscita ad evadere dall’orfanotrofio dove avevo vissuto per quindici anni, dal giorno della mia nascita fino ad allora.
Presi a camminare in mezzo alla fitta boscaglia pensando alla mia vita passata: ero rimasta sempre chiusa dentro un orfanotrofio scadente: le mura esterne non erano mai state intonacate e quelle interne erano scrostate e piene di ragnatele. C’erano tantissimi stanzoni trasandati e pieni di muffa e quando pioveva l’acqua penetrava dalle fessure sul soffitto. Dall’estetica sembrava il castello di Dracula.
Inoltre i bambini e i ragazzi che ci abitavano erano denutriti e maltrattati: non potevano uscire dalle loro stanze, non avevano diritto al gioco e all’istruzione e venivano rinchiusi nelle cantine anche per giorni al buio più totale senza cibo né acqua.
Poi c’era il direttore: Dimitri Rafael Connery. Tutti lo temevano perché era lui il responsabile delle condizioni dei bambini ed era lui che picchiava, sfamava e puniva i poveri orfanelli.
Fu un sasso che colpì il mio piede a risvegliarmi da quei pensieri.
-Porca miseria!- gridai.
Mi accasciai sul terreno umido e mi guardai il piede: avevo un taglio, ma non ci feci tanto caso e ripresi a camminare.
Ad un certo punto fui assalita da un pensiero: dove avrei passato la notte? Dovevo trovare un posto in cui dormire al più presto perché il sole stava cominciando a tramontare.
Cominciai a correre lungo un sentiero in parte ricoperto dalla vegetazione. Dopo circa un chilometro non mi sentivo più le gambe e mi fermai di botto cadendo in mezzo all’erba alta. Respirai profondamente e rimasi lì sdraiata un paio di minuti, poi, senza neanche accorgermene, mi addormentai.
Una gelida e brusca folata di vento mi risvegliò.
Si scorgevano le prime luci dell’alba e un violento vento si abbatteva sui secolari alberi del bosco.
“Ho dormito tutta la notte qui senza un riparo e con il rischio di essere assalita da qualche animale?!” pensai.
Ero stata veramente una stupida ad addormentarmi: avrei potuto rischiare la vita!
Mi alzai, ma un’altra folata di vento mi fece cadere.
Anche se avevo dormito ero comunque molto stanca e avevo il cuore che mi batteva a mille, forse perché ero ancora agitata per la fuga del giorno prima.
Riuscii ad alzarmi dopo parecchi tentativi: avevo fame e bisogno di energie.
Raccolsi qualche fragola che cresceva su un cespuglio e m’incamminai mangiando i frutti rossi che tenevo in una mano.
Ad un certo punto avvertii un formicolio sulla gamba; abbassai lo sguardo e vidi delle formiche che salivano verso la mia coscia.
Mi sedetti con la schiena contro un albero e le scacciai via.
Poi ripresi il mio cammino: avevo freddo poiché indossavo soltanto un paio di jeans che mi arrivavano sopra le ginocchia, degli zoccoli neri e una maglietta color fango a maniche corte.
Continuai a seguire il sentiero fino ad un laghetto dove mi rinfrescai la faccia.
Vidi una rana che galleggiava su una foglia catturare una mosca e questa scena mi fece sorridere.
Dopo una lunga passeggiata mi ritrovai davanti a una casetta di legno rudimentale con una porticina e una piccola finestrella.
Ero molto curiosa di sapere chi abitasse in quella capanna, ma avevo paura: e se le persone che ci abitavano fossero state aggressive nei miei confronti?
Poi mi ricordai dell’esperienza che avevo vissuto all’orfanotrofio e che se avessi voluto avrei potuto scrivere un manuale di sopravvivenza.
Così trattenni il respiro e bussai alla porta.
Dopo qualche minuto mi aprì un ragazzo molto alto con occhi e capelli neri, parecchio robusto e molto abbronzato.
Indossava dei vecchi jeans strappati blu, delle scarpe da tennis ingiallite chiaramente troppo strette per i suoi piedi aggiustate con del nastro adesivo, una camicia grigia a maniche corte e una sciarpa di lana rossa che gli passava dietro il collo e gli ricadeva sul petto.
Ci fissammo per qualche minuto; nessuno dei due in quel momento sapeva come reagire.
Poi lui cominciò ad indietreggiare e mi fece cenno di seguirlo.
All’inizio non sapevo se fidarmi, ma come per istinto lo seguii dentro la sua casetta di legno.
♥ ♥ ♥
Ecco qui ragazzi, cominciamo ufficialmente con il periodo della mia vita #casiumani. Sì, perché dovete sapere che dalla prima media in poi mi sono FISSATA (e sto ancora cercando di uscirne) con le tematiche delicate, e questa ne è una palese dimostrazione!
Cioè, questi due si fissano per alcuni MINUTI??? Forse ero un po' confusa XD
A parte questo: che ne pensate della trama? Quanta fantasia avevo?
Siete curiosi di sapere chi è questo tizio e cosa si cela in questa misteriosa casetta nel bosco?
Secondo me i Sette Nani :P
Vi anticipo che questa “storia” è un tentativo di più pov in una storia: questo capitolo era pov Isabel, mentre il prossimo... SORPRESAAAA!!!
Non vi resta che stare tuned (?), la prossima settimana verranno svelati molti misteri!!! :3
Quindi... STAY TUNED, STAY TRASH!!! ♥