Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: kuutamo    21/01/2018    1 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Rapacious heart


Il vampiro riportò la ragazza a casa Salvatore sana e salva, dopotutto era quello il suo fine ultimo, quello più importante. Nei giorni passati c’erano stati momenti in cui aveva ovviamente perso il controllo della situazione, e questo non gli era piaciuto: nonostante avesse sfidato lui stesso la sorte portandola da Klaus, solo una volta giunto al suo cospetto aveva compreso la pericolosità della sua azione.

“Damon? - disse Danaë prima di congedarsi. Il vampiro si voltò stiracchiandosi - Grazie per quello che hai fatto”

“Non avrei dovuto portarti a New Orleans, Klaus avrebbe potuto.. “

“Lo so, ma sai come si dice? Non tutti i mali vengono per nuocere. Alla fine abbiamo ottenuto qualcosa”

“Se non altro..” disse lui abbassando lo sguardo.

“Non sentirti responsabile”

“Lo sono, D. Poteva andare peggio, molto peggio”

“Ah basta, sembri Stefan e non è un complimento! Volevo solo ringraziarti” lo interruppe la ragazza. Con una sicurezza improvvisa, gli si avvicinò, talmente vicino da scoccargli un leggero bacio e fior di labbra. Quest’audacia colpì moltissimo il vampiro che rimase interdetto ed immobile. Danaë si scostò, aveva gli occhi lucidi e il cuore a mille. Neanche lei sapeva perché lo avesse fatto, ma il suo cervello aveva agito per lei così velocemente da non darle il tempo di ribellarsi.

“Beh.. - si schiarì la voce - Ora sarà meglio fare una doccia e poi una lunga dormita” si allontanò ulteriormente raggiungendo la porta della sua camera.

“Hai ragione. Ci vediamo dopo” disse il vampiro ancora scosso da ciò che era successo sotto i suoi occhi.

Con un cenno del capo si salutarono: mentre Damon scendeva le scale, Danaë rimase a guardarlo dallo stipite della porta. Lo osservava con lo sguardo affilato, in agguato, ripensando ad una delle domande che si era posta di più in quelle ore.

Cos’era Damon per lei? Ma soprattutto, perché sembrava aver acquisito un nuovo significato in così poco tempo?

Di certo non conosceva risposte precise o esaustive, ma sapeva che le sarebbe mancato. Molto.

 

Danaë fece una lunga doccia, come previsto. Lavò via tutta la tensione di quei giorni, dispiacendosi però di dover dire addio anche a quell’odore familiare che le si era attaccato ai capelli, ai vestiti e all’anima, come una bellissima macchia. Pettinò i capelli facendoseli ricadere sulle spalle, poi intrecciandoli mentre si guardava allo specchio. Aveva come un livido violaceo al centro del petto, il punto preciso in cui tutta l’energia delle streghe l’aveva trafitta. Si vestì in fretta e raccolse i suoi pochi effetti in una borsa a tracolla. Prima di sistemarsi, aveva buttato giù due righe: aveva ringraziato Stefan e Damon, soprattutto Damon. Si era imposta di essere breve e concisa, così non ci sarebbe stato alcuno spargimento di lacrime. Nonostante ogni sua rosea prospettiva, gli occhi le s’infiammarono sino a produrre quell’unica lacrima che s’infranse proprio sul biglietto che aveva appena finito di scrivere. Lo lasciò sul cuscino, nella camera che l’aveva ospitata, altrimenti i due fratelli si sarebbero accorti della sua assenza troppo in fretta.

Prima di lasciare casa Salvatore però, doveva fare una cosa per se stessa, totalmente egoista ed infantile. Poteva anche essere scoperta, ma decise di tentare ugualmente.

Quando spiò nella camera da letto di Damon udì subito il getto d’acqua della doccia che scrosciava copioso, quindi pregò che il vampiro non la notasse e che il suo udito non potesse cogliere il parquet che scricchiolava sotto il suo peso. Si avvicinò al comò furtivamente, accovacciandosi negli angoli per non essere vista: aprì uno dei tiretti del mobile e ne tirò fuori una t-shirt nera, una delle centinaia che il vampiro possedeva. La ripose velocemente nella sua borsa e chiuse la zip facendo meno rumore possibile. Quando fece per tornare indietro, si voltò verso l’angolo bagno e si bloccò alla vista di Damon: era ancora sotto la doccia, di spalle, l’acqua disegnava tante piccole strade invisibili che andavano a schiantarsi contro il piatto della doccia. Il vapore che lo incorniciava faceva sembrare tutto artificioso, come in un sogno. Quando il vampiro si voltò lei attraversò immediatamente la stanza e lo guardò per un altro istante, ora nascosta dal muro. Fissò bene la diapositiva del suo viso perché mai avrebbe voluto dimenticarla: era un viso così particolare, oggettivamente bello, ma anche pericoloso. Forse l’aggettivo più giusto era tormentato: quello di Damon era un tormento lungo un secolo e mezzo, un’inquietudine interiore che ne aveva indurito i tratti durante l’adolescenza, ed una paura relegata negli abissi dei suoi occhi che risaliva alla sua ormai lontana infanzia. Damon era un mistero indecifrabile, era come un gatto nero che si nascondeva nel buio della notte. Si lasciava avvicinare solo se lo desiderava anche lui, e il più delle volte graffiava. Tutte queste cose Danaë non le sapeva, ma riusciva ad intravedere abbastanza, ciò che bastava per poter restare affascinata. E ormai non c’era via di scampo.

Si voltò prendendo un respiro e si richiuse la porta alle spalle. Un’altra lacrima le scese, ma prontamente venne spazzata via dal suo indice. Ad ogni scalino, ad ogni passo, il cuore le si faceva più pesante. L’aria più rarefatta. L’udito si affievoliva. Il suo cuore era come un rapace, ingordo d’avere di più, di desiderare quello che non poteva avere. Si maledì, si maledì perché in quel momento doveva essere forte e andare via da quella casa. Doveva andare via e non ritornare mai più perché semmai fosse successo qualcosa a quel mistero indecifrabile che era Damon, lei non se lo sarebbe mai perdonato. Ciò che provava l’aveva scottata e colta di sorpresa, per non parlare dell’inferno che le si era scatenato dentro quando le loro labbra si erano incontrate. Forse era anche stata colpa di tutto quel reprimersi, scacciare via quei pensieri sbagliati. Ma erano sbagliati davvero poi? La verità, quella che amaramente si continuava a ripetere, era che anche se lei avesse in qualche modo suscitato l’interesse del vampiro, avrebbe sempre dovuto misurarsi con il fantasma di qualcun’altra. Per non parlare poi del pericolo quotidiano che correvano tutti coloro che le stavano intorno. Ahkmara poteva colpire da un momento all’altro, ed ora lei si sentiva finalmente pronta ad affrontarla. Prima però avrebbe attirato la strega lontano da Mystic Falls, così da mettere in salvo le persone che si erano occupate di lei con così tanta gentilezza. Ora, a Mystic Falls, non c’era nessun motivo valido per restare: sua nonna non c’era più, il negozio era bruciato completamente e l’unica persona che in quel periodo aveva acquisito una certa importanza per lei, aveva in testa un’altra persona. Non rimaneva che mettere in atto il piano che aveva architettato durante il viaggio di ritorno da New Orleans ed iniziare una nuova pagina della sua vita. Sempre se fosse sopravvissuta.

Si diede un tono sistemandosi la giacca, prima di aprire la porta d’ingresso ed uscire da casa Salvatore. E stava per farlo davvero, quando all’improvviso Stefan comparve da dietro di essa parlando con qualcuno alle sue spalle.

“Ciao, Danaë, dove..?” la salutò sorridendole.

“Ehm ciao Stefan! Siamo tornati da poco, Damon è di sopra e io sto portando alcuni.. vestiti da Bonnie” disse mascherando il fatto di esser stata beccata mentre sgattaiolava via.

“Ma noi abbiamo una lavatrice qui, lo sai” rispose confuso lui.

“Ma certo che lo so! Volevo dire che Bonnie mi ha trovato un appartamento e ora ci sto portando i miei vestiti” in quel momento non le venne nulla di più sensato da dire, ed aveva già fatto un casino.

“Oh.. Mi dispiace”

“Dispiace a me, ho creato un sacco di problemi, e non voglio causarne altri o approfittare della vostra gentilezza” ed era vero.

“Danaë sei la benvenuta qui, davvero, non devi per forza andare via e poi Damon cosa ne pensa? Non credo che gli farebbe...”

“Stefan? Allora?” una voce sconosciuta li interruppe. Danaë guardò oltre la spalla del vampiro e vide una ragazza bruna che lo aspettava in macchina.

“Arrivo, Elena” rispose lui, poi tornò a guardarmi negli occhi.

Elena. Quell’Elena?’

“Quindi lei è la famosa..?” disse con un filo di voce senza neanche accorgersene.

“Sì”- disse squadrandola, forse in attesa di una qualche reazione. Stefan poteva non sapere tutti i particolari, ma aveva capito che tra suo fratello e la ragazza c’era qualcosa. Solo che nessuno dei due si decideva a fare il primo passo.

“Beh, per ritornare al discorso di prima, non credo che a Damon cambi poi così tanto, l’appartamento è qui vicino, quindi potrò servirmi della protezione dei Salvatore ancora a lungo” mentì, cercando di mettere in quella frase più umorismo possibile, ma vi inserì anche una frecciatina che forse però Stefan non colse del tutto. Damon sarebbe stato felice di rivedere quell’ospite a sorpresa.

Quella era la donna con cui lei non avrebbe mai potuto competere. Che lui non avrebbe mai dimenticato.

“Salutami tu Damon, è sotto la doccia! - disse, prima di oltrepassarlo - e grazie per tutto quello che hai fatto, Stefan” se prima si sforzava di non piangere, ora il suo volto era diventato di pietra, insensibile. Con un sorriso falso da guancia a guancia. Sapeva che ora aveva meno tempo a disposizione, che appena Stefan avesse raccontato a Damon la storia dell’appartamento, lui avrebbe capito che era una frottola, ma forse la presenza di Elena lì lo avrebbe disorientato e questo le avrebbe fatto guadagnare tempo.

Salutò Stefan frettolosamente e poi uscì: quando passò di fianco all’auto del vampiro e vide la ragazza più da vicino, si sentì straordinariamente fuori posto, un pesce fuor d’acqua che stava morendo, che non poteva respirare. Elena era intenta a sistemarsi il rossetto nello specchietto dell’auto e non notò nemmeno il passaggio di Danaë, che dal canto suo la guardò per qualche secondo e poi distolse lo sguardo, impassibile.

Salì sul taxi fuori la residenza dei Salvatore e si fece portare all’aereoporto più vicino.

Volere una persona non poteva fare davvero così male. Allora perché era come se si fosse strappata con le unghie il cuore dal petto e lo avesse lasciato sul portico di quella casa?

 

 




Note:

Grazie mille a tutti coloro che hanno recensito o anche solo letto. 

Alla prossima! 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: kuutamo