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Autore: __roje    22/01/2018    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 30


Nei miei ricordi Hayato è sempre stato riservato e all’inizio era difficile persino farlo parlare. Sembrava sempre annoiato di ciò che gli proponevo ma non si è mai rifiutato e in silenzio restava insieme a me. C’era sempre, in qualsiasi cosa stupida gli proponessi di fare. Lo faceva per amore?
Per me era un amico, un caro amico anche se forse è stato speciale fin dall’inizio. Trovavo che fosse perfetto in ogni cosa che faceva e volevo diventare una persona capace di stargli accanto perché io non lo ero, non ero perfetto e credevo di non poterlo mai raggiungere, ma lui non ha mai preteso nulla. E io da stupido, non ho fatto che ferirlo per anni, con ogni mia parola e gesto non ho avuto cura di lui.
Mi sentivo stranamente più leggero e riposato, riaprii gli occhi come se avessi dormito per giorni e giorni e quando guardai il soffitto mi resi conto di non essere nella mia stanza. Dov’ero? Cercai di mettere a fuoco l'ambiente circostante, mi guardai in giro e riconobbi una flebo attaccata al mio braccio. Ero in ospedale quindi, ecco cos’era quell’odore strano e quella sensazione di freddo.
“Aki sei sveglio! Grazie al cielo” e mia madre mi prese la mano. Aveva il viso pallido, struccato, i capelli in disordine.
La guardai non capendo quella sua faccia così spaventata “Mamma? Cosa è successo?”
Mi accarezzò il viso con le sue mani gentili “Sei svenuto a scuola e mi hanno chiamata dicendomi che non sapevano cosa avevi. Poi però il medico ha detto che si trattava di un attacco di appendicite così ti hanno dovuto operare immediatamente.”
Appendicite? Feci mente locale e ricordare di quel tremendo dolore allo stomaco, e forse non era stato proprio lo stomaco a farmi male ma ero stato così impegnato a cercare Hayato da aver lasciato tutto il resto dietro di me. Che sciocco ero stato, e ora mi sentivo così senza forze.
“Mamma ho sete” le dissi constatando che avevo la bocca secca.
“Oh certo tesoro vado a prenderti un po’ d’acqua alla caffetteria, tu riposa” e mi diede una bacio sulla guancia, era davvero premurosa e le sue coccole mi avevano sempre fatto star bene. Ero felice che ci fosse lei li con me poi però mentre era sul punto di uscire dalla stanza si voltò a guardarmi, “il tuo amico è nella sala di attesa, vuoi vederlo? E’ rimasto qui tutto il tempo.”
Yoshida? “Si fallo venire, devo ringraziarlo chissà che spavento si è preso” e pensai a quanto avesse gridato il mio nome, poverino. Non facevo che causargli problemi.
La mamma sparì dietro la porta.
Non ero riuscito a trovare Hayato e ora ero anche in ospedale. Era davvero tutto finito quindi. A tal pensiero mi rannicchiai su un lato pensando che quel dolore al petto faceva anche più male dell’appendice appena operata. Pensai che però fosse giusto, e che Kuro aveva ragione, forse dovevo davvero lasciarlo libero di essere amato da qualcuno che meritava i suoi sentimenti perché io non andavo bene. Non facevo che ferirlo, ed erano state molte più le volte in cui era stato arrabbiato che felice. Non gli facevo bene quindi.
Non mi accorsi che la porta era stata aperta e mi voltai per accogliere Yoshida cercando di sembrare quanto più normale possibile ma quando mi girai verso la porta mi accorsi che l’amico di cui parlava la mamma non era affatto Yoshida ma era Hayato che entrò chiudendo la porta dietro di se.
Lo guardai incredulo che fosse davvero lui e per un momento pensai di essermi nuovamente addormentato. Forse stavo sognando di averlo trovato.
Non sembrava più furioso come il giorno prima ma sul volto aveva una espressione indecifrabile come sempre, che non riuscii a capire e mi mise nella condizione di non sapere cosa dire. C’erano però tante cose che volevo dirgli, come sempre ma quando me lo trovavo davanti non mi funzionava il cervello.
“Ti fa male?” cominciò lui una conversazione.
Mi misi a sedere poggiando la schiena contro il cuscino “No, non fa tanto male...”
Che brutta sensazione, non mi piaceva che ci fosse tutta quella distanza. “Ok, allora ci vediamo” e così tentò nuovamente di andarsene, di sparire.
“Aspetta!” e si fermò prima di aprire la porta “Non andartene ti prego. Resta”
Lasciò il pomello della porta e si voltò a guardarmi, mi fissò in cagnesco, quell’espressione mi fece sussultare. Non era la prima volta che mi guardava così.
"Sono stanco Aki, non ce la faccio più a correrti dietro e ora mi dici resta? Mi hai preso per un vero stupido?” e diversamente da prima nel chiamarsi stupido mi mostrò un sorriso triste di chi stava soffrendo e a quel punto avrei voluto staccare la flebo, correre da lui ma non potevo.
“Ti sbagli! Non dare per scontato che io non provi niente.”
“Allora dimostramelo perché io non ce la faccio più, sono stanco di dover aver timore di qualcosa che è successo otto anni fa.”
Si riferiva a Mayu, lo sapevo. Era stata lei a turbarlo così tanto, e io mi sentivo esattamente come lui riguardo Kuro. Sentivamo le stesse cose.
Raccolsi allora tutta la mia calma e lo guardai dritto negli occhi, dovevo dargli una certezza quindi e lo feci smettendola con i giochetti e finendola di dire a me stesso che non capivo.
“Mayu non è niente per me adesso. Ti prego non andare via di nuovo, resta con me” e più tentavo di voler essere serio più fallivo, perché pronunciai quella frase con tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento. Cominciarono ad uscire tutte e non riuscii a fermarle “Dannazione perché sto piangendo” mi strofinai gli occhi per fermarle “quanto sono patetico, scusami...” ridacchiai nervoso.
Non mi sarei sorpreso se Hayato di punto in bianco avesse deciso di farla finita con me, perché anch’io mi sarei scocciato al posto suo di uno come me. Ero un disastro. Ma Hayato inaspettatamente mi avvicinò e si mise a sedere accanto a me avvicinando il suo viso al mio e dandomi un bacio sulla fronte e le lacrime di conseguenza di fermarono, così come il mio corpo smise di vivere per un intero secondo. Solo il cuore mi batteva forte nel petto, e ogni altro pensiero ora era confuso.
Lo guardai, era di nuovo vicino a me e mi fissava con quegli occhi così belli, mi ci persi dentro e poi si chinò verso di me poggiando la testa contro il mio petto abbracciandomi stretto ma non forte, per non farmi male e sentii tutto il suo calore e quel profumo buonissimo che apparteneva solo a lui.
“Non farlo più... non stare più male ti prego..” borbottò contro il mio petto con voce bassa.
Gli accarezzai i capelli, così morbidi e lo lasciai stare, stretto a me in quel modo, incurante che la mamma potesse tornare da un momento all’altro o che chiunque altro potesse vederci. Ero felice che fosse di nuovo tra le mie braccia e che mi parlasse, volevo che quel momento fosse infinito.
“Va bene te lo prometto” dissi sorridendo finalmente dopo una giornata infinita e continuai a passare la mano tra i suoi capelli, mentre la pancia mi faceva male, ma mi crogiolavo del suo abbraccio e di quel buono, buonissimo profumo di fiori.


Mi resi conto presto di essere finito nelle mani di un dottore che credeva di avere a che fare con un bambino di appena sette anni. Mi parlava come se stessi per farmela addosso.
“I punti sono a posto, penso che già domani potrai tornare a casa. Sei contento piccino?” e mi toccò in naso sorridendomi come un idiota. Lo guardai spaesato e non sapendo che faccia fargli.
“La ringrazio molto dottore” mi madre si inchinò in segno di gratitudine “lei e il suo staff avete fatto un lavoro eccellente!” e il dottore si crogiolò di quei complimenti cacciando il petto in fuori per vantarsi.
Non vedevo l’ora di tornarmene a casa e di lasciare quel posto di matti.
“Deve restare comunque a riposo finché i punti non saranno ben guariti e caduti, capito giovanotto?” mi sorrise. Volevo che la smettesse di parlarmi come si fa a un cane o a un bambino di un anno.
“Sì signore...” risposi seccato.
E due giorni dopo tornai a casa e la mia routine tornò ad essere quella di sempre, solo rinchiuso tra quattro mura senza saper cosa fare. Potevo solo immaginare cosa stesse succedendo a scuola con Kuro in libertà e Hayato da solo senza di me.
“Non farlo più... non stare più male ti prego..” , sorrisi ripensando alle sue parole. Mi ritrovai con la testa tra le nuvole mentre me ne stavo con le braccia poggiate al davanzale della finestra.
Si era tutto sistemato, ne ero molto felice e Hayato era tornato quello di sempre ma senza poter uscire di casa non lo avrei visto spesso e questo mi dava grande noia.
Nel tardo pomeriggio piombò mamma in camera piena di entusiasmo come sempre “Tesoro sono venuti a trovarti i tuoi amici!” esclamò facendomi rimanere di sasso.
“Amici? Quali amici?!” era troppo tardi per chiedere una cosa del genere.
Dal nulla fecero la loro comparsa in ordine: Hayato, Yoshida, Saori che chissà come aveva saputo del mio incidente a scuola (le notizie viaggiavano troppo veloci) e poi c’erano Iku e Oija. Perché?
Hayato aveva l’aria molto seccata ed era sul punto di sbottare, lo guardai e cercai di tranquillizzarlo con un sorriso tirato. “R-ragazzi.. che ci fate tutti qui?”
“Che domande sono? Abbiamo saputo che sei bloccato a letto per una settimana e non potevamo non venirti a trovare” intervenne Saori vestita della sua divisa super sgambata e tale visione non passò inosservata agli occhi di Oija che cominciò a spalancare la bocca. Iku gliela chiuse, “puoi mangiare dei mochi vero?” e mi mostrò una scatola che aveva portato.
Indietreggiai spaventato “C-credo di si..” sorrisi.
Hayato la fermò “Non può mangiare cose troppo pesanti, porta via quei mochi.”
Saori gli lanciò un occhiataccia “Sei un vero sciupa-feste lo sai?”
“Meglio, ora sparisci!”
Yoshida sospirò seccato che Hayato non andasse d’accordo con nessuno, li ignorò e mi venne vicino “Stai bene quindi, ne sono felice” sorrise.
“Si, non è stata una cosa grave. Mi dispiace di averti fatto venire un colpo quel giorno” mi rattristai.
Yoshida mi accarezzò la testa “Tranquillo è tutto passato, ma mi devi l’ennesimo favore, per colpa tua quel giorno ho perso l’occasione di poter pranzare con Mina” e la sua presa si strinse di più intorno alla mia testa e il suo sorriso divenne spaventoso.
“O-ok.. ti devo un favore...” tremai.
“Per il resto spero tu ti riprenda presto” e si allontanò.
Quello era un mio amico, wow. Faceva sul serio paura.
“Aki-chan tornerai la settimana prossima a scuola vero?” domandò Iku sistemandosi gli occhiali.
Annuii “Si, per la settimana prossima potrò già tornare.”
Oija si mise a sedere sul mio letto, e tale confidenza irritò Hayato che schioccò la lingua. Perché doveva reagire a quel modo, pensai “Vedessi che novità abbiamo in classe” cominciò a dire.
“Oija no!” intervenne Hayato per fermarlo.
Tutti lo guardarono non capendo perché di quella proibizione, Oija tuttavia fece spallucce e tornò a guardarmi “In classe è arrivato un tipo davvero strano, ti giuro. Ha i capelli completamente neri, e porta gli orecchini ai lobi e va in giro con una divisa conciata davvero in maniera particolare. E’ buffissimo” rise.
Un ragazzo strano dai capelli neri? Improvvisamente tale descrizione combaciò con Kuro e immediatamente guardai Hayato che nel frattempo aveva abbassato la testa, perché non aveva detto nulla a tal proposito.
“Ok! Basta così per oggi, Aki ha bisogno di riposare e qui dentro siamo in troppi” intervenne Yoshida invitando tutti ad andarsene, ma Saori e Oija non ne furono contenti e prima di scappare via Saori corse da me per un rapido abbraccio e sparirono tutti dietro la porta. L’unico che era rimasto era Hayato.
Lo guardai in cerca di una spiegazione ma non sarebbe arrivata.
“Beh? Volevi tenermelo nascosto..”
Hayato mi guardò con una aria abbattuta “Non volevo darti un inutile preoccupazione.”
“Non mi preoccupo tranquillo.” Ero un bugiardo, si che ero preoccupato sapendo Kuro nella nostra stessa classe. Senza di me non sapevo cosa avrebbe potuto fare per avvicinare Hayato e chissà se era già successo in quei due giorni che non ero andato a scuola. Non volevo mostrarmi pensieroso così mi tirai su e abbozzai un sorriso giusto per non dargli preoccupazioni. “Sai un mochi lo mangerei volentieri tu no?”
Hayato si era avvicinato senza che me ne accorgessi “Cosa ti preoccupa? Io lo capisco se c’è qualcosa che non va.”
Era vero, non ero mai riuscito a fingere con lui. Perché era così facile leggermi dentro? “Niente davvero sto bene, ma sono solo preoccupato che Kuro possa farti qualcosa come quella volta.”
“Con Kuro è tutto chiarito ormai, non è una minaccia perciò dimenticalo.”
Avrei voluto saperne di più, sapere cos’è che avevano chiarito e perché Hayato non me ne voleva parlare? Kuro era chiaramente innamorato di Hayato. Che un tempo ci fosse stato qualcosa tra loro? Da una parte non volevo saperlo perché faceva male scoprire che c’era stato un’altra persona speciale per lui.
Portai il mio sguardo verso la spalla di Hayato chiedendomi se fosse vera la storia dell’incidente. Se davvero ero stato io la causa di quell'episodio o se c’era stato. Ma pensandoci su, una cosa così importante Hayato di sicuro me l’avrebbe detta no? Potevo stare tranquillo, se Hayato diceva che andava tutto bene allora era così.


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