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Autore: Emmastory    24/01/2018    3 recensioni
La vita di Rain e del suo gruppo continua, ma purtroppo senza uno dei compagni di viaggio. Sono passati ben quattro anni da quando la povera Samira è morta da eroina sul campo di battaglia, tentando assieme agli amici di eliminare una minaccia ormai conosciuta, ovvero i Ladri. Ora come ora, con la calma che regna sovrana ad Ascantha, nessuno sa cosa sia successo davvero, se la guerra sia finita, o sei ai nostri eroi sia stata concessa una tregua. Sempre uniti e fiduciosi, sono decisi a combattere le loro battaglie, e sperare, con tutte le loro forze, in un nuovo e sereno domani. Come andrà a finire? Scopritelo unendovi di nuovo a loro, nell'ultimo capitolo della saga di Aveiron.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-VII-mod
 
 
Capitolo LIV
 
Yin e yang
 
In un battito di ciglia, un'altra notte passava, e in piedi di buon'ora, ero occupata a guardare il cielo fuori dalla finestra, occupandomi anche di nutrire un povero uccellino quasi spiumato e sofferente per il freddo che ancora ci intirizziva nonostante il calore del sole e delle nostre coperte. Volendo augurarni il buongiorno, Chance non aveva fatto altro che trotterellare dalla sala principale del castello fino alla stanza che Stefan ed io occupavamo, e notandolo, non tardai a salutarlo con calore e dolcezza. Era strano a dirsi, certo, ma a volte lo guardavo e mi meravigliavo nel constatare quanta strada avesse fatto proprio insieme a noi. Ormai ha circa quindici anni, ma nonostante l'innegabile vecchiaia, non soffre nè patisce nulla, eccezione fatta per qualche sporadico acciacco alle zampe, che in alcuni casi fatica davvero a muovere, trovandosi tristemente costretto a zoppicare. Non accade spesso, ma nel farlo uggiola, e sforzandosi, sembra davvero chiederci aiuto. Pensandoci, è da sempre un bravo cane, e al contrario di Max e Myra, vive con noi da un'intera vita, e più il tempo passa, più lo guardo e soffro in silenzio per lui. Sin da cucciolo, ha sempre considerato Terra la sua prima vera padrona, e da quando lei non è più una bambina, ha spostato tutta l'attenzione e l'affetto sui miei nipotini, avendo comunque un occhio di riguardo anche per Isaac, i cui problemi cardiaci non sono mai da sottovalutare. Stando ai miei ricordi, l'ha sempre fatto, e si è sempre preso cura a suo modo di ognuno di noi, specialmente quelli più deboli. Sono ormai passati anni dal giorno in cui l'abbiamo adottato, e ad essere sincera, mi sembra di averlo fatto appena ieri, e lo ricordo ancora. Era solo un cucciolo solo e spaventato, destinato senza il nostro intervento a soffrire la fame, ma poi, data l'insistenza di mia figlia Terra, ha trovato una casa, del cibo e una calda cuccia in cui dormire. Come si sa, l'età avanza insesorabile, e con gli acciacchi che si fanno sentire, inizio a vederlo sempre più stanco e meno vitale. Non è più giovane come un tempo, certo, ma ciò non mi impedisce di preoccuparmi. Scuotendo la testa, spero di liberarmi da quel pensiero, e per fortuna ci riesco, anche se il suo pigro zampettare mi fa abbassare lo sguardo. "Io sto bene, Rain. Occupati del resto." Sembra dire, non possedendo per nera sfortuna il dono della parola. Capendolo perfettamente non faccio che annuire, e guardando fuori dalla finestra per un singolo attimo, mi accorgo che è ancora mattina. I minuti passano, e con essi le ore, e ben presto, giunge la sera. La cena è tranquilla, nessuno dice nulla, e dopo aver mangiato, arriva per tutti l'ora di dormire. Distratta da mille pensieri e preoccupazioni, fatico a prendere sonno, e non facendo altro che rigirarmi nel letto, tremo. Spossato dagli allenamenti, Stefan già dorme, e non volendo svegliarlo, taccio tenendo gli occhi chiusi, nell'ormai vana speranza di riaddormentarmi. Proprio come mi aspetto, il mio piano non funziona, ed è allora che i discorsi di Rachel e Lady Fatima raggiungono le mie orecchie. Sempre insieme, sono entrambe sveglie, e proprio come me, oggi Rachel è nervosa e preoccupata. Nasconde un segreto che conosciamo in pochi, e stando a come si comporta da questa mattina, pare finalmente pronta ad aprirsi e vuotare il sacco. Nel buio della notte, un cupo silenzio segue, e dopo attimi che mi appaiono infiniti, una domanda tanto semplice quanto importante. "Milady, se Natalia fosse stata diversa, se non avesse mentito e gettato fango su di me, Voi non l'avreste toccata comunque, vero? Non avreste ceduto, giusto?" Chiese, quasi tremando e scivolando nel mutismo in attesa di una risposta. Era passato del tempo dall'esilio di quella vipera dal castello, eppure Rachel non riusciva a smettere di pensare a quanto fosse accaduto proprio per causa sua. "Se io ti rispondo, tu mi farai una promessa?" Le chiese di rimando la donna, trovando l'insicurezza nella ragazza a dir poco disarmante. Cosa doveva fare per farle capire che era sua e di nessun'altra? Che Lady Fatima, Leader indiscussa di tutta Aveiron, quasi al pari della regina Katia, apparteneva a lei soltanto? Se lo chiedeva spesso, eppure non riusciva mai a capirlo. "Qualsiasi cosa, milady." Rispose Rachel con semplicità, troppo occupare a guardarla e perdersi nei suoi occhi per parlarle ancora. Per tutta risposta, la donna le puntò il naso con l'indice in un severo ammonimento. Si fingeva arrabbiata, ma gli occhi quasi le ridevano divertiti. Non farmi mai più domande così sciocche. Mai più. E per rispondere alla tua domanda, no, Rachel. Non l'avrei toccata neanche con un dito. Per nessuna ragione al mondo. Lo sai, per me ci sei solo tu." Disse poi, sperando di rassicurarla e fugare ogni suo dubbio. "E Voi per me, Signora." Replicò Rachel, innamorata come sempre, sdraiandosi fra le coperte e accarezzandole i capelli. Calma e tranquilla, la Leader non si scompose, lasciandola pazientemente fare finchè il suo delicato tocco non la portò ad assopirsi. Ben presto, Rachel si addormentò a sua volta, ma il suo sonno non durò molto. Con un nuovo desiderio di parlarle a lacerarle la mente, si svegliò di nuovo, e sfiorandole una spalla, invitò la sua donna a fare lo stesso. "M-milady? Forse ora capisco perchè Natalia non vi piaceva, sapete?" Azzardò, a bassa voce. "Davvero?" Chiese la donna, sorridendole, ma rabbuiandosi nel sentire il nome di Natalia. La ricordava ancora, ma parlare di quella vipera la metteva di cattivo umore. "Beh, lei non è me, giusto? E poi, non avrà mai quello da oggi noi abbiamo." Rispose prontamente Rachel, toccandosi dopo quell'ultima frase il ventre e carezzandolo con dolcezza. Sempre in attesa di una risposta, sfiorò la guancia dell'amata con le labbra, e andando alla ricerca di una conferma, sussurrò una parola al suo orecchio. "Vero?" Interdetta, Lady Fatima iniziò a fissare lo stomaco della ragazza, nel punto in cui le sue mani si posavano, ovvero il ventre ancora piatto e poco pronunciato. "Come se..." Pensò per un attimo, spalancando poi gli occhi a quella consapevolezza. Non sapendo cosa dire, si limitò a guardare la sua bella gattina con un'espressione che raramente si palesava sul suo volto duro. Stupore. "Tu... tu sei..." Balbettò, incredula. "Proprio così, Milady, sono incinta." Disse Rachel in risposta, finendo per la sua lei quella frase lasciata a metà. "Come?" Azzardò la Leader, ancora incapace di credere alle sue orecchie. Con mano tremante, sfiorò l'addome della fidanzata, e la consapevolezza che qualcosa sarebbe cresciuto al suo interno la rese stranamente felice. Si sentì appagata e orgogliosa, e in quel momento, sorprendendola, una lacrima le scese lungo la guancia. "Avete sentito bene, sono incinta di nostro figlio." Disse a quel punto Rachel, conscia di averla resa la donna più felice al mondo. Dal suo canto, Lady Fatima non si era mai sentita così prima d'ora. Rachel aveva detto figlio, quindi si trattava di un maschio, e nel sentirlo, non si accorse della perdita di un battito. Dentro di lei c'erano sensazioni diverse tutte insieme. Amore, paura, aspettativa. Sarebbero state all'altezza? Silenziosa, guardò la sua ragazza, cercando nei suoi occhi una risposta alla sua muta domanda. Non proferendo parola, lei non fece altro che stringerle la mano, e proprio in quel momento, qualcosa accadde. Un leggero movimento la scosse, ma lei fu in grado di controllarsi, e prendendo ancora la mano dell'amata nella sua, le diede modo di sentirlo a sua volta. Credeva di essere in attesa da un solo mese, e solo ora scopriva che non poteva essere così. Se il piccolo già si muoveva, infatti, doveva forzatamente essere più formato di quanto pensasse. "È lui?" Chiese a quel punto la donna, con gli occhi sgranati, lo sguardo più dolce e un sorriso a incresparle le labbra tinte di scuro. Silenziosa, Rachel si limitò ad annuire, e con uno sforzo fatto solo per non commuoversi e piangere, andò a posare le labbra su quelle di Lady Fatima. "Presto sarete madre, Mia Signora." Disse poi, con la voce tremante e corrotta dal pianto che cercava di evitare. "Lo sarai anche tu, gattina, ma per favore, dammi del tu, e chiamami Fatima, d'accordo? Soltanto Fatima, a partire da adesso. In fondo, credo che i convenevoli siano passati da tempo!" Rispose la Leader, seria e categorica, così da permettere a Rachel di spezzare la catena che le legava e teneva ancorate ai ruoli di serva e padrona, permettendosi anche quella piccola battuta al riguardo. Poco dopo, la strinse a sè senza usare la forza, entusiasta quasi quanto lei. "Hai già pensato a un nome?" Azzardò poi, curiosa. N-No, e... e tu?" chiese Rachel rigirandole la domanda, con quell'ultimo lemma che quasi faticò ad uscirle dalla bocca. "Neanch'io. Ma scommetto che ci verrà in mente qualcosa con il tempo. Ne avremo un bel pò per pensarci, in effetti." Rispose la donna, guardandola intensamente negli occhi. "E noi lo ameremo per sempre. Aggiunse Rachel, abbracciando l'amata e tenendola stretta a sè fino a chiudere gli occhi e quasi assopirsi. "Sempre." Ripetè Lady Fatima, mentre, stanca, appoggiava la testa sulla sua spalla e chiudeva gli occhi. Di lì a poco, entrambe caddero preda del sonno, sicure di amarsi e di poter ora riversare quell'amore su una piccola, indifesa e dolce creatura. Quella notte, rimasi sveglia per molto tempo, e scrivendo ancora una volta nel mio diario con l'aiuto di una penna e della luce di una piccola lampada, meditai sulla forza di un sentimento puro quanto l'amore, e su come ognuno di noi, presto o tardi nella propria vita, fosse riuscito a legare il proprio yin al proprio yang.  
   
 
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