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Autore: egypta    27/06/2009    7 recensioni
"Ormai erano ore che camminavo per il bosco, con gli occhi consumati della lacrime che ancora adesso continuano a scendere, solcandomi le guance ormai arrossate e scheletriche.
Non mangiavo, non bevevo, mi limitavo solo a continuare a esistere, sperando che l’angelo della morte si accorga di quest’anima in pena e la porti con se, in un mondo fatto di felicità e spensieratezza, dove mi auguro possa essere più felice.
Ma ormai anche la felicità è voltata via, con il nome di Edward Cullen, che se l’è portata via con se. La mia vita, si è portato via con se. E ormai non c’è modo di riprendermela."
Una Bella consumata dalla perdita di Edward, si ritroverà nel filo di una parentela di vampiri molto speciali, che perfino i vampiri stessi credevano fossero leggenda, o solo un altro modo per identificare i Volturi... Ma forse le cose stavano diversamente...
Mia seconda ficcy su Twilight... Spero che vi possa piacere^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hunters
Quando riaprii gli occhi, dovetti sbattere più volte le palpebre per realizzare che quello che vedevo era solo un sogno, tanto sembrava reale.
Immobile, con gli occhi sbarrati dallo shock, osservavo la donna partoriente all'interno di una sala parto ospedaliera, che in preda ad un fortissimo dolore stava dando letteralmente i numeri, infamando i poveri dottori a lei intorno che cercavano, con tutte le loro forze, di farla stare ferma.
Da una parte, era alquanto buffo lo spettacolo, ma immaginai che per lei e per i dottori che la assistevano non lo doveva essere affatto.
Soprattutto per lei.

Titubante, cercai di avvicinarmi di più a lei, visto che dall'angolino dove mi trovavo non vedevo nulla, se non il didietro dei medici, per cercare almeno di dare un volto alla donna urlante.
Feci qualche passo in avanti, sperando di passare inosservata agli occhi degli umani.
Quando fui abbastanza vicina, mi spostai di più verso la mia sinistra, per evitare di guardare il punto in cui sarebbe uscita la creatura, e addocchiato un angolino non occupato dai medici, puntai il mio sguardo sul volto della donna.
Era abbastanza giovane, e la pelle liscia e lucida ne era una conferma. I capelli le arrivavano fino alle spalle, castani e arruffati, e gli occhi, lucidi e gonfi per il pianto, erano nocciola. Era tutta rossa, i denti serrati e i muscoli di tutto il corpo tesi al massimo, con le mani strette a pugno e la testa reclinata all'indietro che si muoveva ripetutamente, come il busto e le gambe.

<< Ci siamo quasi signora resista! >>

All'esclamazione del medico la donna emise un lungo e straziato urlo, l'ultimo di una lunga serie, per poi rilassarsi e riprendere fiato.
E in quel preciso momento, dalle braccia di un dottore di fronte alla donna, il pianto di un bambino si propagò per tutta la stanza.
Era venuto alla luce il figlio della donna misteriosa.

Ella, sentendo il pianto della sua creatura, voltò la testa verso di essa, sorridendogli dolcemente, come solo una mamma sa fare, per poi scoppiare in un pianto commosso.

<< Datela a me >>, disse debolmente, frà le lacrime, tendendo le braccia verso il medico che l'aveva in braccio.

Le porse il fagottino tutto gonfio e rannicchiato fra le braccia, ed ella, una volta ritenuta stabile la sua tenuta, la strinze al suo petto, baciandogli leggermente il nasino e le guance paffutelle.

<< Isabella... Amore... Amore mio >>, gli sussurrò la donna, continuando a dargli piccoli bacini sul viso e sulle manine.

Respirai profondamente, colta da un senso di smarrimento improvviso.
Congiunsi le mani davanti al petto, all'altezza del cuore palpitante.
Il nome di quella bambina continuava a vorticarmi insistentemente dentro la testa, facendo diventare impossibile formulare altri pensieri diversi da quello.

Isabella, Isabella, Isabella, Isabella...

Solo quello sentivo, e non solo dentro la mia testa, ma anche fuori.
La donna continuava a sussurrare il nome della figlia, e a guardarla come se fosse un tesoro prezioso, dal valore inestimabile.
Non ce la facevo più, la testa mi stava per scoppiare, e le gambe mi tremavano convulsamente, quasi ci fosse un terremoto all'interno di esse.
Mi accascai al suolo, con la testa racchiusa fra le mani, mentre cercavo in tutti i modi di far cessare quella maledetta voce, agitando la testa a destra e a sinistra in modo convulso.

Isabella, Isabella, Isabella, Isabella, Isabella...

<< Basta >>, sussurrai rabbiosa.

Non ce la facevo più, era troppo, la voce era diventata sempre più opprimente, e mi stava seriamente per scoppiare il cervello, quasi lo vedevo spappolato per tutta la stanza, mentre la donna continuava ripetere quel maledettissimo nome... Il mio nome...

Spalancai di botto gli occhi, bloccandomi un momento...

Ma quando realizzai che in effetti aveva il mio stesso nome, scoppiai definitavamente...

<< BASTAA!! >>


§


Mossi piano gli occhi.
Poi le mani.
E ancora gli occhi.
Poi le gambe.
E le spalle.

Ero viva?

Alquanto buffa come domanda per una come me, ma decisamente appropriata per questa nuova "avventura all'infuori dal normale e dal paranormale", se così si può chiamare.

Con il più lento e attento dei movimenti, tastai la superficie nella quale mi trovavo.
Era morbida e maneggevole.
E anche calda.

Aprii cautamente un occhio, e guardai che intorno a me non ci fosse nessuno.
E così fu.
Poi aprii anche l'altro, e feci lo stesso.
Scannerizzai tutta la stanza, che mi accorsi essere una camera da bambina, viste le bambole sparpagliate per terra.
Accanto ad esse, due valigie stracolme di roba facevano la loro comparsa.
Guardai fuori dalla piccola finestra della camera, e mi accorsi che stava piovendo a catinelle.

Piano, mi tirai su a sedere, continuando a resettare la stanza, fino a quando per sorreggermi non posai la mano destra su qualcosa di vivo, che al mio contatto si mosse impercettibilmente.
Subito, mi allontanai, come scottata, e mi ritrovai dalla parte opposta alla Cosa dentro il letto.
La Cosa si mosse di nuovo da sotto le coperte, sospirando pesantemente.
Stava dormendo, visto il ritmo regolare del cuore e del respiro.

Curiosa di scoprire che faccia aveva la Cosa, mi avvicinai al letto, matrimoniale, e arrivata al capezzale, vicino a lei, mossi piano la mano, e lentamente le levai le lenzuola di dosso.
Era una bambina.
Una bambina graziosa e paffutella.
Non doveva avere più di quattro mesi, vista la statura piccina.
Stesa su un fianco, con i pochi ciuffi di capelli castani arruffati sulla testa, il visetto rotondo rilassato, le labbra socchiuse.
Sorrisi dolcemente, colpita da quella creatura così innocente.

Seguii l'istinto, che mi diceva di nuovere una mano e accarezzare piano la guancia, per sentire se realmente era morbida come l'apparenza.
E così feci.
Mossi piano piano la mano e andai a sfiorare lentamente la sua guancia, che, in effetti, era calda e morbida, ma anche consistente.
Al mio tocco, la piccola sconosciuta tirò sù col naso, e deglutì la saliva, per poi mettersi a pancia in su con la boccuccia aperta.
Risi piano, e in quel momento, la porta della stanza si aprì con un cigolio fastidioso.
Mi irrigidì subito, pronta a scappare alla velocità della luce, chissà dove, se mi avessero scoperta.
La porta si aprì definitivamente, rivelando una donna magra, con il volto segnato, e giovane.
Era piuttosto familiare... L'avevo già vista da qualche parte.
Ma certo!
Era la stessa donna che poco priva avevo visto partorire la bambina di nome Isabella.

Al solo pensiero di quello che mi era accaduto prima, una smorfia comparse sul mio viso, ma che sparì subito, visto che la donna si stava avvicinando.
Bloccai la mascella, e aspettai una sua sfuriata per essere entrata di nascosto in camera di sua figlia, io, una sconosciuta.
Ma tutto ciò non avvenne.
La donna si avvicinò alla bimba, quindi anche a me, cominciando a spogliarla per metterle cose più pesanti.

La prese in collo, per poi portarla al piano di sotto, dove conobbi quello che era suo padre.
Si chiamava Charlie.
La donna, Reneè, e la piccola stavano partendo per Phoenix. Avevano prenotato l'aereo che da Seattle le avrebbe portate lì.
La donna scappava dal marito, non lo voleva più, e non voleva più stare a... Forks, dove invece abitava lui.
Gli promise che avrebbe portato per due settimane estive sua figlia, per farla stare con lui.
Quando la madre la portò via da lì, partendo verso l'aereoporto di Seattle con un Taxi, Charlie si buttò a sedere sulle scale a peso morto, prendendosi la testa fra le mani in un gesto disperato.


§


Avevo ancora gli occhi lucidi quando la scena cambiò di nuovo.
Questa volta, ero per una strada, deserta.
Mi guardai attorno, incuriosita, chiedendomi dove caspita fossi stavolta.
Quando incrociai il cartello con su scritto "Phoenix", non ebbi nemmeno il tempo di muovere un muscolo che ero già da un'altra parte.
Sbuffai, spazientita.
Ne avevo già a meno di questi spostamenti.

Questa volta, mi trovavo all'interno di una casa.
Dal caldo asfissiante doveva essere estate.
Provai a sentire se in casa c'era qualcuno, ma non era così, ero completamente sola.
Meglio.
Cominciai a guardarmi intorno, visitando tutta la casa.
Entrai in tutte le stanze, soffermandomi specificamente sulle fotografie attaccate ala muro.
Le più raffiguravano la donna delle mie visioni, Reneè, e sua figlia, con accanto a loro un uomo.
Doveva essere il nuovo marito di Reneè, visto che una foto raffigurava loro due in abiti da matrimonio.
In una di esse, c'era scritto anche il nome: Phil.
Mi accorsi però, che il tempo era passato, e che la piccola Bella era cresciuta.
E questo mi metteva ansia, perchè più cresceva, più diventava uguale alla ragazza del mio precendente sogno, la piccola Biancaneve.
E, quindi, di conseguenza, simile a me.

Mi portai una mano alla fronte, e sospirai.
Quindi, qualcosa, o qualcuno, stava cercando di farmi ricordare... Qualcosa..?
Forse, tutto questo c'entrava qualcosa con la mia precedente vita da umana?
Forse si, forse no...
Però non vedevo che senso aveva farmi avere quelle visioni se poi la mia vita con questa ragazza non c'entrava niente...
Poteva anche solo essere solo un caso se io e questa Isabella Swan eravamo uguali...?

Se questo era vero, se putacaso io e questa ragazza eravamo la stessa persona allora potevo realmente dire che avevo ritrovato la me stessa passata.
Ma se non era vero, allora era inutile continuare ad avere visioni, non sapendo chi era.
Eppoi, dal racconto di Edward, da quando aveva lasciato quella ragazza era passato tanto tempo, troppo per gli umani. Quindi, non poteva essere viva.

Ma perchè allora avevo lo strano presentimento che io e lei avevamo qualcosa in comune? Anzi, molto più di qualcosa.
Cosa voleva Isabella Swan da Isabella Crucis?


§


Lo scenario cambiò di nuovo.
Mi guardai in giro.
Ero ancora a Phoenix, nella stessa casa. Solo che questa volta ero fuori in giardino.
Accanto a me, c'erano due persone: Reneè e Phil.
Lui, aveva in mano una valigia, lei un passaporto.
Phil stava depositando la valigia nel retro della macchina, mentre Reneè era abbracciata a...

<< Isabella >>, sussurrai senza volerlo, finendo il mio pensiero a voce.

Non potevo crederci. La mia dannazione personale era lì, davanti a me, abbracciata a sua madre e... Così identica a me.
Mi avvicinai di più a lei, mentre quest'ultima si staccava con un sospiro da sua madre, promettendogli che a Forks sarebbe andato tutto bene.
Forks? Da Charlie?

La seguì con lo sguardo mentre saliva nella macchina con la madre, per poi partire verso l'aereoporto.
Salii in macchina con loro, determinata a scoprire quello che sarebbe successo dopo con Edward e i Cullen.
Dal racconto di Edward, doveva essere una cosa molto brutta.

Quando arrivammo all'aereoporto, Reneè la lasciò lì, promettendole che se avesse avuto bisogno lei sarebbe subito venuta a prenderla.
Poi partì, sola.
Arrivata a destinzaione, dopo quattro ore, - in cui avevo avuto il tempo di studiarla per bene -, a prenderla, venne suo padre Charlie, contento come una Pasqua che la sua bambina fosse di nuovo con lui.
Quasi mi fece tenerezza quell'uomo.
 
Arrivati a casa Swan, l'uomo le dette il suo regalo di benvenuto: un robustissimo e vecchissimo Pick-up Chevy dell'84, rosso sbiadito.
A lei piacque, anche se era più vecchio di tutti noi Crucis messi insieme.
Passò la notte, e arrivò il mattino.
Bella andò a scuola con il suo Pick-up, e io salii in groppa con lei.
Nel parcheggio della scuola, - che non era cambiata di un virgola dal suo tempo al mio -, non c'era quasi nessuno.
Per prima cosa, passò dalla segreteria a ritirare i moduli da fare firmare ai professori, e una cartina della scuola.
Poco dopo essere uscite, il parcheggio stava piano piano riempiendosi.

E improvvisamente, la vidi.
Una Volvo grigia metallizzata faceva la sua comparsa tra le altre.

Da quel momento, le cose, i fatti, le vicende accadute in quel tempo passarono davanti ai miei occhi alla velocità della luce, entrando però nella mia memoria nitidamente, come se le avessi vissute una seconda volta.
E mi ricordai dell'amore incondizionato che nacque in quei tempi tra me e Edward, del suo sentirsi un mostro, dell'odio verso se stesso, della paura di ferirmi, del nostro primo bacio, della presentazione alla sua famiglia,.
Mi ricordai della stravaganza di Alice, dell'ilarità di Emmett, della compostezza di Jasper, dell'acidità di Rosalie, della dolcezza di Esme e della pacatezza di Carlisle.
Mi ricordai di tutti loro. Del bene che volevo a quella famiglia... Della mia famiglia...

Lo scontro con James, oh si, anche quello, poi del ballo, della mia richiesta di essere trasformata da lui in una di loro e... Del mio diciottesimo compleanno...
Del mio disastroso diciottesimo compleanno...

Guardavo tristemente la me stessa di una volta essere lasciata dalla sua vita...


<< Tu.. Non.. Mi vuoi? >>

<< No >>

<< Be', questo cambia le cose >>

<< Ovviamente, a modo mio, ti amerò sempre. Ma quel che è successo l’altra sera mi ha fatto capire che è l’ora di cambiare. Vedi, sono... stanco di fingere un identità che non è mia, Bella. Non sono un essere umano. Ho aspettato troppo e ti chiedo scusa >>

<< No. Non farlo >>

<< Tu non sei la persona giusta per me, Bella >>

<< Se... Ne sei certo >>

è stato il giorno più brutto della mia vita... Avrei prferito riaffrontare la trasformazione in Strega Benefica altre mille volte.

<< In cambio, ti faccio anch'io una promessa. Prometto che è l'ultima volta che mi vedi. Non tornerò. Non ti costringerò mai più a affrontare una situazione come questa. Proseguirai la tua vita senza nessuna interferenza da parte mia. Sarà come se non fossi mai esistito >>.


E per un po' lo è stato... Ma ora che ricordavo... è molto peggio.


Non c'era più.

Amore, vita, significato...La fine di tutto.


E da quel momento, è stata anche la fine di Isabella Swan.


C'era una ragazza, in mezzo ad uno spiazzo libero da alberi e piante, che si dimenava come una pazza, urlando, piangendo, digrignando i denti.
C'era una ragazza, in mezzo ad uno spiazzo libero da alberi e piante, che si stava trasformando, dicendo addio alla sè stessa umana, per diventare un qualcosa di unico e raro, un qualcosa, che tutti noi vorremmo diventare.
C'erano dei ragazza, nelle città lontane a quella della ragazza, che si stavano trasformando, che nel dolore si contorcevano, urlavano, piangevano, pregavano per avere pietà.
C'erano dei ragazzi che si sentivano legati fra di loro attraverso un filo indissolubile, invisibile ed eterno.
C'erano delle famiglie che accolsero dei ragazzi, aspettando pazienti il loro risveglio.
C'erano dei ragazzi, che non sarebbero più tornati umani, perdendo tutto quello che avevano realizzato in tutta la loro breve vita, per averne in cambio una nuova.
Eterna.





*Angolinooo*

Salve^^
Allor, come va?
Be', a me tutto bene, spero lo stesso anche a voi^.-
Bene, eccoci arrivati alla prima parte delle memorie della nostra Bella, spero che sia stato di vostro gradimento.
Sono voluta partire con i ricordi dalla sua nascita, visto che le non ricorda niente, ma proprio niente.
Vi anticipo una piccola cosa: dal prossimo capitolo in poi, tutte, o quasi,( si vedrà come mi girano ), le famiglie degli Stregoni Benefici faranno la loro apparizione^^
Spero comunque che sia stato di vostro gradimento e...
Ragazze, siamo arrivate a 99 preferiti!! Chissà chi sarà la 100esima!?!?
Ihihih, comunque, si vedrà...
E come sempre, ringrazio chi favva chi segue e chi legge!! GRAZZZZIIEE^^
Little Bites,
Egypta
  
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