“Ciao
che coincidenza
tu in questa stanza a casa di amici
cosa mi dici... vabbè
va meglio pure a me
può darsi non sia stato uno sbaglio
aver dato un taglio con te
e non vederci più non sentirci più
e adesso guarda tu
mentre ridiamo insieme…”
Sei seduta lì su quel divano e chiacchieri felice con le tue amiche…ti
guardo e resto incredulo…quanto è tempo è passato? Anni…mi sento sempre basito
di fronte a te e alla tua bellezza…alla fine trascinato dalla mia voglia di
vederti sono tornato…mi sono intrufolato a questa festa…ho letto nella mente di
tutti pur di capire dove trovarti e dopo giorni di ascolto, ho scoperto che
saresti venuta qui…
Mi guardi, sobbalzi incredula…sento salire il cuore in gola…se lo avessi…leggo tutto il tuo
dolore…poi chiudi gli occhi, respiri e sorridi…mi avvicino…cavolo, non riesco a
fermare le mie gambe…veloce, troppo veloce, giungo da te, ti sorrido…mi sorridi…ed io mi sento travolto di
nuovo, come quel giorno a biologia, dall’amore eterno che provo per te…
“Scusa
se ti chiamo amore
sei la sola parte di me che non so dimenticare
scusami se ho commesso io l'errore
di amare te molto più di me…”
Stringi il bicchiere che hai tra le mani…quando d’improvviso il conto
alla rovescia termina e tutti gridano “Auguri buon anno!!!”…io e te siamo
ancora fermi su quel divano, immobili assistiamo a quella scena…quando
incredulo, vedo te che prendi il tuo bicchiere e lo porgi a me…mi avvicino col
mio…”Cin…cin…auguri…” sorridiamo…per errore, forse, mi sfiori la mano e
rabbrividisco al contatto con la tua pelle così calda…così umana…mi mancava…
“…Hey
mi sei mancata
dai non sei cambiata
verso da bere nel tuo bicchiere cin cin
è tutto come un film
non mi aspettavo proprio stasera
questa atmosfera con te
che non vedevo più e non sentivo più
da quanto tempo tu
non tieni le mie mani…”
“…Scusa
se ti chiamo amore
sei la sola parte di me che non so dimenticare
scusami se ho commesso io l'errore
di amare te...
come non si può più fare
come in una favola che ora non so più inventare
ma sento che sto facendo gia l'errore
di amare te molto più di me…”
“…Se
potessi andare indietro forse non vivrei questo momento...
spavento... e scusa se ti chiamo ancora amore
ma è più forte di me…”
“…Scusami
se
non mi posso perdonare di amare te
come non si puo più fare
come in una favola che avrei voglia di inventare
ma sento che sto facendo gia l'errore
di amare te molto più di me
molto di più di me... ancora te molto più di me…”
Mi alzai di scatto, avevo bisogno di correre, così scesi giù di corsa e misi in moto la mia Volvo e schizzai a tutta velocità sull’asfalto. Corsi a lungo, ma non servì a calmarmi, quella visione di noi due che ci baciavamo aveva turbato la mia giornata e i miei pensieri non potevano fare a meno di rimandarla in “onda” continuamente nel mio cervello: quella scarica elettrica, quell’adrenalina, quella sensazione di battito e di pulsazione del cuore nel mio petto “morto” erano cose che non potevo dimenticare. Mi fermai di botto, feci retro front e tornai a casa “Figliolo sei tornato” “Ero così preoccupata!” povera Esme, la stavo facendo stare tanto male “Esme sono qui, stai tranquilla. Non scapperò di nuovo” “Lo so, Edward” “Vorrei tanto che tu parlassi un po’ con me, vorrei aiutarti” “Nessuno può aiutarmi” la guardai dritto negli occhi, se avesse potuto, avrebbe pianto “Edward, io non posso vederti così. Non puoi torturarti per sempre. Non voglio dirtelo, so che ti urta, ma sono tua madre e ho il diritto di dirti ciò che penso: forse hai sbagliato, forse non avresti dovuto lasciarla…voi eravate fatti per stare insieme!” non ebbi il coraggio di rispondere, abbassai gli occhi e mi incamminai verso le scale della nostra nuova casa in Alaska. Mi fermai a metà delle scalinate, sentivo lo sguardo di Esme pesare come un macigno su di me, mi voltai e le sorrisi “Ho fatto la cosa giusta. Ora lei è al sicuro e vivrà la vita felice che merita” detto ciò in un lampo, quasi stessi scappando dalle mie parole e dai pensieri di Esme, fui in camera mia. Mi sedetti sul divano e mi strinsi la testa tra le mani talmente forte, da volermela staccare pur di smettere di pensare.