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Autore: __roje    30/01/2018    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 31


La mia condanna di reclusione terminò dopo una settimana e il lunedì seguente tornai nuovamente operativo, sebbene ancora un po’ dolorante ma potevo di nuovo muovermi in libertà e fui contento di tornare alla vita di sempre.
Quando aprii la porta di casa e trovai Hayato ad aspettarmi mi accorsi che sarebbe stata una buona giornata e gli andai incontro con un sorprendente sorriso stampato in faccia.
“Buongiorno!” ero felice di ritornare a scuola e di fare il tragitto con lui.
“Non correre idiota sei appena guarito” e la faccia di rimprovero di Hayato spense immediatamente ogni mio entusiasmo “e non urlare di primo mattino, ho mal di testa.”
Come non detto. Quello non sarebbe mai stato il principe azzurro sorridente delle fiabe, ma era il burbero Hayato di sempre che visto il mio miglioramento di salute era tornato acido come sempre.
“Sai le persone normali rispondono con un buongiorno non con un rimprovero... sei impossibile” lo rimproverai che avesse già spento ogni mia gioia con quell'atteggiamento.
Hayato mi fissò seccato “Sai com’è, mentre tu poltrivi a casa io sono andato a scuola ogni giorno e oggi è un giorno come un altro non certo bello come lo vedi tu. Quindi togliti quell’irritante sorriso dalla faccia.”
E lui era il ragazzo che diceva di amarmi, nessuno mi avrebbe invidiato dopo aver passato un solo giorno con il vero Hayato, anzi sarebbe scappato a gambe levate. Ero l’unico pazzo che lo sopportava.
Era chiaramente di cattivo umore e me ne resi conto dalla piccola rughetta che si gli formava tra le sopracciglia, ma come fare per migliorargli la giornata? Ci pensai un po’ ma poi ci arrivai.
“Hayato...” attirai la sua attenzione quando fece per voltarsi a guardarmi mi avvicinai poggiando una mano sulla sua spalla e gli diedi un bacio innocente sulla guancia, piccolo e rapido e tornai al mio posto “dai non essere di cattivo umore, sorridi” e gli mostrai come fare indicando la mia bocca.
Hayato sgranò gli occhi per quell’attacco improvviso e la reazione fu tutt altro che scontata, arrossì come non mai e nascose il viso sotto i capelli, allora mi incamminai soddisfatto di ciò che avevo fatto.
“Muoviti Hayato!” lo chiamai visto che era rimasto indietro.
Mi raggiunse immediatamente e quel senso di irritazione era svanito dal suo volto “Lo sai vero che quel bacio non basterà vista l’astinenza che ho” mi sussurrò nell’orecchio con una voce bassa e sensuale.
Immediatamente mi allontanai coprendomi l’orecchio, che era appena diventato di fuoco come il resto del mio viso e lo guardai incredulo che avesse sul serio detto una cosa del genere. Assurdo.
Hayato mi guardò con un ghigno di divertimento e come sempre aveva avuto l’ultima parola e riprese a camminare mentre tutto il mio corpo e la mia mente erano sottosopra. Vinceva sempre lui.
Così come mi ero aspettato, in classe trovai Kuro, già circondato da alcuni dei miei compagni e notai che si era già integrato bene perché se la rideva e non sembrava a disagio. Un po’ invidiavo quella sua sicurezza.
“Smettila di fissarlo” mi rimproverò Hayato superandomi per prendere posto al suo banco.
“Non si è mai avvicinato a te, giusto?”
Hayato mi fissò annoiato di quella domanda già ripetuta troppe volte ma continuavo ad avere una strana sensazione dentro, che non sapevo spiegarmi.
“Non mi ha mai rivolto la parola, lo giuro. Contento?”
Non mi avrebbe mai mentito lo sapevo quindi dovevo cercare di tranquillizzare me stesso ma fu in quel momento che guardando per un istante nella direzione di Kuro notai che mi stava lanciando un occhiata divertita e non ne capii il motivo, poi tornò a dare la sua attenzione ai ragazzi vicino a lui. C’era qualcosa che non andava. E in quel preciso momento due grosse braccia mi avvolsero da dietro catturandomi.
“Bentornato!” esclamò Yoshida prendendomi sorpresa e mi lasciò andare subito dopo, aveva un aria stranamente felice per essere primo mattino.
“Yoshida? Sembri felice...”
Yoshida mi sorrise mostrando la sua dentatura “Dici?”
“Sta uscendo con quella ragazza stramba quanto lui, ergo il sesso l’ha reso ancora più stupido” intervenne Hayato dando una spiegazione al tutto in maniera poco carina e Yoshida si irritò senza perdere il suo sorrisone.
“Perché Principe-san devi sempre essere antipatico?” cercò di essere carino.
Hayato lo guardò con sufficienza “Perché sei un idiota.”
“Cosa?!”
Mi toccai la fronte già stanco di quel battibecco mattutino “Vi prego... sono appena tornato e già mi fa male la testa. Ma è vero quindi, stai uscendo con Mina?” mi rivolsi al mio amico curioso.
Yoshida mi fece il segno di vittoria mostrandomi la mano “Oh yes! Qualche volta dobbiamo uscire a quattro. Sarà divertentissimo e poi magari anche fuori per cena tutti insieme!”
“Ennesima idea stupida dell’diota” osservò Hayato alle sue spalle e Yoshida gli rivolse un occhiataccia, “rifletti, vuoi davvero presentarci come coppia alla tua ragazza? Scapperebbe di nuovo.”
Pensai dentro di me 'addirittura?' Però a pensarci bene come l’avrebbe presa il resto del mondo a sapere che eravamo una coppia? Sicuramente non bene e con naturalezza come aveva fatto Yoshida quando gliene parlai. Non ci avevo mai pensato attentamente ma la nostra relazione doveva rimanere segreta, persino mia madre pensava che Hayato fosse solo un amico e invece era tutt’altro.
“Aki” mi riprese Hayato notando il mio smarrimento.
“Ha ragione, non possiamo dirglielo” ridacchiai nervoso non sapendo che altro dire.
Diversamente da Yoshida che poteva presentare Mina a tutti come sua ragazza, e tenerle la mano quando voleva, io tutto ciò non potevo farlo perché ero un ragazzo. E quindi i nostri sentimenti erano meno veri? Un giorno come sarebbe andata a finire tutta quella faccenda. Mi chiedevo se Hayato ci avesse mai pensato.
Terminate le lezioni trovai un po’ di tempo per me stesso, ne avevo approfittato mentre Yoshida e Hayato erano andati alla caffetteria per comprare qualcosa. Quei due litigavano sempre, ma qualcosa era cambiato e lo avvertivo. Hayato in qualche modo lo aveva accettato come mio amico.
Rifrugandomi nella mia biblioteca abbandonata continuai a pensare a ciò che era accaduto con Yoshida, a lui insieme a Mina e provai una sensazione simile all’invidia. Non importava come la si vedesse, la loro relazione era alla luce del sole e Yoshida poteva rivendicare Mina come sua mentre io non potevo, non avrei mai presentato alla mia famiglia Hayato come mio ragazzo e un giorno non sarebbe cambiato nulla da ora. Eravamo forse destinati a non avere un futuro insieme perché eravamo entrambi maschi?
Mi lasciai cullare dal silenzio di quel posto, era sempre così piaceole passarci del tempo anche se da un momento all’altro sarebbero tornati i due mostri. Ci pensai un po’, ed era li che tutto era cominciato, da quando avevo incrociato Hayato con i suoi libri tutto era cambiato e la mia vita scolastica aveva cominciato ad essere diversa in qualche modo. Ero più felice, e più socievole rispetto a prima. Chissà forse era stato destino incontrarsi li.
La porta della piccola stanza di aprì e mi fece ridere l’idea di vederli ancora discutere.
“Ce ne avete messo di tempo per tornare” sorrisi tra me e me alzandomi dal mio posto. Ma quando guardai verso la porta mi accorsi che non erano affatto loro.
“Aki-chan” pronunciò Mayu il mio nome mentre attraversava la porta. Non potevo crederci che fosse ancora lei, non di nuovo! La mia paura fu immediata, il pensiero che da un momento all’altro potesse tornare Hayato mi fece scorrere un brivido freddo lungo la schiena e così senza dire una parola feci per andarmene di li superandola a testa bassa raccogliendo le mie cose. Tuttavia Mayu non mi rese facile la cosa e con la mano mi bloccò la fuga “Aspetta ti prego!” Mi voltai a guardarla con il terrore addosso, mi guardavo continuamente le spalle e non sapevo proprio che scusa inventarmi per correre via, “Non ti vedo da quel giorno e ho saputo che hai avuto un attacco di appendicite la settimana scorsa. Stai bene?”
Parve sinceramente preoccupata e non riuscii a risponderle male.
“S-sto bene... è stata una sciocchezza.”
Mayu allora allungò la sua mano toccandomi una guancia e quel contatto mi fece trasalire, perché faceva così, perché l’universo non faceva altro che rendere tutto complicato.
“Sembri ancora così pallido Aki.”
Dovevo dunque porre io fine a tutto ciò e le toccai la mano portandola via dal mio viso, “Perdonami ma devo andare adesso, ci vediamo.” Fui quasi cupo nel dirlo e usai un tono per nulla amichevole così come il modo maleducato che usai nel lasciarla li da sola senza aggiungere altro.
Non ero stato un uomo ma un codardo ma lo avevo fatto pensando ad Hayato, alla paura che avevo che potesse di nuovo odiarmi e per quel motivo dovevo tenermi alla lontana da lei anche se Mayu non voleva far altro che essermi amica.
Lasciai quel luogo a falcate per allontanarmi il più possibile da tutte le mie paure. Ero tornato a scuola e tra Kuro, il pensiero di non poter essere una coppia alla luce del giorno e Mayu, dovevo ammettere che era difficile sopportare tutto ciò.
“Che ci fai sulle scale come una statua?” e me lo trovai davanti con un espressione incuriosita. Lo feci senza pensare, e sapendo che nessun altro era li a parte noi, mi lanciai verso Hayato stringendomi a lui. Tutto era così difficile e ciò di cui avevo bisogno era sapere che almeno lui era ancora reale e che sarebbe andato tutto bene, che le cose sarebbero diventate normali tra noi e che non eravamo strani.
“Non ti senti bene?” mi scrollò per le spalle staccandomi da se.
“Sto bene... senti Hayato perché oggi non usciamo un po’ da soli?” sorrisi.
Hayato restò stupito della mia proposta e mi guardò confuso “Cos’è tutta questa iniziativa all’improvviso?”
“Beh.. non stiamo insieme da un po’ quindi.”
“Ma se ti ho visto tutti i giorni da quando sei uscito dall’ospedale...” commentò acido.
Improvvisamente seppe distruggere tutta la mia voglia così feci per andarmene “Lascia perdere allora, come non detto” e la sua mano mi fermò.
“Se lo vuoi così tanto per me va bene” sorrise mostrandomi il suo viso illuminato da quel sorriso.
Fui felice che avesse detto di sì, in qualche modo volevo allontanarmi dalla scuola e passare un po’ di tempo altrove in modo che più nulla e nessuno mi facesse sentire così preoccupato.
Finite le lezioni prendemmo la decisione di andarcene in giro per negozi, senza una meta precisa e di mangiare del cibo da strada giusto per mettere qualcosa sotto i denti e Hayato da vero galantuomo mi offrì una porzione di takoyaki, giusto perché gli sembravo troppo sciupato.
“Continui ad offrirmi roba ma non sono una ragazza” osservai non apprezzando a pieno quel gesto.
“Mangia e sta’ zitto” e ne addentò anche lui uno.
Lo guardai con la coda dell’occhio mentre masticava il suo boccone. Aveva un profilo perfetto, i capelli gli cadevano ondulati e morbidi sulla fronte, così bello da essere surreale ed era seduto accanto a me su una panchina qualsiasi. Fu in quel momento che sollevando lo sguardo e guardandomi in giro notai che diverse persone avevano o rallentato il passo o si erano proprio fermate a fissarlo.
Ma che cazzo prende alla gente!, poi osservai Hayato e capii che era lui il centro della loro attenzione e preso da un improvviso senso di irritazione non ci pensai due volte a tirarlo via da quella panchina, lo trascinai lontano senza sapere però dove andare poi l’idea.
“Karaoke? Mi hai sul serio trascinato in questo posto?” commentò mentre si guardava in giro disgustato.
Ripresi fiato dopo quella camminata lunga “Perché non ti piace? Io non ci sono mai stato, ma dicono che sia davvero molto divertente!”
“Sei stonato come una campana come può essere divertente sentirti cantare?” e con poche semplici parole mi pugnalò dritto nel petto ed entrò dentro tenendo le mani in tasca.
Certe volte mi trattenevo di urlargli contro di andare al diavolo, per mantenere la calma mi dicevo che in fondo era vero. Lo avevo portato li solo per tenerlo alla larga dalle strade e dagli sguardi della gente e il karaoke mi era sembrato l’unico luogo appartato possibile.
Andai a sbattere contro la schiena di Hayato che si era fermato di colpo “Ehi ma quello non è Oija?” mi domandò indicando verso l’esterno di un palazzo accanto a quello del karaoke e in effetti era proprio lui, come non riconoscere un capellone.
“Che ci farà qui da solo?” mi domandai anch’io.
Poi lo shock! Io e Hayato sbiancammo quando notammo dall’edificio accanto al nostro uscì Saori, con in mano alcune buste, e Oija da vero galantuomo gliele prese per aiutarla. Quella scena aveva qualcosa di surreale e per un istante pensai di star sognando.
“Ma cosa significa...” gettai un’occhiata verso Hayato e quest’ultimo era impallidito dallo sgomento, senza aggiungere altro fece dietro fronte ignorando la cosa, ma lo fermai “Dove vai?!”
“Ignorali ti prego!”
“Ma cosa dici! Sono nostri amici.”
“Sono tuoi amici non miei!” mi gridò addosso.
Gli lanciai un occhiataccia per quel suo solito modo di fare da eremita delle montagne, così ignorando cosa volesse fare, lo lasciai li e andai dritto verso i miei amici e in un cenno di saluto gridai un sonoro: “Ciao ragazzi!” sventolando una mano.
Saori e Oija mi videro arrivare e sussultarono spaventati, le buste finirono a terra e vidi i due ragazzi andare nel panico al punto da scontrarsi nel tentativo di raccogliere ciò che era finito a terra. Restai basito da quella reazione e mi morì il sorriso che avevo dipinto in viso.
Hayato mi raggiunse divertito della scena “Sei ancora in tempo per scappare.”
“Taci. Ehi ragazzi tutto bene?” mi avvicinai a loro cercando di dimenticare la scena appena accaduta, Saori però continuò a comportarsi in maniera strana e non riuscì a guardarmi dritto negli occhi.
“Ragazzi..! Non mi aspettavo di beccarvi proprio qui... e oggi...” sottolineò le ultime due parole.
“Stavamo andando al karaoke in verità. Nemmeno io mi aspettavo di vedervi qui e insieme per giunta” ridacchiai per smorzare quel disagio evidente.
Oija in tanto se ne stava rannicchiato a terra ancora intendo nel raccogliere tutte le buste, allora Hayato gli si avvicinò e lo fissò con apatia dall’alto in basso e il povero ragazzo sussultò intimorito rimettendosi in piedi, allontanandosi dall’occhiataccia del principe.
“Ho raccolto tutto ecco a te” e restituì tutto alla proprietaria.
Saori gli sorrise imbarazzata “Oh grazie, beh è stato bello vedervi tutti ma ora devo scappare. Ciao Hayato” e corse via come un fulmine lasciandoci li come degli idiota, e Oija parve triste nel vederla scappare via.
“Da quand’è che uscite insieme?” osservò Hayato divertito da tutto ciò.
Oija sussultò ancora e iniziò a sudare “C-cosa? Noi.. non.. ecco...”
Guardai Hayato in maniera confusa, come faceva ad ipotizzare una cosa del genere? “Potevi anche dirle di non scappare via, non siamo così stupidi.”
“Non è come pensi!” esclamò Oija raccogliendo un po’ di coraggio.
Hayato iniziò ad irritarsi “Ah no? Conosco Saori da una vita e riesco a riconoscere quando esce con qualcuno, inizia a comportarsi in modo strano.”
“Oija ma è fantastico! Sono felice per entrambi” commentai andandogli incontro.
Oija parve rattristarsi “Vi sbagliate... io e lei non siamo...” divenne improvvisamente buio in volto.
In una settimana mi ero perso parecchie cose e ora c’era anche quella novità ma Oija era tutt’altro che felice e volevo capire perché.
Hayato era andato a comprare delle bibite alle macchinette. Avevo portato Oija via da quel marciapiede, si era un po’ ripreso da tutta la sfilza di emozioni di prima, sembrava essere tornato se stesso anche se era molto difficile da capire visto che i capelli gli cadevano disordinati sul viso nascondendolo. Era sempre il solito trasandato ed ero molto sorpreso che lui e Saori uscissero insieme.
Hayato tornò con tre lattine e ne offrì una anche al nostro amico “Grazie” rispose.
“Allora? Ci vuoi spiegare che succede?” lo incitai.
“Ecco, ricordi quella volta che siamo venuti a trovarti dopo l’operazione?” annuii ricordando di quella volta, “E’ successo allora che ho visto Saori, era davvero bellissima ma vedendo quanto ci tenesse a te ho pensato che fosse la tua fidanzato o qualcosa del genere.”
“Cosa?!” esclamò Hayato irritato e cercai di farlo tacere zittendolo con una mano.
“Dopo che ce ne siamo andati da casa sua ho pensato che non l’avrei mai più rivista e nei giorni a seguire ero molto triste, continuavo a pensare ad una persona che nemmeno conoscevo e che avevo visto una sola volta” ne parlava con una tale dolcezza che mi riscaldò il cuore “poi però un giorno ho accompagnato Yoshida al dojo, visto che tu non c’eri, ed è stato li che l’ho rivista. Era bellissima come sempre, solare e così gentile con tutti. Sembrerà stupido ma ne sono innamorato a prima vista” sembrò imbarazzato nel dirlo.
“Non è stupido” intervenne subito dopo Hayato, in maniera seria senza guardarlo e Oija lo fissò stupito.
Lo ero anch’io, non era solito consolare o appoggiare qualcuno eppure aveva detto una cosa del genere. Pensai allora che si stesse riferendo anche a se stesso nei miei confronti.
“Lei è così bella però, mentre io sono... sono io. Ho cercato di avvicinarla attraverso Yoshida, mi sono presentato e abbiamo iniziato a parlare ma lei mi vede come un amico, come un nuovo conoscente e spesso se ci becchiamo in giro beviamo un caffè insieme o mi trascina per negozi come avete visto prima ma nulla di più.”
“Scusa ma dille ciò che provi!” commentai.
“Lei può avere di meglio. Che se ne fa di un tipo sciatto come me” si rabbuiò di nuovo.
Mi pianse il cuore nel vederlo così giù, che cosa potevo fare allora?
“Le hai chiesto un appuntamento?” domandai con un idea in mente, Oija scosse la testa con un espressione molto triste in volto “Allora devi solo chiederglielo! Vedrai che accetterà e se le mostrerai come sei fatto, sono sicuro che comincerà anche lei a guardarti in modo diverso.”
“Oi rallenta” mi riproverò Hayato ma lo ignorò.
“Saori è una brava ragazza, aprile il tuo cuore e vedrai che anche lei ti noterà!” sorrisi. Ero veramente convinto delle mie parole, e se potevo aiutare anche lui oltre che Yoshida mi avrebbe fatto piacere.
Per un istante sembrò che non avessi affatto convinto Oija ma poi quest’ultimo parve rifletterci su, e si aprì sul suo volto coperto dai lunghi capelli un grosso sorriso, sollevò anche le spalle e la testa e mi guardò.
“Hai ragione! Devo provarci!” esclamò dopo aver ritrovato un po’ di fiducia.
Hayato mi si avvicinò all’orecchio “Sarà colpa tua se questo tipo riceverà un grosso due di picche.”
Quella frase mi fece un po’ riflettere, forse avevo fatto qualcosa di troppo e dato false speranze a Oija ma a mia discolpa lo avevo fatto solo perché non ce la facevo a vederlo con quell’aria così triste. Era un bravo ragazzo, anche simpatico, e forse mostrando questi lati di se Saori lo avrebbe notato. Ci credevo davvero
Restammo ancora un po’ con lui dandogli dei consigli, beh io mentre Hayato se ne stava in disparte con l’aria sempre più annoiata, ogni tanto lo vedevo anche sbadigliare ma lo ignorai e continuai a dargli dei consigli, sebbene non sapessi che pesci prendere per piacere ad una ragazza. In cosa mi ero cacciato.


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