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Autore: Applepagly    18/02/2018    4 recensioni
Il riposo è solo un pretesto per nascondere un segreto, una festa è l’occasione per svelarlo. La battaglia è finita ma non è mai finita davvero, e il male non è fuori ma dentro le mura... inizia la ricerca di ciò in cui è difficile credere. Inizia la ricerca del bello.
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Nuovo personaggio, Tecna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Merry-go-round'
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XIV
 
And when you’re out there, without care
Yeah I was out of touch
But it wasn’t because I didn’t know enough
I just knew too much
Crazy, Gnarls Barkley
 
Avevano ricontrollato ogni area del castello più e più volte, ma proprio non avevano pensato all’eventualità che Looma avesse deciso di riprendere da dove si erano interrotte.
Se si erano aspettate di trovarla dormiente nello stanzone al di sotto dello sgabuzzino, tra libri e ricettari alchemici, si erano sbagliate di grosso. La sala era vuota, eccezion fatta per qualche volume che giaceva aperto al suolo.
Tecna si chinò a raccoglierlo, riflettendo.
La fata doveva essersi interrotta all’improvviso e per una causa che doveva averla distolta dalle sue intenzioni e costretta ad abbandonare tutto il prima possibile. Di cosa poteva essersi trattato? E lei dov’era?
«Sono tutti libri che abbiamo escluso dalla nostra ricerca» constatò, sfogliandoli ad uno ad uno. «Questo è rimasto aperto su un capitolo che parla della Fiamma del Drago»
«Per quale ragione avrebbe dovuto leggere una cosa del genere?» rifletté Musa.
«Che cosa dice, esattamente?» intervenne invece Bloom, avvicinandosi.
L’altra si accigliò, facendo un rapido resoconto di quanto riportato dalle righe che aveva sotto il naso. «Non dice molto, in realtà. Proprietà benefiche della Fiamma… storia dei suoi custodi… un accenno ai suoi nemici»
«Non è un po’ strano che si parli di “nemici della Fiamma del Drago”?» chiese a quel punto Stella, sedendosi accanto all’amica e guadagnandosi delle occhiate confuse.
«Insomma, fino ad oggi c’è sempre stato qualcuno che ha voluto impossessarsene, giusto?» continuò. «Non c’è mai stato nessuno che volesse distruggerla o che avesse un potere tale da farlo… sarebbe impossibile, dato che impregna ogni aspetto della vita. Annientarla non comporterebbe anche la distruzione del mondo, dato che esso è nato grazie a lei?»
Le altre ragionarono e trovarono quella constatazione sorprendentemente coerente. Che loro sapessero, non era mai esistito un potere pari o superiore a quello universale rappresentato dal Grande Drago.
«Che cosa c’è scritto, a proposito di questi nemici?» domandò dunque Flora.
«Nulla di preciso, in verità… viene solo riportato che la Fiamma può essere sconfitta soltanto da un’entità che non è stata originata direttamente da essa, ma da un suo frammento coltivato da un sigillo» riferì.
«Ma che significa?» fece Musa, alzandosi e raccogliendo gli altri libri.
Tutti erano rimasti spalancati su una sezione che riguardava il potere di Bloom; Looma doveva aver avuto un’intuizione di qualche tipo, che potesse aver ricollegato la faccenda dell’impostore alla Fiamma del Drago.
«I nuclei…» realizzò allora la fata della tecnologia.
Come aveva potuto essere così cieca?
«Ricordate cosa vi avevo detto tempo fa, quando io e la principessa Aisha avevamo scoperto la verità sui nuclei? Possono eliminare qualsiasi minaccia grazie ad un sigillo imposto su di loro» ricordò, con un filo di voce.
«I sigilli sono l’unica forma di magia che non è tratta direttamente dall’energia della Fiamma; i nuclei delle scuole contengono in sé dei frammenti di quel potere da cui, attraverso un sigillo, hanno origine le entità preposte alla protezione della scuola» proseguì. «Queste possono essere le uniche in grado di sconfiggere la Fiamma del Drago. Il mostro di Fonterossa è nato durante l’assalto delle creature d’ombra, originate dal potere sottratto a Bloom e fuso a quello delle Trix»
Raccolse un libro, sorridendo. Avrebbe dovuto pensarci prima.
Come spiegò, ciò che avevano combattuto nelle rovine dell’accademia era stato un essere debole, partorito da un organismo logorato dal tempo e dall’ambiente in cui si trovava; un cuore che aveva originato una creatura altrettanto fragile. Con la convergenza erano riuscite ad avere la meglio solo in virtù delle condizioni pietose di quel mostro.
Non avevano mai lontanamente pensato, però, che anche Alfea possedeva un nucleo e che essa stessa era stata vittima di un tentato assedio da parte degli stessi invasori che avevano distrutto Fonterossa. «Non abbiamo considerato la possibile presenza di una creatura speculare nei pressi della nostra scuola» concluse.
«Ma questo… cosa può avere a che fare, con Looma e con le nostre ricerche?» fece Flora, preoccupata. «Credi che… l’impostore di Solaria possa essere la creatura nata dal nucleo?»
Tecna si lasciò andare ad un sospiro. «Non ne sono certa, ma ogni indizio parrebbe suggerire che sia così. Da quel che emerge attraverso i racconti di Alan e da quel che ho visto e sentito io quella notte, in biblioteca… sembrerebbe che questa entità sia simile a quella di Fonterossa»
E, riflettendo con maggiore accuratezza, i comportamenti dell’impostore facevano davvero pensare ad un essere che aveva poca dimestichezza con le abitudini umane.
«Restano da stabilire le ragioni per cui ci ha seguite, si è finto Alan e per cui ti ha impedito di consultare quei documenti» disse Bloom. «Forse Looma lo aveva intuito. Forse aveva pensato che potesse esserci un nucleo anche qui e, per accertarsene, aveva deciso di consultare questi libri»
«A questo punto, resta da stabilire dov’è Looma» fece Musa, guardandosi attorno con sospetto. «E se la creatura l’avesse rapita?»
«Io credo che la creatura ci abbia seguite per occuparsi di Bloom. Lei è custode del potere che quell’essere è nato per contrastare; perciò mi pare strano che possa aver rapito Looma» considerò ancora Tecna. «Anzi, ad una più attenta analisi dei fatti, mi pare strano che possa aver architettato qualsiasi piano per sbarazzarsi infine della Fiamma. Le entità generate dai nuclei non hanno una propria forza di volontà, sono puro istinto e pura forza»
Che quella fosse da considerarsi un’eccezione? «La priorità resta comunque trovarla. Forse dovremmo dare l’allarme, dirlo a Faragonda» valutò Flora.
«No… lei non dovrebbe nemmeno sapere che siamo qui» replicò Bloom, con voce flebile. «E che non abbiamo mantenuto la parola data»
S’alzò, con un sospiro.
Ciò che la turbava maggiormente, dell’intera vicenda, era il fatto che tutti i mali nuocessero agli altri solo a causa propria. Avrebbe probabilmente dovuto smettere di sorprendersene; d’altronde, lei non aveva nessuna colpa se non quella di essere nata con il fardello di un vasto potere da sopportare.
Eppure, non poteva fare a meno di dubitare di sé e di pensare che, forse, se le cose andavano sempre così era a causa della sua incapacità di amministrare e custodire la Fiamma del Drago.
Prima Sky, poi l’intera dimensione; adesso sarebbe stata Looma, a rimetterci?
«Se avessimo anche solo una vaga idea di cosa possa esserle successo…»
«Dite che questa libreria può essere un indizio?» fece Stella, richiamando la loro attenzione.
Sul fondo della stanza, a ridosso della parete, uno scaffale scuro sporgeva rispetto agli altri. Per la prima volta, si accorsero che non faceva parte di quella fitta rete di mensole e libri che si stagliavano fin sopra il soffitto; pareva fosse stato spostato di recente e poi rimesso al suo posto.
Un incantesimo e la libreria scivolò in avanti, rivelando l’ingresso ad una buia anticamera. Le Winx si scambiarono un’occhiata preoccupata e il tacito consenso nel procedere e scoprire cosa si celasse oltre quello spazio.
Musa v’entrò per prima. Come abbassò la maniglia di una bassa porta polverosa, ecco che venne investita da una luce fredda e bianca.
Ai loro piedi si avviluppava il profilo di una scala a chiocciola che scendeva sempre più in basso, alle radici della terra. La fata mosse un piede in avanti, e subito la sagoma di uno scalino parve farsi più solida, come un blocco di marmo bianco richiamato dall’incantesimo che doveva esservi stato applicato.
La scala diventava materiale laddove avvertiva il loro passaggio; scompariva appena si allontanavano. Guardando sotto di sé, videro il vuoto.
Le pareti, il soffitto ed il fondo parevano replicare l’immagine di un’aurora boreale e, man mano che loro discendevano, i suoi colori si facevano sempre più caldi, fino a vertere verso i toni luminosi dell’alba.
Quando, infine, anche l’ultimo gradino fu tornato impalpabile, una figura sdraiata emerse da un angolo di penombra. Era Looma.
Bloom e Stella si precipitarono in ginocchio accanto a lei, chiamandola e scuotendola per le spalle; ma la fata non rispondeva e respirava a fatica. Il panico s’impossessò di loro, mutando poi in terrore quando, con la coda dell’occhio, videro il rapido movimento di un refolo scuro.
Alle loro spalle stava quella che, presumibilmente, doveva essere la creatura nata dal nucleo durante l’assalto dell’estate precedente. A differenza di quella con cui si erano scontrate sotto Fonterossa – pura oscurità dalla forma mutevole – questa pareva aver mantenuto l’aspetto di Alan, seppur avvolto da un manto nero che sfumava nell’aria.
Nel complesso, sembrava un cherubino dal bel viso turbato dalle macchie scure della sua anima. Corrotto, lontano dalla bellezza e dalla luce di un tempo.
«Che cosa le hai fatto?» tuonò Stella, digrignando i denti.
La creatura rispose con un sorriso di pura compassione, avanzando lentamente. Andò loro vicino e, più si approssimava, più la sua ombra si faceva alta ed angosciosa.
«Facile irretire un cuore buono» sussurrò, ponendosi di fronte a Bloom ed alla bionda che, seppure a fatica, ingoiarono la paura e lo fronteggiarono con fermezza.
«Ragazza innamorata, crede troppo a quel che vede» continuò, lanciando uno sguardo intenerito a Looma. «Sufficiente mostrarle il viso che ama, e subito si lascia guidare qui. Solo un’esca»
«Un’esca?» ringhiò Musa.
La replica di Alan alzò piano il braccio, e sfiorò con l’indice le labbra di Bloom.
«Fratello di Fonterossa ha fallito nella missione. Fiamma del Drago delle streghe già sconfitta, ma originale ancora da distruggere; fratello di Fonterossa era sopravvissuto per farlo, ma troppo debole e in catene del suo posto» spiegò. «Non poteva uscire e per la sua debolezza ha sprecato occasione»
La loro missione era dunque distruggere la vera Fiamma? Non hanno fatto ritorno nei rispettivi nuclei perché il loro compito non era occuparsi delle creature d’ombra?
Forse, pensò Tecna, ciò che nasceva dai cuori delle scuole aveva davvero una propria volontà. Non riteneva nemmeno lontanamente possibile che l’ordine di compiere una simile azione potesse essere stata impartita dai nuclei stessi.
Equivarrebbe all’autodistruzione.
«Vi ho seguito e osservato. Fingersi ragazzo di Fonterossa era una buona via per sapere e vedere; scoperto di più su ragazze della convergenza» continuò. «Ad esempio la fata buona e fresca, come la madre del mondo»
Indicò Flora, poi Musa. «La ragazza che sente la voce e che ne fa sua parola. La principessa di Sole e Luna, con più luci ed ombre delle altre» disse, rivolto a Stella. «Creature senza peccato; agiscono per ciò che reputano giusto, ciò che reputano bello. Intelligenza al servizio del bello»
Sorrise a Tecna. «Intelligenza difficile da illudere. Privarla di fonti e libri, per non lasciare che sapesse del nucleo della scuola di fate finché non fosse stato abbastanza forte da piegarle tutte. Ora è il momento giusto per distruggervi» spiegò. «Creature buone e prevedibili; ma era da considerarsi anche questa con nome Looma. Buona e imprevedibile, che mette i bastoni fra le ruote e che fa da esca»
«Per attirarci qui?» domandò Bloom, stringendo i pugni.
«Attirarti qui» la corresse. «Loro sono solo stregate da bellezza della Fiamma del Drago. Agiscono per ciò che reputano bello; ma bello è uguale a giusto?»
Volere e dovere; quando due concetti sono specchio l’uno dell’altro?
«Non sempre» confermò Tecna.
«Non sempre» ripeté la creatura. «Fiamma del Drago non è potere; spirito dentro tutte le cose, dà vita a ciò che vedi e non vedi. Ma è sempre giusta? Quale criterio stabilisce cosa nasce e cosa no?»
Si voltò a guardare nuovamente Looma, ed il manto nero iniziò a sibilare e ridere allo stesso modo del mostro di Fonterossa; come già allora, tendendo bene l’orecchio le risate ed i sibili rivelavano il loro vero volto di urla e di dolore.
«Fiamma del Drago bella, ma non sempre giusta. Intrappola anime in nuclei, e sigillo su di loro le obbliga per secoli» proseguì. «Fanno ciò che la Fiamma vuole; ma il tempo è finito. Sigilli spezzati dal tempo, volontà delle anime si fa viva»
E le anime erano stanche; stanche di sottostare ed essere schiacciate, di dover combattere cause che non le riguardavano e che potevano per loro essere sbagliate.
«Volontà di distruggere la Fiamma, e così ogni creatura che è sua schiava» spiegò infine. «Non figlia, ma schiava. E la Fiamma è lì» disse, sorridendo a Bloom. «Bellezza in ragazza che la custodisce»
«Stai farneticando! Che cosa vorresti farle?» insistette Stella. «Cos’hai fatto a Looma?»
«Dorme. Aspetta che custode muoia e liberi Fiamma per essere distrutta» replicò, spalancando la mano. «Finirà»
Prima che la ragazza se ne accorgesse, la creatura aveva posato il palmo sul suo viso, costringendola a chiudere gli occhi. Tutto si fece ovattato e l’unica sensazione percettibile era la stessa dell’apnea. «Che cosa è bello?»
Senza dire una parola, le altre si trasformarono ed ingaggiarono una lotta fatta di incantesimi e formule che non potevano neppure scalfire il mostro dal volto di Alan. Musa e Flora evocarono lo Charmix, scagliando subito i sortilegi più potenti di cui erano capaci.
Luci e colori saettarono per quello spazio senza nome, e scie di potere si incontrarono in una salda catena che, inutilmente, andò ad infrangersi contro un’impalpabile quando salda barriera che avvolgeva la creatura.
Non le guardava, gli occhi erano vuoti; era in un mondo a parte e, con lui, anche Bloom.
Suoni e voci immersi nell’acqua; solo i sussurri del manto nero giungevano limpidi all’orecchio. Pianti e lacrime versate da un’anima stretta in briglie e catene per secoli, in balia di un sortilegio che l’aveva piegata senza romperla solo perché era troppo forte.
Quando la ragazza aprì gli occhi, tutto parve diverso.
Un mondo di idilli, falso e perfetto, pieno di piante viola e bambini. Tra questi, un volto noto; il viso di un infante dalle cinque qualità, un bimbo dagli occhi di lingue di fuoco.
Ricordo questo posto… Solo.
Dalle sue labbra non provenne alcun suono; eppure, Solo si voltò e le sorrise.
Le disse che era felice di rivederla e la prese per mano, per portarla a giocare con gli altri. Lei non capiva, ma non poteva ribellarsi.
Lo sguardo del bambino assorbiva il suo in una morsa vorticosa, impedendole di divincolarsi. Cosa stava succedendo?
Chi è quel ragazzino?
In solitudine, un ragazzino stava nella veranda di un casolare non guardava gli altri, ma restava a capo chino, pulendo per terra con uno straccio logoro.
Solo sorrise di nuovo. Disse che non era nessuno, era qualcuno che stava lì apposta.
Non ha un nome?
Alcuni nascevano senza un nome, rispose. Alcuni lo cambiavano in base alla situazione; il loro nome era il lavoro di cui si dovevano occupare.
Alcuni nascevano per quello, senza una vera e propria bellezza da inseguire.
Ma… nessuno nasce senza uno scopo.
Lei credeva? Solo rise forte e, tra uno spasmo e l’altro, le disse di non provare pena per chi nasceva così. Non era colpa sua.
Di chi è, la colpa?
Una bambina la fece sedere, e prese ad intrecciare dei fiorellini in una corona. La posò sul capo della ragazza, soddisfatta; ma lei non riusciva a ricambiare il suo sguardo allegro.
Non c’era una colpa, non c’era chi aveva colpa; era casuale: alcuni nascevano in un modo ed altri in uno diverso. Il ragazzino era nato nel modo diverso e il suo scopo – la sua bellezza – variava in base a quello che il caso gli ordinava.
Nessuno poteva ribellarsi. Era l’ordine giusto e naturale delle cose.
Il mondo, disse Solo, si basava su quel tipo di assoggettamento. Perfino lei era nata con un unico scopo e non aveva alcuna possibilità di fare diversamente.
Il bambino sorrideva, mentre parlava. Era così diverso da quello che le aveva ridato la forza, tempo addietro.
Era un’altra faccia della medaglia, più cruda ed onesta.
Ma era onestà?
Davvero nessuno può fare diversamente?
Solo non rispose, e lei guardò il ragazzino che puliva. Di tanto in tanto, questo lanciava occhiate di astio al bimbo dagli occhi ardenti; e Bloom capì.
È vero: è l’equilibrio; è fondamentale che sia così.
Con uno sforzo, avvicinò le mani al capo, e tutti i bambini nel prato si volsero a guardarla. Strinse la corona di fiori, gettandola poi in terra.
Ma non lo è sempre. A volte si può evitare; si può fare diversamente.
Si alzò; e tutto scomparve. C’era solo il ragazzino escluso dagli altri, ma ora non puliva più; chiuso in sé e con le ginocchia al petto, piangeva.
Chiuso in un armadio – come lo aveva visto la prima volta, in un sogno; come lo vedeva Helia – piangeva.
Si prospettavano due possibilità.
Lasciarlo lì a piangere come la creatura schiava che era; o andare da lui e sciogliere le sue catene. Sarebbe morto in ogni caso, perché era troppo debole; il tempo aveva abbattuto ogni muro e le forze volavano via.
Il sigillo era rotto e, liberando la volontà dell’anima imprigionata nel nucleo, rifletté Bloom, era andata perduta la sua capacità di annientare la Fiamma del Drago.
Sarebbe morto; spettava a lei scegliere se da schiavo o da anima libera: da creatura senza scopo o da spirito che aveva raggiunto il suo bello.
E pensò a Sem ed alle sue parole; pensò alla domanda che la creatura le aveva posto. «È bello ciò che si ama» gli rispose, abbracciando il ragazzino. «Non è sempre giusto, ma è ciò che si ama»
E, allo stesso modo in cui l’anima del nucleo avrebbe amato librarsi lontano da lì, Bloom amava il mondo che aveva, pieno di sogni e colori che aveva ricominciato a scoprire dopo che aveva perso se stessa.
Tra le due, in realtà, nessuna bellezza era giusta o sbagliata. Una era scaturita da qualcosa di sbagliato, dalla volontà di piegare qualcosa di puro per proteggere l’altra: una bellezza che era stata di molti prima della ragazza.
Ed ora, ora che aveva la possibilità di fare qualcosa di buono e che aveva capito, Bloom scelse di lasciare che quell’anima volasse come aveva sempre voluto e vivesse come desiderava.
Lasciò che diventasse il bello di se stessa.
 
Nei giorni che seguirono, in molti andarono a farle visita.
Lei non era sempre sveglia e, anche quando aveva gli occhi aperti, era spesso incapace di rispondere. Sentiva tutto, però, e comprendeva.
Quel pomeriggio, Stella entrò ridendo, dicendo qualcosa a Musa. Si sedette ai piedi del letto su cui riposava Bloom, e fu felice di trovarla più o meno cosciente.
«È una fortuna che tu non ti sia rimessa proprio oggi. Faragonda è tornata prima del previsto da quel suo convegno e, appena è stata informata dell’accaduto, ci ha chiamate in presidenza» raccontò.
La rossa sorrise lentamente. «Ramanzina?» disse a fatica.
«Peggio!» fece la fata della musica. «Si è messa a piangere»
«Forse ha avuto un esaurimento nervoso, non abbiamo capito molto. Ma è stato uno spettacolo orribile, con Griselda che le dava pacche sulla spalla e cercava di tranquillizzarla» continuò la principessa. «Mugugnava che era tremendamente dispiaciuta ed allo stesso tempo irata. Ha detto che parlerà della nostra punizione dopo, quando sarai abbastanza in forze da sopportarla»
Bloom rise come riusciva, cercando di sistemarsi meglio sui cuscini. Quella era una delle poche volte in cui restava vigile per così tanto tempo, e non voleva assolutamente sprecare l’occasione di sapere.
«Che cosa è successo?» chiese allora. «Che ne è del ragazzino?»
«Ragazzino?» ripeté Musa.
L’altra ammutolì. Doveva essersi immaginata tutto, come al solito.
«Abbiamo provato ad attaccare la creatura, ma sembrava assente. Non so cosa ti avesse fatto, ma nemmeno tu reagivi» spiegò Stella, incrociando le gambe. «Poi poff – il mostro è andato in mille pezzi e i tasselli sono volati verso la tromba delle scale»
«Non era un mostro» disse subito Bloom.
La bionda si strinse nelle spalle. «Qualsiasi cosa fosse, è finita. Questa storia dei nuclei è finita» fece, con aria serena. «Ma dovrai raccontarci tutto»
Annuì, socchiudendo gli occhi. I tentativi di restare sveglia furono vani, perché quando rinvenne di nuovo, per pochi minuti, c’era Helia.
Le sorrideva, ma non era sicura che le avesse detto qualcosa. Le aveva stretto una mano ed aveva posato qualcosa sul comodino; doveva essere una piantina, o qualcosa di altrettanto profumato.
Dopo – non seppe quantificare il tempo trascorso – le parve di veder spuntare le treccine di Looma ed il suo sorriso che rivelava i grossi incisivi. Aveva preso una sedia, le si era seduta accanto ed aveva preso ad elencare tutti i capi della nuova collezione; poi le aveva parlato della grande festa che avrebbe organizzato per la sua guarigione.
Bloom aveva annuito e si era addormentata, e nei suoi sogni aveva sentito strascichi delle voci dei suoi amici; Flora che le sussurrava qualcosa mentre le passava una mano sulla fronte, Aisha e Tecna che parlavano di Andros, i ragazzi di Fonterossa che parlottavano tra loro. Erano venute perfino Maria e Vera, al suo capezzale.
In cuor suo era combattuta tra il senso di colpa che derivava dal fare penare tutti in continuazione, ed una genuina felicità dovuta alla consapevolezza di essere circondata da amici veri; da quell’affetto che la faceva sentire viva e che alimentava il suo desiderio di ristabilirsi il prima possibile.
«L’ho sempre detto, io, che è una ragazzina fastidiosa» le palpebre erano pesanti ma, con uno sforzò, riuscì ugualmente loro di sollevarsi per qualche istante; abbastanza da permetterle di scorgere l’espressione infastidita che mascherava il sollievo di Alan. «Non fare porcate»
Bloom non capì; lo vide uscire dalla sua visuale ed essere sostituito da una figura simile e, allo stesso tempo, diversa. Lei fece appena in tempo ad incontrare i suoi occhi chiari ed a sentire le labbra di Sem posarsi sulla sua fronte.
Poco dopo, quando tutti erano già andati via ed il Sole si apprestava a tramontare, si svegliò un’ultima volta prima di crollare in un sonno che sarebbe durato altri tre giorni.
Voltò il capo verso la finestra e le sembrò di vedere un ragazzino sorriderle, e poi allontanarsi.
 
You don’t have to walk the night on your own
I will send a prayer with you to lead you on
I will say a prayer for you when you have gone
Have no Fear, Bird York
 
Sì, l’impostore parla in modo sgrammaticato. Ho pensato che, non avendo particolare dimestichezza con il mondo umano, facesse un po’ di fatica.
Ho pensato anche di farci lasciare le penne, a Bloom, ma… nah, alla fine ha fatto il suo dovere; per ora farà un po’ il vegetale con le allucinazioni.
Solo (per chi non lo conoscesse o non lo ricordasse) era un personaggio di mia invenzione che aveva aiutato la nostra pel di carota a ritrovare i suoi poteri, nella scorsa Fanfiction. Aveva un particolare legame con la Fiamma del Drago ma, se lì era forse parso una figura positiva, qui ho voluto renderla un po’ più ambigua.
Comunque, il prossimo è quello conclusivo!
Un grazie a tutti, ma proprio tutti!
7th
  
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