Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: minsugasbitch    28/02/2018    0 recensioni
[diffamazione
/dif·fa·ma·zió·ne/
Denigrazione; vilipendio.
Consistente nel danneggiamento dell'altrui reputazione o prestigio.]
Non è una sorpresa che, nel mondo dello spettacolo, gli artisti nuotino in un mare pieno di squali. Paparazzi, scoop, scandali totalmente costruiti. Spesso succede che il ruolo dello squalo e quello della vittima si invertano, e Park Jimin, giovane tirocinante della rivista "Young", scoprirà presto che non c'è modo di colpire alle spalle il rapper Agust D e uscirne indenni.
yoonmin
taekook
side!namjin
(Questa storia è interamente scritta in collaborazione con Castaivrs)
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1.first connection
L'odore di gomma bruciata, ruggine e sudore, tipico della metro di Seoul, era ormai dentro le sue narici, quando Park Jimin arrivò alla sua fermata. Si guardò attorno, aggiustandosi gli occhiali da lettura nuovi, prima di sedersi su una panchina e aprire il suo portatile. Lo aspettava parecchio lavoro da fare; il caporedattore della rivista "Young", una delle più famose, lì in Corea del Sud, gli aveva raccomandato di avere il suo articolo pronto per quello stesso pomeriggio.

Jimin era ormai incaricato degli articoli più scandalosi sulle celebrità amate dalle ragazzine o dai ragazzini. Non gli piaceva parlare della gente che non conosceva, eppure era quello ciò che il destino aveva riservato per lui. Sperava di poterlo cambiare, un giorno, magari continuando a scrivere il suo romanzo, per poi pubblicarlo e avere successo.
Quell'articolo al quale stava lavorando, tra l'altro, era su un artista fino a due giorni prima a lui sconosciuto, che pareva aver parecchio successo fra il pubblico femminile invece. Si faceva chiamare Agust D, era un rapper di poco calibro, ma stava iniziando a scalare le classifiche grazie al suo gruppo di ammiratrici accanite. Ad essere onesti, a Jimin non faceva impazzire. Era il solito bel faccino, sfruttato dalla propria casa discografica per fare soldi.
Seppure quello fosse il pensiero che aleggiava nella sua mente, era obbligato a parlarne in maniera intima, come se fosse stato il suo confidente più caro e sapesse tutti i dettagli più succosi. Doveva inventarsi una possibile love story fra lui e la cantante Jisoo del famoso gruppo delle Blackpink, solo perché, ad un talent show, i due si erano scambiati un saluto, come persone normali. Questi eterosessuali Jimin non li avrebbe mai capiti.
Era ormai arrivato alla fine del suo articolo, quando la voce robotica annunciò l'arrivo della sua linea. Chiuse velocemente il computer, abbastanza soddisfatto, pronto a rovinarsi con le sue stesse mani.
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Jimin si guardò allo specchio un centinaio di volte. Voleva essere impeccabile: se il suo capo aveva intenzione di dargli un aumento quella sera, ci teneva a non fargli rimpiangere di averglielo dato.
Lisciò un paio di volte la giacca, aggiustò con la mano il ciuffo biondo che ogni tanto ricopriva i suoi occhi grandi e si assicurò che la cinta dei suoi jeans rigorosamente neri fosse ben allacciata. Poi, afferrando le chiavi dell'auto di suo nonno, prestata per l'occasione, si diresse verso il ristorante italiano più elegante di tutta Seoul, nel quale si sarebbe dovuta tenere la cena di lavoro.
Kim Seokjin, il caporedattore della sua rivista, lo aspettava già dentro al ristorante e Jimin, dopo aver chiesto gentilmente alla cameriera di mostrargli il tavolo prenotato, si avviò con passo felino ed elegante al secondo piano, dove una veranda graziosa dava su un laghetto artificiale. Intravide la chioma castana in fondo alla stanza, dove la vista era migliore. Cercando di tenere il suo portamento, Jimin lo raggiunse, e, dopo averlo salutato con un inchino, si sedette sul posto libero proprio di fronte a lui. Sorrise timidamente quando il suo capo gli fece i complimenti per la sua eleganza.
La cameriera portò loro due menù, tinti sulla copertina coi i colori della bandiera italiana.

"Penso proprio che prenderò una parmigiana; tu? Hai già deciso?"
Jimin non aveva molta fame in realtà, era nervoso.
"Prenderò un piatto di spaghetti al sugo, sono i miei preferiti." rise, grattandosi la nuca.
Ordinarono le pietanze e, dopo avergliele servite con del buon vino rosso, la cameriera si dileguò con "buon appetito".
Seokjin bevve un sorso, sorridendo verso il più piccolo.
"Il tuo articolo ha avuto un successone, Jimin, che ne pensi?" Jimin fu colto alla sprovvista, ma non si scompose, semplicemente si schiarì la voce.
"Credo di aver scritto ciò che il pubblico vuol leggere. Sono bravo ad immedesimarmi nella massa, credo sia per questo."
"Sì, lo credo anche io. In molti hanno iniziato a seguire la nostra pagina Facebook e il nostro account Twitter ufficiale, e credo sia merito tuo se in questo periodo la nostra azienda stia acquistando popolarità velocemente, abbiamo avuto un aumento delle vendite del trenta percento in solo due uscite questo mese."
Jimin sorrise di rimando, prendendo un sorso del suo vino, sperando di non ubriacarsi prima che Seokjin potesse proporgli il suo aumento.
"Ed è proprio di questo di cui io volevo-" Seokjin si bloccò, aveva un sopracciglio inarcato, guardava leggermente a destra, dietro il biondo.
Jimin non si voltò per guardare, poteva sembrare scortese da parte sua.
"Kim Seokjin, da quanto tempo!" una voce lo fece sussultare, il suo capo sembrava essere irritato.
Non è il momento adatto per farlo diventare di cattivo umore, signor sconosciuto, si ritrovò a ripensare Jimin.
La figura dietro di lui avanzò, mettendosi letteralmente al tavolo, mostrandosi finalmente. Era un uomo alto, dalle spalle larghe e il naso all'insù. Era sicuro di averlo già visto da qualche altra parte, durante una ricerca per qualche articolo forse.
"Namjoon, stai invecchiando presto, vedo." Seokjin, con il sorriso più falso del mondo, indicò i capelli dell'uomo in piedi, tinti di un grigio argento. 
Jimin per poco non sputò il vino italiano sul tavolo. La reazione dell'altro fu del tutto inaspettata perché, dopo aver rubato un grissino dal tavolo, pizzicò una guancia al suo capo, che sembrò andare su tutte le furie, internamente, ma esternamente erano solo i suoi occhi ad ardere.
"Tu stavi meglio in rosa invece, sembravi una fatina." Seokjin sollevò il fazzoletto di stoffa dalle sue gambe e lo appoggiò sul tavolo, non distogliendo lo sguardo dalla sua parmigiana.
"Cosa ci fai qui, Namjoon?" il tono non era per nulla amichevole, anzi.
"Io e il mio cliente siamo qui per una cena d'affari e avevamo voglia di carbonara." Namjoon sollevò la mano indicando qualche tavolo davanti al loro. 
Jimin, per curiosità, guardò oltre la testa del suo capo e quella di una donna bionda ossigenata, prima di scontrare lo sguardo contro il profilo spigoloso di una figura minuta ma al tempo stesso scura e fine. Quando voltò il capo verso la sua direzione, Jimin capì doveva aveva già visto quel Namjoon.
Seduto a qualche tavolo distante dal suo, con un'aria solitaria e distaccata, vi era il ragazzo sul quale aveva inventato giusto un paio di stronzate giorni prima: Agust D adesso lo stava guardando, e Jimin non poté far altro che sorridere sghembo, a bocca chiusa, prima di dare un boccone al suo piatto preferito.
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Ancora italiano? pensò il ragazzo. Non era la prima volta che il suo produttore discografico lo costringeva a recarsi in quel ristorante. Mentre sistemava al meglio i capelli scuri, si ritrovò a pensare che la volta successiva avrebbe scelto lui il posto più indicato per la cena di affari. Del resto, lui e Namjoon avevano stretto un rapporto che andava oltre a quello di lavoro, si può dire che fossero diventati amici, e Yoongi sapeva di potersi prendere determinate libertà con lui.
Quando i due arrivarono al ristorante, Namjoon si precipitò letteralmente verso il loro tavolo. Yoongi, invece, si prese il suo tempo; odiava andare di fretta. Osservandosi attorno, tutte le attenzioni del ragazzo furono attirate da un paio di gambe fasciate da dei pantaloni scuri. Ad ogni modo, si impose di restare concentrato. Nonostante lui e Namjoon fossero amici, si trattava pur sempre di lavoro, e doveva mostrare la più assoluta serietà. Superando il tavolo del possessore di quelle gambe da urlo, il rapper andò a prendere posto ad un paio di tavoli di distanza, mentre il suo produttore discografico era già intento a sfogliare il menù. Yoongi prese posto, e si mise a leggere il menù, nonostante ormai l'avesse imparato a memoria a causa dello spropositato numero di volte in cui Namjoon l'aveva trascinato lì. D'un tratto, però, la voce dell'altro gli fece distogliere lo sguardo dalla pagina degli antipasti.
"Merda." aveva sussurrato Namjoon, per poi alzarsi di botto dal posto. Yoongi non fece nemmeno in tempo a chiedergli che stesse facendo, poté soltanto osservarlo recarsi verso un altro tavolo. Tavolo che, ovviamente, si rivelò essere quello del ragazzo con le gambe da urlo. Yoongi approfittò della situazione per osservare anche il resto del corpo di quel ragazzo. Biondo, degli occhiali da vista a nascondergli gli occhi grandi, vestito molto elegante, aveva tutta l'aria di essere un perfezionista. Il biondo, proprio in quel momento, alzò gli occhi, puntandoli proprio su di lui. Yoongi non distolse affatto lo sguardo, ma rimase ad osservarlo, la testa piegata leggermente di lato. Fu l'altro, infatti, ad abbassare lo sguardo verso il suo piatto ricolmo di spaghetti -non prima di avergli regalato un mezzo sorriso-, e in quel momento Namjoon tornò a sedersi.

"Tu non ci crederai mai," gli disse, "ma quel biondino lì è quello che ha scritto l'articolo su di te, e il moro è il caporedattore della rivista, nonché mio ex." le ultime parole pronunciate dal ragazzo furono più un sussurro, motivo per cui Yoongi decise di non fare domande, non su quello, almeno.
"Fammi capire, il coglione che si è inventato tutte quelle stronzate su di me è lui?" Min Yoongi non voleva crederci. Aveva immaginato l'autore di quell'articolo come una stronza di mezza età insoddisfatta della propria vita; invece, ad aver scritto quelle cose, era uno dei ragazzi più carini che avesse mai visto.
Quando tornò a guardare nella sua direzione, si rese conto che il ragazzo era sparito, così provò il tutto per tutto.
"Fanculo." mormorò, alzandosi dalla sedia. "Vado un attimo in bagno." aggiunse poi, rivolto verso il ragazzo di fronte a lui.
Yoongi fu immensamente felice di ritrovare la figura minuta del biondino non appena aprì le porte del bagno. L'altro, intento a lavarsi le mani, lo guardò attraverso le specchio, solo per un secondo, poi tornò a fissare il lavandino. Yoongi si posizionò proprio al centro del bagno, incrociando le braccia.

"So che sei tu." disse il rapper, facendo attenzione a far trasparire chiaramente tutto il fastidio e il risentimento che stava provando in quel momento.
"Mi scusi?" gli aveva risposto il biondo. Min Yoongi avrebbe voluto prendersi a testate. Un ragazzo del genere non poteva che avere una voce così incredibilmente sexy, ovviamente.
Poi, però, ricordò nuovamente che la figura che aveva davanti, per quanto potesse essere uno spettacolo per gli occhi e le orecchie, era uno stronzo.
Perché i più belli sono anche i più stronzi?
"So che hai scritto tu l'articolo su di me, sei stato tu a diffamarmi."
A quel punto, Park Jimin decise di tirare fuori gli artigli, l'unico modo in cui effettivamente si può fare carriera in un simile ambiente.
"Oh, ti è piaciuto?" chiuse il rubinetto, portando le mani verso il rotolo di carta che si trovava a fianco del lavabo.
"Aish, ma allora sei veramente uno stronzo! Davvero al giorno d'oggi pagano le persone per scrivere cazzate?" Yoongi iniziò a gesticolare, visibilmente infastidito dal ragazzo che aveva davanti. Paparazzi, giornalisti, gente pronta a buttare merda sugli altri solo per il puro desiderio di fama e denaro. Odiava le persone così. Quel biondino rappresentava l'emblema di tutto ciò che più lo schifava dell'ambiente in cui viveva.
"Non saprei, Agust D, lo stai veramente dicendo a me? Quanto ti pagano per scrivere quegli stupidi testi senza senso?" Jimin incrociò le braccia, puntandogli gli occhi addosso.
"Non ho intenzione di perdere tempo con te." disse il moro, ma ciò nonostante non si mosse di un centimetro dalla posizione in cui si trovava. Si stavano studiando.
"Davvero, sentiamo, quale sarebbe il problema? Adesso la gente pensa che stai con una bella ragazza, e allora?" fu a quel punto che il rapper si avvicinò di pochi passi al biondo, che si lasciò andare ad un sussulto, l'elettricità nell'aria era palpabile.
"Sai qual è il problema?" Yoongi continuò ad avanzare verso Jimin, che istintivamente indietreggiò fino a scontrarsi contro il lavandino alle sue spalle. "Il problema, dolcezza, è che a me, le ragazze, nemmeno piacciono." gli disse poi, quando ormai si trovava pericolosamente vicino all'altro. Il biondo, incapace di indietreggiare ulteriormente, mantenne la testa alta in segno di sfida, mentre il rapper gli regalava un sorriso che lasciava scoperte le gengive.
"Okay, ma potresti benissimo restare un idiota per come ti ho dipinto in quello stupido articolo." Jimin cercò disperatamente di arrampicarsi sugli specchi, solo per non dargliela vinta.
Agust D si allontanò dal biondino, che poté finalmente tornare a respirare come si deve. Il rapper gli sorrise, ancora una volta, piegando la testa di lato. Se non avesse pensato che si trattasse di un pallone gonfiato, Jimin avrebbe anche potuto trovarlo sexy. 
"Ti pentirai di avermi sfidato, dolcezza." disse il moro, per poi uscire dalla porta del bagno, lasciandovi all'interno un Park Jimin visibilmente confuso.

   
 
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