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Autore: Blue Heads    01/03/2018    1 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Come sospinta a riva, la coscienza di Ginevra riemerse dall’oblio di un denso sonno blu scuro. Lievi raggi di luce rischiaravano la volta della Camera, come addolciti da un velo d’acqua.

Respirò a fondo, cullandosi in quelle sensazioni, la mente ancora piacevolmente confusa.  Aveva vissuto il cerchio, e in esso il loro legame: adesso conosceva.
E sentiva che Tom era con lei.



Turbina il rosso nel verde
Freme libera, fuori da sé
Giocano a perdersi nelle reciproche forme
Vivi nel vortice

Afferrando, mordendo e assorbendo
Bevendone.
Lei era guizzo
Lui era fiamma
Lui era lei



 

Capitolo XII

 

Albeggiava, al di là delle finestre della Torre di Grifondoro; Ginevra si rigirò nel letto. I primi lembi di sonno iniziavano a dissiparsi, lasciando spazio a qualche barlume di coscienza… Wah! È oggi!
Ginevra spalancò gli occhi, esaltata. Si alzò a sedere, piena di energia, sentendosi in faccia un sorriso immenso. Era sabato: finalmente avrebbe avuto tempo di esplorare la biblioteca della Camera! Era arrivato il momento di iniziare le vere ricerche - per l’eccitazione, la sera prima aveva faticato ad addormentarsi…
Si alzò e si vestì; in quei giorni si sentiva bene, forte, completa. C’era qualcosa che si era risvegliato in lei da quando, neanche una settimana prima, era stata nella Camera dei Segreti e si era immersa nel cerchio alchemico; non poteva richiamare razionalmente la verità in cui era penetrata, ma questa le aveva smosso qualcosa nel profondo, portando alla luce una nuova lei - ancestrale, istintiva, vera: una parte stupenda di sé che non aveva mai sentito, e che ora rimaneva con lei anche quando faceva altro, pensava ad altro, dandole una nuova forza.
Ginevra si specchiò, mentre legava i capelli in una treccia, e vide tutto ciò nello specchio; il suo volto era fresco e deciso, le sue spalle un po’ più dritte di prima, e la fiamma viva dei suoi capelli, visibile anche nella distanza, non le era mai sembrata più in linea di così col suo modo di sentire. Si piaceva.
Afferrò la borsa con il materiale per gli appunti (preparata appositamente la sera prima) e si avviò verso la Camera. Non si trattava più di Tom, di scoprire quali fossero stati realmente i suoi sentimenti e le sue intenzioni: quell’insana ossessione era come svanita. Non più schiacciata tra il terrore di lui e il senso di colpa per il segreto che ancora custodiva, Ginevra era tranquilla adesso, autocentrata: la ferita che l’aveva tormentata in quei mesi era stata come risanata. Immergendosi nel Cerchio alchemico aveva trovato una nuova interezza, una paradossale armonia tra le sue contraddizioni: un sottile equilibrio, un’imprevista via di fuga, una forza interiore scaturita dalla consapevolezza.

Il ritorno di Voldemort rendeva instabile il mondo in cui Ginevra era cresciuta, generava inevitabilmente uno scontro tra due schieramenti - Voldemort e Silente - accompagnato da retorica e propaganda da parte di entrambi i fronti; ovviamente lei disprezzava Voldemort, ma sentiva che c’era qualcosa di più vitale oltre questi schemi, qualcosa che non doveva perdere di vista a nessun costo: la libertà di vivere e sentire autenticamente, e con sempre rinnovata consapevolezza. Doveva continuare a indagare dentro di sé, e nel mondo. L’ignoranza è una colpa verso me stessa: non voglio che nessuno abbia mai più la possibilità di manovrarmi. Essere indottrinata, da un lato o dall’altro, le avrebbe strappato questa libertà - una libertà frutto di incidenti, non contemplata dalle regole del “gioco”.
Tom, Voldemort, era adesso l’origine del conflitto, ma le aveva insegnato molto: le aveva trasmesso la sua sete di conoscenza, e parte del suo sapere magico; le aveva aperto la mente come nessun altro avrebbe fatto, e l’aveva condotta alla Camera dei Segreti: la chiave che le avrebbe permesso di non rimanere intrappolata. Per farsi una propria idea del mondo, sapeva di non potersi più affidare alla conoscenza che le veniva fornita dalle istituzioni: non poteva limitarsi a sapere ciò che qualcun altro aveva giudicato appropriato. Era arrivato il momento di indagare in prima persona ciò che si celava nell’ombra dei tabù.

La Biblioteca della Camera dei Segreti era uno spazio immenso, eppure raccolto: dall’ingresso, Ginevra vide infiniti scaffali alle alte pareti, e file e file di libri e rotoli di pergamena, e al centro uno spazio scandito da basse librerie e da fluttuanti pannelli illustrati; non appena lei mise piede nella stanza, i disegni su di essi mutarono, salutandola con guizzi di colore. Ginevra si fece avanti, abbracciando la stanza con lo sguardo, l’emozione le vibrava nel petto: tutto lo scibile magico era custodito lì, di fronte a lei. Esitò un attimo: ...da dove inizio?
Nell’istante in cui Ginevra formulò questo pensiero, una linea opalescente comparì ai suoi piedi, per poi andare a dipanarsi lungo i corridoi. Folgorata, Ginevra si rese conto del fatto che non era la prima volta che la Camera reagiva al suo pensiero; del resto era tutt’uno Stanza delle Infinite Realtà. Camera, ti adoro. I colori sui pannelli si plasmarono in risposta, producendo dolci ghirigori. Ginevra rise, deliziata, e si lanciò all’inseguimento della scia. Cercava di catturare con gli occhi tutto quanto: avrebbe voluto esplorare ogni anfratto, ma lo avrebbe fatto a tempo debito; cedette alla curiosità solo una volta, indugiando di fronte a quello che sembrava l’accenno di una scala a chiocciola: tre gradini di legno scuro che si alzavano dal pavimento, per fermarsi nel vuoto a cinquanta centimetri da terra. Vi girò attorno; non vide nulla. Li salì, dubbiosa; saltò giù dal terzo. Ancora nulla.
Camera? Chiese, speranzosa: Di che si tratta?
Ma, questa volta, non ottenne risposta.
Tornò quindi sulla sua strada, e non dovette camminare ancora a lungo: non molto più in là, la scia si arrestò di fronte a un tavolino affiancato da due divanetti arancioni, protetto da un muro di libri e riparato da un pannello variopinto. Ginevra fece un passo verso la libreria, trepidante; poi però il suo sguardo saettò verso i due tomi abbandonati sul tavolino. Era contesa tra due curiosità… Si risolse: un’occhiata veloce ai due libri fuori posto e poi si sarebbe dedicata alla libreria.
Raccolse uno dei volumi abbandonati lì sul tavolino, chiedendosi quando e da chi; si trattava de Il Grande Arcano, di Eliphas Levi.
Prese a sfogliarlo;  qua e là tra le pagine spuntavano appunti frettolosi…
Aspetta un attimo… !     - per un momento quella grafia le sembrò la sua - ma no, non era così; eppure, le era incredibilmente familiare. Dovette studiarla diversi momenti per comprendere ciò che aveva davanti agli occhi: la disinvolta fusione dei suoi sgorbi e dell’ordinata e razionale scrittura di Tom: quella era la forma delle parole vergate dalla sua mano, ma pensate dalla mente di lui. Quei libri dovevano essere rimasti lì da una delle ultime volte in cui lei, posseduta, era stata nella Camera dei Segreti. Avere di fronte agli occhi la prova fisica del potere che Tom aveva esercitato su di lei non la turbava nè la spaventava, realizzò Ginevra: ora lei si muoveva in questo spazio come sua pari, era in controllo di sé stessa.
Incuriosita, prese a sfogliare l’indice e scoprì che si trattava dell’ultimo di una serie di cinque libri:

  1. Il Dogma dell’Alta Magia: concetti di Arti Oscure, parte prima

  2. Il Rituale dell’Alta Magia: concetti di Arti Oscure, parte seconda

  3. La Chiave dei Grandi Misteri

  4. Paradossi della Scienza Suprema

  5. Il Grande Arcano


Manuali di Arti Oscure...Interessante.
Era una branca totalmente nuova per lei; Ginevra estrasse pergamena e inchiostro e si segnò i titoli, determinata a rintracciarli a breve.
Si dedicò all’altro libro presente sul tavolo: Optics di Isaac Newton.
Newton? Quel Newton? L’alchimista che aveva formulato le fasi cromatiche della sublimazione alchemica, gettando le basi dell’alchimia moderna? Cosa ci fai tu, qui?
L’ultima cosa che Ginevra si sarebbe aspettata era di trovare Newton tra i testi di Arti Oscure; eppure, eccolo. Curioso, veramente curioso… Diede una scorsa alle pagine, in cerca di eventuali annotazioni, ma non le saltò all’occhio nulla.
Newton?!?” annotò su un angolo della sua pergamena, prima di passare oltre; avrebbe indagato.
Una volta riposto il libro accanto al primo, dedicò la sua completa attenzione alla libreria.
Scandagliò rapidamente lo scaffale, ricolmo di titoli criptici: Il Grande Grimorio, La chiave di Salomone, L’eredità dei Tre FratelliIl Dogma dell’Alta Magia, di Eliphas Levi! Affiancato, in ordine, dagli altri volumi della raccolta. Ginevra li sfilò in blocco dallo scaffale, e li piazzò sul tavolo con un tonfo.
Emozionata, prese posto sul divanetto, posizionò la pila di libri alla sua sinistra, pergamena e calamaio alla sua destra; aprì il primo volume e dispose la mente all’apprendimento: era pronta per iniziare i suoi studi.

 

Il Dogma dell’Alta Magia:
Concetti di Arti Oscure, parte I

Introduzione


“Le Arti Oscure sono varie, multiformi e mutevoli. Ciò che esse hanno sempre in comune è il loro assioma di base, il loro principio fondante: il limite non esiste. Il limite è solo mentale. Nel momento in cui il mago supera gli schemi mentali all’interno dei quali è cresciuto, in cui è costantemente immerso, diventa per lui possibile attuare incantesimi che non rispettino le leggi naturali; ovvero senza conseguenze, senza prezzo.”
Forma mentale, limite mentale, quindi io posso cambiare il limite. Mi stai dicendo questo? Che le regole sono inventate o sono poste dalla società per sicurezza? Per limitare un potere infinito e quindi pericoloso?  
“Le leggi principali che le Arti Oscure vanno a scardinare sono quattro: principio di empatia,  principio di scambio equivalente, continuità spazio-temporale e ciclo vita-morte, in difficoltà crescente.”
Vita-morte... il cerchio, il diario: Tom era morto e ora è in vita, e voleva scambiare la mia vita con la sua. Il tipo di legame che c’è tra noi è una sorta di derivazione di questo? Lui stava violando il principio e mutando le leggi naturali, e ciò che è avvenuto ha a sua volta mutato il mutamento… la nostra comune esistenza è una magia oscura all’ennesima potenza, qualcosa di sovrannaturale, poco umano… forse da questo deriva la sensazione di unione tra noi, insieme in questo qualcosa che si stacca dall’umano. Interessante.
Nonostante la Magia Oscura del primo tipo (negazione del principio di empatia) sia la più conosciuta al pubblico non iniziato, in ambito accademico essa è senza dubbio considerata la forma più gretta e fuorviante assunta dalle Arti Oscure nella storia;” che sarebbe a dire  tortura e attacco personale: quello di cui si occupa la Difesa... Che quindi contrasta solo la prima e più bassa forma di arti oscure... Davvero? Adesso sono davvero curiosa di scoprire il resto per questo motivo, in questo volume, essa sarà trattata concisamente, e solo a scopo informativo. La Nostra attenzione verterà su forme più complesse e nobili di Magia Oscura, nonché infinitamente più affascinanti.”
Ginevra girò pagina, vorace.
Come verrà approfonditamente esposto nelle sezioni che seguono, la sola discriminante tra la riuscita o meno di una magia Oscura è la convinzione del mago di poterla compiere”
I pensieri di Ginevra saettavano, ispirati e increduli; era esattamente questo che cercava - è tutto perfettamente folle, ma se mantengo questa sensazione, posso… rilesse la frase precedente:
Come verrà approfonditamente esposto nelle sezioni che seguono, la sola discriminante tra la riuscita o meno di una magia Oscura è la convinzione del mago di poterla compiere, la determinazione e la convinzione che i limiti, in realtà, non esistano. In parole povere la riuscita della magia Oscura dipende dalla forma mentis e dalla volontà della persona: se lo puoi pensare e lo vuoi fare, lo puoi fare.
Questo ci porta ad una considerazione rilevante utile allo sfatamento di alcuni falsi miti: non sono le Arti Oscure a cambiare il mago, ma è il mago stesso a cambiare e plasmare la propria mente, e di conseguenza rendersi in grado di compiere una magia oscura.
In quest’ottica appare chiaro quanto non sia necessario che la magia venga attuata, affinché il cambiamento sia reale.”

...chi diventi è quindi tua responsabilità…
“Pertanto, la connotazione negativa ampiamente attribuita alla nostra Arte attraverso l’attributo “Oscura”, risulta, in quest’ottica, quanto mai inadeguata. Una riflessione terminologica non rientra tuttavia nei Nostri obiettivi in questa sede, e per motivi di chiarezza espositiva ci atterremo alla nomenclatura comune, chiedendo al lettore il piccolo sforzo di svuotare il termine “Arti Oscure” di qualunque accezione dispregiativa.”
Non “Arti Oscure” ma Arti… Alternative?

Ginevra lesse per il resto della mattinata e del pomeriggio, fermandosi soltanto per prendere appunti, smangiucchiando dalle sue provviste di cibo mentre rifletteva: se mentalmente siamo in grado di superare le regole, che siano quelle che ci sono state date o quelle che possiamo dedurre dai cicli naturali, e che tendiamo a dare per scontate, l’unico limite alle magie che siamo in grado di compiere è dato dalla nostra mente… devi essere in grado di crederci, e di riuscire a comprendere come possa funzionare qualcosa di diverso da ciò che già esiste. Se il modello che hai ideato regge, puoi renderlo reale, ma non è semplice; il limite è dato dalla tua capacità mentale, e ci sono cose che non si possono fare perchè semplicemente vanno al di là della mente umana...

Ginevra mise il segno nel libro solo a pomeriggio inoltrato: avrebbe voluto andare oltre, ma sentiva di aver bisogno di tempo per processare le nuove informazioni e far proprio tutto ciò che aveva scoperto; si stiracchiò, soddisfatta ma indolenzita, e rimase un attimo a fissare il vuoto, il cervello che ronzava. Poi si alzò e si diresse fuori dalla biblioteca: aveva bisogno di sgranchirsi.
Uscita nell’enorme atrio, Ginevra si guardò attorno e scorse qualcosa che non aveva notato in precedenza: ai lati del portone d’ingresso, facevano capolino due identici accenni di scale a chiocciola, simili a quello che quella mattina aveva catturato la sua attenzione in Biblioteca.
Si avvicinò, indagatrice; girò attorno al più vicino, osservandolo, e quando si trovò parallela all’ultimo gradino, scorse dall’altra parte un corridoio… era come guardare attraverso una finestra, o una porta invisibile. Senza pensarci due volte, saltò sul gradino più alto, e fece un passo nello spazio al di là, sbucando in un ballatoio, una ventina di metri più in alto di dov’era stata fino all’istante prima. Prese a percorrere il lungo corridoio intervallato da archi che si affacciavano sull’atrio centrale… si fermò di colpo, colta da un’epifania: sotto di lei si estendeva il cerchio alchemico, e da quell’altezza sarebbe stato visibile nell’insieme! Si sporse per ammirarlo, ma inutilmente: era troppo lontano perché le linee incise fossero visibili. Rimandò con un sospiro, facendosi appunto mentale di creare un composto fluorescente con cui evidenziare i solchi la prossima volta che fosse scesa nella Camera. Proseguì per quella strada finchè, a metà della lunghezza del corridoio, trovò una porta; la varcò, per trovarsi in quella che era inconfondibilmente una sala comune: uno spazio accogliente, con divanetti, camini, candelabri incantati, un enorme e soffice tappeto verde smeraldo (come quello dell’ingresso, sul quale era quasi crollata addormentata, settimane prima), e ai lati due scalinate, che dovevano portare ai dormitori. Ginevra diede una rapida occhiata, verificando la sua ipotesi, poi tornò ai divanetti della sala comune, e si abbandonò su uno di questi. Di fronte a lei, un ritratto di una famiglia dall’aria regale era illuminato dalla luce sfuggente delle candele. Salazar e i suoi diretti eredi: un giovane dallo sguardo altero, e una ragazzina che rivolse a Ginevra un sorriso sagace. Il vecchio la osservò con interesse: forse era tanto che non vedevano nessuno, o forse la visita di una Grifondoro era semplicemente inaspettata. Probabilmente entrambe le cose.
<< Salve! >> Salutò lei: << sono una nuova studentessa >> Si stava davvero presentando a Salazar Serpeverde come una nuova studentessa della Camera? Ridacchiò fra sé e sé. Tanto, più assurdo di così…
<< Indubbiamente >> confermò lui, la sua espressione non recava traccia di ironia.
<< Benvenuta >> si apprestò a dire la ragazzina.
<< Grazie >> rispose Ginevra a mezza voce. Non sapendo esattamente come proseguire la conversazione, distolse lo sguardo e tacque.
Sarebbe sembrata incredibilmente fuori posto, eppure si sentiva a casa. Che strana posizione, la sua, così improbabile. Questo nuovo ruolo che si stava costruendo era davvero fuori da ogni schema: figlia dell’Ordine della Fenice, allieva di Silente così come di Tom Riddle, e indissolubilmente legata a questo (dopo essersi immersa nel cerchio alchemico, quella era per lei una verità indubitabile - in qualche modo sentiva che il suo essere completa includeva lui, e viceversa), eppure ora si sottraeva a entrambe le “squadre”, decidendo di crearsi un gioco proprio e indipendente in cui seguire le proprie priorità, e scrivere le proprie regole. Voleva essere sé stessa interamente, e non avrebbe più potuto esserlo se non in questo modo; le esperienze che aveva vissuto le avevano aperto uno spiraglio su una realtà più complessa, che ora non poteva e non voleva dimenticare. Aveva scelto: era una ribelle, e una rinnegata. Era lei, era questo: aveva trovato il suo posto nel mondo.

 

CANZONE: Renegade - Paramore
https://www.youtube.com/watch?v=rMEBCK0Zzv8

 
 

AVVISO DEL 19/01/21
Ciao a tutti! Abbiamo eliminato momentaneamente il capitolo XIII, perché presto pubblicheremo una versione aggiornata e migliorata, a cui seguiranno, a breve distanza, dei nuovi capitoli. Dopo una lunga pausa, siamo finalmente tornate a scrivere, e speriamo che qualcuno di voi abbia ancora la voglia e la pazienza di leggerci.

Un abbraccio e a presto!

Blue Heads

   
 
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