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Autore: JeremyGender    08/03/2018    0 recensioni
Crocifissa è una ragazza di 16 anni che dalla vita tranquilla del paese si è ritrovata catapultata nel mondo magico.
Ma le cose diventano ancora più difficili quando ritrova in uno dei bagni della scuola di Kairawan, l'Arcaica Scuola Siciliana di Magia e Stregoneria, una ragazza ricoperta di sangue e un libro tanto antico quanto misterioso.
Chi è la Dama del Lignaggio e perché tra tutte ha scelto proprio lei?
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Nuova generazione
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Capitolo 15. Dove ritorni a Roccadia anche se ti sembra diversa.
 
Suor Clotilde Martha Tuccida Osiris fece uno dei suoi sorrisi contenuti che erano capaci o di scaldare i cuori o di terrorizzare, a seconda della situazione.
‘Oh!’ esclamò sorpresa. ‘Questa sì che non me l’aspettavo. Potrei sapere, di grazia, come mai siete qui invece di essere a scuola?’
‘Ehhh...’ incespicò Geronimo. ‘Siamo usciti a fare due passi.’ disse con nonchalance ‘Oggi è sabato, si può uscire da scuola.’
‘So benissimo che il sabato gli studenti dell’ultimo anno possono uscire da Kairawan; ma, se non mi sbaglio, voi fino alla lezione del giovedì mattina, eravate al sesto anno…’ disse scrutandoli uno per uno.
‘Si, effettivamente sembrerebbe proprio una strana situazione, se non fosse,’ disse Geronimo alzando il dito indice con fare teatrale ‘che noi siamo seriamente intenzionati a passare al settimo anno, l’anno prossimo…’
‘Quindi stiamo facendo una prova.’ venne in suo soccorso Egidio.
Crocifissa si batté una mano sulla fronte per la piega che stava prendendo la discussione.
‘Mmm capisco.’ disse la Professoressa Osiris spostando lo sguardo sulle ragazze.
‘E perché vorreste entrare nella zona magica?’
‘Bhè, perché siamo dei maghi.’ disse Geronimo alzando le spalle.
‘Fino a quando non vi confiscano la bacchetta.’ rispose l’insegnante in tono tagliente.
‘Ma vi è andata bene. Oggi sono di ottimo umore, c’è una bellissima giornata ed è un ottimo giorno per visitare Palermo Arcana.’ disse mentre scriveva su una pergamena.
‘Io non vi ho visto, voi non avete visto me e l’Emiro non saprà mai niente di questo incontro. Noi Beati Paoli non andiamo in giro a sbandierare la nostra identità quindi conto sulla vostra completa discrezione; soprattutto nella tua Terranova. Tutto chiaro?’
‘Trasparente!’ si affrettò a dire Crocifissa afferrando i permessi.
‘Bene. Allora seguitemi.’
Con andatura lenta l’insegnante uscì dalla stanza seguita dal gruppo di studenti.
Proseguirono per alcuni metri prima di ritrovarsi all’interno di una piccola cappella illuminata da candele e profumata d’incenso.
Suor Clotilde Martha Tuccida Osiris e Crocifissa, d’intinto, fecero il segno della croce mentre gli altri tre rimasero in attesa.
‘Non dirmi che adesso dobbiamo pregare.’ disse Geronimo ad Ranavalona alzando gli occhi al cielo.
‘Siamo arrivati.’ disse la suora fermandosi davanti un confessionale. ‘Chi vuole essere il primo?’
‘Ci dobbiamo confessare?’ chiese preoccupata Crocifissa.
‘Si vabbè, se entro io non esco più. Non possiamo saltare questa parte e andare al sodo?’ sbuffò Geronimo.
‘Chi vuole essere il primo?’ ripeté impassibile Suor Osiris.
‘Vado io allora. Che sono un anima pia.’ disse Egidio facendosi avanti.
Quando entrò nella cabina del confessionale di legno Suor Osiris chiuse la tendina di velluto viola per poi riaprirla all’istante.
La cabina era vuota.
‘Per fortuna; è un passaggio.’ si rilassò Geronimo. ‘Allora passo io. Tutta questa religiosità mi sta mettendo ansia.’
E anche lui alla riapertura della tenda era sparito.
‘Ranavalona, vuoi andare tu?’ la invitò l’insegnante.
Quando anche Ranavalona sparì, Crocifissa si sistemò nel confessionale.
‘Stai attenta ragazzina. Vi state mettendo in una cosa più grande di voi.’
E prima che Crocifissa potesse rispondere la tendina si chiuse e una forte luce l’abbagliò. 
Si ritrovò seduta su una panchina all’ombra di un grande olmo.
Davanti a lei una piazza gremita di gente.
Crocifissa fece un sospiro di sollievo. I cappelli a punta e i mantelli di pelliccia erano segno che era arrivata nel posto giusto.
‘Crocifissa siamo qui. Vieni!’ la incitò una voce alla sua destra.
Si trattava di Ranavalona.
Crocifissa si alzò e andò loro incontro.
‘Ragazzi è successa una cosa stranissima…’ disse Crocifissa ripensando alle parole dell‘insegnate di Storia della Magia.
‘Trovate!’ disse Geronimo venendo verso di loro con una scopa in mano.
‘Ho noleggiato quattro scope e in più ho preso questa mappa. Abbiamo un bel po’ da volare per arrivare a Roccadia.’
‘Molto gentile amico mio.’ disse Egidio dandogli una pacca sulla spalla.
‘Gentile un cavolo. Costano un tarì l’ora quindi diamoci una mossa.’
Salirono in arcione ognuno nella loro scopa e partirono seguendo una formazione a diamante guidata da Geronimo.
Attraversarono boschi e fiumi; nel loro viaggio incontrarono alcuni burbutti, dei gufi con orecchie da lepre, che volavano solitari, e uno stormo di ippociconie, elegante e aggraziato animale originato dall’incrocio del cavallo e la cicogna.
Volarono fino a quando Geronimo non rallentò indicando una grande macchia verde sotto di loro.
Crocifissa riconobbe la villa che aveva visitato durante il rito.
Scesero in picchiata e atterrarono su un morbido prato verde.
La strada era libera e la villa era immersa nel verde ma nonostante questo rispetto alla loro prima visita ora tutto l’ambiente sembrava più cupo.
Il grande portone di ingresso, come la prima volta, si spalancò con un cigolio e il gruppo entrò a Roccadia.
I pavoni erano scomparsi e le fontane e le statue che decoravano i giardini ora erano abbandonate e in parte ricoperte da rampicanti; l’unica statua che sembrava essere in condizioni migliori rispetto le altre ritraeva una donna bellissima con una scimmia sulla spalla che i ragazzi riconobbero come Donna Caterina.
‘Che posto lugubre che è diventato.’ commentò Ranavalona andando verso il portone d’ingresso.
In prossimità della porta vennero accolti da tre strani elfi domestici dalla pelle bitorzoluta e grigia scura.
‘Benvenuti a Roccadia Signori.’ disse uno di loro con voce rauca ma servile.
‘Accomodatevi pure, la Padrona sta per arrivare.’
Due di loro presero le scope per portarle in un capanno poco lontano dall’ingresso, mentre l’altro li guidò verso casa.
‘Ma cosa hanno questi elfi? Sono malati?’ chiese a bassa voce Geronimo quando entrarono nel grande salone che adesso sembrava molto meno luminoso.
‘Non sono elfi, credo proprio siano døkkálfar. Ed è strano trovarli qui, sono elfi oscuri che vivono perlopiù in Islanda. Sono molto potenti e manipolatori in grado di evocare la caccia selvaggia, solo un grande mago riuscirebbe a piegarli per farsi servire.’ rispose Ranavalona.
‘La odio quando fa la saputella.’ disse Crocifissa.
‘Chissà in che guaio ci stiamo cacciando.’ disse Egidio sprofondando su un’antica poltrona.
 
La padrona di casa si presentò con un abito blu scuro molto ingombrante e vaporoso, fuori moda anche per una strega.
La pelle era pallida, i capelli biondi acconciati con elaborati boccoli e incastrati in un ampio cappello del colore del vestito, gli occhi neri e severi.
‘Benvenuti nella mia umile magione.’ disse la donna con voce amabile ma vagamente forzata ‘Io sono Eleonora Campari ed è stato un piacere, ma vi confesso anche una sorpresa, aver ricevuto la vostra lettera prima e la vostra visita adesso. Un progetto scolastico mi avete scritto se non ricordo male.’
‘Esatto, per Storia della Magia. Stiamo studiando le più grandi personalità magiche siciliane e noi è toccata Caterina Cavalieri.’ spiegò Ranavalona.
‘Caterina Cavalieri…’ disse con tono quasi disgustato la padrona di casa. ‘Strega sopravvalutata in bellezza e bravura. Ne abbiamo avute di migliori; Rosa de Luna per citarne una, discendente della grande Aloisia de Luna. Abitava proprio qui vicino prima che gli zotici abitanti del villaggio la esiliassero per presunte attività illecite e uso della magia nera. Ma se volete comunque parlare di quella sedetevi pure, so delle cose che nessun libro di storia racconta.’
Più osservava quella donna più Geronimo si convinceva di averla già vista.
‘L’avrai vista in qualche quadro antico, neanche ne Il Segreto si vestono così.’ bisbigliò Egidio una volta che Geronimo gli aveva espresso la sua impressione.
‘Dove?’ chiese lui confuso.
‘Lascia stare. Cose da babbani.’
   
 
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