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Autore: Manto    15/03/2018    1 recensioni
◆ Arco narrativo principale: tradimento di Aizen; i personaggi e gli avvenimenti verranno ripresi e leggermente modificati dall’aggiunta di due personaggi originali.
Tsuki e Hoshi non stravolgeranno gli eventi: solo le persone con cui entreranno in contatto, causando risate e lacrime insieme ai loro compagni. Fatevi prendere per mano da loro, vi porteranno a conoscere le storie e il cammino che intraprenderanno sotto l’egida dei Quattro Cavalieri.
Il dolore, l’amore, il potere: venite a scoprire ciò che i personaggi non vi hanno mai raccontato, e la differenza che uno solo può portare sulle sorti di molti.
NOTE: Storia scritta a quattro mani con Flos Ignis.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kuchiki Rukia, Nuovo personaggio, Renji Abarai, Shūhei Hisagi, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Come ho fatto a finire in questa situazione?

Era incredibile la quantità di volte in cui quella domanda gli era balenata nella mente nel giro di pochi minuti.

Hisagi sapeva che accettando di fare quel favore alla sua cara amica Tsuki si sarebbe ritrovato in una posizione piuttosto scomoda, ma non era mai riuscito a negare nulla a quegli occhioni dolci e di certo non avrebbe iniziato proprio in una situazione tanto delicata.

-Shuhei, hai intenzione di farmi da scorta per tutto il giorno? Ma voi della Nona non avete proprio nulla da fare?-

L'ennesimo sospiro gli uscì dalle labbra, ma per una volta evitò di correggerle l'uso del suo nome. Tsuki quella mattina si era dovuta obbligatoriamente assentare per partecipare ad un'importante assemblea della sua Brigata, ma non sarebbe riuscita a stare tranquilla sapendo Hoshi tutta sola.

Durante il suo giorno di permesso, chissà in quali guai si sarebbe potuta cacciare. E lui non se la sentiva affatto di darle torto, ecco per quale motivo alla fine aveva accettato di farle compagnia per qualche ora. Persino lui era proccupato per quella che era, a tutti gli effetti, una persona a cui era affezionato. Non che glielo avrebbe mai detto chiaramente, ovvio.

Non che lei non lo sapesse, in fondo.

-Muoviti Shuhei, o ti lascio indietro!-

-Si può sapere dove stai andando così di fretta, Hoshi? E poi, solo perchè tu hai la fissa di essere chiamata per nome da chiunque e senza alcun suffisso rispettoso, non significa che tutti siano come te.-

-Per fortuna!-

-Questo senza dubbio.-

-Ora sei cattivo...-

-Ma l'hai detto tu stessa!-

-Ma io posso dirlo di me, tu no!-

Grugnì, infastidito. Per qualche motivo le sue discussioni con quella testa calda finivano sempre più o meno così. Se non fosse stato certo del contrario, avrebbe giurato che in realtà lei possedesse l'anima di una bambina piccola. Di certo era dispettosa come tale.

Lui, che di solito evitava il più possibile le discussioni per amore della pace, con lei non riusciva a trattenersi dal rispondere a tono. C'era qualcosa in lei che lo irritava a pelle, eppure alle volte si scopriva persino divertito dopo uno dei loro diverbi.

Quello però non era il caso.

-Dunque, me lo dici dove andiamo ora?-

Lei si guardò alle spalle per un attimo, congelando il proprio sorriso sul volto per evitare di mostrarsi nuovamente in lacrime. Aveva fatto visita alla madre nel Rokungai per darle personalmente la notizia della morte di Takeshi, e si era trattenuta più di un'ora per poterla tranquillizzare abbastanza da riuscire a lasciarla di nuovo. Non sarebbe mai riuscita ad affrontare anche il suo fratellino più piccolo, aveva lasciato la casa prima che lui tornasse certa che la madre avrebbe affrontato al meglio la quesione con il piccolo di casa, Arata dal carattere mite e affettuoso, per nulla esagitato come quello della sorella o determinato come Takeshi. Come era Takeshi.

L'espressione tranquilla che lei aveva sfoggiato per tutta la mattina si era pesantemente incrinata davanti a sua madre, ma il sorriso palesemente falso che sfoggiava in quel momento era ancora più preoccupante. Conosceva bene la shinigami dai capelli rossi, e quando sfoggiava una tale espressione di solito era perchè celava qualcosa.

E quel qualcosa, solitamente, erano guai.

-Cos'hai intenzione di fare?- chiese leggermente preoccupato, iniziando seriamente a temere che stesse per accadere di tutto, dalla ragazza che si lanciava all'attacco dell'Hollow che aveva ucciso suo fratello a lei che scatenava la fine del mondo.

La prima era la più probabile, ma il ghigno che gli rivolse per poi iniziare a correre in direzione del Seiretei parlava di altro.

-Vado a fare un po' di allenamento all'Undicesima. Quei ragazzi sono i migliori quando si tratta di combattere!-

Arrivati a quel punto, il Tenente della Nona Brigata avrebbe preferito affrontare la fine del mondo.





Hoshi sapeva che Tsuki aveva mandato il loro amico a controllare che non facesse pazzie, ma non ce ne sarebbe stato motivo. Era certamente impulsiva, ma non sciocca: non si sarebbe mai avventurata da sola al distretto Sessantotto per affrontare l'Hollow che aveva ucciso suo fratello e l'intera squadra della Terza.

Sapeva di essere forte, ma ancora non abbastanza. Ecco perchè, dopo aver consolato sua madre e averle nascosto le sue lacrime per non farla ulteriormente preoccupare, aveva deciso di aver bisogno di menare le mani.

Le avrebbe schiarito le idee e sarebbe diventata più forte, solo poi avrebbe dato la caccia al bastardo che aveva osato uccidere un membro della sua famiglia.

Non aveva tempo per il lutto.

Non appena varcò la soglia, molti la salutarono con grandi pacche sulle esili ma forti spalle, lanciando grida di battaglia al suo passaggio. Aveva molti amici da quelle parti, per un periodo era stata una loro compagna, ma poi aveva deciso che la Decima Compagnia avrebbe fatto più al caso suo.

Questo non significava che si fosse dimeticata dei suoi vecchi nakama o viceversa.

-Guardate un po' chi è tornato all'ovile! Che c'è Hoshi, ti sei stufata di fare la brava e sei tornata per scatenarti?-

-Ikka-kun, cercavo proprio te!- 

-Oh, ma dai? Pensa le coincidenze, anch'io!-

-Come mai?-

-Mi devi un combattimento, ieri sera mi hai lasciato alla locanda a pagare per tutti!-

-Ehi, ma a Yumi-chan non dici nulla?-

-Con lui farò i conti più tardi...-

Le lanciò un'occhiata velata ma eloquente, facendole capire chiaramente come aveva intenzione di vendicarsi su di lui. Ghignò parimenti a lui, felice che i suoi amici si stessero godendo l'inizio della loro relazione e che fossero ancora nella fase della "luna di miele".

-Direi che allora sono capitata proprio al momento giusto. Iniziamo!-

-Non tiri fuori la zampakuto?-

-Non per il momento. Che c'è, hai paura di farti battere da una ragazzina disarmata?-

-Piccola stronza...- lui sorrise, estremamente divertito. Come lei, adorava le loro schermaglie.

Non si scambiarono altre parole per la successiva mezz'ora.

Attorno a loro si era accalcata una gran folla piena di grida di incitamento, mentre i due combattevano ferocemente. Ikkaku aveva rilasciato il suo shikai, ma sapeva che non avrebbe mai tirato fuori il bankai davanti a tutte quelle persone. Le stava bene così.

D'altro canto, lei non aveva neppure estratto la sua zampakuto, combatteva a colpi di kido e arti marziali, discipline in cui eccelleva. La sua tecnica di spada era persino migliore, ma se poteva cercava sempre di evitare di usarla davanti a persone che non fossero i suoi amici più cari. Sempre che non ce ne fosse un'estrema necessità, naturalmente.

E poi era incredibilmente soddisfacente usare il suo stesso corpo per combattere, la aiutava sempre molto quando aveva bisogno di sfogarsi. Il dolore fisico la esaltava, la faceva sentire viva come non mai e le dava una chiara percezione della forza sua e del suo avversario. Era per il suo amore per la battaglia che, inizialmente, aveva scelto quella Brigata.

Se ne era andata perchè rispettava troppo Ikkaku per soffiargli il posto da Terzo Seggio. Poco male, si era detta, non era una persona ambiziosa, le bastava la consapevolezza di essere forte per stare bene con se stessa. Le era stato proposto un trasferimento, ma non avrebbe mai accettato se tra le sue possibilità non ci fosse stato un ruolo nella Brigata di Toshiro Hitsugaya. Non poteva mentire a sè stessa, era principalmente per stargli vicino che se ne era andata.

Un colpo allo stomaco le disse che si era distratta decisamente troppo, ma ci mise poco a recuperare: contrasse i muscoli della schiena per poi passare a quelli del braccio, sferrando un pugno pieno della sua reiatsu dritto sul fianco scoperto del suo amico. Gli fece sputare un po' di sangue e quello era il loro segnale per concludere l'allenamento: era una lotta al primo sangue, e nonostante lei avesse voluto contrastare a mani nude una zampakuto ne era uscita senza un graffio.

Non era un mistero per nessuno, lì dentro: lei era forte, ma soprattutto era molto veloce e aveva una percezione finissima del reiatsu. Questo la rendeva un'ottima sentinella e guardia del corpo, compiti che aveva svolto più volte per dei nobili sotto gli ordini del suo attuale Capitano.

-Si può sapere cosa cazzo sta succedendo qui? C'è una festa e non sono stato invitato?-

La pressione spirituale che avvertì Hoshi la avvisò che la situazione si era fatta più complicata del previsto.

-Kenpachi-Taichou!- fu un coro pieno di rispetto e aspettativa quello che lo accolse, degno del più potente della Brigata più forte in combattimento.

-Eh? Allora? Chi ha tanta voglia di menar le mani, venga qui da me! Hahaha!-

Hoshi tremò leggermente, ma quando le sarebbe ricapitata l'occasione di fronteggiare un capitano della sua risma?

Si fece avanti, ignorando il suo amico Hisagi che correva via all'improvviso dopo essere rimasto silenziosamente ad assistere alla sua precedente lotta.

Sguainò subito la zampakuto, ben sapendo che contro la potenza soverchiante del suo avversario non poteva esitare.





-Tsuki-chan! Siamo nei guai!-

-Hisagi? Cosa ci fai qui? Sono in riunione con Kyoraku-Taichou...-

-Hoshi sta per combattere contro il Capitano Kenpachi.-

Tsuki mandò al diavolo, con ordine: la sua amica, la riunione che mollò senza pensarci su troppo, la sua amica, l'hollow che aveva ucciso Takeshi-nii, la sua amica, Ikkaku e Yumichika che avrebbero dovuto impedire a Hoshi di scontrarsi con il loro capitano conoscendo alla perfezione la sua natura animalesca, la sua amica...

Hisagi, in decenni di conoscenza, aveva visto Tsuki Umiko arrabbiata un sacco di volte, triste alcune, felice la maggior parte.

In quel momento, ella mostrava in viso un'espressione risoluta, con gli occhi castano scuro persi oltre ciò che vedevano, la determinazione del diamante a muoverla. Non era sicuro di cosa stesse provando, ma sicuramente la sua energia spirituale non era da sottovalutare: era talmente irrequieta da assumere quasi consistenza.

Gli ci volle qualche momento, dopo che lei sparì correndo dalla sua amica - non sapeva se per salvarla o ucciderla lei stessa per le preoccupazine che le causava- per capire di non essere più solo.

-Ah, cosa non faremmo per i nostri amici...-

-Le mie più sentite scusa, Kyoraku-Taichou! Non accadrà mai più!-

Lui si accese la pipa, tirando fuori dal nulla un bicchierino di sakè: -Non hai nulla da temere, avevamo comunque finito di discutere le questioni importanti. Del resto può occuparsi Nanao-chan, non è vero mia cara? E comunque, avevo intenzione di lasciarla libera a breve: sembrava una leonessa in gabbia, tanto era preoccupata per Hoshi-chan. A giusta ragione, aggiungerei.-

-Non sono riuscito a impedirle di cacciarsi nei guai come le avevo promesso purtroppo.-

-Non avresti potuto nemmeno se avessi posseduto dieci volte il potere del Comandante Supremo. In questo momento ha bisogno di sfogarsi, una perdita va affrontata come ognuno sente sia meglio per sè.-

A queso, Hisagi scelse saggiamente di non ribattere.





Quella stupida... la lasciava sola per poche ora e lei cosa faceva? Andava a cercarsi rogne con lo shinigami più terrificante di tutta la Soul Society! 

Se il Capitano Zaraki non la fa fuori poi le faccio una lavata di capo che non se la scorda finchè campa.

Quandò arrivò in prossimità dell'Undicesima Brigata, le urla di incitazione iniziarono a perforarle i timpani insieme al rumore di due spade che si scontravano con violenza. 

Si fece largo nella folla a suon di gomitate, non aveva tempo di fermarsi a usare i suoi soliti modi gentili.

Ciò che vide le diede ragione.

Zaraki Kenpachi ghignava come il sadico fissato per le battaglie che era, mente continuava a scontrarsi con la sua ex subordinata, piena di ferite più o meno profonde, tra le quali una sopra la tempia destra che le infastidiva non poco la vista. 

Lei aveva estratto la spada, ma non l'aveva ancora rilasciata. 

Maledetta lei e la sua riluttanza al mostrare il suo shikai! Nemmeno stanca e ferita si decideva a lasciar andare il pudore con cui nascondeva la sua anima a chiunque, se ne aveva la possibilità. Per lei che era così espansiva sembrava una contraddizione, ma non lo era affatto: ciò che lei proteggeva era la parte più intima di sè, per lei mostrare la vera forma della sua zampakuto sarebbe stato come rivelare la parte più profonda di se stessa.

Era un discorso così irrazionale da essere perfettamente coerente per una personalità complessa come quella di Hoshi.

Quando però vide la sua amica faticare a rialzarsi dopo un attacco più pesante dei precedenti, decise che era il caso di intervenire.

-Ora BASTA.-

Si fece largo sul capo di addestramento, mettendosi letteralmente in mezzo ai due contendenti. Tutti la guardarono come se fosse impazzita, e non poteva dar loro torto. Chi mai sarebbe stato così folle da intromettersi in un allenamento di Zaraki Kenpachi?

Ma quando vide che persino Hoshi la guardava in quel modo, perse davvero la ragione. La prese per il colletto della veste nera, ignorando temporaneamente la preoccupazione per le sue ferite in favore della collera che la stava muovendo.

-Si può sapere cosa ti è venuto in mente? BAKA! Vuoi forse farti ammazzare? Bene, ma sappi che se sei così decisa a morire sarò io stessa ad ucciderti! Non ti è consentito perire per mano di altri!-

Hoshi annuì immediatamente, intimorita per quel tono infuriato, ma subito dopo fece un piccolo sorriso di scuse. Aveva compreso la preoccupazione dietro la sua ira, come sempre.

Tsuki si voltò verso il suo sfidante, che le fissava alquanto divertito.

-Mi scuso per aver interrotto l'allenamento, ma Hoshi ora deve andare via urgentemente.-

-Solitamente farei a fette chiunque osi interrompere il mio divertimento, soprattutto perchè stavo giusto per iniziare a scaldarmi... ma visto che le tue azioni mi hanno comunque divertito, lascerò correre per questa volta.-

Detto questo si mise a cercare tra i componenti della sua Compagnia  qualcuno che gli facesse da avversario, mentre loro vennero raggiunte da Renji, apparso chissà da dove, che prese in braccio la comune amica per allontanarsi più in fretta.

Si ritrovarono tutti e tre nella camera di Hoshi, perchè lei aveva protestato per tutto il tempo sul fatto di non voler andare alla Quarta brigata per farsi curare. Era stata così insistente che alla fine avevano ceduto.

Decisamente, sapeva come far fare agli altri ciò che voleva: esasperandoli.

-Io sono venuto solo perchè Hisagi è riuscito a mandarmi un messaggio, ma devo tornare ai miei doveri di Tenente. In questi giorni Kuchiki-Taichou è persino più irritabile del solito.- sbuffò, diede una carezza un po' rude tra i capelli ricci della sua "sorellina" e dopo che lei gli rispose con un debole pugnetto se ne andò alla velocità della luce.

Tsuki incrociò le braccia, in attesa.

Quando gli occhi verde pallido di Hoshi incrociarono i suoi, la sua amica sospirò, in attesa di una ramanzina. Partì quindi in anticipo, sperando palesemente di rabbonirla.

-Senti, non ero partita con l'intenzione di sfidare proprio il Capitano Kenpachi! Non sono così pazza. Volevo solo sfogarmi un po', combattere mi aiuta a rilassarmi lo sai... ma Ikkaku dopo mezz'ora ha perso e io avevo ancora un sacco di adrenalina in circolo, allora è arrivato il Capitano e io ho pensato...-

-Yazora Hoshi... sei, indubbiamente, la ragazza più esasperante, incoerente, folle e imprudente che io abbia mai conosciuto e di certo quella con la maggiore capacità di attirare casini.-

Lei aveva annuito ad ogni aggettivo che le veniva affibbiato, attendendo una ramanzina che, per quella volta, non sarebbe arrivata.

Tsuki sospirò, per poi avvolgere le braccia intorno alla sua amica, tenendola stretta. Era quello di cui avevano bisogno entrambe.

-Quello che ho detto prima lo intendo sul serio. Non puoi morire e lasciarmi da sola, hai capito? Io lo so che stai soffrendo e che questo è il tuo modo di affrontarlo, ma elaborare il lutto non significa cercare tu stessa la morte. E sfidare a quel modo lo shinigami più forte, tanto da aver ereditato il titolo di "Kenpachi", senza nemmeno evocare la vera forma della tua zampakuto... è come chiedere di essere uccisa.-

-Non volevo farti preoccupare, amica mia. Ti giuro che non intendevo certo morire, non ho istinti suicidi! Volevo solo combattere, sentire il dolore, diventare più forte. Era un'ottima occasione, solo quello.-

-Beh, non farlo mai più. Anzi, so che in qualche modo riuscirai a finire di nuovo nei guai, ma almeno non trattenere la tua forza davanti a nemici palesemente più potenti, chiaro? Ho avuto timore per la tua vita. Cosa potrei fare io, se tu non ci fossi più?-

Restarono strette così, con i cuori a contatto, finchè le loro anime non furono nuovamente calme. La presenza l'una dell'altra aveva sempre quell'effetto.





Era ormai sera quando Tsuki riuscì a trovare un momento per sè.

Aveva chiacchierato con Hoshi per tutto il pomeriggio, si era fatta raccontare come era andata la chiacchierata con sua madre e come stava, ma poi si erano semplicemente coricate insieme sul futon della sua amica, restando in silenzio, scambiandosi ogni tanto solo commenti e risatine leggere senza alcuno scopo se non quello di alleggerire l'animo.

Ora che se ne era andata però, aveva un po' di tempo per riflettere sull'accaduto: forse lei aveva un po' esagerato a temere addirittura per la vita della sua compagna di avventure, di certo non aveva ispirazioni suicide, ma di certo era quantomeno in cerca di guai. Perchè combattere praticamente disarmata contro un avversario senza scrupoli, il cui unico piacere risiedeva nel combattimento fine a sè stesso...

Beh, Tsuki sentiva in cuor suo di aver fatto bene a redarguirla. Oltre ad essere incredibilmente felice per il fatto che lei si fosse unita alla Decima Brigata, nonostante amasse combattere Hoshi aveva bisogno di uno scopo, di qualcuno da proteggere per mostrare il suo pieno potere.

Ora però lei stessa sentiva il bisogno di essere consolata, aveva provato troppe cose per un giorno solo, tra il timore e la rabbia, e il sollievo e l'affetto per quella testa matta.

Si diresse sulla collina dove solo la mattina precedente aveva passato momenti meravigliosi insieme al suo Capitano, speranzosa di trovarlo sotto il loro albero, il luogo preferito in cui si trovavano per passare momenti di intimità.

Fu fortunata, lui era già lì, in attesa di lei.

Si precipitò tra le sue braccia, conscia che a lui questi slanci improvvisi non piacevano troppo, ma troppo bisognosa per badarci in quel momento.

-Tsuki-chan, immaginavo saresti venuta.-

-Ti ringrazio per essere qui. Sono stati due giorni davvero pesanti.-

-Lo immagino.-

-Hoshi è sconvolta, non c'è nulla che le faccia più male del dolore che proviene dai suoi cari. Ha ricevuto in dono un'empatia pericolosa.-

-Anche tu sembri provare la sua stessa sofferenza.-

-Perchè fa male vederla così. Siamo diventate amiche molti decenni fa, siamo legate come e più di due sorelle. La tragedia che è capitata ieri è grave, ma quello che ha fatto oggi è da incoscienti persino per lei.-

-Ti sei scelta un'amica alquanto focosa e impulsiva, Tsuki-chan. Si potrebbe dire che c'era da aspettarcelo.-

-Non intendo aspettarmi certi problemi, ma prevenirli!-

-Sembra quasi che tu stia parlando di mettere sotto una campana di vetro una donna adulta come se fosse una bambina.-

-Non è di certo una bambina, ma ha davvero bisogno del mio sostegno. E io ho bisogno del tuo.-

Il bacio che seguì le fece rilassare i muscoli tesi, ma i pensieri erano ancora tutti lì, nella sua testa, a impedirle di godere appieno di ciò che aveva tra le braccia.

Si staccò dallo shinigami che amava, dispiaciuta più di quanto potesse esprimere, carezzandogli il viso percancellare il disappunto che era apparso sul suo volto.

-Perdonami, Gin... potremmo stare semplicemente qui per un po'?-

-Tutto quello che vuoi, piccola.-





Il Capitano della Terza Brigata osservò il volto addormentato della piccola Tsuki, consapevole che non fossero più soli.

-Capitano Aizen... a cosa devo il piacere?-

-Ichimaru-Taichou, mi dispiace aver interrotto il tuo incontro romantico.-

-Dopo tutti questi decenni, ancora rimango sorpreso dalla facilità con cui menti.-

-Un dono di natura, direi. In ogni caso, tieni bene a mente l'obiettivo.-

-Non temete, Capitano. Quando sarà il momento, questa piccola saprà tornarci molto utile. Che lo voglia o meno, il tempo in cui il suo potere si risveglierà coincide con quello della sua disfatta... e quindi del nostro trionfo.-







Note:
Chiediamo immensamente perdono per la lunghissima assenza. Non lasceremo più la storia in stallo per così tanto tempo, intendiamo portarla a termine, perchè una storia lasciata a metà non è proprio nelle nostre corde.
Speriamo davvero che nonostante i mesi di assenza ci sia ancora qualcuno ad apprezzare I Quattro Cavalieri, storia che è nata insieme a noi e che di noi racconta molto.
Sperando che l'attesa sia valsa la pena, e che qualcuno di nuovo possa perdersi nel nostro tributo a questo fandom che adoriamo, ci vediamo al prossimo capitolo! (che assicuriamo non arriverà dopo troppo tempo)
Manto & Flos Ignis
   
 
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