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Autore: CrazyAF_    28/03/2018    3 recensioni
Sara lo aveva conosciuto solo attraverso i libri della sua saga preferita.
Lui che era il mostro dagli occhi rossi.
Lui che era stato un uomo, prima di cambiare completamente per amore del potere.
Lui che non aveva la minima paura di uccidere un innocente, di procurare dolore a chi si trovasse sul suo cammino.
Lui che provava piacere a fare del male e che sorrideva con malvagità ai suoi alleati, ai suoi seguaci, ai suoi servi.
Lui che era temuto da tutti, grandi e piccini.
Lui che aveva scelto Lord Voldemort come nome, perché Tom Riddle era un nome tutt'altro che adatto a qualcuno che avrebbe conquistato il Mondo Magico e che avrebbe sconfitto, una volta per tutte, la Morte, ottenendo l'immortalità.
Un sogno e Sara venne trascinata nel lontano 1943, quando il perfido Tom Riddle, era solo al suo quinto anno a Hogwarts. Un sogno che forse non è veramente un sogno, ma che potrebbe essere realtà.
E se...
Genere: Mistero, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Sara addentò distrattamente una mela e puntò i suoi occhi marroni fuori dal finestrino dell'autobus della scuola. Osservò una distesa di nuvole grigie che promettevano pioggia e qualche debole raggio di sole che, con un ultimo sforzo, era riuscito a superare quella barriera che presto avrebbe bagnato l'intera città. Sara aspettava con ansia quel momento: il profumo del temporale, il rumore dei tuoni, il cielo che s'illuminava coi lampi.

Sorrise, il sogno che aveva fatto ancora vivido nei suoi ricordi.

Stava piovendo l'altra notte, quando mi sono risvegliata nel dormitorio femminile dei Corvonero, ricordò.

I suoi occhi si spostarono sull'asfalto, dove la linea bianca di mezzeria sfrecciava al passaggio dell'autobus – a volte continua, a volte tratteggiata, a volte doppia. Voleva riflettere su ciò che aveva sognato, ma era circondata dai suoi compagni di classe che, essendo in gita, sembravano avere un'unica priorità: fare baccano. Come poteva lei, quindi, concentrarsi? Come poteva isolarsi, anche solo per un breve lasso di tempo, e ripercorrere i corridoi di Hogwarts, arrivare in Sala Grande per colazione e meravigliarsi di essere stata l'accompagnatrice del crudele Tom Riddle?

L'autobus si infilò in un tunnel e Sara riuscì a vedere il suo riflesso. Il viso era più pallido del solito, gli occhi marroni spenti e distanti e, sotto di essi, due ombre scure si facevano largo attraverso la dose generosa di autocorrettore che Sara, prima di uscire di casa, si era messa. Ci aveva provato, a mascherare il fatto che non era riuscita a prendere sonno la notte precedente, ma era stato tutto invano.

«Non hai dormito, Sara?» le aveva chiesto Odette, una delle sue compagne di classe, ritrovandosi davanti ai cancelli della scuola prima di salire sull'autobus per la gita.

Sara aveva scosso il capo, sospirando.

«Vuoi raccontarmi come mai?» aveva proseguito Odette.

Ancora una volta, Sara aveva scosso il capo.

Ma come avrebbe potuto mettersi a dormire, dopo il sogno che aveva fatto? Come avrebbe potuto chiudere gli occhi e abbassare le sue difese, temendo di ritrovarsi davanti all'uomo che aveva ucciso, torturato e distrutto delle vite innocenti? Ovvio, si rispondeva subito dopo Sara, dandosi della sciocca, tutto quello che Voldemort aveva fatto era successo in una saga, nei libri scritti da J.K.Rowling, quindi perché avere paura?

Eppure...

Sara sussultò. Era talmente immersa nelle sue riflessioni, nei suoi pensieri, che non si era accorta di Odette che, addormentandosi, le aveva adagiato la testa sulla spalla. Sara si voltò lentamente, cercando di non muoversi troppo per non svegliare l'amica, e si ritrovò ad invidiarla: il volto di Odette era calmo, illuminato da un sorriso.

Almeno lei può dormire sonni tranquilli.

Sara riportò allora il suo sguardo fuori dal finestrino e si accorse che aveva iniziato a piovere. Sorrise, pregustando il momento in cui avrebbe potuto mettere piedi fuori dall'autobus della scuola: avrebbe respirato a pieni polmoni il profumo della pioggia, l'odore dell'erba bagnata.

E senza neanche rendersene conto, anche lei finì fra le braccia di Morfeo.

Sara aprì lentamente le palpebre. I suoi polmoni le imposero di inspirare e così lei fece; il suo olfatto fu solleticato da strani odori e il suo udito avvertì il rumore di un liquido che bolliva e lo scoppiettare di un fuoco.

Era tornata a Hogwarts, ma questa volta non si trovava nel dormitorio femminile di Corvonero, bensì in un'aula sudicia e umida. Non vi erano lampadari, ma torce attaccate alle pareti e, accanto ad alcune di esse, scaffali colmi di quelli che potevano essere cadaveri di insetti un po' troppo grandi, rinchiusi in barattoli di vetro sporchi, insieme a liquidi dai colori strani. Il suo sguardo percorse l'intera stanza e andò a posarsi sui calderoni sui banchi, dai quali uscivano vapori grigi, viola, blu, gialli e verdi.

Quella era l'aula di Pozioni, e il professore biondo, grasso e con baffoni da tricheco ne era la prova. Quello, pensò Sara, era Horace Lumacorno in persona.

«Perché mi tieni all'oscuro di tutto, Sara?» le domandò in un sussurro Amy, la sua amica e compagna Corvonero.

Sara si voltò di scatto verso di lei, la fronte corrugata. L'ultima volta che aveva visto Amy era stata poco prima di perdere i sensi – o di svegliarsi nel suo letto – e adesso, mentre tentava di allontanare la domanda "Tom Riddle è in questa stanza?", Sara avvertì che c'era qualcosa di... strano nell'aria, e non erano di certo le pozioni di cui Lumacorno stava parlando.

«Come, scusa?» rispose Sara, confusa.

«Sono la tua migliore amica da cinque anni, ormai!» sbottò a denti stretti Amy, controllando subito dopo che il professor Lumacorno non l'avesse sentita. «Credo di avere il diritto di sapere cos'è successo fra te e Riddle alla festa che ha dato Lumacorno!»

«Io... non so di cosa tu stia parlando» replicò Sara.

Davanti a lei, sul banco, c'era un foglio di pergamena con gli appunti dell'intera lezione. Vicino alla boccetta d'inchiostro, poi, vi era il libro aperto di Pozioni, dove Sara riconobbe la sua scrittura ai margini di pagina cinquecentodue. Afferrò il libro e lesse ciò che aveva scritto, ci passò sopra l'indice e l'inchiostro sbavò leggermente; sembrava tutto così reale... come la prima volta.

«Certo, come no!» riprese Amy, incrociando le braccia al petto. «E allora vogliamo passare sopra al fatto che ti ha riaccompagnata fino alla Torre di Corvonero, al termine della festa?»

Ecco che cosa c'è di strano!, esclamò nella sua testa Sara. Questo sogno è la continuazione di quello precedente! Ma come è possibile?

«Io... ecco... non saprei che dirti, Amy» ammise Sara, stringendosi nelle spalle.

Il professor Lumacorno attirò per un attimo l'attenzione dei suoi studenti, a quanto pare Amy e Sara non erano le uniche a farsi gli affari loro. L'uomo dai baffoni da tricheco ridacchiò con vivacità e indicò la lavagna alle sue spalle con un pollice, poi tirò fuori la bacchetta e la puntò contro un gessetto bianco: sulla superficie nera apparvero due parole che Sara conosceva benissimo.

Felix Felicis.

«Fortuna Liquida» disse Sara ad alta voce, in un soffio, e gli occhi degli studenti presenti in aula si fissarono su di lei.

«Ottimo, Miss Austen!» esclamò Lumacorno, rivolgendole un ampio sorriso. «Sai anche dirmi che tipo di pozione è? Ad esempio, gli effetti su chi la beve!»

«Rende incredibilmente fortunata la persona che ha il piacere di berla, signore» disse una voce maschile, calma e profonda. Sara allungò il collo, voltando di poco il capo verso destra e, seduto in uno dei primi banchi, vicino alla scrivania di Lumacorno, Tom Riddle aveva l'espressione di chi la sa lunga. «Ha il colore dell'oro fuso»

«Simile» lo corresse Sara, sorprendendo Amy, Lumacorno, Tom e sé stessa.

Tom annuì lentamente e ripeté: «Simile»

«Strabiliante!» esclamò Lumacorno, battendo forte le mani. «I miei due studenti migliori, non c'è che dire! Sapete dirmi altro?»

Sara, in fretta, ripensò a ciò che aveva letto in "Harry Potter e il Principe Mezzosangue". Ricordava l'eccitazione di Hermione Granger nel riconoscere la pozione, i dieci punti che Lumacorno aveva assegnato a Grifondoro e la curiosità di Draco Malfoy che si era accesa solo al sentir pronuciare Hermione: «Rende fortunati!». Ma cos'altro aveva detto Lumacorno, nel libro?

Poi, ecco che la lampadina sopra la sua testa si accese.

«E' difficile da preparare, ci vogliono circa sei mesi, e, se si sbagliasse anche solo un passaggio, diverrebbe disastrosa» proseguì Sara, sotto lo sguardo compiaciuto di Lumacorno, di Amy e del resto dei Corvonero. «Una volta bevuta, se viene preparata con cura, la pozione aiuta a raggiungere un determinato obiettivo, attraverso occasioni favorevoli. La sensazione che si avverte, se non erro, è simile ad una vocina che ti spinge a comportarti in un certo modo e...»

«Ottimo, Miss Austen!» esclamò Lumacorno, senza lasciarla finire. «Quindici punti a Corvonero!»

Amy batté le mani, esultò insieme agli altri Corvonero, poi strinse Sara in un abbraccio affettuoso e orgoglioso insieme. Sara, con la gola secca per aver parlato così velocemente e senza sosta, fino all'interruzione del professore, si guardò intorno e sorrise ai suoi compagni di Casa; era leggermente in imbarazzo, però: lei sapeva queste cose solo perché era una fan di Harry Potter, una Potterhead, non perché le avesse veramente studiate... quindi, era stato come barare.

E mentre ringraziava diversi studenti che si congratulavano con lei, Sara si ritrovò a specchiarsi negli occhi scuri di Tom Riddle. Lui la guardava intensamente, con un sorriso appena accennato che, se solo lei non avesse saputo chi sarebbe diventato e cosa avrebbe fatto – proprio durante quell'anno scolastico, per giunta –, gli avrebbe detto che gli donava molto. Mentre si fissavano, un ragazzo seduto alla destra di Riddle si avvicinò a lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Tom gli rispose senza distogliere lo sguardo da Sara.

«Avery è la descrizione di "servo", non credi?» mormorò Amy, e Sara si voltò verso di lei. «Un po' come gli altri che seguono Riddle giorno e notte e fanno ciò che lui ordina»

Sara annuì, poi disse, cupa:. «Tom è nato col potere di affascinare la gente, Amy, ma è solo una maschera, la sua, e temo che quelli che si definiscono amici suoi lo abbiano capito. Scommetto che è a causa sua se finiscono sempre in Infermeria»

«Ne parli come se lo conoscessi... intimamente» replicò Amy, corrugando la fronte. «Comunque perché ci esci, se parli di lui in questo modo? Voglio dire: non lo descrivi come la persona migliore del pianeta, eppure...»

«Io non esco affatto con lui!» sibilò a denti stretti Sara, tenendo la voce bassa perché solo Amy potesse sentirla.

«Ma davvero?» rispose l'altra, alzando le sopracciglia. «Sara, vi frequentate da quasi un mese!»

«Noi cosa?!» esclamò Sara, alzandosi dalla sedia di scatto. Quando si accorse che erano nel bel mezzo della lezione e che tutti, compreso Tom, la stavano fissando sopresi e straniti, Sara si scusò e si rimise a sedere.

La lezione riprese e lei e Amy, fino al suono della campanella, non aprirono più bocca.

Le due Corvonero sistemarono le loro cose nelle borse, Sara impiegò più tempo perché era curiosa di vedere gli altri libri di testo e, allo stesso tempo, temeva che la sua boccetta d'inchiostro si aprisse e si rovesciasse mentre camminava per i corridoi. Sara si sistemò la divisa, guardò per un istante lo stemma della sua Casa e poi seguì Amy fuori dall'aula; lì Tom, Avery e altri tre ragazzi di Serpeverde le stavano aspettando.

«Vorrei scambiare due parole con Sara, se non ti dispiace» disse Tom con garbo, rivolgendosi ad Amy.

Sara si dovette mordere la lingua, perché proprio in quel momento per non dire: «E se io non volessi?». Essendo a conoscenza della sua fama, Sara voleva evitare di rispondere al mago che sarebbe presto diventato un assassino, perché sapeva che remargli contro l'avrebbe potuta portare alla tortura – o peggio –, e questo lei non lo voleva affatto.

Amy guardò Sara. Quest'ultima mostrò all'amica un sorriso tirato, quasi per rassicurarla, ma i suoi occhi parlavano chiaro: Non lasciarmi qui con lui!

Tom si schiarì la gola e aggiunse: «In privato»

Sara incontrò lo sguardo di Riddle. Sul suo viso vi era dipinta una maschera di pura gentilezza e cordialità, ma i suoi occhi scuri le volevano comunicarle che non era molto felice – forse per il fatto che Sara avesse risposto prima di lui a Lumacorno in aula, mettendolo in quasi in ridicolo davanti ai suoi seguaci e all'intera classe, forse per altro. E mentre Sara rifletteva su cosa fosse meglio fare – seguirlo o tentare a tutti i costi di svegliarsi –, Tom si schiarì nuovamente la gola e le intimò, con un occhiataccia che solo lei riuscì a cogliere, di seguirlo senza dire altro.

Sara annuì. «D'accordo. Amy, ci vediamo più tardi in Sala Comune»

Quando Amy fu abbastanza lontana, Tom fece un elegante giro su se stesso e si ritrovò faccia a faccia con i quattro Serpeverde. Disse a bassa voce che l'incontro di quella sera sarebbe stato spostato, poi li mandò via con un gesto pigro della mano e infine tornò a guardare Sara. Lei, che fino a quel momento era stata ad osservarlo e studiarlo, spostò immediatamente il suo sguardo sulle unghie della sua mano sinistra.

«Parleremo nella Sala Comune dei Prefetti» disse Tom, allungando la mano verso di lei, perché la prendesse. «Lì non ci saranno interruzioni, o ficcanaso»

Sara guardò la mano dalla pelle pallida di Tom. Era certa che lei, la Sara del mondo reale, non avrebbe concesso ad un mostro di toccarla, anche solo con una mano, eppure la Sara del sogno, quella nascosta sotto strati di epidermide, le diceva di lasciarsi andare. Quindi, tremante, la Corvonero prese la mano di Tom e, quando le loro pelli entrarono in contatto, lei sentì come un calore – era tiepido, invitante, confortevole.

Confortevole? È di Tom Riddle che stiamo parlando! Ma che mi succede?

I due camminarono, mano nella mano, lungo il corridoio, poi svoltarono a sinistra. Salirono tre rampe di scale, rimanendo in un silenzio pesante ma allo stesso tempo leggero. Qualche studente, lungo il tragitto, si fermava a fissarli, qualche ragazza ridacchiava – una di quelle era Mirtilla Malcontenta: Sara la riconobbe per gli occhiali e per la divisa uguale alla sua.

Mirtilla è ancora viva!, pensò Sara, con un ritrovato sollievo.

~ ~ ~

La Sala Comune dei Prefetti era un miscuglio delle quattro Case di Hogwarts. Sulla parete di fronte alla porta d'ingresso vi erano appesi quattro stendardi e, proprio sotto di essi, vi era un tavolo in legno dove erano state poggiate le copie esatte, molto più piccole ovviamente, delle clessidere coi punti esposte nella Sala d'Ingresso. Adesso sembrava proprio che Serpeverde fosse in vantaggio. In una delle altre pareti vi era un caminetto, nel quale il fuoco scoppiettava allegro; davanti ad esso erano state messe due poltrone e Tom fece sedere Sara su una di esse.

«Notevole, davvero notevole» disse improvvisamente Tom, prendendo posto sulla poltrona libera. «Sei riuscita a sorpassarmi nella materia in cui sei sempre stata seconda, Sara. Complimenti»

La sua espressione non prometteva nulla di buono, quindi Sara preferì stare in silenzio. Non volendo guardarlo negli occhi, col timore di cadere nel suo incantesimo – il fascino –, la Corvonero rimase a fissare con finto interesse il fuoco. Inotre, sebbene si trovasse nella sua amata Hogwarts, anche se nel 1943, per la prima volta avrebbe voluto andarsene.

«Non dici niente, Sara? Neanche un grazie?» domandò Tom, allungandosi sulla poltrona per prenderle una mano.

E di nuovo quel calore.

«Grazie» rispose Sara, senza degnarlo di uno sguardo.

Tom si alzò di scatto, mise i palmi sui bracioli della poltrona di Sara, confinandola. Lei fu costretta a guardarlo negli occhi, girandosi verso di lui con un sussulto.

Da vicino era anche più bello. I suoi lineamenti erano duri, i capelli scuri gli incorniciavano il viso alla perfezione, la mascella rigida e gli occhi ridotti a due fessure e poi le labbra... sottili e così... invitanti. Sara scosse il capo e lo vide sorridere, compiaciuto.

«Grazie e poi?» mormorò, soffiandole sul viso.

Sara chiuse gli occhi, si morse il labbro inferiore e disse: «Grazie, Tom?»

«No, no, Sara. Sai come voglio essere chiamato, quando siamo soli» replicò lui, facendosi più vicino. Piegò la testa, allungò il collo e passò la bocca umida sul collo di Sara, che trattenne il fiato per qualche secondo. «Avanti, Sara. Dillo. Dì: "Grazie, Signore"»

Sara aprì gli occhi di scatto. «Signore? Per quanto tempo ti sei fatto chiamare così dai tuoi... voglio dire: grazie, Signore»

Tom inspirò profondamente, si allontanò lentamente da Sara e si risedette sulla sua poltrona. Allungò nuovamente una mano, ma questa volta non usò alcuna gentilezza con lei e la afferrò per un polso, tirandola verso di sé. Sara si vide costretta a sedersi a cavalcioni sulle sue gambe; Tom, poi, fece scivolare un braccio dietro la schiena della Corvonero e la spinse contro il suo torace.

«Dicevi?» domandò lui, fissandole solo ed esclusivamente le labbra.

«Nulla» deglutì rumorosamente Sara.

Il Serpeverde si mosse velocemente, facendo scontrare la sua bocca con quella di Sara. La baciò con rabbia, con passione, con poco riguardo nei confronti di lei, ma alla ragazza, stranamente, piaceva. Infatti, superato lo stupore iniziale, Sara ricambiò il bacio e lo approfondì, affondando le sue dita nei capelli neri di Tom.

Quando si rese conto di cosa stava facendo, e con chi, aprì gli occhi e si staccò da lui con uno scatto. Lo guardò per un momento negli occhi e ancora una volta vide la sua vista appannarsi e poi ecco che diventava tutto nero. Quando riprese conoscenza era ancora seduta sull'autobus della scuola, Odette si era svegliata e stava giocherellando col suo cellulare; erano ancora in movimento.

Giuro che se dovessi tornare a Hogwarts un'altra volta, andrò dritta dritta nell'ufficio di Silente!, pensò sbadigliando. Lui di certo avrà una soluzione! Oppure potrei scrivere alla Rowling, se questi sogni dovessero persistere, magari è lei quella che potrebbe trovare una soluzione!
 

~ ~ ~

ANGOLO AUTRICE
Vi chiedo perdono, perché avevo intenzione di pubblicare il secondo capitolo in giornata, ma alla fine sono riuscita ad aggiornare solo ora. Mentre scrivevo continuavo a cancellare cose che non mi piacevano, o che dovevo riscrivere meglio e così si sono fatte le sei e mezza; avendo gli allenamenti di softball, mi sono messa il cuore in pace e mi son detta che avrei ripreso a scrivere una volta a casa, e così ho fatto. 
Comunque vi avviso che da domani, fino al primo di Aprile, non sarò a casa e non avrò con me il computer. Sarò ad un torneo a Macerata e quei pochi momenti liberi che avrò, fra una partita e l'altra, li dedicherò a riprendere le forze e a non morire (#Vecchiardaggine). In ogni caso, non appena tornerò a casa, mi rimetterò subito in pista!
Bene, detto ciò, direi che è il momento della nanna. Vi auguro una buona notte e spero che questo capitolo vi sia piaciuto (Mirtilla è ancora viva! Yeee!)! Spero di sentirvi presto!
Un abbraccio virtuale!

   
 
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