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Autore: vanessagi8    04/04/2018    0 recensioni
I seguenti tre capitoli sono tratti dal mio romanzo "Oltre il tramonto - la storia di Audrey Wright", acquistabile su lulu.com e su Amazon.La storia parla di Audrey Wright, una ragazza profonda e sensibile, la quale troverà una cassetta chiusa a chiave in un casolare e da lì le sorti della sua vita cambieranno. Seguita dall'infanzia all'età adulta Audrey è alla ricerca di sè stessa. Spero vi piaccia ^-^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
Tramonti
 
 
Un solo attimo può cambiare tutta la vita. Può portare   alla consapevolezza di sé e può dare il coraggio di cambiare il punto di vista.
Nasceva Audrey  in una piccola cittadina affacciata al Charles Lake, il 21 Dicembre 1980, il giorno più corto dell’anno. Se le persone venissero create in maniera seriale in una fabbrica, in cui viene loro  assegnato un ruolo specifico all’interno della società, i propri hobby e i propri interessi, Audrey sarebbe  stata un prodotto fuori dal normale: unico. Era una grande appassionata di cultura: amava la poesia, l’arte, la musica. Per lei ciò che rendeva ognuno di noi umano era potersi dedicare a questi ambiti e produrre un qualcosa che desse un significato più profondo al mondo che ci circonda.
Audrey per quanto giovane fosse, si rendeva conto di come ogni persona si conformasse alla massa perdendo la propria unicità. Lo notava a scuola, tristemente:  masse di studenti  incastonati nella routine quotidiana, aventi opinioni e idee dettati dai mass media. In parole povere se si dovesse personificare l’essenza di ogni uomo, quest’ultima non avrebbe spina dorsale, si piegherebbe al violento flusso della vita e ne uscirebbe passiva. Audrey si era sempre ripromessa che lei non avrebbe mai fatto questa fine. Non era arroganza, era salvaguardia di sé stessi, di quello che si è veramente. Questo è il corso della vita, di noi esseri umani: nasciamo con speranze e ambizioni alle quali poi rinunciamo per fare parte della massa di altre comuni persone che svolgono le loro comuni mansioni in una comune linea esistenziale che va dritta verso l’inevitabile oblio.  Perché tutto è destinato ad un oblio finale in cui verrà cancellato ogni ricordo, ogni opera, ogni sogno, tutto spazzato via. Ed è come se tutti conoscessero questa conclusione, come se fosse inutile vivere una vita in maniera attiva. Ma, pur  sapendo la conclusione, c’è per caso qualche motivo per cui non bisognerebbe rendere fantastico l’intero corso della nostra esistenza da esseri umani?
 
Audrey aveva lunghi capelli color cioccolato e brillanti e profondi occhi color oceano. Passò la sua infanzia in una rustica casa lontana dalla città insieme ai due genitori e il suo cagnolone Mike, ma non erano completamente da soli: accanto alla loro casa ce n’erano un paio, tra cui quella del nonno paterno di Audrey, al quale lei era particolarmente legata.
« Cosa vorresti fare da grande?» le chiese un giorno il nonno paterno. Erano seduti sul prato vicino al Charles Lake, il sole tramontava e spennellava il cielo di macchie arancioni e giallo intenso, insieme a delle sfumature rossastre, che si riflettevano sull’acqua limpida.  Audrey aveva quattro anni e adorava guardare il tramonto con suo nonno, quello era un appuntamento fisso al quale non si poteva mai rinunciare.  La bambina si portò le gambe al petto e le strinse con le braccia, dopo qualche secondo di riflessione rispose:
«Mi piacerebbe diventare un sole.» Il nonno alzò le folte sopracciglia bianche un po’ spiazzato dalla risposta della bambina e guardandola le chiese:
«Perché vuoi diventare un sole?»
« Perché si trova dappertutto e vede tante cose che noi non possiamo vedere, il sole è libero, nasce e muore tutte le volte ed è sempre lo stesso.»
«Il Sole non è libero, Audrey. In realtà è fermo nello stesso punto da miliardi di anni, illumina tutto il nostro mondo ogni giorno e ciò si ripeterà per altri miliardi di anni. Vedi, Audrey, ogni cosa ha la propria routine, un ciclo di azioni che si ripete ogni giorno. Questo accade quando si prende coscienza del mondo e capiamo che tutti abbiamo compiti da svolgere.»
«Io non voglio fare le stesse cose.» Disse imbronciata. Il nonno sorrise affettuosamente e la prese in braccio, mentre il color arancio del sole che tramontava si estendeva dappertutto.
«Mia piccola Audrey la vita non è in realtà ciò che facciamo quotidianamente, la vita è quell’insieme di preziosissimi istanti fuori dalla nostra routine che ci rendono felici.»
La strinse a sé e la bambina sorrise comprendendo ciò che aveva appena detto il nonno.  «Ti voglio bene, nonnino.»
«Anch’io, tesoro mio.»
 
Gli anni passarono e Audrey diventò  una dodicenne perspicace e amante della natura. La sua famiglia viveva infatti lontana dal trambusto della città, la loro casa era vicino a un piccolo bosco.  A circa 800 m  c’era il Charles Lake, che si poteva raggiungere facilmente. 
Era inverno e la notte prima aveva nevicato. Così la mattina seguente, Audrey si svegliò  a causa di un raggio di luce che penetrò attraverso la finestra e che cadde sul suo viso. Si stropicciò gli occhi, si alzò, aprendo del tutto le tende e quando vide lo spettacolo che c’era fuori casa  rimase estasiata. La neve aveva ricoperto tutto, non c’era nemmeno uno stelo d’erba che usciva fuori. Tutto era piegato sotto il dominio della neve. Audrey corse in bagno a darsi una sciacquata, e si vestì.   Andò poi a chiamare il suo cagnolone, un meticcio di stazza grande  color caramello, con qualche macchia bianca, e si diressero verso la porta.
«Audrey!» esclamò sua madre fermandola. Le mise una sciarpa attorno al collo e  un cappello di lana pesante,  «Ora puoi uscire.» aggiunse con un sorriso. Audrey aprì la porta felice e prese un respiro a pieni polmoni mentre usciva e i suoi piedi affondavano nella neve.
«Vieni Mike, andiamo a chiamare Emma.» disse al suo cagnolone e si diressero verso una casa più o meno vicina alla sua. Bussò alla porta e aprì una bambina dalla carnagione molto scura e  con un sorriso raggiante. Le due si abbracciarono.
«Ciao Emma!»
«Ciao Audrey, oggi che si fa?»  Audrey si portò una mano sulla bocca pensando, nel frattempo il sole splendeva sulla neve, rendendola ancora più bianca.
«Andiamo a fare il nostro solito giro nel bosco, ci accompagna anche Mike.» Emma si avvicinò al cagnolone e gli accarezzò la testa.«Ciao bello!» 
Così le due bambine,insieme al loro amico a quattro zampe, si diressero verso il bosco, in una zona in cui ancora gli alberi non erano troppo fitti, ci si poteva ancora orientare e tornare a casa, non era la prima volta per loro , quasi ogni pomeriggio andavano a farsi una passeggiata in mezzo alla natura. Non c’era un perché, amavano stare a contatto con tutto quello che non era artificiale, non erano di certo tipe da città. Quello era il loro posto, il posto in cui si sentivano libere , senza regole, o meglio c’erano solo quelle dettate dalla natura.
Emma spinse leggermente Audrey, le corse avanti e gridò: «Tanto non mi prendi!» Audrey sorrise accettando la sfida e la rincorse, insieme a lei Mike tutto felice partecipò al gioco. Si addentrarono ancora di più nel bosco, il sole splendeva ancora e dopo che Audrey raggiunse Emma entrambe caddero a terra ridendo e guardando il cielo: le fronde degli alberi lo incorniciavano, insieme alle poche nuvole sparse, l’unico suono presente era quello degli uccellini o di qualche animaletto come uno scoiattolo.
Ad un tratto ad Audrey si spense il  sorriso e non guardando più il cielo, assunse un’aria triste.
«Non ti mancherà tutto questo?» Ora anche Emma perse l’allegria e si girò verso l’amica.
«Mi mancherà eccome,mi mancherai tu, mi mancherà Mike…»
«Dovete per forza trasferirvi?» chiese Audrey raddrizzandosi e sedendosi.
«Te l’ho detto, papà per lavoro si dovrà trasferire a New York e dobbiamo per forza andar via.»
Audrey annuì tristemente e abbassò lo sguardo. Emma vedendola in quel modo, si tolse qualcosa dal polso: un braccialetto.
«Tieni questo è per te, così ti ricorderai sempre di me.»Il braccialetto era un semplice filo bianco a cui era legata una bellissima conchiglia dai colori e dalle sfumature lucenti. «L’ho trovata l’estate scorsa quando sono andata a mare e mi ha sempre portato tanta fortuna.»  Audrey rimase a bocca aperta, prese quel bracciale e strinse l’amica, affondando il viso sulla sua spalla. «Mi mancherai tantissimo.»
«Mi mancherai anche tu.»  
 
Quando arrivò il giorno della partenza, il cielo rispecchiava l’umore delle due amiche: era grigio, pronto a piovere da un momento all’altro. Audrey e i suoi genitori  andarono per l’ultima volta a casa dei loro vicini. Mentre i genitori delle due parlavano, Audrey e Emma chiacchieravano cercando di trattenersi dal piangere e di rendere quegli ultimi istanti speciali.
«Ti piacerà la città?» chiese Audrey.
«Non lo so, forse, dicono che New York è molto bella, però mi mancherà stare qui e andare nel bosco con te.» Audrey poggiò la sua mano su quella dell’amica e le accennò un sorriso.
«Non dobbiamo essere tristi, ci incontreremo di nuovo, no?»
«Spero di sì.» Le due si strinsero l’una all’altra e poco dopo, i genitori di Emma le dissero che era l’ora di andare. Così caricarono le ultime cose in macchina e Audrey ed Emma si scambiarono l’ultimo saluto.
«Non ti dimenticare di me». La ammonì  Emma.
«Non succederà mai, lo stesso vale per te.» Entrambe sorrisero e Emma salì in macchina.
                                                                                  
 
   
 
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