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Autore: SourBliss    04/04/2018    3 recensioni
Nascondere quel cristallo fu un errore madornale e Crash Bandicoot, insieme ai suoi fratelli, era cosciente di quello sbaglio. Ma se c'era una cosa che non riusciva a comprendere era il motivo per cui la gente lottava per averlo. Poteva essere il valore, la bellezza, o aveva una forza misteriosa capace di attrare gli ingenui e i maligni? Era giunto il momento di scavare per per far tornare a galla la verità, aprendo la porta a un'avventura nuova.
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AU ambientato in una città di un'epoca non ben specificata. Se trovate problemi nella lettura dei capitoli vi prego di avvisarmi, grazie.
Genere: Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Heroes Pressure

 

 

Prologo

Plic

Le prime gocce d'acqua stavano cadendo giù dal cielo notturno, lente e piccine, creando piccole pozze scure che inumidivano il terreno, mischiandone terra e sassolini che divenivano fango, o lasciando scie bagnaticce sulle lisce e smeraldine foglie degli alberi. I minacciosi nuvoloni neri non lasciavano intravedere la volta celeste scura e stellata, neanche l'argentea luna riusciva a far capolino dal fitto mare grigio che sembrava stare diventando sempre più minaccioso, e il vento gelido accarezzava i volti scoperti della gente che era ancora in piedi, intenta a dirigersi a casa per potersi riparare dall'imminente tempesta e rilassarsi quietamente sotto le coperte. Le auto erano in coda, una dietro l'altra, formando un lungo serpente variopinto che stentava ad avanzare; poco a poco i suoni della cittadina e della natura aumentavano, mescolandosi tra di loro, creandone un fastidioso rumore che insistentemente rimbombava in quel tunnel a cielo aperto, scatenando l'ira delle persone che volevano fare un meritato riposo. E non osavano mancare i lampi che, veloci, come un battito cardiaco, illuminavano l'ormai cielo colmo di nuvole. Il ritmo della pioggia aumentava minuto dopo minuto e se prima i marciapiedi delle strade venivano calpestati dalla gente, a popolarli erano solo le violente gocce d'acqua che si schiantavano imperterrite. Benché spesso la pioggia regalava un momento di tranquillità, quella notte era l'ultimo elemento che donava a N.Sanity City una visione piuttosto sgradevole. Ma la pioggia, i rumori e le auto ancora in coda non erano l'unico elemento molesto, anzi, problemi più gravi si celavano negli angoli più cupi della metropoli.

In un vicolo buio e abbandonato, popolato da sola maleodorante immondizia sparsa per terra, in un piccolo locale situato sotto il livello della strada, raggiungibile solo scendendo delle scale, regnava il caos. Il fumo compatto e la sua puzza non osavano scomparire e un motivetto veloce suonato al pianoforte, che ricordava la Marcia Turca di Mozart, accompagnava gli schiamazzi di gente intenta a interloquire: c'era chi rimaneva in piedi, chi si gustava la sua birra placidamente seduto sulla sedia, parlando con il proprio a mico o con una donna, chi rimaneva in silenzio a guardare la schiera di gente non intenzionata a calmarsi. Seduto al bancone vi era un grosso bandicoot dal pelo rossastro, in smoking nero e camicia bianca, con un papillon verde che dava un tocco di colore, pezzando i due colori neutri. In bocca teneva un sigaro, quasi consumato, e nella mano sinistra un bicchiere, ancora mezzo pieno, di birra rossa con dei cubetti di ghiaccio immersi. Con il dito compiva sensi rotatori sul bordo del vitreo oggetto, assorto nei suoi pensieri, ad occhi socchiusi che puntavano sul ghiaccio che lentamente si squagliava, ma fu proprio la voce del barman che lo risvegliò, continuando la discussione che precedentemente avevano interrotto con uno stacco di silenzio imbarazzante. 

«Bandicoot, sai che tu e i tuoi amici siete entrati in un brutto affare. Come pensate di poterne uscire?»

La domanda seria dell'uomo, che celava freddezza pungente, fece muovere filminee le orecchie del marsupiale, in procinto di proferir parola sebbene alla fine non uscì un filo di voce, solo un sospiro, mentre occhi smeraldini si posarono sulla figura del suo interlocutore. Una forma bizzara, a forma di un frutto, dotata di grandi occhi, un naso metallico lungo e denti sporgenti. Un tipo buffo, agli occhi della gente, che riusciva a sembrar serio con il completo nero da cameriere.

«Cristalli osate cercare e nei guai vi potrete trovare. Almeno così dicono qui, a N.Sanity City.» Fu l'ultimo avvertimento proferito dall'uomo che si dileguò dal suo posto per andar a servire altri clienti. 

Nonostante il continuo parlottare delle persone, era possibile ascoltare con orecchio attento il suono della pioggia che non era cessata, continuando a precipitare sempre più violentemente. Era possibile notarlo dalla piccola finestrella al muro, quasi attaccata al soffitto, e forse era giunto il momento per il rosso peramelide di far ritorno a casa dai suoi fratelli. Egli scese dallo sgabello in legno lentamente, prendendo l'ombrello da terra e avviarsi alla porta d' uscita, dando una repentina occhiata al barman che stava parlando giocondo con dei clienti.

Un sospiro e Crunch Bandicoot era già fuori dal locale, camminando sul marciapiede con l'asta dell'ombrello tra le mani. La gelida brezza gli carezzava le guance ricoperte dal pelo beige del muso, bagnaticcio, mentre gli occhi vigili erano puntati sulle auto che continuavano a procedere lente sull'asfalto. "Chissà cosa sarà successo. Mai vista una fila così lunga in vita mia.", pensò il marsupiale, procedendo il suo cammino sotto il suo riparo in tessuto. Crunch continuava ad essere preso dai suoi pensieri, cotanta era la sua sua concentrazione in essi che non si era neanche accorto di essere arrivato al palazzo la quale vi abitava: un massodontico parellelepipedo rifinito in pietra, colmo di larghe vetrate che davano la vista alle simili strutture che lo circondavano. Era curato e i semplici, bianchi disegni geometrici riuscivano a donare un tocco in più. Crunch si avvicinò al portoncino, facendone scattare la serratura con le chiavi, e strisciò i piedi fino all'ascensore, pigiando un pulsantino che lo avrebbe portato al piano ove il suo appartamento era situato. Ma proprio quando le ante dell'elevatore stavano per chiudersi, una figura femminile riuscì ad interrompere quella lenta chiusura, dandosi una piccola ed agile spinta per poter entrare nello scatolone metallico.

«Mi spiace essere piombata di capofitto nell'ascensore - ridacchiò, scostando con la mano destra un ciuffo biondo e bagnato dal viso roseo, mentre con l'altra si era apprestata a schiacciare il bottone che poco prima era stato premuto dal bandicoot - ma urca, questa pioggia è brutale, non trovi vicino?» Chiese, dandogli un leggero pugnetto sulla spalla, sembrando troppo confidente nei confronti del peramelide che la guardava perplesso, sebbene aveva accennato comunque un sorriso per non sembrare troppo computo con lei. Le diede un occhiata veloce, la sua presenza non era affatto sgradevole, e doveva ammettere sinceramente a se stesso che non era malaccio: una opossum dal visino che al tatto doveva essere delicato, occhioni verdi e un fisico slanciato, delineato dai vestiti bagnati fradici. No, non era affatto una ragazza da sdegnare.

E proprio quando Crunch stava cogliendo la palla al balzo per rivolgerle un'insulsa frasetta, l'ascensore aveva trillato per segnare l'arrivo al piano che era stato richiesto. Ma egli non voleva assolutamente perdere quella piccola occasione, se non l'avesse incontrata in un momento simile non avrebbe mai fatto caso alla sua presenza; era forse destino quell'incontro o era avvenuto per puro caso? 

«Penso sia il tuo piano.» Gli fece notare lei, indicando il portoncino dell'appartamento che si trovava di fronte a loro. Purtroppo neanche una parola era riuscita a scappare dalla bocca tremante di Crunch, neanche un semplice "incontriamoci". Era lì, in silenzio, ad incedere verso la porta di casa sua, perdendo anche la possibilità di salutarla.

"Sono uno stupido".

La fioca luce illuminava a stento il salottino ornato di mobili dalle tonalità chiare e le finestre linde davano una gran visuale degli altri palazzi che si trovavano di fronte. Seduto sul divano in pelle, colorato di un papabile beige, vi era Crunch insieme alla sorella, seduto e pensante, con la testa trattenuta dalle grandi mani che la coprivano in parte, lasciando visibile solo il muso con il naso nero ed inumidito. Un bicchiere colmo d'acqua, ancora tutto pieno, era l'unico oggetto che occupava il piccolo tavolino vitreo che rifletteva le figure dei due animali antropomorfi. Coco, la giovane sorellla che da poco aveva raggiunto l'età adulta, rimaneva in silenzio a guardare il fratellone, accarezzandogli la spalla con movimenti verticali, come per dargli conforto, malgrado non sapesse cosa lo turbasse. 

«Crunch, se sei così per quel motivo, è vero, ci siamo cacciati nei pasticci prendendo quel cristallo ma sappiamo benissimo, tutti e tre, che dobbiamo risolvere questa faccenda. Non piace a nessuno questa situazione, a maggior ragione a Crash, ma dobbiamo farci forza.»

Le schiette parole di Coco erano riuscite a far tirar su la testa di Crunch, probabilmente dandogli un barlume di speranza e di ciò egli doveva esserne grato benché non era solo quello a dargli una sensazione di angoscia. Il suo sguardo l'aveva rivolto alle finestre, in particolar modo a ciò che vi era dietro ad esse: quella non si prospettava una notte tranquilla, la pioggia sembrava non volersi fermare ma, fortunatamente, il chiasso infernale dei veicoli era finito, placando la collera della gente che voleva dormire. Che ore erano? Era tardi o i due Bandicoot potevano permettersi di rimanere svegli ancora un po'?

Ad entrambi non interessava e non poteva importare neanche al cristallo rinchiuso dentro l'armadio che non smetteva di illuminarsi intensamente, colorando il guardaroba di un brillante fucsia. Come era possibile che un innocente oggetto aveva messo nei guai quella povera famiglia? Cosa aveva di così speciale? La sua valuta? Aveva qualche sconosciuto potere? Crash, segretamente ancora sveglio, osservava il mobile luccicante, catturato da quel colore che sembrava sbucar fuori da una discoteca. Sapeva che rimaner sveglio la notte non gli avrebbe fatto bene ma quella bellezza meritava ancora qualche altro piccolo sguardo. Ma rimaneva ignaro dell'avventura che avrebbe affrontato e di quanti problemi sarebbero saliti a galla, colmandolo di gioia, amore e dolore.

   
 
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