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Autore: Swetty_Kookie    09/04/2018    2 recensioni
Jeon Jeongguk, un normale ragazzo che lavora in un semplice bar, farà l'incontro di un misterioso ragazzo, che sconvolgerà la sua vita per sette giorni.
[...]
«Stavo cercando di scrivere una lista di cose da fare. Anche se non so quante cose si potrebbero fare in una settimana.»
|TaeKook| - (Storia presente su wattpad)
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era una giornata tranquilla come le altre quel lunedì mattina. Aspettavo pazientemente che l'orario del mio turno finisse. Mi chiedevo ancora che problemi avesse il mio capo per chiudere proprio all'una in punto. In fondo nessuno sarebbe venuto a quell'ora, e la dimostrazione certa era il locale completamente vuoto, non una mosca ad interrompere il silenzio.

Poi il suono dei campanellini, che il mio capo mi aveva costretto ad appendere proprio il giorno prima, sulla porta, tintinnarono. Questo poteva significare solo l'arrivo di un cliente. Ed anche se scocciato da quella nuova presenza, quasi mi trovai a ringraziarlo per aver reso meno noiosa l'ultima mezz'ora che mi spettava lì dietro il bancone.

Entrasti tu, portando nel piccolo bar riscaldato, la tua figura eterea insieme alla brezza primaverile che invadeva Seoul in quei giorni.

Ti guardavo appoggiato al mobile dietro il bancone, che ospitava un lavandino e i chicchi di riso per fare un caffè. Mi chiedevo cosa ci facesse un ragazzo come te, a quell'ora in un bar. Ma poi vidi la tua borsa, dall'area al quanto pesante, ed allora mi divenne più chiaro anche il motivo per il quale i bar fossero aperti fino all'ora di pranzo. Probabilmente per studenti universitari come te.

Ti vidi, mentre spostavi piano lo sgabello per sederti al bancone, facendo penzolare così le tue gambe fasciate da dei jeans neri attillati, ma non troppo.

La prima cosa che facesti fu tirare fuori un piccolo blocco di appunti ed una penna, ma non potevo rimanere solo a guardarti, così decisi di avvicinarmi per prendere le tue ordinazioni.

«Cosa ordina?» ti chiesi, e tu alzasti lo sguardo verso di me, quasi spaventato. Mi ritrovai ad alzare un sopracciglio. Cosa ti aspettavi, di entrare in un bar e non essere servito?

Volevo riderti in faccia, ma i miei occhi incontrarono i tuoi, ed io non potevo fare altro che rimanere a fissare quei due pozzi neri, e perdermici dentro. Erano misteriosi, nascondevi qualcosa, ed io volevo sapere cosa. Ma era ancora troppo presto.

Terminasti tu il nostro contatto visivo, per poi poggiare i tuoi occhi sulla vetrina accanto a te che ospitava i vari dolci e cornetti del giorno, quasi terminati.

Portasti una mano sotto il mento, pensando, e poi parlasti, sorprendendomi un'altra volta «Una fetta di cheesecake al cioccolato, grazie.» stirasti le labbra in un mezzo sorriso, posando nuovamente gli occhi sul blocchetto sotto le tue mani.

La tua voce era profonda, ancora adesso riesco a sentirla nelle orecchie, come se mi stessi parlando in questo momento.

Alzai un sopracciglio. Chi mangerebbe una fetta di torta a quell'ora di pranzo? Ma infondo non potevo dirti nulla, semplicemente presi quella fetta di torta, per poggiarla accanto a te insieme ad un bicchiere d'acqua.

Sorridesti, non appena osservasti il contenuto del piatto, e dopo esserti leccato le labbra, quasi come un bambino, prendesti la forchetta per iniziare a gustare il tuo dolce.

Mi allontanai, ma continuai ad osservarti.

Eri strano. Così strano che avevo pensato persino che tu fossi uno con le rotelle fuori posto, o un alieno. Eri incredibilmente bello per essere un semplice umano.

Sorrisi a quel mio pensiero stupido, per poi osservarti ancora di sottecchi.

Non avevi fatto nulla di strano per essere definito strano, ma per me lo eri. Credevo che nella tua testa ci fosse un mondo parallelo, dove c'eri solo tu, e solo tu ne sapevi l'esistenza. Mi piaceva pensare che vivessi nel tuo mondo. Anche se il tuo mondo era solo fatto da incubi e tristezza. Ma questo non potevo saperlo.

Quella fetta di torta la mangiasti lentamente, così lentamente che solo dopo aver preso il tuo piatto dalle tue mani, completamente vuoto, mi resi conto che era già passato l'orario di chiusura, e di conseguenza anche il mio turno di lavoro. Ma non volevo disturbarti. Avevi posato lo sguardo sul blocchetto, e avevi sbuffato.

Io ero esattamente di fronte a te, e quando alzasti lo sguardo su di me per parlarmi, rimasi un'altra volta sorpreso.

«Era davvero buona.» non dicesti nulla di particolare, ma per la prima volta forse vidi il tuo vero sorriso. Un sorriso quadrato, che mi aveva contagiato, e allora ti sorrisi anch'io. E forse interpretasti il mio sorriso come un silenzioso invito per continuare a parlarmi. Ed io fui felice di poterti ascoltare ancora, rimanendo perplesso per quel mio comportamento. Era strano come il mio essere menefreghista e quasi perennemente annoiato da tutto e tutti, con uno sconosciuto come te, fosse svanito nel nulla.

«Vorrei davvero provare ogni tipo di esperienza..» una frase apparentemente detta solo per attaccare bottone, non sapevo potesse nascondere tanti significati.

Poggiai la testa sul palmo della mia mano sporgendomi verso il bancone, aspettando che tu continuassi a parlare. Sto solo facendo il mio lavoro, pensai, è compito di un barista ascoltare il cliente, mi ero convinto. Era un mio compito, anche se l'orario di lavoro era finito.

«Stavo cercando di scrivere una lista di cose da fare. Anche se non so quante cose si potrebbero fare in una settimana.» aveva riportato lo sguardo sul blocchetto. Non parlai ancora.

«Ma credo che un buon punto di partenza sarebbe trovare qualcuno con cui fare il resto.» annuisti tra te e te, scrivendo poi sul blocchetto il primo punto.

«Poi credo di voler correre sotto la pioggia, strano ma vero, non l'ho mai fatto!» mi avevi sorriso di nuovo, per poi scrivere il tuo secondo punto.

«Voglio viaggiare, anche se non molto lontano. Forse a qualche ora di distanza da Seoul, ma è comunque un viaggio, no?» mi guardasti negli occhi, non curante del fatto che probabilmente avresti potuto annoiarmi, e scrivesti poi il terzo punto.

«Voglio andare in campeggio e rimanere fino a tardi per guardare il tramonto e poi le stelle. In città non se ne vedono molti, anche se il tramonto non è niente male sulla riva del fiume.» continuasti a parlare, scrivendo il quarto punto.

«Credo di voler anche provare il brivido di rubare qualcosa.» alzasti lo sguardo titubante, come se potessi sgridarti, ma l'unica cosa che ritrovai a fare, fu sorridere. E così segnasti il quinto punto.

«Poi dovrei anche trovare l'anima gemella, e farci l'amore. Ma credo sia impossibile in una settimana.» picchiettasti la punta della penna sul labbro, indeciso. Ma poi scrivesti quel sesto punto, con un punto interrogativo tra le parentesi, come se non fossi davvero sicuro di quello. Ed infatti era così, ma lo scrivesti lo stesso.

Alzasti lo sguardo sul tuo cellulare, controllando l'orario, notando che era tardi, sia per te, che per me.

Mi sorridesti prendendo la tua borsa pesante, mettendola su una spalla, per poi lasciare dei soldi sul piattino. Lasciasti più del dovuto, ma non feci in tempo a fermarti, che con un semplice "ciao", te ne andasti, facendo tintinnare quei campanellini, fino a quando la porta non si chiuse da sola, ed io rimasi a guardarla. Avevi lasciato il tuo odore, ed avevi lasciato quel posto vuoto al bancone, che quando eri presente fino ad un attimo prima, sembrava riempire tutto il bar.

Sospirai, per poi prepararmi per chiudere il bar e tornare a casa, dopo il nostro strano incontro. Il nostro primo ed ultimo incontro. Ma ancora non sapevo che non sarebbe stato l'ultimo.

Quel giorno stesso tornai a fare il turno serale. Non mi toccava, ma il mio collega Jimin si era preso un gran raffreddore. Ed in fondo non mi dispiaceva più di tanto, non avevo nulla da fare.

Il bar era pieno di gente quando arrivai, alle sette di sera. Jin stava prendendo le ordinazioni degli ultimi clienti arrivati, e non appena mi vide tirò un sospiro di sollievo.

«Fortuna che sei arrivato Jeongguk, devo letteralmente scappare.» mi aveva molato le ordinazioni appena prese, ed era scappato nei camerini.

Subito mi misi a lavoro, correndo da un tavolo all'altro, mentre cercavo allo stesso tempo di servire i clienti al bancone.

Quando finalmente mi fermai per riprendere fiato, nel bar c'erano solo un gruppetto di ragazze intente a chiacchierare e un vecchietto.

Un'altra cosa di cui potrei lamentarmi col capo sarebbe la mancanza di personale nei turni serali. Come faceva Jimin a gestire tutto questo da solo?

Riempio un bicchiere d'acqua, mentre un'altra volta la porta si apre, e per un momento ho sperato che da quella porta entrassi di nuovo tu. Ma gli unici ad entrare furono dei ragazzini, che dopo aver quasi svaligiato il bar, di caramelle, andarono via gridando. E quando ti vidi esattamente dietro di loro, alla cassa, rimasi sorpreso.

Non ti avevo visto entrare, e trovarti di fronte ai miei occhi all'improvviso, mi fece quasi perdere un battito.

«Vedo che lavori sempre.» mi avevi sorriso, sedendoti poi sullo stesso sgabello di questa mattina, ordinando un caffè. Sembravi meno spaesato adesso.

«Sto sostituendo un collega.» era probabilmente la prima frase che ti dicevo.

«Allora deve essere il mio giorno fortunato.» avevo finito di preparare il tuo caffè, e l'avevo appena messo sul bancone, quando mi dicesti quella frase. Non riuscii nemmeno ad avere il tempo di formularla che il gruppo di ragazzine schiamazzando si era avvicinato per pagare. Così ti lasciai bere il tuo caffè, dedicando la mia attenzione a quelle ragazzine.

Ma una volta andate via mi parlasti di nuovo «Stavano letteralmente impazzendo per te.» dicesti scherzoso, ed io feci solo un'alzata di spalle.

«Trovato altre cose da fare?» ti chiesi, e tu rimanesti sorpreso.

«Non credevo mi stessi davvero ascoltando.» confessò.

Alzai ancora una volta le spalle «Perché non avrei dovuto?»

«Perché sono un estraneo, e sono solo un cliente.»

Avevi ragione, in effetti, ma era stato più forte di me ascoltarti. Non ti risposi, o almeno non subito «C'è bisogno di conoscerla una persona per ascoltarla?» dopo questa mia frase, il nostro botta e risposta terminò.

Ti avevo sorpreso ancora, e mi piaceva. Mi piaceva sorprenderti.

Ma tu mi sorprendesti ancora di più «Ti va di essere quel qualcuno che mi accompagnerà per fare il resto dei punti?» mi chiedesti.

Ti riferivi al primo punto: trovare qualcuno.

«Perché me?» ti chiesi. Sembrava una richiesta assurda, ma ero disposto ad accontentarti. Non so precisamente perché. Forse per non vedere la delusione nei tuoi occhi, o forse perché in fondo non ci avrei perso nulla. O almeno così credevo.

Ma volevo comunque una ragione per il quale avevi scelto proprio me.

«Perché sai ascoltarmi. Ho chiesto a qualche mio amico universitario, ma non hanno tempo da perdere con me.»

«Ed io secondo te, ne ho?» solo dopo mi resi conto che il mio modo di parlare probabilmente ti aveva ferito. Volevi solo una persona che ti accompagnasse, ed io volevo accompagnarti «Scusa.»

«No, hai ragione.» avevi abbassato lo sguardo sorridendo.

Ecco, probabilmente era quello lo sguardo che non volevo vederti addosso.

«E comunque, un po' di tempo da perdere ne ho.» bastò questo per farti risollevare la testa, con gli occhi spalancati, pieni di sorpresa.

Iniziasti improvvisamente a parlare a manetta, ma io ero troppo impegnato a sorriderti trovando il tuo imbarazzo adorabile. Finì col chiederti io il tuo numero di telefono e il tuo nome, dicendoti di mia spontanea volontà il mio. Se avessi aspettato te, probabilmente non ce lo saremmo mai detto.

Kim Taehyung. Ti si addiceva.

Ancora non riesco a spiegarmi come io abbia potuto accettare di aiutare un estraneo, un cliente. Ma non eri più un cliente. Ed io per te non ero più il tuo barista.

Ed in un certo senso mi piaceva, trovavo divertente quella situazione. Anche se di divertente non c'era poi molto. Ma questo, lo avrei saputo solo dopo.


N.d.a.
Ehillà! Ed eccomi di nuovo qui a rovinarvi un'altro lunedì! Ahah. 
A quanto pare non riesco a stare lontana da voi xD
Sono tornata con una mini-fic, che avrà sette capitoli. Quindi un capitolo al giorno fino a domenica! 
Ero molto titubante nel pubblicarla, visto che ce l'ho da un po', ma l'ho riletta e sistemata, ed anche se magari può sembrare scontata, volevo condividerla con voi :)
Spero che vi possa piacere, e che lascerete qualche commentino ;)
A presto
~
Ale

 

   
 
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