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Autore: Lena_Railgun    21/04/2018    0 recensioni
"-Sei la maestra dell'accoglienza, fattelo dire- sbottò Drew, che non riuscì più a trattenersi.
Allison lo guardò negli occhi. Due pozze tempestose lo fulminarono.
-Nessuno ha chiesto cosa pensi tu-.
-Ma io sono l'ospite, un po' di gentilezza non guasta!- fece lui.
-Oh bene. Allora ti pregherei ,gentilmente, di andare a fanculo!-"
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Drew Lawrence è sempre stato soddisfatto della sua vita, calcolata nei minimi dettagli. Ma quando i suoi genitori annunciano l'imminente trasferimento in America e il suo trasferimento da loro amici per finire gli studi, si ritrova catapultato in una nuova vita non richiesta, a contatto con una ragazzina acida e scorbutica piena di scheletri nell'armadio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2- SHE IS A REBEL
 

Si alzò con un malumore indelebile, passandosi le mani sui capelli castani. Oltre al fatto che il caffè fosse finito per colpa di sua madre, la voglia di trasferirsi era pari alla voglia di Victoria studiare biochimica. Quindi zero. Per la prima volta in vita sua, sperò che la mattinata a scuola fosse infinita. Ma non fu così, anzi, passò fin troppo in fretta. Le chiacchiere con Victoria e Leonardo non lo aiutarono a distrarsi. Gli dicevano di viverla come una avventura. Ma per lui era solo un cambio di programma scomodo e mai desiderato.

Al suono dell'ultima campanella, con un malumore onnipresente, salutò tutti con un cenno ed uscì dal cancello principale, trovando davanti a sé l'auto dei genitori: era dalla prima media che non venivano a prenderlo a scuola, ma se il motivo era quello di essere sbattuto da un'altra famiglia, avrebbe preferito non accadesse mai.

La macchina era piena, sprazzi della sua vita buttati malamente su valigie e scatoloni. In quella macchina c'era tutto, ma lui si sentì quasi di troppo, come se fosse una vecchia maglietta che poteva rimanere tranquillamente nell'armadio. La famiglia Shade stava poco fuori città, persa oltre Portogruaro in quartieri che non sapeva nemmeno esistessero, ed era certo che ,per andare a scuola, non avrebbe più potuto fare la strada a piedi insieme a Vic e Leo. E già questo lo rendeva nervoso: la camminata con i suoi due più cari amici era la parte che preferiva della routine scolastica.

Guardava fuori dal finestrino distrattamente, lo sguardo perso nel vuoto.

-Eccoci!- trillò sua madre.

Drew chiuse gli occhi per una manciata di secondi prima di uscire dall'auto. La voce trillante e piena di entusiasmo di sua madre lo irritava e fu questo a dargli la forza di scendere. Si ritrovò una bella casa davanti, dalla facciata bianca decorata con dell'oro, rifinita con precisione. Poi abbassò lo sguardo verso il cancello grande davanti a lui che si aprì non appena terminarono di scaricare tutti gli averi di Drew. Videro farsi avanti una figura maschile che li salutò.

-Ciao Blake!- lo salutò suo padre.

Drew alzò lo sguardo e vide suo padre andare a stringere la mano al signor Shade.

-Ciao Ander- lo salutò lui.

-Ti ringrazio per questo enorme favore!- fece lui e subito Drew prese un profondo respiro per calmare la rabbia che dilagava.

-Poteva anche evitare- disse a denti stretti. La voce uscì come un ringhio.

Si mise un borsone sulle spalle e trascinò i sui trolley. Cercò di sembrare il più cordiale possibile mentre salutava e ringraziava (forzatamente) il signor Shade per l'ospitalità e varcò la soglia del cancello a grandi passi. Percorse il breve viale che portava al porticato in legno, coperto da piante rampicanti.

-Prego-

Drew si voltò verso la voce del signor Shade che aveva aperto la porta. Drew sospirò e varcò la soglia.

Lo sguardo del signor Shade sembrava gentile, tentava di dargli sicurezza.

Entrò nel disimpegno e si tolse le scarpe, guardandosi attorno. Alla sua sinistra c'era una porta bianca, chiusa, mentre poco più avanti si apriva una scalinata, dal corrimano bianco ed oro che portava al piano di sopra. Alla sua destra c'erano armadi che arrivavano fino al soffitto, probabilmente porta scarpe o porta cappotti. Il signor Shade fece strada e loro lo seguirono. Passarono oltre la sala da pranzo illuminata da una vetrata, con affianco la cucina, di cui Drew scorse poco, e si ritrovarono nel soggiorno.

-Prego, sedetevi!- gli intimò il signor Shade.

-Grazie Blake- suo padre si sedette in uno dei divani di pelle rossa e Drew fece lo stesso. Si perse ad ammirare il caminetto,spento, nel centro del muro davanti a lui, circondato da scaffali pieni di foto, libri e dvd.

-Oh estàs aquì!-

Una donna dalla pelle color caffelatte fece la sua comparsa e salutò educatamente.

-Lei è Agata, mi da' una mano quando Eleonor non c'è.-

-Piacere di conoscerla!- Miranda si alzò e strinse la mano ad Agata, che sorrise calorosamente.

-Dove si trova ora Eleonor?- chiese Ander, mentre Agata tornava in cucina.

-In realtà dovrebbe essere qui tra poco, aveva l'aereo dalla Svezia due ore fa. -Miranda si rivolse a Drew.

-Eleonor è una giornalista! è spesso in viaggio per lavoro- spiegò al figlio, che annuì, fingendo interesse.

-Voi quando avete il volo?- chiese Blake.

-Tra quattro ore. Per ora ci ospiterà mia sorella, poi vedremo il da' farsi- rispose Miranda.

Dopo una decina di minuti di chiacchiere, riecheggiò per la casa il rumore della porta che si apriva e si chiudeva.

-Sono tornata-

-Eleonor!- Agata andò ad accogliere Eleonor alla porta e Blake si alzò.

-Venite!- li intimò. Drew vide una donna alta, dai capelli castani e gli occhi limpidi entrare in sala da pranzo seguita da Agata. Sorrideva, evidenziando le sue fossette.

-Ciao Eleonor!- Miranda le corse in contro e la abbracciò forte.

-Ti trovo bene Miranda!- esclamò contenta. Salutò Ander con un abbraccio e strinse forte a sé suo marito che le sorrise. Poi si rivolse a Drew.

-Ciao, io sono Eleonor, sono felice di conoscerti- disse porgendole la mano.

Il ragazzo le strinse la mano.

-Piacere mio-

-Il pranzo è pronto- esclamò Agata con il suo adorabile accento spagnolo.

-Grazie mille Agata!- esclamò Miranda riconoscente. Si alzarono di nuovo, tornando in cucina. La tavola era apparecchiata per otto. Drew la guardò perplesso.

-Salve!-

Si girarono al suono di quella voce femminile. Due ragazze entrarono nella sala da pranzo, entrambe dai capelli scuri. Quando Drew posò lo sguardo su una di loro, dai lunghi capelli neri e occhi azzurri, strabuzzò gli occhi, riconoscendola come la ragazza che lo aveva chiamato "ragazzino" qualche giorno prima. La seconda, dai capelli corti lievemente mossi tagliati a caschetto, occhi scuri nascosti da un paio di occhiali, si fece avanti.

-Io sono Rebecca- disse presentandosi. Sorrise mostrando i denti bianchissimi, ma Drew notò attraverso i suoi occhiali delle occhiaie spesse. Doveva essere molto provata.

L'altra ragazza fissò Drew, quasi ridacchiando, cosa che lo fece innervosire.

-Io sono Lisanna!- esclamò con voce allegra. Poi si rivolse a Drew -Felice di rivederti-

I suoi genitori lo squadrarono.

-La conosci?-

-L'ho incontrata per caso dopo gli allenamenti- rispose, alzando le spalle.

-Ah, frequenti la stessa palestra di Lisanna! Lei pratica ginnastica ritmica a livello agonistico- disse Eleonor pavoneggiandosi.

Lisanna arrossì.

-Mamma!-fece quasi lamentosa. Drew ridacchiò. In quella famiglia regnava un'aria completamente diversa da quella che si respirava a casa sua.

-Comunque io sono Miranda, lui è mio marito Ander. E lui è Drew-

Drew fece un cenno con la mano. Le due sorelle sorrisero.

-Spero andremo d'accordo.- fece Rebecca.

-Non siamo noi il problema Becca- mormorò Lisanna. Drew le guardò perplesso. A cosa si riferivano?

-Dai su, sedetevi!-li intimò Eleonor, mentre Agata cominciava a servire.

-Non manca la più piccolina?- chiese Miranda, vedendo un posto vuoto.

La porta di ingresso si aprì e si chiuse con un tonfo.

-Sono a casa!- disse un'altra voce femminile.

-Eccola - rise Eleonor.

Drew sentì il rumore delle ante dell'armadio all'ingresso che si aprivano e si chiudevano. Qualche passo e lei comparve. Drew si voltò ed incrociò il suo sguardo e sentì come una scossa percorrerlo: aveva uno sguardo di ghiaccio.

Occhi grigi chiari come il cielo in tempesta, i capelli biondissimi come un campo di grano, con una frangetta che le nascondeva la fronte. La pelle candida, sembrava pura, perfetta, ma stonava con tutto il resto. Era vestita con una felpa larga, nera e sbiadita. I pantaloni strappati sul ginocchio. Un trucco nero pesante che le metteva ancora più in risalto gli occhi chiari e le labbra coperte da un rossetto scuro.

-Scusate, il bus ha fatto tardi oggi- fece con un sorriso freddo. Freddo come il suo sguardo. Si sedette nell'unico posto rimasto libero, di fronte a Drew.

Il ragazzo passò lo sguardo sulle tre sorelle. L'ultima arrivata sembrava così diversa da loro. Le prime due sembravano così posate, femminili, dai capelli scuri come la madre. Lei...a primo impatto sembrava una ribelle.

Vide Rebecca darle una gomitata e una fulminata con lo sguardo. Lei ricambiò lo sguardo, molto scocciata.

-Io sono Allison- fece con un sorriso forzato.

-Piacere di conoscerti- disse Ander.

Agata cominciò a servire il pranzo sui piatti e quando fu il turno della bionda, quest'ultima sbuffò.

-Agata, por favor! Niente carne -

-Allison non far impazzire Agata su!- la ammonì Eleonor. -E smettila con queste mode assurde-

La ragazza eliminò ogni residuo di carne dalla pasta con aria disgustata.

-Cazzate- sibilò tra i denti prima che Lisanna le tirasse una gomitata.

Drew si girò per osservare sua madre: sembrava ipnotizzata dalla nuova arrivata, probabilmente non le piaceva. Sua madre era molto per ragazze "confettose" come Drew le definiva. Quelle che lui si divertiva a portare a letto per una serata, molli e senza carattere.

-Allison...- cominciò. La diretta interessata la guardò, replicando lo sguardo scocciato, anche se tentò di camuffarlo con finto interesse. Drew fissò sua madre,che balbettava quasi.

-Hai una pelle meravigliosa!-esclamò in fine. A Drew andò di traverso l'acqua e cominciò a tossire. Sua madre era imbarazzante.

-Oh...la ringrazio- fece la ragazza, lusingata.

-Oh dammi del tu! Io sono Miranda- le porse la mano sporgendosi dal tavolo. La bionda esitò: era come se lottasse contro se stessa. Infine la strinse, mostrando il polso sottile ed candido che faceva forte contrasto con la felpa nera. Ritrasse la mano in fretta e cominciò a mangiare in silenzio, mentre erano i rispettivi genitori a cercare di tenere una conversazione. A pranzo finito, Miranda e Ander si alzarono da tavola.

-Noi dobbiamo proprio andare-

Drew sospirò e si avvicinò.

-Buon viaggio- disse un po' freddamente.

-Vedi di non fare cazzate- sibilò Ander al figlio, il quale fece una smorfia ma non rispose. Suo padre era sempre molto simpatico. Si diressero verso la porta d'ingresso e, in quel momento, Drew sentì che la sua nuova vita sarebbe iniziata.

-Vi ringraziamo ancora tanto. Per qualunque cosa, non esitate a chiamarci- disse Miranda.

Eleonor le sorrise e le prese le mani tra le sue.

-Faccio il tifo per te! Vedrai che andrà tutto bene!-

Miranda sorrise.

-Lo speriamo! A presto!- si rivolse al figlio -Fatti forza Drew-

Lui annuì e non disse altro. Li guardò andare via. E una miriade di imprecazioni dilagarono nella sua mente.

-Allora Drew- Blake si rivolse a lui -Puoi usare la stanza in fondo al corridoio del secondo piano-

-Scusa?-

Allison si era alzata da tavola e li osservava torva appoggiata alla colonna.

-Non potrebbe dormire sul divano?- chiese annoiata.

-Allison!- la sgridò Eleonor.

-Quella stanza non può essere usata!- esclamò infuriata -Non voglio inquini i miei ricordi!-

-Ally, ne abbiamo già parlato- fece Eleonor esasperata.

-Tu hai parlato. Io ho protestato! Quella camera non può essere usata- ribadì nuovamente.

-Sei la maestra dell'accoglienza, fattelo dire- sbottò Drew, che non riuscì più a trattenersi. Allison lo guardò negli occhi. Due pozze tempestose lo fulminarono.

-Nessuno ha chiesto cosa pensi tu-

-Ma io sono l'ospite, un po' di gentilezza non guasta!- fece lui.

-Oh bene. Allora ti pregherei ,gentilmente, di andare a fanculo!- sbottò lei. Tra i due l'aria era tesa. Drew non era mai riuscito a litigare e a detestare in quel modo una persona appena conosciuta.

-Allison, smettila! Sei in punizione!-esclamò Eleonor furente.

-Non ho dieci anni mamma!- fece lei, quasi divertita.

-Peccato che ti comporti come tale!-

Allison sbuffò e raccolse lo zaino di scuola e salì le scale senza dire una parola.

-Non ti accetterò mai in questa famiglia, sappilo- disse rivolgendosi a Drew. Poi si rinchiuse in camera.

Eleonor sospirò.

-Mi dispiace. Allison...ha molti scheletri nell'armadio ecco. Non è cattiva...solo...è complicato-

A Drew non importava.

-Non preoccuparti- Drew fece un mezzo sorriso. Tornò in salotto e prese le sue cose, sollevandole con rassegnazione e si avviò su per le scale. Aprì la porta della camera che gli era stata indicata: era praticamente spoglia. Il bianco dominava. Drew si guardò intorno, posando i grandi occhi scuri sulla scrivania bianca. Abbandonò le sue cose lì sull'ingresso e si avvicinò. Era in legno, con dei cassetti sul fianco. Ed era completamente vuota. Drew si voltò e fissò prima il letto, poi gli armadi. Cosa ci trovava quella Allison di particolare in quella camera? Era spoglia, triste...Drew si distese sul letto e chiuse gli occhi. Sentiva il freddo penetrargli nella pelle ed era una sensazione che non aveva mai provato in vita sua. Qualcosa non andava. All'improvviso la porta si aprì. Drew si alzò di scatto e vide Allison entrare. Schivò le valigie rimaste lì e, senza dire una parola, si diresse verso l'armadio all'estremità della stanza. Drew la vide aprirlo, prendere una coperta blu e qualche altro oggetto che non riuscì a vedere. Allison chiuse l'anta con cattiveria e fece per uscire di nuovo.

-Ciao anche a te-

-Salutarti non è nel mio interesse- fece lei senza nemmeno guardarlo, e chiuse la porta con un tonfo. Drew sospirò rassegnato. Non l'avrebbe mai capita. Afferrò lo zaino e prese il telefono: Victoria lo aveva già chiamato un sacco di volte. Digitò il suo numero e portò l'apparecchio all'orecchio.

-Drew! Allora! è una casa di vampiri? Infestata da spettri? O ti vogliono far diventare un ciccione di merda?- esclamò lei, così forte da rompergli quasi un timpano.

-Stai calma Vic!- disse lui ridendo -Nessuna delle tre, ma è comunque un incubo. La minore delle figlie è una pazza, te lo dico subito, insopportabile. Le altre due sorelle sembrano apposto.- fece lui. -Hai presente..."She's a rebel" dei Green Day? Ecco...la sorella minore mi ricorda quella canzone- riprese, prima che Vic potesse aprire bocca.

-Lei è un guaio, quindi?- chiese Victoria, citando la canzone.

-Secondo me è una teppista che fa a pugni nei vicoli!- esclamò Drew. La conosceva da pochi minuti e già aveva capito che voleva starle alla larga. Non voleva averci nulla a che fare.

-Non giudicare senza conoscere Drew- lo rimproverò Vic.

Lui sbuffò.

-Vorrei pensarci il meno possibile. Mi metto a studiare piuttosto-

L'amica rise.

-Sempre meglio che tu faccia cavolate-

-Sarebbe un'idea in effetti- disse lui. Aveva bisogno di fare sesso, così per poter non pensare a tutto quello che stava succedendo. Ammise come spesso era davvero uno strumento subdolo per sgomberargli la mente da ogni dispiacere. Pensava solo a se stesso in quei momenti, non gli importava di dare piacere, voleva riceverne.

-Drew...smettila di pensare con l'arnese che hai tra le gambe e prova a concentrarti su altro-

Il ragazzo sospirò e strinse gli occhi, come se Vic fosse lì e potesse guardarla male.

-Vado a studiare- disse lui, senza risponderle. La salutò e riattaccò. Si distese sul letto cominciando a dar forma a tutti i pensieri che dilagavano nella sua mente.

Il primo tra tutti, era che si sentiva abbandonato. Non lo aveva mai dato a vedere, ma odiava i suoi genitori per come lo mettevano sempre sotto ai loro interessi. Non c'era spazio per lui nelle loro vite. Probabilmente, era per quello che tentava di fare qualche casino ogni tanto: per ricordargli che esisteva anche lui nello loro vita.

Spesso voleva avere un fratello. Sentiva che si sarebbero presi a pugni, ma un supporto in più non gli avrebbe fatto male. Sospirò e si alzò: il trasferimento non avrebbe interrotto le sue abitudini, e aveva bisogno di caffeina. Scese le scale lentamente e si diresse in cucina sentendosi leggermente disorientato. Trovò Agata che gli sorrise e si offrì per prepararglielo, ma lui scosse il capo.

-Faccio io, riposati-.

-Ah Drew, yo non me riposo mai- e ridacchiò, finendo di pulire la cucina.

Con la coda dell'occhio, vide in salotto Eleonor, Rebecca ed Lisanna parlare, sedute vicine. Si raccontavano cosa avevano fatto quella mattina, ridevano, sembravano affiatate. Drew spostò lo sguardo verso la moka, e l'unica cosa che poté pensare fu:

"Ancora otto mesi".
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Spotify playlist: Magnolia//Drew Lawrence
   
 
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