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Autore: Plando    04/05/2018    3 recensioni
L’agente in questione era un grazioso esemplare femmina di donnola, per dimensioni era decisamente la più piccola di tutto il suo gruppo di cadetti, mentre per età era vero il contrario, a differenza della maggior parte dei suoi simili, il suo manto era completamente bianco, candido come la neve, mentre risaltavano gli occhi e il naso, entrambi neri; la piccola Mustelide si avvicinò al palco una volta sentito il suo nome, era vestita con la classica divisa da cerimonia della polizia, camicia e pantaloni blu e cravatta nera, il tutto stonava parecchio col pelo albino.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Capitan Bogo, Nuovo personaggio, Sindaco Lionheart, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un imprecisato numero di anni dopo.










Bogo entrò nella sala briefing, serio ed impassibile, gli agenti veterani cominciarono a battere i pugni sui tavoli sotto gli occhi increduli dei novellini al loro primo giorno in polizia.

“Va bene, va bene, mettetevi seduti”

Il baccano cessò all'improvviso, il bufalo si guardò intorno, dando uno sguardo veloce a Francine mentre prendeva posto, era il suo compleanno e si era già preparato il discorso, ma il suo sguardo, seppure per una frazione di secondo, si posò sulla piccola mammifera che stava seduta in prima fila; aveva letto il suo fascicolo, a quanto pare questa Judith Hopps si era data parecchio da fare in accademia, arrivando ad essere la prima del suo corso, non poteva non vedere come lei lo fissasse ammirata, glie lo leggeva negli occhi che avrebbe fatto di tutto per non deluderlo ed essere degna del distintivo che aveva al petto.

Fatti gli auguri all'elefantessa cominciò a fare la predica di come il municipio gli stesse col fiato sul collo per via di quattordici mammiferi scomparsi, cominciando poi a dare gli incarichi.

“Agenti Grizzoli, Fangmeyer, Delgado. Occupatevi dei mammiferi scomparsi nel distretto Foresta Pluviale” Il fascicolo venne afferrato dal leone, sollevandolo in modo che Grizzoli, un lupo bianco, non riuscisse a raggiungerlo, Bogo posò per un attimo lo sguardo sulla coniglietta, era visibilmente ansiosa di sentirsi chiamare.

“Agenti McHorn, Rhinowitz, Wolfard. Occupatevi dei casi di Piazza Sahara” Stavolta fu uno dei due rinoceronti a prendere la cartella.
“Agenti Higgins, Snarlov, Trunkaby. I casi Tundratown” L'elefante prese il fascicolo con la proboscide per poi uscire chiudendosi dietro la porta; erano rimasti solo loro due, loro due e il fascicolo di Otterton, Bogo lo osservò, alzando lo sguardo su di lei.

“E infine, il nostro primo coniglio, l'agente Hopps” Se fosse esistito uno strumento per misurare l'eccitazione che vedeva nella sua sottoposta all'idea di avere un incarico tutto suo, probabilmente il valore sarebbe andato fuori scala, facendolo esplodere come una bomba.

Si ritrovò ad un bivio, lo sapeva che lei era in gamba, da anni non vedeva risultati del genere in una recluta fresca di accademia, forse anche migliore di alcuni suoi agenti più esperti, gli sarebbe bastato richiamare Wolfard ed assegnarla a lui, McHorn e Rhinowitz se la potevano certamente cavare da soli, poi però il ricordo di Samantha si fece largo nella sua mente, la sua amica e quella coniglietta erano uguali, stesso senso del dovere, la volontà di dare tutta se stessa per la causa e di rendere fiero chiunque avesse riposto anche solo una minima speranza in quello che faceva, ma più di ogni altra cosa in lei ci rivedeva la stessa, terribile fragilità, Leodore, o chi prima di lui aveva inventato quel detto, si sbagliava alla grande, mettere in testa alla gente che ognuno poteva essere quello che voleva era stato un grosso errore, quello del poliziotto era un lavoro troppo duro per mammiferi di quelle esigue dimensioni, non poté fare a meno di pensare che, se solo lo avesse capito qualche anno prima, forse per Sam sarebbe andata diversamente.

Decise quindi che doveva fare qualcosa, non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore, non avrebbe perso un altro suo agente e se questo voleva dire essere visto come un bastardo carico di pregiudizi, allora avrebbe fatto così, sapeva che lei non avrebbe mollato facilmente e solo l'idea di distruggere i suoi sogni lo faceva sentire una merda, ma era la cosa giusta da fare, su questo ne era pienamente convinto

“Ausiliare del traffico. È tutto”

Finita la frase si voltò per uscire, nella speranza che non avrebbe ribattuto e si fosse arresa al fatto che quello era il suo compito e non avrebbe avuto altro, cosa che non accadde.





Passata una settimana la coniglietta non mollava, continuava a fare multe a raffica e a Bogo andava bene così, l'avrebbe relegata a quella degradante mansione fintanto non avesse capito che per lei lì non c'era posto, che non sarebbe stata nulla di più; stava passando davanti al bancone di Clawhauser quando arrivò una chiamata.

<< Qui agente McHorn, codice 1031... >>

<< Ci penso io! >>

<< Ma che... >>

<< Agente Hopps all'in... >>

La chiamata s'interruppe così, dopo aver strappato il microfono dalle mani del ghepardo si mise in contatto col rinoceronte.

“Sono Bogo, che succede?”

<< Capitano, l'ausiliare Hopps è all'inseguimento del ladro >>

Solo il pensiero gli gelò il sangue, non sapeva se essere incazzato perché aveva trasgredito un ordine o preoccupato che le accadesse qualcosa, non era minimamente equipaggiata per un inseguimento a piedi “McHorn, fermala, subito”

Dopo qualche minuto il rinoceronte si fece di nuovo vivo << Mi dispiace signore, l'ho persa dentro Little Rhodentia, ho provato a chiamarla ma... >>

Bogo sbuffò sonoramente prima di sbattere giù la chiamata ed andare verso il suo ufficio, a quel punto non gli restava altro da fare che aspettare che tornasse in centrale.





Le aveva fatto una ramanzina fin troppo esagerata, mai avrebbe pensato che avrebbe dovuto punire un suo agente perché faceva il suo dovere, arrivando a licenziarla quando si propose, in via del tutto autonoma e senza alcuna autorizzazione, di trovare il marito della signora Otterton; se solo non ci fosse stata li Bellwether, quella dannata pecorella era sempre tra i piedi nei momenti peggiori, ma tutto sommato la cosa tornò a suo favore, dandole quarantotto ore di tempo non sarebbe mai stata in grado di completare il caso, era sufficiente che non si facesse ammazzare in quel lasso di tempo e poi se ne sarebbe liberato definitivamente, facendole capire che quel lavoro non era adatto a lei.





Quella sera non uscì al solito orario, con la scusa di finire delle pratiche aspettò che anche Clawhauser se ne andasse, aprì un cassetto e ne tirò fuori una foto, stette ad osservarla per un po', per poi parlare tra sé e sé.

“Che dovrei fare, Sam?”

Rivedere quella foto, scattata la sera in cui la sua amica divenne finalmente una poliziotta, gli fece tornare in mente il giorno peggiore della sua vita.






La volante del capitano si era appena fermata sul luogo dove si era conclusa da poco la sparatoria, erano arrivate tre ambulanze, i paramedici di una di queste stavano prestando soccorso a Higgins, l’ippopotamo presentava una ferita di striscio alla gamba destra, sembrava parecchio infastidito dalla presenza dei dottori.

“Dannazione, vi ho detto che sto bene, andate a prestare soccorso a chi ne ha veramente…”

“Higgins”

Venne interrotto da Bogo, non appena se ne rese conto si alzò in piedi porgendogli il saluto, per poi rimettersi seduto a causa dei dolori che quel movimento gli avevano procurato alla ferita.

“Stai giù, sei ferito”

“Io sto bene, capitano, è solo un graffio”

“Graffio o no, ora te ne starai fermo e li lascerai fare il loro dovere, è un ordine”

A questo punto l’agente non poté più controbattere, annuendo e lasciando che i medici gli fasciassero la ferita, non appena ebbero finito Bogo si avvicinò per chiedergli spiegazioni, ma soprattutto per sapere le condizioni degli altri agenti.

“Come stanno gli altri?”

“Johnson e Jackson sono incolumi, adesso stanno dentro a controllare i due rapinatori che ce l’hanno fatta, erano in cinque, ci hanno colto alla…”

“E lei?” La voce tremante e soffocata con cui pose quella domanda fece capire fin troppo bene quanto temesse quello che gli sarebbe stato detto subito dopo, l’ippopotamo si voltò verso l’ingresso della palazzina dove fino a poco prima aveva visto l’inferno.

“Le stanno prestando soccorso proprio ora, io…non so proprio dirle nulla sulle sue condizioni, certamente non era messa bene, l’ultima volta che l’ho vista”

Era più che convinto di aver perso un battito, forse anche più, solo l’idea che Sam fosse ferita gravemente, o peggio, lo fece letteralmente star male.

“L’hanno colpita?”

“No, non le hanno sparato, avevamo trovato un nascondiglio dove ripararci e rispondere al fuoco, ma uno di loro, un rinoceronte, ha provato ad aggirarci, appena ci è riuscito ha iniziato a correrci incontro sparando come un pazzo, ferendomi alla gamba, Nivalis se né accorta per prima e mi si è messa davanti, puntandogli l’arma contro, ma ormai era troppo tardi, è stata colpita da un calcio, l’ha fatta volare sopra le nostre teste, per poi finire contro un muro di cemento, mi ha salvato la vita, facendogli perdere tempo e permettendoci a noi di sparargli”

Presa in pieno dal calcio di un mammifero che come minimo pesava venti quintali, probabilmente era ancora peggio di un colpo di pistola, per quanto si sforzasse non riusciva a non pensare alla peggiore delle conclusioni, poi dei rumori provenienti dallo stabile attirarono la sua attenzione, ne uscirono due medici portandosi appresso una barella su cui avevano adagiato la piccola agente, Bogo si avvicinò per valutarne le condizioni, e quello che vide fu molto peggiore di qualunque cosa avesse immaginato.
La donnola era priva di sensi, a giudicare dalla posizione completamente innaturale degli arti si poteva dire che ormai non le rimaneva neppure un osso integro, la mandibola era spostata tutta da una parte, probabilmente lussata se non completamente rotta anche quella, ma ad impressionarlo maggiormente fu il fatto che, oltre ad essere coperta di sangue, un osso della gamba destra, forse la tibia, rompendosi aveva squarciato la pelle, fuoriuscendo per qualche centimetro dall’orribile ferita.

Si fermò un attimo, gli tremavano le gambe ed era convinto che se avesse continuato a camminare sarebbe crollato a terra, nel frattempo la stavano caricando sull’ambulanza, uno dei paramedici che l’avevano soccorsa, una zebra, lo riconobbe e si avvicinò a lui.

“Lei è il capo qui?”

Il bufalo alzò lo sguardo verso di lui, l’equino notò subito lo sguardo perso del bufalo, che si limitò ad annuire.

“Questa…è la prima volta per lei? Intendo che un suo agente rimane ferito”

“S…si”

“Ascolti, le posso assicurare che faremo tutto il possibile per salvarla, ma le sue condizioni sono critiche, non le mentirò, sebbene ci siano poche possibilità, potrebbe farcela, ma in quel caso resterà paralizzata dal collo in giù, per il resto della sua vita”







Scrollò la testa, tornando ad osservare la foto per poi rimetterla dentro al cassetto, uscito dall’ufficio e chiusa la porta era pronto per tornare a casa, ma aveva un’ultima cosa da fare, nell'area di detenzione della centrale; in quelle piccole celle in genere ci mettevano chi doveva essere rilasciato da lì a poco o trasferito al carcere vero e proprio, arrivato davanti quella di Duke aprì il cancello, aspettando all'entrata.

La donnola si voltò verso di lui, guardandolo con stizza “Capitano Bogo, che diavolo vuoi da me?”

“Non si perdono le vecchie abitudini è?”

“E a te che ti frega? Se hai finito di farmi la tua morale del cazzo, puoi anche levarti di torno”

“Sai, mi ero fidato di lei, sul tuo conto, ma credo che se Samantha ti vedesse ora, proverebbe solo delusione”

Al solo sentire quel nome Duke si alzò furibondo avvicinandosi al bufalo e arrivando ad urlargli contro puntandolo col dito, quasi con le lacrime agli occhi.

“Non osare, non pronunciare il suo nome, non ne hai alcun diritto, quello che è successo è solo colpa tua, tua e di quell’idiota di un leone con le sue dannate iniziative...eri suo amico, avresti dovuto dissuaderla, invece l'hai incoraggiata a seguirti”

“Ti sbagli, sono sempre stato io a seguire lei, qualunque cosa gli avessi potuto dire, lei lo avrebbe fatto comunque. So come ti senti, ma non…”

“NO, lei forse sarà anche stata la tua migliore amica…ma io l’amavo, tu non sai come mi sento, non puoi saperlo”

Il bufalo si limitò ad osservare senza dire una parola.

“Cosa ti aspettavi che potesse fare? Ogni volta che penso a lei…riesco solo a vedere come l’ha ridotta quel maledetto…ci stavo quasi per cascare, stava davvero per convincermi che potevo avere una vita normale…adesso lasciami in pace e levati dalle palle”

“No, sarai tu ad andartene”

“Cosa?”

“Ho riconsegnato la refurtiva al suo legittimo proprietario e l'ho convinto a non sporgere denuncia, sei libero” Detto questo si fece da parte per far uscire la donnola “Non capiterà un'altra volta”

Mentre usciva, Duke tenne lo sguardo fisso davanti a se, senza incrociarlo con quello del bufalo “Lasciarmi andare non cambierà assolutamente nulla, non sperare di ricevere alcun ringraziamento per questo”

Finita la frase si fermò, a pochi metri da Bogo, senza voltarsi “Ho visto come lavora, la tua coniglietta, è proprio come Sam, si farà ammazzare ed ancora una volta la colpa sarà solo tua”





Era passato ormai un giorno e mezzo e non aveva notizie dalla sua agente, cominciava seriamente a preoccuparsi, anche per il fatto che l'agente Swinton gli aveva riferito di averla vista alla motorizzazione in compagnia di una volpe, una dannata volpe, che cavolo gli passava per la testa proprio non riusciva a capirlo, finché Clawhauser non piombò nel suo ufficio urlando frasi sconnesse su un probabile 1091 ed un giaguaro inferocito, il tutto seguito dal cognome Hopps, quella coniglietta stava mettendo a dura prova la sua pazienza.

“Chiama McHorn, Rhinowitz e gli altri due rinoceronti nuovi di cui non ricordo il nome, avvisa anche Fangmeyer, li voglio tutti alle loro volanti ora, ti ha detto dov'era?”

“All'incrocio tra Vine e Tujunga”



Stava finendo di strappare le liane che tenevano intrappolati Judy e Nick, quest’ultimo lo ringraziò non appena mise le zampe a terra, ricevendo nient’altro che un’espressione di stizza nei suoi riguardi.

“Capitano Bogo, ci sono vicina lo so, il giaguaro che ci ha attaccato fino ad un attimo prima mi ha raccontato che…”

La coniglietta era una vera e propria macchinetta parlante, ma il bufalo non la stava ascoltando nemmeno per sbaglio, la sua attenzione era rivolta alla passerella della funivia posta ad un centinaio di metri più in alto, da dove, presumibilmente, lei e quella volpe si erano gettati.



“Questa qui è completamente pazza, non posso assolutamente attendere altre dieci ore”



L’arto del bufalo era teso verso di lei, aspettando che si togliesse di dosso il distintivo e lo consegnasse nelle sue zampe, nonostante riuscisse a mantenere uno sguardo freddo ed impassibile, dentro di lui si sentiva una merda per quello che stava facendo, ma soprattutto per quello che le aveva detto; lui lo sapeva, sebbene nessun’altro nel dipartimento ne fosse a conoscenza, lui sapeva che erano stati avvistati quelli che potevano a tutti gli effetti sembrare dei predatori con comportamenti selvaggi, eppure non aveva mancato di ridicolizzare lei e tutta la sua specie davanti ai suoi colleghi, facendo notare quanto potessero essere fifoni i conigli, al punto da non comprendere la differenza tra un predatore aggressivo e uno selvaggio, ed ora la stava licenziando senza nemmeno tenere fede alle sue parole, dieci ore prima del previsto, probabilmente in quel momento Sam si stava rivoltando nella tomba, a causa del suo comportamento ignobile.

“NO”

“Che cos'hai detto, volpe?”

“Scusi. Quello che ho detto è “no” non le darà il distintivo”

Ci mancava anche un altro guastafeste, a quanto pare la Bellwether non aveva fatto abbastanza danni appoggiandola la prima volta, ci mancava anche quella cavolo di volpe che si metteva a fargli notare quanto stesse facendo lo stronzo, davanti ai suoi agenti per giunta, ora per lui era diventato praticamente impossibile liberarsi di quella coniglietta prima del tempo, per la prima volta rimase senza parole, decidendo di lasciarli andare per la loro strada e andarsene coi suoi agenti.



Qualcuno bussò alla porta, Bogo diede il via libera col suo solito modo di fare, voce fredda ed impassibile, ad entrare fu un ippopotamo.

“Capitano Bogo”

“Higgins, non dovresti essere di pattuglia?”

“Si, dovrei, ma credo che in questo momento sia meglio che stia qua”

“Se sei in vena di scherzare Mike, ti assicuro che oggi non è giornata, torna al lavoro”

“È per via di lei giusto? Sai, si è saputo come l’hai trattata, tutto questo non ti fa onore”

Il bufalo si alzò in piedi, con un’espressione irritata sul muso.

“Bada a come parli, e comunque non sono affari che ti riguardano, si tratta solo di me e Hopps”

“Mi riguarda eccome, perché voglio capire cosa può mai averti fatto di male per meritarsi tutto questo, il prossimo chi sarà? Wolfard perché ulula? O magari io perché arrivo in ufficio con la divisa fradicia dopo che l’asciugatore della metro si guasta nuovamente? Cosa ti costa trattarla dignitosamente e lasciarle fare il suo dovere?”

A questo punto Bogo sbottò, battendo il pugno sulla scrivania per arrivare quasi ad urlare al suo subordinato.

“È un coniglio, il suo dovere è coltivare carote, non rischiare la pelliccia con un lavoro che non è minimamente alla sua portata”

“Quindi è questo il problema? Perché, a tuo dire, lei non ha le qualità per questo lavoro allora merita di essere maltrattata? Questa non è una cosa che puoi decidere te, non ti riconosco più, ne come capo e neppure come compagno d’accademia”

“Sinceramente? Non mi frega nulla di quello che pensi, sono cambiato, il tempo delle buffonate è finito da un pezzo e non cambierò idea su di lei, puoi anche metterti il cuore in pace”

“Già” Rispose allora l’ippopotamo “Immagino che era proprio cosi che l’agente Nivalis voleva che diventassi, spregevole da far schifo, e non provare a dire che non è così, perché è quello che stai dando a vedere”

Dopo quest’uscita Bogo se ne stette in silenzio, era stato toccato sul vivo con un argomento che avrebbe preferito non saltasse più fuori, e che gli fece tornare alla mente gli ultimi dolorosi istanti che aveva passato con lei.





Si trovava seduto su quella scomoda panca da almeno tre ore, nonostante l’operazione fosse finita da un pezzo ancora non gli permettevano di vederla, passò un’altra ora e mezza prima che un’infermiera lo chiamasse.

“Capitano Bogo?”

Sentendosi chiamare il bufalo scattò in piedi, dirigendosi a lunghi passi verso l’antilope che l’aveva chiamato.

“Si, sono io, allora? Come sta?”

“Mi dispiace, vorrei darle notizie migliori, ma le sue condizioni sono ancora critiche, la teniamo in uno stato di coma farmacologico per sicurezza, ma potrebbe non essere abbastanza, se vuole ora può vederla”

Non se lo fece ripetere due volte e, una volta ringraziata l’infermiera, aprì la porta ed entrò nella stanza, quello che vide lo paralizzò sul posto, la sua amica era sdraiata sul lettino dell’ospedale, era coperta dalle cicatrici dell’operazione che aveva subito da poco e una vera e propria selva di tubicini e fili di diramavano verso dei macchinari li vicini da ogni parte del suo corpo, Bogo si passò una zampa sul muso, rimanendo poi ad osservarla per qualche minuto, prima di parlarle.

“Sam?”

Non giunse alcun tipo di risposta dal mammifero in coma.

“Spero tu possa sentirmi, volevo scusarmi con te, non avrei dovuto attaccarti in quella maniera, tu mi hai…reso migliore, avevi ragione, vedrò di cambiare, dico sul serio, ma…devi riprenderti, altrimenti, non so come potrei fare”






Bogo scrollò la testa come per cacciare quei pensieri, per poi riportare l’attenzione verso l’ippopotamo.

“Dalle una possibilità, potrebbe sorprenderti”

“Non ci contare, neppure trovasse tutti e quattordici i mammiferi scomparsi in una botta sola”






<< Uao, sei un gran ballerino, capitan Bogo >>

“CAPITAN BOGO”

“Non adesso”

“Aspetti, quella è Gazzelle?”

“Noo”

<< Sono Gazzelle, e tu sei un gran ballerino >>

“Anche lei ha quella app? Ooooooh caaaapooo”

“Clawhauser, sto lavorando ai casi dei mammiferi scomparsi”

“Oh oh, si certo, a proposito signore, ha chiamato l’agente Hopps, ha trovato tutti i mammiferi”

<< Uau, notevole >>










Un altro imprecisato numero di anni dopo










Percorsa tutta la lunghezza della balconata arrivò dinnanzi a quello che per un buon numero di anni era stato il suo ufficio, degli addetti stavano rimuovendo le lettere che componevano il suo cognome dal vetro della porta, per poi sostituirle con quelle del nuovo capitano del primo distretto di Zootropolis, dato che non gli mancava molto decise di attendere che finissero, per poi assicurarsi che il lavoro fatto fosse a regola d’arte; si avvicinò un poco al vetro, osservando le lettere e constatando che era stato fatto tutto bene.





<< CHIEF HOPPS >>





Bussò alla porta, attendendo che la squillante voce della leporide gli desse il via libera, non appena entrò la vide mentre era in piedi sulla scrivania nell’intento di sistemare articoli di cancelleria vari, con ovviamente Wilde a darle una mano, sia mai che quei due stessero separati più di dieci minuti, appena lo vide, la coniglietta portò la zampa alla fronte e si mise sull’attenti, davanti a quello che fino a qualche giorno prima era il suo superiore, Bogo sbuffò sonoramente, per poi rivolgerle uno sguardo infastidito.

“Quante volte te lo devo ripetere Hopps, non sono più il tuo capitano”

Judy, quasi colta da un’improvvisa illuminazione mista ad un lieve imbarazzo, abbassò la zampina, sotto lo sguardo divertito della volpe.

“S…si, è vero, sa, la forza dell’abitudine…”

Il bufalo annuì semplicemente per poi voltarsi verso Nick, dopo aver notato che non aveva mosso un muscolo “E te Wilde? Che fine ha fatto la tua abitudine”

“Oh, io mi abituo facilmente ai cambiamenti, specialmente quelli piacevoli, Bogo”

Finita la frase mostrò uno dei suoi migliori sorrisi, quelli che fomentavano la voglia della ormai ex-partner di prenderlo a sberloni in faccia e che facevano imbestialire il bufalo.
Lui non ci diede bado, per poi rivolgersi alla coniglietta.

“Dovrei parlarti, in privato, quindi, se non ti dispiace Wilde…”

“Oh, ma si figuri, mi dispiace eccome, e poi, come ha giusto detto lei un attimo fa, non è più il mio capitano, quindi, mio stimato concittadino…”

Non terminò la frase che la coniglietta saltò giù dalla scrivania per poi dirigersi verso la volpe.

“Nick, fuori”

Era seria, ma sia mai che Nicholas Wilde non avesse provato a buttarla sul ridere, non avrebbe potuto farne a meno.

“Oh suvvia Carotina, non riusciresti ad essere minacciosa nemmeno se ti ci impegnassi…”

“Agente Wilde, se non ti togli subito dai piedi giuro che ti spedisco a dirigere il traffico sotto le mura climatiche di Sahara Square, per un mese fine settimana inclusi”

Ora era maledettamente seria, al punto da far pensare alla volpe che non stesse affatto scherzando, solo l’idea di passare un mese in quel clima cocente lo fece desistere dal proseguire, optando che una fuga silenziosa era la scelta migliore.
Una volta che la volpe ebbe lasciato la stanza, Bogo non poté proprio fare a meno di lasciarsi scappare una mezza risata, era sempre una soddisfazione vederlo allontanarsi sconfitto con la coda tra le zampe, indipendentemente da chi lo avesse legnato.

“Bè Hopps, sembra che hai cominciato bene il tuo nuovo incarico”

“Dice…che ho esagerato?”

“No, anzi, se ti posso dare un consiglio, di tanto in tanto una randellata non fa mai male, se ti dovesse servire una zampa pesante, io sono sempre disponibile”

La coniglietta soffocò una risata “Anche no, sa, lui ora è un mio sottoposto, ma prima di tutto è il mio miglior amico”

Nonostante non lo diede a vedere questa frase colpì molto duramente Bogo, facendogli tornare alla mente ricordi a cui non pensava da troppo tempo, forse era arrivato il momento di liberarsi di quel peso che si sentiva addosso fin dal momento che vide il fascicolo di quella recluta che contro ogni previsione ora sedeva al suo posto.

“Ascolta Judith”

Per qualche secondo la coniglietta rimase interdetta, mai prima di allora il bufalo l’aveva chiamata per nome, e lei era sempre stata completamente d’accordo a riguardo, era poco professionale e pian piano anche lei si stava abituando all’idea di cominciare a chiamare i suoi sottoposti per cognome, Nick incluso quando non erano soli, questo improvviso cambiamento la lasciò spiazzata.

“S…si?”

Bogo, intuito il motivo che l’aveva perplessa accennò un sorriso, per poi continuare a parlare.

“Voglio che tu sappia che non ho mai avuto alcun dubbio sul tuo valore come agente di polizia, ancora prima di vederti di persona al tuo primo giorno sapevo che saresti arrivata in alto, d'altronde il tuo fascicolo dell’accademia parlava chiaro”

Ecco un modo semplice e diretto per riempire quella testolina grigia di confusione a livelli a dir poco esagerati, Judy non ci stava capendo più nulla e, dopo aver negato con la testa, prese la parola.

“Aspetti, perché o non me la racconta giusta, oppure sono io la cretina che non ha capito nulla in questi anni, perché fino al momento in cui io e Wilde abbiamo incastrato Lionheart lei non ha fatto altro che complicarmi la vita, umiliandomi di fronte ai miei colleghi e provando a licenziarmi senza alcun valido motivo”

“La verità Hopps…è che avevo paura”

La coniglietta era sempre più incuriosita da questo cambiamento che vedeva nel suo ex-capo, ed ora più che mai voleva andarci a fondo della questione.

“Paura di che?”

Per un momento parve quasi che Bogo ci avesse ripensato e fosse restio a continuare, poi tirò un sospiro e riprese l’argomento, dando spiegazioni.

“Che ti accadesse qualcosa, non sei il primo mammifero di piccole dimensioni ad entrare in polizia, prima di te ce né stata un’altra, un’amica a cui tenevo molto”

“Per caso, questa sua amica era una donnola?”

Bogo la fissò incredulo, non le aveva mai parlato di Sam e sapeva che nessuno della “vecchia guardia” era andato in giro a raccontarlo.

“Come fai a saperlo? Non dirmi che la conoscevi”

“Cosa? No no, non mi ricordo nemmeno come si chiama, ma vidi in televisione la cerimonia d’investitura a cui partecipò, insomma, un po' come per me era stata una cosa abbastanza clamorosa, per una donnola, ma quindi si è ritirata?”

A quel punto sul viso di Bogo calò un velo di tristezza che la coniglietta notò subito, andando ad intuire che non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe sentito poco dopo.

“Venne ferita gravemente al suo primo giorno, morì pochi giorni dopo a causa delle ferite, in ospedale”

Le orecchie di Judy calarono dietro la testa e il nasino rosa cominciò a tremolare, anche il sorriso scomparve dal suo musetto.

“Oh, mi…mi dispiace, quindi è per questo che non mi voleva qui, temeva che potesse accadermi qualcosa del genere anche a me?”

“Si, era quello che temevo, dopo quanto accaduto a Samantha non ho più voluto mammiferi di piccole dimensioni nel mio distretto, non si è mai trattato di mettere in dubbio le tue capacità, semplicemente non ritenevo che il nostro fosse un lavoro adatto per voi piccoletti, è cambiato tutto dopo che incastrasti Lionheart, capì che probabilmente mi ero fatto troppo condizionare dalle esperienze passate, quando decidesti di rassegnare le dimissioni mi resi conto di aver perso uno dei migliori agenti che avevo mai avuto, e la maggior parte della colpa era soprattutto mia, alla fine Sam ha solo avuto sfortuna, mentre svolgeva il suo dovere”

Judy rimise il sorriso sul muso, avvicinandosi ulteriormente a Bogo “Sa, se sono riuscita ad arrivare fin qua lo devo anche alla sua amica, e non metaforicamente, vederla mi ha veramente aiutato”

A queste parole il bufalo si incuriosì, volendo capire cosa intendesse “Che vuoi dire?”

“Ecco, finiti gli studi non è stato un buon periodo per me, mi sono laureata in agraria a pieni voti, nonostante non me ne importasse nulla ho sempre dato il massimo in tutto quello che facevo, i miei erano entusiasti, pensavano che così facendo abbandonassi la folle idea di arruolarmi in polizia”

“Ed immagino che non ci siano riusciti”

“Invece si” Ora l’entusiasmo era un poco svanito, ricordando quel periodo poco felice.

“A parte qualche mio fratello e un paio di amici, nessuno credeva veramente in me, in quello che volevo fare, anche i miei genitori, per quanto provassero a non farmelo pesare vedevo che non erano felici delle mie scelte, per cui decisi di abbandonare l’idea e darmi da fare per farmi una vita come ogni coniglio che si rispetti, anche se non era quello che volevo”

“Cosa ti ha fatto cambiare idea?”

“Il fatto che un giorno come tanti altri, dopo aver acceso la tv, per puro caso si sintonizzò sulla ZNN, in quel momento stava andando in onda la trasmissione della cerimonia d’investitura dei cadetti che poi sarebbero diventati poliziotti, tra i molti grossi mammiferi rimasi stupita di vedere che ci stava qualcuno non più grande di me per dimensioni, per di più una donnola, lo vidi come un segno che forse anche io potevo ancora farcela, con o senza l’appoggio delle persone a cui volevo bene, decisi che, una volta raggiunta la maggiore età, avrei fatto l’accademia”

Finita la frase alzò le zampette al cielo per poi farle ricadere lungo ai fianchi.

“Purtroppo, per un motivo o per un altro, non riuscì a parteciparvi fino al compimento dei ventiquattro anni, nonostante non sapessi nemmeno come si chiamava, quella donnola mi ha cambiato la vita, volevo ringraziarla, ma una volta arrivata qua mi resi conto che non c’era più, diedi per scontato che se ne fosse andata o trasferita, poi col tempo mi passò di mente, non potevo immaginare che fosse finita così, tragicamente…”

Bogo, che era stato in silenzio ad ascoltare, prese la parola “Lei voleva entrare in polizia per dimostrare che anche le donnole potevano essere degne di fiducia, per far vedere che erano migliori di quello che tutti gli altri vedevano, un po' come ha fatto e continua a fare Wilde in questi anni, anche se dubito fosse quello il suo intento”

La coniglietta, non capendo appieno le parole del bufalo, si rivolse a lui con un po' d’incertezza nelle parole “Che vuole dire?”

“Semplicemente che i motivi che hanno spinto Wilde ad intraprendere la carriera del poliziotto non sono quelli, ma non spetta a me spiegartelo, forse un giorno ci arriverai di testa tua”

Finita la frase il bufalo si congedò da lei con una stretta di zampa, senza dare ulteriori spiegazioni a riguardo, per poi varcare un’ultima volta quella soglia, all’esterno lo aspettava una volpe che, appena lo vide, sorrise, mostrandogli il pugno chiuso col pollice in su, gesto che venne ricambiato dal bufalo.










“Allora Delgado, novità”

“Capitano, quanto riportato dall’ex-agente Hopps e la volpe di nome Nicholas Wilde corrisponde, sembra che la causa di tutto fosse realmente il sindaco Bellweather, abbiamo anche arrestato i suoi complici e provveduto a consegnare il siero al professor Walter White, troverà sicuramente una cura”

Bogo annuì, per poi rivolgersi nuovamente al leone “Perfetto, Hopps dov’è?”

“Dovrebbe essere qui a momenti, ha da poco lasciato il pronto soccorso per le dovute cure mediche”

“Ok, quando arriva mandala nel mio ufficio”



Meno di dieci minuti dopo Judy si presentò davanti Bogo, con una leggera fasciatura alla zampa destra che copriva la ferita che si era procurata durante la sua fuga dal museo, tutto sommato camminava bene, zoppicando appena.

“Mi ha cercata, capitano Bogo?”

“Si, abbiamo ancora una questione in sospeso noi due, e riguarda questo oggetto in particolare”

Il bufalo aprì un cassetto per poi estrarne il piccolo distintivo della coniglietta, lo posò sulla scrivania e lo spinse nella sua direzione, lei lo osservò, per poi alzare lo sguardo verso di lui.

“Ho rassegnato le dimissioni”

“NO” Rispose secco, prima di continuare “Te lo dico io cosa hai fatto, ti sei limitata a toglierti il distintivo, posarlo sulla scrivania del sindaco ed andartene come se nulla fosse per farti rivedere mesi dopo, risolvendo un caso che non era nemmeno più tuo, come la mettiamo?”

“Signore, con tutto rispetto, ma ricordo benissimo che il giorno dopo sono passata dalla centrale e ho firmato tutte le pratiche per…”

“Strano, perché io non me lo ricordo, come non ricordo di nessuna carta da te firmata, quindi…come la mettiamo?”

A questo punto Judy osservò ad occhi spalancati il bufalo, per poi allungare le zampette verso il distintivo, prendendolo e rigirandoselo diverse volte tra e zampe per poi rivolgere uno sguardo di gratitudine al suo capo.

“Molto bene, riprenderai a lavorare non appena la ferita sarà guarita completamente, quando esci mandami dentro Wilde, deve firmarmi delle deposizioni contro Dawn”





“Io ho già firmato tutto”

“Lo so, non è per questo che ti ho fatto chiamare”

A questo punto Nick era preoccupato per i reali motivi che avevano spinto il capo della polizia a voler a tutti i costi parlare con lui.

“E…quindi perché sono qui?”

Bogo tirò a se un respiro profondo, per poi cominciare a dare spiegazioni.

“Non credo ci sia da discutere che tu sia stato di vitale importanza nella risoluzione di questa crisi che si stava abbattendo sulla città, siamo tutti grati sia a te che ad Hopps, ma non è per nemmeno per questo che sei qui”

Si stava dilungando fin troppo per i suoi gusti, e Nick ne aveva già le scatole piene.

“Per favore non si dilunghi, mi dica qual è il problema”

“Il problema, caro Nicholas Wilde, è l’agente Hopps, immagino che avrai constatato tu stesso che quando ci si mette dimostra un’intraprendenza quasi maniacale per il suo dovere, tuttavia è sconsiderata e non presta nessuna attenzione alla sua sicurezza personale”

“Si, l’ho notato, diventa una sorta di kamikaze, ma io cosa centro?”

“Ho saputo che ha provato a reclutarti prima della conferenza stampa di due mesi fa, e che eri propenso”

“È stata una scelta stupida ed azzardata, insomma dai, guardiamo la realtà dei fatti, una volpe poliziotto? Chi potrebbe mai essere il pazzo sconsiderato che rischierebbe la sua reputazione prendendo una volpe sotto il proprio comando, non sta né in cielo né in ter…”

“IO” Bogo lo interruppe per poi continuare “Se quella volpe riuscisse a tenere a freno l’entusiasmo di Judith Hopps, lavorandoci a fianco come partner di lavoro, e così facendo evitarle prodezze che la porteranno ad una ingloriosa fine prematura allora la vorrei”

Detto questo tirò fuori un foglio d’iscrizione all’accademia di polizia di Zootropolis, del tutto uguale a quello che Judy gli diede tempo prima e che lui compilò senza pensarci due volte, sbagliando pure qualche campo.

Nick si avvicinò, prese il foglio e dopo avergli dato uno sguardo alzò il muso verso il bufalo “Lei non ha nemmeno idea di che razza di palla al piede si sta per trascinare dietro”

Bogo si passò una zampa sul muso con un’espressione di sconforto a farla da padrona “Chissà perché ma sento già che mi pentirò amaramente di quello che ti sto per dire, quindi, TACI E COMPILA QUEL DANNATO MODULO, e un’ultima cosa, sia mai che Hopps venga a sapere di questa conversazione, in quel caso sarà la tua fine”

Detto fatto, e stavolta si era guardato bene di compilarlo esattamente in ogni sua parte, per poi rivolgere un pollice in su in direzione del bufalo.

“Fai poco lo spiritoso e fuori di qui, ORA”











Note

Eccomi qua, c’è l’ho fatta a finirla anche se ciò messo più di quello che pensavo, Questa voleva essere una versione alternativa a come tutti (me compreso) vedono il carattere di Bogo nei confronti di Judy durante il film. L’avevo in cantiere da molto tempo, così come altre che chissà quando mai finirò, o se le finirò, ma almeno le long andranno avanti, arriveranno anche i capitoli di quelle, serve solo pazienza, tranquilli.

Un grazie va a Redferne ed EnZo89 per le recensioni al primo capitolo e quest’ultimo anche per averla messa tra le preferite, alla prossima. Davide
   
 
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