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Autore: LeanhaunSidhe    05/05/2018    14 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Erano una nebbia leggera che penetra nelle ossa e rosicchia piano, un morbo pestilenziale che avanza silenzioso. Il contadino si mosse lentamente, incerto se la figura allampanata e ricurva che gli andava incontro per quella strada fosse reale oppure no. La osservò meglio mentre la bruma mattutina lo avvolgeva e gli faceva provare freddo. Tremò appena. Le sue scarpe lorde di terra affondavano lentamente per il sentiero fangoso. Si stropicciò un occhio mentre gli sembrava che l'immagine di quello sconosciuto ondeggiasse e crescessw in altezza. Rabbrividì osservandone una mano fuoriuscire dalla manica grigia del manto logoro. Spalancò le palpebre nell'accorgersi degli artigli scintillanti che ingrandivano lentamente. Lasciò cadere a terra falce e berretto. Mosse indietro alcuni passi e sarebbe scappato via urlando se quella stessa mano zozza di morte non lo avesse afferrato prontamente per la gola, sollevandolo da terra. I suoi piedi scalciarono nell'aria che mancava ai polmoni. L'immagine spettrale fotoimpressa nella retina portava l'effige del terrore, del grido muto che non avrebbe mai abbanonato le sue labbra.

Seleina si destò all'istante, straziata da quel grido che non aveva suono ma le aveva graffiato il cuore fino a toglierle il respiro. Davvero le mancò l'aria, per qualche istante. Ansimante, annusò gli odori portati dal vento. Impallidì rendendosene conto: uno dei perduti si apprestava. Prese a correre verso il punto in cui aveva scorto l'ultima traccia di Haldir, la sera prima. Non aveva mai corso così veloce nella neve. Non si era ancora resa conto di aver appena raggiunto la velocità del suono.

Kiki si svegliò di soprassalto: la fronte madida di sudore. Mu era accorso immediatamente, richiamato dal cosmo agitato del fratello. Con lo sguardo percorse rapido la stanza, cercando di dare un senso all'emozione di cui era preda l'altro ma corruggò la fronte.

"Kiki..."

Lo scosse per le spalle ma suo fratello pareva assente mentre si stringeva la casacca al centro del petto e respirava a fatica. Il più giovane era letteralmente bloccato dal terrore. Cercò di sottrarlo a quella malia, inutilmente. Risoluto, lo obbligò ad alzarsi, invocando l'aiuto della dea Athena ed implorando il permesso di teletrasportarsi alla tredicesima. Un istante dopo, erano circondati dalla luce divina della dea.

 

Seleina aveva continuato a correre. I rami scricchiolavano rompendosi sotto ai suoi piedi. Era già rotolata due volte e con un balzo si era rimessa impiedi. Voleva vivere: doveva ruscici per salvare tanti altri. Lo desiderava con tutta se stessa. Il dolore che aveva sottratto alle persone e che l'aveva dilaniata da che era bambina doveva averla resa più forte. Doveva, per forza, averle concesso un modo per sfuggire a uno di quegli esseri. Perchè capiva benissimo che era una sciocca superba a crederlo e che senza l'aiuto di Haldir sarebbe morta prestissimo, li, sul posto. Forse era per quello che implorò il nome di suo padre e quello del suo fratellone acquisito, perchè era troppo ingiusto dover finire li, senza aver chiesto perdono al primo ed essersi riempita il cuore del sorriso del secondo, di certo felice, per il ritorno del fratello. Così, disperata e consapevole di conoscere ancora troppo poco delle tecniche di lotta dei Dunedain per avere speranza di vittoria, provò a concentrare la propria energia nel pugno chiuso, sperando che la stella luminosa dei Polaris avesse pietà di lei e le concedesse aiuto.

Lanciò una polvere di diamanti che congelò per qualche istante le vesti logore dell'aguzzino che bramava la sua anima. Riprese a correre e lo sorpassò. Non avrebbe mai più dimenticato per il resto della sua esistenza l'immagine evanescente dell'essere celato da quel cappuccio, la furia rabbiosa che lesse in quelle orbite vuote e nelle fauci spalancate senza suono. Dalle ciglia le sfuggì una lacrima comprendendo che, anche se lei si era salvata, uno era stato ucciso. Pianse lacrime amare per una vita che non conosceva e non aveva potuto salvare. La neve riprese a cadere, anche se il sole avrebbe dovuto essere alto, inghiottito dalle nubi. Rallentò il passo solo quando si avvide della presenza di Haldir, contro cui sbattè letteralmente contro. La ragazza si inginocchiò a terra e scoppiò in lacrime. Il vento nascose i suoi singhiozzi. Haldir non proferì parola e la osservò, muto. Non la lasciò sola nemmeno un istante.

 

Da qualche secondo Kiki aveva ripreso a respirare normalmente. Aveva smesso di sudare ed era decisamente tornato padrone di sè. Non era bastato il cosmo di Athena: erano dovuti intervenire entrambi i cavalieri dei gemelli. Saga e Kanon, per quanto avevano potuto, avevano cercato di mandare via quella presenza nella sua testa. Non erano riusciti ad interpretare bene tutte le immagini che erano scorse nella mente del giovane ma la paura e la presenza di una forte energia negativa erano vivide anche per loro.

Si erano guardati tra loro, tesi, per lunghi minuti, incerti quanto gli altri sullo svolgersi degli eventi. Era una delle poche volte che sembravano non solo simili nell'aspetto ma pure nell'espressione. Saga si accostò maggiormente al ragazzo, attento che la crisi fosse davvero passata. Kanon, diretto come al solito, lo esaminava per cercare di scorgere un qualsiasi indizio potesse spiegare l'origine di tutto quel caos. Si soffermò su Mu, certo che, se la situazione non fosse stata così disperata, lo psicocineta mai si sarebbe rivolto a loro. Interrogò il ragazzo senza attendere che si riprendesse del tutto.

"Hai capito cosa fosse quella specie di volto piangente e muto?"

Saga, preoccupato, lo fissò con una punta di rimprovero. Tuttavia non poteva negare che avevano fatto un'immensa fatica e che le immagini che sconvolgevano Kiki, alla fine, se ne erano andate da sole, rendendo vano il loro intervento. Poterono solo provare a tenere lucida la mente del malcapitato ma sulle sue sensazioni non avevano potuto assolutamente nulla.

Kiki, che si era portato una mano alla tempia, rispose celere.

"Uno dei perduti."

Mu era impallidito. Chiese chi o cosa avesse potuto scatenare quella crisi.

"Era Seleina, ne sono certo."

Kiki pretese un bicchiere d'acqua prima di continuare.

"Da quando mi ha aiutato la prima volta, c'è un collegamento speciale fra le nostre menti."

Ammise il ragazzo, ancora scosso.

"In qualche modo riuscivo sempre a sapere come stesse o cosa provasse. Negli ultimi due anni, però, era come se il vincolo che ci univa si fosse sciolto, fino alla notte prima che voi tornaste alla vita."

Riprese, passando lo sguardo prima su Mu, poi sui cavalieri dei gemelli, sconcertati.

"Ma mai ho provato le sue sensazioni in maniera così netta e mai sono state così vivide e... devastanti."

Strinse i pugni, fino a farsi sbiancare le nocche.

"Cosa accidenti sta facendo Haldir a Seleina?"

 

 

Il gigante bianco la lasciò piangere fino a che si addormentò. Strinse i pugni. Sospirò. Poi, si avvicinò e la prese in braccio. Era arrabbiato, perchè le cose non dovevano andare in quel modo. Era ben diverso il piano che aveva progettato. Ormai non aveva più scelta: riluttante, si trasformò in vento con la ragazzina e raggiunse l'accampamento del fratello. Depositò la sua, ormai definitavamente, nuova allieva su un giaciglio dove riposavano gli altri feriti. Definirla ferita era una presa in giro, visto che dormiva semplicemente. Tuttavia, fu ben lieto quando fu avvicinato da Mnemosine. Quella femmina dal singolare passato era senza ombra di dubbio la migliore guaritrice del suo gemello. La rossa sbattè le palpebre, confusa, rendendosi conto della natura mista della giovane che avrebbe dovuto curare. Probabilmente, teneva il conto di quanti mezzosangue girassero per il campo dato che, compreso suo figlio, il novero era davvero esiguo. Haldir apprezzava quella femmina anche perchè sapeva tenere la lingua a freno, pur non possedendo nessuna facoltà sulle anime dei viventi. Semplicemente, pose un panno fresco sulla fronte di Seleina, le tastò il polso e la lasciò dormire. Haldir era certo di averla lasciata in ottime mani. Senza esitare oltre, si diresse alla tenda di Imuen. Necessitava purtroppo del suo aiuto.

Imuen gli aveva versato del liquore e lo stava obbligando a ripetere l'accaduto per la terza volta. Senza dubbio aveva ritrovato se stesso se aveva la voglia di prenderlo in giro.

"E come accidenti hai fatto a non prevedere che non si sarebbe arresa, tu, che padroneggi le anime dei viventi?"

Haldir lo guardò in cagnesco e stava caricando il pugno. Nessuno come Imuen aveva l'innato potere di farlo arrabbiare.

"La questione non è che non si è arresa a uno dei perduti, è che è riuscita a salvarsi da sola..."

Suo fratello strabuzzò gli occhi e gli pose un dito davanti alla faccia. Solo in quel momento si fece serio e si pose davvero in ascolto. Diede un bacio in fronte alla sua donna e la pregò di lasciarli discutere in privato.

"Tu volevi che si spaventasse per toglierle ogni voglia di seguire l'addestramento, giusto?"

Haldir non rispose a una domanda retorica.

"Solo che la ragazzina ha la testa più dura della tua e qualche brutta stella che la guida..."

Versò altro liquore al gemello, che lo tracannò d'un fiato.

"... ed ha dimostrato di avere le capacità potenziali di un ottimo guerriero dei nostri."

Lo apostrofò, sorridendo mesto.

"Sei stato superficiale: non devi mai sottovalutare un essere umano, specie se femmina."

Indicò col capo la sua, nell'altro ambiente.

"Potevi venire prima a chiedere un consiglio a quello scemo di tuo fratello, che ci è passato prima di te, invece di arroccarti nelle tue irremovibili posizioni."

Haldir non lo prendeva a pugni solo perchè quella ramanzina era meritata, completamente.

"Che poi mi spieghi, come hai fatto a fare una fesseria simile? Conosci ogni intimo recesso delle anime di tutti... Proprio su quella di una femmina che conosci da quando è un cucciolo ti vai a sbagliare?"

Haldir soffiò e rispose alterato.

"Non è sulla sua reazione che mi sono sbagliato ma sul potenziale."

Imuen tacque e ci pensò un attimo.

"Lei che sceglie?"

Haldir fissò combattuto il suo interlocutore.

"Combattere."

Il rosso alzò le spalle.

"Perfetto. Da domani si allena seriamente con tutti gli altri. Ha potenzialità e volontà. Non c'è più niente che tu possa fare."

 

La schiera dorata, al completo, aveva preso posto ad un'ampia tavolata circolare, ognuno su un massiccio trono di legno. Si guardavano l'un altro. Erano un po' più stretti delle altre volte: c'erano due cavalieri d'ariete, benchè uno non ancora investito, due dei gemelli, e li la questione su quello effettivo era ancora più complicata, Sion e Cristal. Death Mask scrutò uno a uno, soffermandosi sul vecchio Sacerdote ed il nuovo reggente di Asgard. C'erano almeno tre diverse generazioni di sacri guerrieri a quella riunione e la situazione tutto suggeriva, meno qualcosa di buono. Per la prima volta dopo tanto tempo ebbe modo di rivedere da vicino la sua dea e sospirò, rincuorato. Non sembrava più la bambolina che piangeva ed aveva lasciato. Senza dubbio era una donna sulla soglia della maturità, di grandi classe e fascino, che, fortunatamente, aveva presso il gusto per i pizzi pomposi del secolo scorso.

"Miei cavalieri..."

La voce della sua signora lo bloccò dalla sua personalissima rassegna dei presenti.

"E' una gioia avervi tutti di nuovo qui, nel posto che giustamente dovete abitare."

Si grattò la tempia, in attesa che venisse sganciata la bomba.

"Dovete sapere che non sono ancora del tutto chiari i motivi del vostro ritorno alla vita."

La dea della guerra la stava prendendo alla larga. Evidentemente, l'abitudine di pensare senza filtrare i propri pensieri con una barriera mentale continuava a causare un certo imbarazzo tra quelli più ligi all'etichetta, fra i suoi pari. Il santo della vergine l'aveva guardato con tremendo fastidio, aggrottando le sopracciglia. L'ariete d'oro, almeno quello della sua epoca, lo aveva scrutato fugacemente, leggermente contrariato. Si aspettava lo stesso trattamento dal minore, che ricordava semplice apprendista e ora, invece, era quasi più alto di Mu. Kiki, invece, lo ricambiò palesemente divertito. Sicuramente gli sarebbe stato più simpatico del suo predecessore. Si sarebbe aspettato un cenno d'intesa ma il ragazzo distolse subito lo sguardo, ben attento a non farsi riprendere ne da Virgo ne dal suo diretto superiore, mostrando immediatamente un'espressione devota ed attenta. L'ariete giovane poteva anche tenere poco alle formalità ma certo non era uno stupido che faceva combriccola coi cattivi della compagnia. Sarebbe stato meglio non averlo come avversario, un tipo così. Se era forte come il fratello e tanto furbo come si mostrava sarebbe stato davvero difficile da battere, quasi al livello dei gemelli.

Milo e Aquarius, seppur seduti distanti per la rispettiva posizione della costellazione, erano entrambi affascinati dal cambiamento di Cristal. Ricordavano un giovane maturo, non un re più vecchio di loro. Aquarius, in particolare, se ne era andato con la consapevolezza di essere inferiore a quell'uomo ed era quasi a disagio di quel cambiamento esteriore. Era come se pure l'aspetto di Cristal ne tradisse la superiorità. Milo invece, forse perchè meno punto sul vivo dalla questione, sembrava aver carpito subito che il re non fosse sereno. Gli sembrava trasparisse dalla leggera impazienza che mostrava in quella occasione.

"Colui che vi ha riportato alla vita non ha chiarito i motivi delle sue azioni. Si sono verificati fatti gravi ed incombe il pericolo di una grave minaccia."

Saori fissò con attenzione ognuno dei suoi paladini e si soffermò su Cristal e Kiki, che presto avrebbero dovuto prendere parola.

"E' per questo che abbiamo ritenuto doveroso mettervi a conoscenza di quanto abbiamo appurato di questa storia, almeno di quanto supponiamo."

Ai cavalieri dei gemelli era stato fatto un veloce riassunto ma non avrebbero mancato di porre altri interrogativi. Non si parlava più di qualche villaggio devastato nelle periferie di Asgard. Quel pericolo, poteva anche dilagare per tutta la terra.

   
 
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