Anime & Manga > Daiku Maryu Gaiking
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Autore: Morghana    08/05/2018    1 recensioni
A volte la vittoria non si ottiene con le armi, ma con l'astuzia... specie quando si sfruttano gli errori del nemico.
Un medaglione con strani geroglifici, una mappa vecchia di decenni, un codice misterioso contenuto in un libro... ed i Nostri si ritrovano a combattere non in divisa e nello spazio, ma in tonaca e tra le mura di un convento!
Anzi... di DUE conventi, uno di francescani ed uno di carmelitane, muro a muro e popolati di un'umanità che più varia non si può.
Tra disavventure, equivoci e botte da orbi - senza farsi mancare qualche parentesi comico-sentimentale - riusciranno i nostri eroi a recuperare il misterioso libro che li condurrà alla vittoria sull'Orrore Nero?
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
Capitoli:
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*

“Ma all'anima delle CORNA che si ritrova il priore... PROPRIO IN QUESTA STAMBERGA CI DOVEVA ALLOGGIARE?”

Padre Richardson non poté fare a meno di tapparsi le orecchie, per ripararle dalla voce tonante e soprattutto imprecante di Fra' Sakon... dal quale tutto si sarebbe aspettato meno che il dismettere la divisa provocasse anche la dismissione integrale dell'abituale self-control.
Se quello era l'effetto della tonaca... rabbrividì al solo pensiero di quel che poteva ancora uscirgli di bocca, per tacere della reazione dell'eventuale pubblico (specialmente femminile).

Nella cella di fianco, Fan Lee e Bunta non erano in condizioni migliori, tanto di spirito quanto di corpo, anzi soprattutto di corpo: la cena che era stata servita nel refettorio era stata indubbiamente gustosa, ma – causa i suggerimenti di Yamatake a Fratel Koichi, cuoco della comunità – era risultata talmente stracarica di condimento da scatenare un ambaradan di “inni sacri” per strumento “a fiato”.

“BUUURP... ops, scusa, Fratel Fan-Lee... abbi pazienza ma...”
“Tranquillo, Fratel Bunta, ti capisco... accidenti a Yamat...BUUURP...”
“Ma che gli è venuto in mente di offrirsi come aiuto cuoco... ufff, mi sento come se avessi un esercito di rane nello stomaco!”
“A chi lo dici...”

“BUUUUUUUUUURP!!!”

L'ultima “corale” manifestazione di disagio gastrico fu talmente imponente da far decidere al neo-padre spirituale della comunità – Pete Richardson, al secolo – che no, decisamente non si poteva trascorrere la nottata sobbalzando nel letto ogni trenta secondi a causa della cattiva digestione dei loro reverendi vicini... e così i due sfortunati piloti si videro irrompere il capitano nella loro cella, imbufalito come mai l'avevano visto e con i capelli dritti in testa per la stizza ed il sonno arretrato.

“Beh, allora? La vogliamo finire? Sembra di essere in una bettola del porto! Devo procurarvi una dose industriale di bicarbonato o preferite essere imbavagliati?”

I due povericristi si scambiarono uno sguardo sconsolato, nonché accompagnato dall'ennesimo - ed ultimo - tonante segnale di sommovimento addominale, prevedendo una nottata per niente riposante... ma avevano fatto i conti senza l'oste.

Anzi, senza il monaco.

Anzi... senza LA monaca.

Un sonoro tonfo di porta sbattuta fece quasi tremare le pareti delle celle, seguito dallo strepito di una voce inequivocabilmente femminile.
"Accidenti ai corridoi tutti uguali... ma da dove si passa per tornare alle celle delle suore, porcaccia..."

Lo sguardo interdetto di Fan Lee e Bunta fu nulla al confronto di quello, incredulo, del capitano Richardson, che si affacciò alla porta per verificare se si fosse trattato di un'allucinazione acustica o se ci fosse realmente una donna in circolazione da quelle parti.
C'era... c'era e come!

"APPERO'... una bonazza mica da niente!!! Ma da dove salta fuori questa???" pensò Pete, con tre punti ammirativi alla fine: davanti a lui si stagliava la figura di una giovanissima suora di colore, sicuramente di razza mista, a giudicare dagli incredibili occhi azzurri, nonché provvista di argomenti talmente prorompenti da non poter essere celati neppure dall'ampiezza della tonaca che indossava.

Un gorgoglìo strozzato lo riportò alla realtà: Sakon, suo compagno di cella, aveva sentito anche lui la voce femminile che era risuonata nel corridoio e si era affacciato alla porta... rimanendo letteralmente ad occhi sbarrati dinanzi allo spettacolo che gli era apparso davanti.

Il suo pensiero sul suddetto spettacolo non fu dissimile da quello del capitano, salvo l'essere molto più succinto... e soprattutto più descrittivo: "All'anima della sgnacchera!"

Fu tale l'impeto con il quale stava per slanciarsi fuori dalla cella che inciampò nella sua stessa tonaca, cadde e perse il fulminatore... che per poco non gli si conficcò nelle “parti nobili”, quando i suoi addominali toccarono terra.

Fan Lee corse a rialzarlo, temendo gravi danni, almeno a giudicare dall'urlo disumano che aveva accompagnato il contatto, tutt'altro che morbido, tra la canna dell'arma ed i gioielli di famiglia del loro ingegnere... ma l'unico apparente danno sembrava essere una paresi alla mandibola del suddetto ingegnere, rimasto a bocca spalancata dinanzi al voluttuoso fisico del quale, inequivocabilmente, era provvista la giovane religiosa.

Il pilota dello Skylar lo abbrancò sotto le braccia, sollevandolo e tentando di riportarlo nella cella, ma non aveva previsto che l'esemplare femminile circolante per il corridoio avrebbe scatenato un vero e proprio comizio ormonale nel loro compagno... e che la reazione di Sakon, nel tentativo di svincolarsi dalla sua presa, sarebbe stata molto simile a quella di un'anguilla in preda alle convulsioni.

"Ma dico... l'avete vista sì o no? Mollami, Fan Lee... MOLLA!"
"Ma che mollare! Vedi di recuperare il tuo fulminatore e di farlo sparire alla svelta... ché se qui ci sono spie zelane e lo vedono, capiranno chi siamo e ci faranno arrosto come polli!"
"So io quale pollo farei arrosto... tra petto e coscia c'è l'imbarazzo della scelta, con tutta quell'abbondanza!"

"Ma ti pare il momento di pensare al mangiare?" interloquì Sanshiro, che li aveva raggiunti in quel momento per proporre una prima perlustrazione e non aveva notato gli argomenti della ragazza... e, pertanto, non aveva afferrato il contenuto della discussione.

"E chi pensa al mangiare? Oddio, sì, effettivamente è da mangiarsela, da capo a piedi... SLURP!!!" fu la risposta - con voce tra il diabolico ed il depravato - dell'ingegnere del Drago Spaziale, accompagnata da estroflessione dei bulbi oculari e lingua famelica all'angolo della bocca.
(NdA in perfetto stile "Fantozzi davanti alla sig.na Silvani”).

Sanshiro che, come suo solito, non aveva capito una beneamata fava, sbottò in una perla da antologia: "Sakon, quando torneremo sul Drago te ne potrai fare a decine, di polli arrosto!!!"
"A me ne basta una, di pollastra... QUELLA pollastra! Datemi la pollastraaaaaaa!!!"

"Ma che droga circola nei conventi?" fu la degna e sconsolata conclusione di Fan Lee.

Frattanto la suora in questione, che rispondeva al nome di suor Jamilah – Jami per gli amici – dopo essersi ripresa dallo spavento provato nel vedersi sorpresa nel corridoio della sezione maschile del convento, aveva rinunciato a dar di piglio al SUO fulminatore e si era concentrata sullo spettacolo che aveva di fronte: un frate, sicuramente un novizio - a giudicare dai capelli ancora lunghi - alquanto alto, moro e piuttosto ben piazzato, anche se snello, che le ispirò un solo pensiero: “Alla faccia del novizio... CHE SPRECO!

La voce del capitano, sebbene arrochita dalla sorpresa, risuonò bassa ma nitida: “Ehm, sorella... mi pare di capire che lei sia alla ricerca delle celle riservate alle suore, ma questo è il dormitorio riservato ai frati... credo che lei sia arrivata da poco, come noi... posso aiutarla a ritrovare la strada?”
“Ehm, volentieri, padre... Richardson, vero?”
“Precisamente, sorella... venga, la accompagno io...”

Volenteroso come sempre, il capitano fece per affiancare la prosperosa suora ma un calcio in uno stinco, rifilatogli da Bunta, gli ricordò in un colpo solo che
a) nemmeno lui sapeva dove fossero le celle femminili;
b) non poteva allontanarsi dai compagni;
c) se il dottor Daimonji avesse saputo di sortite notturne ingiustificate, per di più al seguito di gonnelle, prima lo avrebbe degradato e poi, dopo gli opportuni provvedimenti, lo avrebbe spedito a fare la voce bianca alla Cappella Sistina.

Non gli restò altro da fare che ingranare la retromarcia e balbettare uno sconfortato: “Beh, ora che ci penso... anche io sono nuovo di qui e non so di preciso dove siano le celle delle signorEHM, pardon, delle reverende sorelle...”

Lo sguardo della giovane, oscillante tra la rassegnazione ed il compatimento, diede a Pete la misura della figura barbina che aveva appena fatto, inducendolo a ritirarsi rapidamente nel suo alloggio... ma non per questo riuscì a recuperare un minimo di tranquillità: il vedere Sakon abbarbicato con un braccio allo stipite della porta e tirato per l'altro da Fan-Lee, che voleva costringerlo a rientrare nella cella, gli diede non poco da pensare.

Ma che ci facciamo noi qua dentro? Bunta e Fan Lee in preda alla gastrite, Sakon in preda al testosterone, io che domani mattina dovrei confessare ma non so manco come si fa... il tutto per trovare un libro che non si sa neppure se esista ancora!!! QUESTA IL DOTTORE ME LA PAGA, AH, SE ME LA PAGA!

E con questi gai ragionamenti si infilò sotto le coperte, lasciando Fan Lee – e poi anche Bunta – alle prese con Sakon, mentre il pilota del Gaiking se ne andava avvilito.

*

Nella sua cella, assorta in pensieri cupi su quanto (e soprattutto SE) Sanshiro avrebbe resistito alle nubi di ormoni femminili nelle quali si era ritrovato immerso, durante le presentazioni di quel giorno, sorella Midori non si avvide del rientro in cella di suor Jami... finché non si sentì appoggiare una mano sulla spalla: a quel punto i riflessi condizionati prevalsero su qualsiasi altra attività neuronale in corso nel suo cranio... la ragazza sollevò rapidissima la tonaca ed afferrò il fulminatore, inserito in una poco monastica e molto peccaminosa giarrettiera, puntandolo contro la sua consorella.

Quale non fu la sua meraviglia nel vedere la ragazza compiere il medesimo gesto, per tacere del ritrovarsi a sua volta sotto tiro... e per di più nel mirino di un fulminatore IDENTICO a quello in dotazione all'equipaggio del Drago Spaziale!

“Ma... CHI ACCIDENTI SEI?”
“Potrei chiederti la stessa cosa, suor Midori... se sei realmente una suora!”
“Perché, tu lo sei davvero? Ho i miei dubbi...”
“E io pure...”
“Come fai ad avere un fulminatore come i nostri?”
“Idem con patate... come fai ad averlo TU come i nostri?”

In breve... tra un botta e risposta di domande e rinvii al mittente delle medesime, saltò fuori la verità: suor Jami, in realtà, era una emissaria dei servizi segreti australiani, in missione per stanare una pericolosa spia zelana che risultava essersi rifugiata proprio in quel convento, sotto le spoglie di una suora non meglio identificata.

Ormai accertata l'identità e gli scopi della giovane mulatta (al secolo Jamilah Nyong'o) che condivideva la cella con lei, Midori non poté fare a meno di rivelarsi a sua volta, facendo tirare un sospiro di sollievo alla sua collega di attività spionistiche, nonché di “copertura”.

“Beh, ora che ci siamo chiarite, mi spieghi come mai sei andata in giro per il convento?”
“Volevo approfittare del sonno dei frati per farmi un'idea della struttura interna del convento... e ci ero riuscita quasi del tutto, se non che alcuni di loro erano ancora svegli ed ho dovuto fare retromarcia! Tanto più che uno di loro ha parlato pure di fulminatore, non era certo il caso di scatenare una sparatoria nel corridoio!”
“Fulminatore? Ehi, un momento... chi erano questi frati? Sapresti descrivermeli?”

Suor Jami ottemperò immediatamente alla richiesta, dando a Midori la certezza che, chiunque avesse parlato di fulminatore, si trattava sicuramente di uno dei suoi compagni di equipaggio.

“Stai tranquilla, ora tutto è chiaro... si tratta dei miei colleghi, siamo tutti qui in missione per rintracciare un antico libro che, almeno pare, potrà darci elementi utili per sconfiggere le armate dell'Orrore Nero!”

“Oddio, sorella Midori... mi stai dicendo che quel bendidio con i capelli lunghi fa parte del vostro equipaggio?” fu la risposta della giovane mulatta, le cui iridi azzurre avevano assunto una inequivocabile forma “a cuoricino”.
“Esattamente, sorella, esattamente... è il nostro ingegnere e meccanico capo, Sakon Gen... perché?”
“Perché? Per un attimo ho temuto che fosse davvero un nuovo accolito ed ho pensato CHE SPRECO!... ehm, che tu sappia, sorella, è impegnato?"
“Attualmente? No, che io sappia, sorella Jami... perché me lo chied...sorellaaa!!! Ti senti male?”

La povera Midori non ebbe modo di capire cosa frullasse per la testa della sua neo-sorella nonché neo-collega di operazione di spionaggio: riuscì solo a vederla accasciarsi sul suo letto ed a captare, dalle sue labbra, un ansimante ARF ARF ARF... prima che suor Jami cadesse definitivamente in deliquio.

*

Il giorno dopo, giocoforza, i tre poveri novizi rispondenti ai nomi di Fan Lee, Bunta e Sakon dovettero adeguarsi all'abito che indossavano e, di conseguenza, partecipare alle attività della comunità... ma tutto si sarebbero aspettati, fuorché di doversi cimentare in attività canore!

Furono costretti a raggiungere tutti gli altri frati nel coro, per la quotidiana ora di esercitazione nel canto gregoriano e dei vari inni sacri, dalla quale i tre sventurati, ovviamente, non poterono esimersi... finendo per "allietare" la congregazione con le loro ugole piene di buona volontà ma prive del minimo senso del ritmo e dell'intonazione.

Fratel Takashi, maestro del coro, con tutta la mansuetudine prescritta ai religiosi (ovvero trattenendosi a stento dall'infilar loro la bacchetta da direttore giù per il gargarozzo) fermò l'Alleluia in corso e richiamò l'attenzione del più "abile" dei tre... ovvero Fan Lee.

"Tu, fratello... sì, tu, con quella bella voce da basso..."
"Da basso? Ma dice a me?" chiese lui, interdetto, a Sakon.
"A me no di sicuro... sono tenore..."

"Fratello, presta attenzione a quel che ti dico... hai quella bella voce poderosa, perché cinguetti come un passerotto?"
Gli sorrise - meglio sarebbe dire "gli mostrò i denti" - e proseguì: "Su, forza, canta da solo... fammi sentire la tua voce così com'è."

Bastarono tre note per fargli decidere che NO! non era una buona idea fargli tirare fuori la voce... le pareti del coro erano già lesionate e quelle vibrazioni sismiche da bombardamento a tappeto non avrebbero certo migliorato la situazione.

Sakon, che aveva capito l'antifona - e che stava già meditando di chiamare l'otorino per rimediare ai danni al timpano - stava per scoppiare a ridere... ma una gomitata di Fratel Fan-Lee, di quelle da invertire le costole, lo convinse che forse era meglio rimettersi a cantare.

Costole permettendo.(1)
*

Midori e Sanshiro, intanto, avevano raggiunto la madre superiora nel suo ufficio, come da accordi presi in precedenza per l'assegnazione delle incombenze conventuali e del nome “monastico” da conferire a Sanshiro... con inimmaginabile gaudio di quest'ultimo.

Purtroppo l'arrivo di padre Richardson aveva scatenato una vera e propria “corsa alla confessione”, tradottasi in una quasi-rissa tra monache per la precedenza al confessionale che, ça va sans dire, aveva costretto la suddetta superiora a recarsi in cappella per ristabilire l'ordine... fu così che nell'ufficio i due neo-ecclesiastici trovarono la madre vicaria, tale suor Virginia, cinquantenne con ogni evidenza “d'assalto” (a qualsiasi essere vivente di sesso maschile che le capitasse nei paraggi... senza distinzione alcuna tra genere umano, animale o vegetale).

L'assenza dell'unica persona a conoscenza delle loro vere identità costrinse i due ad un'improvvisazione degna del miglior Actors' Studio, oltre ad obbligare Sanshiro ad uno strenuo controllo delle proprie corde vocali per emettere un timbro di voce che potesse, almeno vagamente, avere una parvenza femminile.

“Oh, sorelle... sia lodato Gesù Cristo!”
“Eh... ehm... sì, certo... in Cielo, in Terra e in ogni luogo!” fu la titubante risposta di Midori, che aveva fatto velocemente appello ai ricordi delle ricerche fatte su Internet nei giorni precedenti.

“Sarebbe sempre sia lodato, sorella, ma capisco che il vedere realizzata la sua vocazione possa averla emozionata... i vostri nomi?”
"Huh... eh... suor Midori, per servirla, reverenda madre...”

“Bene, sorella... e lei, figliola?” chiese la donna, rivolgendosi a Sanshiro.
Silenzio.

“Figliola? Su, coraggio... il suo nome?”
“Eh... urgh... s...r... S...sh...ra!”
“EH?”

Un energico pestone di Midori sul piede del povero pilota del Gaiking ottenne in un attimo quel che Sanshiro non avrebbe mai ottenuto, neanche in un anno di Schola Cantorum: un invidiabile falsetto “di testa”, dal quale scaturì l'agognato nome di...
“Suor Bernarda, reverenda madre!”

“Ma... mi scusi, sorella... la sua voce... mi sembra alquanto insolita...” fu la risposta perplessa che ne ricevette.
"La povera sorella soffre di raucedine cronica... voglia perdonare, reverenda Madre Vicaria..."
"Ah ecco perché quella voce insolita... capisco, sorella Midori, capisco, non si preoccupi... ora è chiaro il perché sembrava un transessuale!"

Sanshiro, già incazzato come una biscia per l'elastico del velo che gli tirava i capelli e per il trucco che gli impiastrava la faccia, al sentirsi attribuire una “riassegnazione di sesso” – sia pur solo vocale – stava per invitare l'attempata religiosa a fare una verifica diretta dell'assoluta mascolinità della sua appartenenza sessuale... per fortuna Midori, conoscendo il suo pollo, provvide ad impedire tale intemperanza con un secondo pestone sull'altro piede, congedandosi poi rapidamente dalla perplessa vicaria.

“Se la reverenda madre vicaria vuole scusarci... noi torneremmo alle nostre celle per le devozioni in privato...”
“Ma certo, sorella Midori... sia lodato Gesù Cristo!”
“In Cielo, in Terr...”

“Sempre sia lodato!” la interruppe Sanshiro, con lo stesso rimarchevole falsetto utilizzato per presentarsi, sospingendo poi la ragazza fuori dall'ufficio.

“Ma Sanshiro...” fece per protestare Midori, una volta usciti dalla stanza.
“ZITTA! Appena si fa buio contatto il dottore e gli dico che, se mi lascia ancora qui, delle due l'una: o divento frate pure io... o mi do alla fuga e mollo convento e Gaiking in un colpo solo!”

Midori intuì che la minaccia del giovane, a giudicare dal tono basso ma deciso, era tutt'altro che da prendere sottogamba e, freneticamente, cercò di fornirgli una buona ragione per rimanere.
Dopo alcuni attimi, le sembrò di averne trovata una.

“Ehm... Sanshiro, ANZI suor Bernarda... che ne dici se condividessimo la stessa cella? Potrei chiedere a suor Jami di traslocare in quella a fianco... lì uno dei due letti è libero, visto che ci alloggia soltanto una suora, arrivata proprio stamattina...” gli sussurrò con tono intrigante.

Forse troppo intrigante... lo sguardo che ricevette in risposta le comunicò, in contemporanea, il totale assenso alla proposta di condivisione e l'ancor più totale risveglio di quell'armamentario che la vicaria, intempestivamente, aveva dato per “chirurgicamente eliminato”.

Solo il rischio di un terzo pestone – e stavolta non sui piedi – trattenne Sanshiro dall'afferrare la ragazza e trascinarla nella relativa cella... ma i suoi occhi (e non soltanto quelli) parlavano chiaramente e dicevano “Ok, bellezza, ci sto... ECCOME SE CI STO!

*

Quella mattina padre Richardson non era stato da meno, quanto a disavventure: aveva dovuto praticamente asserragliarsi nel confessionale per evitare di essere denudato dalle suore, che lo avevano afferrato in ogni angolo del clergyman per essere ciascuna la prima ad “alleggerirsi l'anima”... e, come se non bastasse, si era dovuto sorbire una reprimenda da parte della madre superiora, convinta che lui non avesse fatto abbastanza per dissuadere le suorine da tali abnormi esternazioni di “pentimento e contrizione”.

“Ma, reverenda madre...”
“Niente MA, padre Richardson! Le suore devono essere disciplinate e mantenere l'ordine sia esteriore che... ehm... interiore, ci siamo capiti? D'ora in poi lei dovrà chiudersi nel confessionale un quarto d'ora prima che vengano aperte le porte di comunicazione con i due conventi, così eviteremo che la sua... ehm... gradevole apparenza possa turbare le sorelle! Ci siamo capiti?”

Senza attendere risposta, la superiora rispedì le sue esuberanti figlie spirituali nelle loro celle, intimando loro di tenere comportamenti più consoni al luogo ed alla vocazione monastica e rimandando la loro confessione alla giornata successiva.

Pete non sapeva se tirare un sospiro di sollievo o se lasciarsi sfuggire una sequela di “benedizioni” all'indirizzo di colei che l'aveva, praticamente, condannato ad un'ulteriore riduzione del suo già scarso sonno conventuale... nel dubbio, preferì soprassedere e dedicarsi al leggere, per la millesima volta, il foglietto dove si era annotato le formule della confessione ed assoluzione.

Ci riuscì per circa trenta secondi, finché un fracasso da far tremare le pareti non lo fece sobbalzare.

Diede di piglio al fulminatore che aveva sotto la giacca del clergyman, ma non fece in tempo ad aprire la tendina del confessionale: lacerandone la stoffa, gli piombò tra le braccia la suora più alta che gli fosse mai capitato di vedere e, soprattutto, di "sentire" tra le braccia (e tra le mani)... e che “al tatto” sembrava anche provvista di fisico ipertonico, snello e fornito di lato A e lato B ottimamente "rappresentati".

"Mi scusi, padre, sono appena arrivata... sono suor Fabrizia... ehm... avevo fretta ed ho sbattuto il portone della chiesa, poi sono scivolata ed ho fatto letteralmente un volo fin nel suo confessionale... vado via subito, mi scusi il disturbo!"
"Ehm... per carità, nessun disturbo... a sua disposizione, se volesse confessarsi..."

La suora, tutt'altro che intimidita, lo fissò negli occhi con sguardo tra il furbetto ed il decisamente "interessato", per poi defilarsi con un:
"Ah, senz'altro, padre... sapesse quanti pesi ho sulla coscienza... approfitterò presto di lei, non dubiti!"

"E MAGARI...!!!" non poté trattenersi dal pensare il capitano... vigorosamente approvato dall'inquilino "del piano di sotto".

Una stilla di sudore tutt'altro che freddo gli scese lungo la nuca, al pensiero di quanto avrebbe potuto confessargli la giovane suora... pensiero che fece “lievitare” ulteriormente l'interesse del suddetto inquilino ed obbligando lui a rivolgere lo sguardo verso il basso, per indirizzargli mentalmente uno stizzito “ZITTO, TU! A CUCCIA!

Si lasciò sfuggire un sospiro di malcelato rimpianto – oltre che di forzata repressione ormonale – e si rese conto che l'unica, a quel punto, era una doccia fredda... anzi, GELATA!

Il suo ultimo, ghignante pensiero, prima di infilarsi sotto l'acqua, fu “Suor Fabrizia, eh? Beh, ci rivedremo, FIGLIOLA, altroché se ci rivedremo... sarà un piacere poterti assolvere!”


*
*** I personaggi di Suor Fabrizia e Suor Jami sono un gentile "prestito" della loro creatrice, nonché Autrice qui su EFP, la carissima Briz65... grazie mille, amica mia! SMACK!!!

*
(1)Scene e dialoghi di questo paragrafo si ispirano all'episodio “Alleluia”, contenuto nella 3° serie di “Distretto di Polizia”.
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