Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Susannah_Dean    03/06/2018    2 recensioni
Un'esplosione in un quartiere di periferia, un mistero da risolvere e un pericolo da combattere. Una giornata come le altre su Mobius, se non fosse per un passato che non vuole essere dimenticato e dei legami impossibili da spezzare. Riusciranno i nostri eroi a salvare la situazione ancora una volta, o sarà il destino a lasciarli senza scampo?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La buona notizia era che Espio non si vedeva da nessuna parte, e perciò probabilmente non era stato preso.
La cattiva notizia era che lui e Charmy erano tenuti saldamente fermi da grossomodo l’intera popolazione di un quartiere.
Vector diede uno scrollone alle persone appese al suo braccio, senza successo. Nonostante la sua forza fosse superiore a quella della maggior parte dei presenti, quegli imbecilli continuavano ad attaccarlo in gruppo, e ogni volta che qualcuno mollava la presa ce n’erano altri due o tre pronti a prendere il suo posto. Neanche i calci e le acute proteste di Charmy avevano avuto effetto.
Quella gente doveva aver davvero bisogno di un capro espiatorio per star loro così addosso, senza alcuna prova che loro avessero davvero fatto qualcosa.
- Bene, bene – disse una voce, sovrastando il mormorio della folla. I loro carcerieri improvvisati dovevano averli trascinati fino al centro della piazza, vicino alla scorta di cibo: Uriel, il leopardo, era ora davanti a loro, ghignando soddisfatto. Che gran bastardo. Hecale aveva ragione, pensò Vector. Aspetta. Dov’era finita, Hecale? Avevano preso anche lei. Non si sentivano più voci che protestavano: la massa le aveva soffocate.
- Ora che non potete più sfuggire, cosa avete da dire a vostra discolpa? – Continuò Uriel, senza smettere di sorridere.
Vector avrebbe voluto volentieri spaccargli i denti, ma forse sarebbe stato necessario usare più diplomazia per togliersi da quella situazione. – Non abbiamo fatto un bel niente. Siamo finiti qui dentro esattamente come voi!
- Già! – Esclamò Charmy, che ancora non aveva smesso di dibattersi e di cercare di volare via. – E se non ci lasciate andare, vi prenderemo a calci nel sedere.
Vector alzò gli occhi al cielo. Addio all’approccio diplomatico. Ma prima che potesse aprire bocca per dire altro (che esso fosse dire a Charmy di chiudere il becco o aggiungere qualche insulto alla persona di Uriel, non aveva ancora deciso), sentì una voce sollevarsi chiara e forte sopra il brusio della folla.
- Sei contento, adesso?
Uriel si voltò a guardare. Beh, più o meno tutti i presenti si voltarono a guardare, ma l’espressione di Uriel nel veder interrotta la sua scenetta patetica era davvero commovente. In un’altra situazione, Vector probabilmente avrebbe riso.
Ma c’era ben poco da ridere. Era stata Hecale a parlare, il che non era una cosa positiva. Vector aveva quasi sperato che fosse fuggita, fuori dal campo visivo dei suoi vicini di casa inferociti.
Invece la lupa era lì, a pochi metri di distanza. Doveva essersi fatta largo fra le altre persone, e ora stava a testa alta davanti a loro, fissando Uriel con espressione indecifrabile.
Uriel, dal canto suo, sembrò riscuotersi dal suo stupore. – Ancora qui, vecchia strega? – Ghignò. – Vuoi forse aiutare questi tipi? Non li avrai aiutati anche a farci finire quaggiù?
Qualcuno gridò il suo assenso da in mezzo alla folla, e per un momento Vector temette che avrebbero afferrato anche lei, ma nessuno si mosse. Hecale continuò a fissare il leopardo con sguardo placido, senza muovere un muscolo.
Quando finalmente calò di nuovo il silenzio, la donna disse: - Quanto ancora vuoi far durare questa storia, Uriel? Non so quanti dei tuoi scagnozzi ci siano qui in mezzo, ma so che non saranno mai abbastanza per tenere tranquilla la gente quando questa si renderà conto che non hai idea di cosa fare. Rispondi a questo: quando capiranno che non sai veramente chi sia stato a portarci qui, che i colpevoli che hai trovato non c’entrano niente…chi ti proteggerà da queste persone?
- Che cosa sta succedendo? – Bisbigliò Charmy, confuso. Vector avrebbe tanto voluto dargli una risposta, ma era perplesso quanto lui.
Tanto più che Uriel sembrava davvero turbato da quelle parole. Esitò un momento, poi lanciò una risata stridula, poco credibile. – La signora sta cercando di confonderci con le sue belle parole!
- Oh, no, caro – replicò Hecale. La sua voce aveva un tono melodioso, raddolcito, ma sotto era possibile percepire una nota dura e inflessibile. – Sei già confuso senza bisogno del mio aiuto. Altrimenti, come potresti pensare di farmi paura? Non hai potere, qui. I tuoi capi non ci sono. Stormtop Lane è lontana.
La folla stava ricominciando a rumoreggiare. Vector diede qualche altro strattone, in modo da riuscire a liberarsi prima che la situazione potesse degenerare, solo per rendersi conto di due cose. Primo, sembrava che qualcuno dei suoi carcerieri avesse già allentato la presa, lasciandolo pressoché libero di muoversi. Secondo, le grida che si stavano alzando non sembravano avercela a male con Hecale.
Anzi, sembrava che le stessero dando manforte.
- Taci, puttana – sibilò Uriel. I suoi occhi si spostavano in fretta da un angolo all’altro della piazza, come temendo un attacco improvviso.
- E’ curioso che tu mi chiami così, Uriel. – Le parole di Hecale ormai grondavano miele. – Capisci, io mi ricordo di te. Ho messo paura al capo dei Brawlers prima ancora che tu riuscissi a pulirti il moccio dal naso abbastanza da convincerlo a farti entrare. Mi ricordo di quando eri un bambinetto non più alto di quello che adesso tieni prigioniero come se avesse commesso dei crimini atroci. – Una pausa. – E come potrei non ricordare, quando tua madre era lì a camminare sul marciapiede al mio fianco?
A quel punto, successero in fretta molte cose.
Con un ruggito, Uriel si lanciò contro Hecale. Vector, che era sempre più perplesso ma si era stufato di quel tizio e delle sue idee balorde, si liberò in fretta dalle ultime mani che cercavano di trattenerlo e, non appena il leopardo fu a tiro, gli assestò un bel pugno sul muso.
Prima che tutti potessero registrare quel che stava succedendo, si alzò una nuova voce. Non si capiva bene da dove provenisse, ma a Vector sembrava familiare. – Di là! Prendeteli, stanno andando di là!
A quel punto, la folla si scatenò. Chi si girava da una parte, chi dall’altra. Qualcuno gridava. Il caos.
Uriel era rimasto a terra dove Vector lo aveva abbattuto, privo di sensi. Il coccodrillo lo scavalcò e raggiunse Hecale, che era rimasta immobile dov’era, le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti. Sembrava in trance. – Dobbiamo levarci di torno – borbottò lui, sperando di svegliarla. Non c’era tempo da perdere.
- Oh. Sì. Sì, certo. – La lupa parve riscuotersi; alzò anche la testa per guardarlo negli occhi, un’espressione decisa sul volto. – Dobbiamo nasconderci. Ma dove?
- Cominciamo a uscire da questa piazza – disse la voce sconosciuta di prima, molto più vicina e sempre più familiare. Vector si girò nella sua direzione, e come previsto si trovò faccia a faccia con Espio in carne e ossa, finalmente visibile. Un balsamo per degli occhi stanchi, onestamente.
- Potevi distrarli un po’ prima, questi idioti – replicò il coccodrillo, sporgendosi ad afferrare Charmy prima che potesse volare via ed attaccare qualche persona a caso. Sembrava pronto a questo ed altro, maledetto lui.
- Sembravano già distratti abbastanza dal discorso della tua nuova amica. – Il camaleonte fece un cenno con la testa ad Hecale. – Signora.
Lei annuì bruscamente. - Le presentazioni a dopo. Via di qui.
Nella confusione, fu più che facile correre via, anche se Vector continuava a temere di perdersi qualcuno per strada. Non riusciva a trattenersi dal lanciare occhiate ai suoi colleghi mentre facevano lo slalom in mezzo a quel mare di sconosciuti. Espio e Charmy sembravano abbastanza in salute, né più né meno di quando li aveva visti l’ultima volta. Era sicuro che ben presto avrebbero ricominciato a irritarsi a vicenda come al solito, ma per il momento era piuttosto felice di riavere la squadra al completo. Quanto a Hecale…
Era difficile distogliere lo sguardo da Hecale, ecco. Sembrava che tutte le belle parole che aveva tirato fuori per Uriel l’avessero lasciata svuotata, provata. Teneva il passo con loro tre senza problemi, ma Vector aveva la sensazione che se l’avesse persa di vista anche solo per un secondo, l’avrebbe ritrovata catatonica come prima. Per prudenza, quindi, cercava di tenersi alle sue spalle, proteggendo lei e il resto del gruppo da eventuali altri aggressori idioti.
C'era già abbastanza di cui preoccuparsi senza perdere di vista i suoi amici, vecchi o nuovi che fossero



- Wow – disse Sonic, quando Shadow ebbe finito di spiegargli a grandi linee la situazione.
Il riccio nero inarcò un sopracciglio. Wow era sicuramente una definizione riduttiva per tutto quello che era successo negli ultimi giorni. D’altro canto, più la vicenda andava avanti e più Shadow avrebbe voluto reagire sbattendo la testa contro un muro, quindi forse wow era preferibile come risposta.
- Quindi niente Eggman, nessun supercattivo? Il padre di Knuckles? – Continuò Sonic, assumendo un’espressione pensierosa. – Wow. Una situazione del genere mancava alla nostra lista di esperienze. Anche se probabilmente Knux ne avrebbe fatto a meno.
Senza una risposta di qualche genere, Sonic avrebbe continuato a parlare in eterno. – Credo di sì. – Diamine, perché Knuckles non si muoveva ad arrivare? Almeno con lui quel supereroe da quattro soldi avrebbe potuto blaterare in eterno. Magari l’echidna si sarebbe anche sentito confortato.
Shadow e Sonic erano gli unici presenti, al momento. Non appena aveva saputo che la madre della piccola Cream aveva offerto la propria casa come luogo d’incontro (e la propria stanza degli ospiti per Logan e Nadir), Shadow non aveva esitato a recarsi lì. Ma mentre l’altro riccio aveva fatto lo stesso, affidandosi alla propria supervelocità, Tails e Amy non si erano ancora presentati. E naturalmente mancavano all’appello anche Knuckles e Rouge. C’era solo da sperare che non si fossero nascosti da qualche parte a piagnucolare o a sbaciucchiarsi. Si erano proprio trovati, quei due, così emotivi com’erano.
Okay, forse avevano delle buone ragioni per essere emotivi ora come ora, ma ciò non cambiava il fatto che avessero del lavoro da sbrigare.
Al momento, però, non c’era niente da fare se non aspettare, e Shadow aveva già speso troppo tempo nell’ordinatissimo salotto di Vanilla con una persona che era irritante più spesso di quanto fosse simpatica, perciò girò sui tacchi e si diresse verso la cucina. – Vado a controllare come stanno i bambini.
Naturalmente, Sonic lo seguì. E naturalmente, lo fece continuando a parlare. Naturalmente. – Possiamo dare una mano, comunque. Ormai conosciamo tutti i posti dove potrebbe nascondersi un nemico, grazie a Eggman. E Tails potrebbe scavare fra le varie reti e database. Questo echidna dovrà pure aver provato i suoi poteri prima di adesso, avrà lasciato qualche traccia.
- La GUN ha già cercato in lungo e in largo e non ha trovato nulla – replicò Shadow.
- La GUN, per nostra fortuna, non è onnipotente, e non bisogna sottovalutare il cervello di Tails. – Sonic sogghignò. – Ma deve sbrigarsi ad arrivare. E’ una noia mortale stare qui fermi a non fare nulla.
Su questo, Shadow non aveva nulla da eccepire, perciò si limitò ad annuire e ad entrare in cucina.
Tutto sommato, era molto grato a Vanilla per aver offerto quella sistemazione. Seduti davanti a due piatti di cibo, con Cream che tentava di far conversazione dall’altra parte del tavolo, Logan e Nadir sembravano molto più tranquilli che non in una stanza di ospedale, o circondati da persone inaffidabili in un rifugio di fortuna. Peccato che fosse difficile dimenticare che i due bambini erano entrati aggrappati alle gambe di Shadow e che ci era voluto un discreto sforzo per convincerli a staccarsi, così come era difficile non notare i morsi famelici che davano al loro pasto, come se non mangiassero da anni. Cream e Vanilla (che stava, apparentemente, preparando altro cibo) sembravano sconvolte da una tale mancanza di compostezza, anche se cercavano di non darlo a vedere.
Quando i due ricci fecero il loro ingresso, i bambini alzarono lo sguardo. Logan sorrise e continuò a mangiare, mentre Nadir si pulì la bocca con il dorso della mano prima di parlare. – Tu sei Sonic – proclamò, puntando un dito contro il diretto interessato. – Hai combattuto contro dei robot giganti. Ti abbiamo visto alla televisione.
Sonic gonfiò il petto con un sorriso soddisfatto. – Sono proprio io, signorina.
Senza smettere di masticare, Logan fece alcuni gesti. – Dice che in tv sembravi più alto – tradusse Nadir.
L’espressione del riccio blu cambiò così in fretta che Shadow si trattenne a stento dal mettersi a ridere. Quei ragazzini gli stavano sempre più simpatici. Sonic, però, si ricompose in fretta e fece loro una smorfia scherzosa. – Mi sento quasi offeso. Shadow qui accanto non è molto più alto di me.
Nadir si strinse nelle spalle. – Lui è un agente. Non gli serve essere alto. Prende i cattivi già così, e magari ha anche una pistola.
Era difficile dire chi fosse più sorpreso, se Sonic stesso, Vanilla o Cream. Shadow non sapeva se sentirsi onorato o restare perplesso. Nel dubbio, si schiarì la voce e disse: - Devo parlare con Logan e Nadir un momento.
Vanilla capì al volo la richiesta sottintesa e uscì, portando Cream con sé. La coniglietta fece un gesto di saluto a Nadir, che lo ricambiò con poca convinzione. Sonic le seguì dopo un momento di esitazione, ma prima di andarsene dovette fermarsi a fare una boccaccia a Logan, perché anche se Shadow gli stava dando le spalle vide chiaramente la piccola lince rispondergli tirando fuori la lingua.
Tsk. Bambini.
Solo quando la porta si chiuse dietro di lui Shadow poté finalmente concedersi un mezzo sorriso. – Non sei stata molto gentile con lui.
La bambina fece di nuovo spallucce. – Ha iniziato Logan – disse, poi sembrò esitare, il pezzo di pane che aveva in mano fermo a mezz’aria. – Non…non era così arrabbiato, vero? Non saremo puniti per quello che abbiamo detto?
Ora, quella domanda avrebbe dovuto sconvolgerlo. Avrebbe dovuto arrabbiarsi, stupirsi, reagire in qualche modo. Ma fra quello che Rouge gli aveva fatto capire su Stormtop Lane e ciò che aveva intuito da sola, Shadow si sentì improvvisamente molto stanco. E stufo. Stufo di tutta quella faccenda e di quel quartiere di imbecilli che stavano cercando di ritrovare. – No – sospirò alla fine, perché Nadir lo stava ancora fissando ansiosa in attesa di una risposta. – No, direi proprio di no. Nessuno qui ha intenzione di punirvi, men che meno Sonic.
- Promesso? – Vedendolo annuire, Nadir parve rilassarsi un pochino, ma non del tutto. – Perché qui è tutto…troppo grande. E troppo bello. E sono tutti troppo gentili.
- Nessuno vi ospita mai a mangiare, quando siete a casa vostra?
- Oh, sì! Hecale ci invita a pranzo, qualche volta, e i genitori di Logan mi fanno stare a dormire quando mio pad…quando mio fratello deve andare in ospedale. – C’era un’esitazione di troppo in quella frase, e a Shadow non piaceva per niente. E poi, Hecale? Non era la madre di Rouge, quella? – Ma nessuno ci ha mai dato così tanto cibo.
Logan alzò la forchetta come a dare enfasi all’ultima frase dell’amica. Il riccio nero scosse solo la testa. Avrebbe voluto dire molte cose, e nessuna sarebbe stata appropriata di fronte a dei bambini. – State tranquilli. Finché resterete qui, non dovrete preoccuparvi di niente. – Pensando che non poteva guastare, si chinò in avanti e aggiunse in finta aria cospiratoria: - E detto fra noi, gli agenti di polizia sono davvero meglio dei supereroi.
Finalmente rasserenata, Nadir gli fece un largo sorriso, seguita a ruota da Logan. – Io lo dico sempre a mio fratello, ma a lui piacciono i film con i supereroi. – Il sorriso vacillò per un istante. – Li state cercando, vero? Mio fratello, dico. E i genitori di Logan. Loro sono brave persone, non come…come gli altri della strada.
- Li stiamo cercando, sì. E li troveremo – rispose Shadow, ma evitò di prometterlo. Non poteva fare promesse che rischiava di non riuscire a mantenere. E poi c’era sempre qualcosa che non tornava, nei loro discorsi. Tanto per cominciare, Nadir aveva un padre, ma lei continuava a sperare unicamente nel ritorno del fratello. Dannazione, perché era tutto così complicato? – Sentite…
Non riuscì neanche a finire la frase. All’improvviso Logan, che fino ad allora aveva seguito la loro discussione osservando con attenzione il movimento delle loro labbra, afferrò con forza il braccio di Nadir, attirando la loro attenzione. Aveva gli occhi fissi su qualcosa fuori dalla finestra, il volto teso in una maschera di paura.
- Che c’è? – Chiese Nadir, seguendo la direzione del suo sguardo. Poi si paralizzò anche lei, come ipnotizzata da ciò che stava vedendo. – Oh, no. No, no, no.
Shadow si girò a sua volta, lentamente, per non far sfuggire qualunque cosa lì avesse spaventati così tanto.
E lì, nel bel mezzo del giardino, stava in piedi un echidna.
Non era Knuckles, questo era palese anche al primo sguardo. Era più vecchio, con una barbetta bianca che gli cresceva sul mento e la pelliccia di un rosso sbiadito. Indossava una specie di tunica bianca e stringeva tra le mani quella che sembrava una scatola di metallo. Era questa che stava fissando, non la casa.
Fu solo questo a consentire a Shadow di riprendersi dalla sorpresa e di scattare via, lanciandosi contro il suo nemico.
Registrò a malapena il suono di voci estranee intorno a sé (Nadir? Sonic, attirato dal trambusto di lui che usciva da una finestra) mentre si gettava addosso all’uomo e lo faceva cadere a terra. Doveva trovare il modo di immobilizzarlo, di fargli qualche domanda, magari anche di dargli un pugno sul naso per tutti i problemi che gli aveva causato.
Il vecchio stava parlando fra sé, ma Shadow non riusciva a capire cosa stesse dicendo. Borbottava a bassa voce, spostando lo sguardo di qua e di là come in preda all’agitazione. Non si stava dibattendo, anzi giaceva immobile sotto il peso del riccio, ma teneva ancora in mano la strana scatola metallica, e Shadow allungò una mano per strappargliela. Aveva il sospetto che fosse quella la vera fonte dei loro guai.
D’improvviso, l’echidna strinse le dita intorno al metallo, mentre un sorriso folle si allargava sul suo volto. Una brillante luce verde accecò Shadow per qualche secondo…
…e poi il padre di Knuckles svanì, lasciando l’altro inginocchiato sulla nuda terra.
 
CE L'HO FATTA.
Gente, mi dispiace, lo so che sono sparita nell'etere dopo l'ultimo capitolo, ma la situazione è diventata troppo caotica e ho mollato EFP del tutto. Spero che i miei lettori non si siano persi d'animo; in ogni caso, aspetterò gli eventuali commenti mettendomi in pari con le fic della sezione di cui ho perso il filo (sigh) e completando il prossimo capitolo (che essendo già mezzo scritto dovrebbe arrivare molto più in fretta di questo, anche perché viene difficile impiegare di nuovo sei mesi a scriverlo).
Cheers!
Suze
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Susannah_Dean