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Autore: ladykiwi_    26/06/2018    0 recensioni
Cielo Wright è una ventiquattrenne di origini italiane che vive a Los Angeles con i suoi due coinquilini, Blake e Tom.
A causa di un anno particolarmente difficile, la sua laurea in management è in pericolo, quindi quando le viene affidato lo stage più tosto di tutti, fare da assistente al famoso modello Daniel Karlsen, l'uomo che incarna tutto ciò che più odia della società, è costretta a stringere i denti e continuare lo stage anche se implica sopportare le angherie di Daniel e della sua manager.
Ma se la antipatica e crudele facciata di Daniel nascondesse un cuore buono e gentile?
E se lo stage diventasse qualcosa di più per Cielo?
Sarà pronta ad accettare di amare ciò che più odia?
Storia pubblicata in contemporanea su wattpad.
Tutti i diritti riservati.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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-Sono ventiquattro dollari e settantaquattro centesimi signora.- Dico nella mia solita maniera educatamente annoiata.

-Paga in contanti o carta di credito?.- continuo.

-Carta di credito.- mi risponde con tono pomposo la mia attuale cliente, una donna sui sessanta con un orrendo rossetto che, aimè, nessuno le ha detto dove solitamente si mette, dato che ne ha la metà sui denti.

Sospiro e concludo l'operazione, guardando poi l'orologio, notando con mio grande sollievo che alla fine del mio turno mancano solo due minuti.

Quando Vera mi viene incontro per darmi il cambio, le sorrido grata stampandole un bacio sulla guancia e mi affretto di andare verso gli spogliatoi per cambiarmi e finalmente uscire da questo incubo.

Quando varco le porte secondarie riservate al personale, l'aria afosa del tipico luglio di Los Angeles mi colpisce subito, lasciandomi sulla pelle una fastidiosa sensazione di umidità, facendomi così rimpiangere l'aria condizionata del negozio.

In fretta, mi incammino per la strada, sperando di riuscire a prendere l'ultimo bus di linea senza dover necessariamente chiamare un taxi. Quando realizzo di essere arrivata in tempo, non posso credere ai miei occhi, di solito Cielo e fortuna non stanno nella stessa frase.
Guardo ancora l'orologio al mio polso, sperando di essere la prima a rincasare, dato che, essendo io l'unica vegetariana in quella casa, probabilmente quei due avrebbero cucinato una cena a base di carne e a me sarebbe toccata l'ennesima pizza che la pizzeria all'angolo della strada spacciava per tale. 
Quando inserì le chiavi nella toppa e aprì la porta di casa, un gradevole profumino di cucinato mi investe le narici facendomi così capire che Blake era rincasato prima di me, dato che Tom non era in grado di cucinare nemmeno un uovo fritto. 
-Azzurra sei tu?. - mi chaiama subito Blake facendomi sorridere. Da quando gli avevo detto il mio nome quattro anni prima e averli spiegato cosa significava, non c'era una volta sola che lo utilizzava. Mi chiamava tutte le volti con dei sinonimi o oggetti che ricordavano in concetto iniziale: Azzurra, blu, nuvola, ecc.. 
Lo adorava. Adorava lui. Odiava ammetterlo, ma se non avesse incontrato Blake, sia lei che Tom probabilmente oggi non sarebbero qui. 
-Si, sono io. - dico incamminadomi verso la cucina del nostro piccolo appartamento. Certo, potevamo permettercene uno nuovo, ma come diceva sempre Blake ''stretti e vicini, larghi e lontani''.
Entro in cucina con il solito broncio che mi compariva sul viso quando realizzavo che mi sarebbe toccata pizza al sapore di cartone. Quando Blake mi vede, un sorriso a trentadue denti compare sul suo bellissimo viso, facendo scintillare i suoi bellissimi occhi color castagna e facendoli scompigliare i capelli color miele con una mano come faceva sempre quando era felice o nervoso. 
-che succede Sole? Perché quel broncio?. - dice dandomi un buffetto sulla guancia. 
-non la voglio di pizza di Dust questa sera. - dico come una bambina di cinque anni alla presa con un capriccio. 
-Bhé, quando sei italiana e hai conosciuto la vera pizza, non puoi aspettarti molto dalle pizzerie americane. Specie da quelle della bellissima e chicchissima periferia di Los Angeles. - mi dice con l'aria di chi la sapeva lunga. - ma, per tua fortuna, Nuvola, questa sera Tom sarà molto triste e tu molto felice dato che ho cucinato pasta al sugo. - mi comunica rendendomi felice tanto da mettermi a saltellare sul posto. 
-Te l'ho mai detto che ti amo?. - gli dico saltandogli al collo e abbracciandolo come un koala. 
-Una volta o due. - risponde ridendo. - ma lo accetto solo se me lo dici in italiano. - conclude serio. 
Ti amo, sei una delle persone più importanti della mia vita. Mi hai salvato la vita. Sei tutto per me, non te ne andare mai. - dico. 
- Parli troppo veloce! Così non vale. - Blake andava pazzo per la lingua italiana, ma purtroppo negli anni oltre a dire spaghetti e pizza, non era mai riuscito a capire altro, nonostante avesse un'insegnante ottima come me. 
- Ho semplicemente detto che ti amo, sul serio Blake, rinuncia, non riuscirai mai ad imparare l'italiano. - dico ridendo. 
-Potrei sorprenderti sai?. - dice mettendo su quel adorabile broncio a cui nessuno poteva resistere. 
Il cigolio della porta che veniva aperta interruppe il nostro piccolo battibecco facendoci capire che anche Tom era rincasato.

-Blake, ti prego, dimmi che questa sera quello felice sarò io...-  dice Tom entrando in cucina con due ombre scure sotto gli occhi.

-Mi spiace deluderti, ma quella felice questa sera sarò io. Spaghetti al sugo.- dico con l'acquolina in bocca. - Tom.- continuai seriamente.- Da quanto non dormi?- 

-Dormire? E chi ne ha il tempo ormai? Mr. Walker non mi permette nemmeno di andare in bagno.- mi comunica scuro in volto Tom.

-Tom, non puoi continuare così... Quel lavoro, non fa bene per te... Magari c'è un altro studio legale in cui puoi fare il tuo stage.- proprongo con una punta d'ansia nella voce. Sapevo bene quanto questo argomento fosse delicato per Tom.

-No, non c'è un altro studio legale per me. Era l'unico disponibile.- sbotta lui. - e lo sai benissimo anche tu perchè mi sono beccato lo stage più tosto di tutti. Il tuo stage invece? Come procede? Hai trovato una azienda?.- cambia discorso lui.

-Non lo so. Il professor Adams ha detto che ha qualcosina per me, domani dovrò andare in facoltà per tutti i dettagli, quindi... non lo so.- rispondo io. - Adesso possiamo mangiare? Sto morendo di fame.-

-Ogni suo desiderio è un ordine, Sole.- dice Blake in un buffissimo tono pomposo che proprio non gli si addice.

Iniziamo a mangiare in un religioso silenzio che proprio non ci si addiceva, quindi, per spezzarlo, dissi la prima cosa che mi passò in testa, anche perchè Blake era molto misterioso con questo argomento. -Come va con Tristan?.- chiedo Blake che per tutta risposta andò di traverso il boccone iniziando a tossire.

-B-bene. Insomma, è un tipo apposto, ma ancora non ho capito se è quello giusto.- mi risponde rosso come un pomodoro.

-Ma che carino! Sei addirittura arrossito! Ti piace proprio tanto eh?  è per questo che ancora non l'hai portato a casa? Perchè temi che possiamo dirli di quando avevi la faccia piena di brufoli o di quella volta che sei andato in facoltà con la maglietta al contrario e tutti ti guardavano straniti?- lo prende prontamente in giro ridendo Tom.

-Primo, io sono sempre e dico SEMPRE stato bellissimo.- Dice alzando il mento in un tono pomposo.- Secondo, presentargli voi due sarebbe un passo molto importante, porterebbe la nostra relazione al così detto "livello successivo", e non so se mi sento pronto per quello. Insomma, dopo Luke, non credevo che ci fosse un dopo...-

-Luke è uno stronzo. Ripetetelo sempre. E non è stata assolutamente colpa tua.-  rispondo immediatamente io. -Non devi pensarlo nemmeno per un secondo. Chiaro?.-

-Chiaro. Lo so, lo so. Non so cosa avrei fatto se non avessi avuto voi due ragazzi.- commenta cupo Blake.

- Siamo rotti insieme, ricordi?.- proferisce con un sorrisetto amaro Tom.

Dopo quella inquietante conversazione, convenni che ora di una bella dose di entusiasmo. Quindi ci spostiamo sul divano dove, con una bella maratona di serie tv, scelte da me ovviamente, migliorammo notevolmente il nostro umore, accorgendosi due ore dopo che Tom si era addormentato da un pezzo, perdendosi così due episodi.

Quattro episodi dopo, anche Cielo e Blake decisero che era ufficialmente ora di andare a letto, così svegliarono Tom e tutti e tre andarono nelle loro stanze.

 

La mattina, svegliarsi era un serio problema, specie perché mi maledivo tutti i giorni per non essere andata a letto prima, ma puntualmente tutte le sere facevo comunque tardi.

La sveglia suonava senza sosta, e dopo un paio o forse più paia di sonori sbuffi decido di iniziare la giornata. Mentre sono in bagno a lavarmi, ricordo con entusiasmo che oggi dovevo recarmi in facoltà per parlare con il professor Adams del mio stage, e sinceramente non vedevo l'ora. Sarebbe stato un nuovo punto di inizio non solo per la mia carriera lavorativa, ma anche per poter mettere definitivamente punto al mio tormentato passato, che ancora oggi si faceva sentire. Per questo evitavo il più possibile di andare all'università. Troppo spesso avevo usato la scusa del lavoro, ma la verità era che mi sentivo bene solo quando stavo con Blake e Tom. Non mi serviva altro. 

Mi asciugo velocemente, mi trucco un pochino e esco dalla mia camera per andare a fare colazione.

Quando entro in cucina non trovo nessuno. Un biglietto è attaccato al frigo, Tom è già uscito, il suo isterico datore di lavoro se ne era inventata un'altra per rovinagli la giornata. Blake probabilmente ancora dormiva, dato che non aveva lezioni, e nemmeno un lavoro. Era bello quando i tuoi ti pagavano università e alloggio e tu non dovevi necessariamente lavorare. Ancora mi chiedevo se sarei riuscita a conciliare stage e il mio solito lavoro al supermercato. Non ero ancora certa che lo stage sarebbe stato retribuito, e dovevo ancora pagare l'ultima rata universitaria, mi mancava così poco e poi finalmente mi sarei laureata anche io.

Mi preparo velocemente un caffè, mangio qualche biscotto e poi schizzo come un fulmine fuori casa per prendere l'autobus.

Una volta in facoltà, vado direttamente nell'aula del professor Adams. Busso due volte, dopo aver avuto il consenso, spalanco la porta ed entro a gran carriera. Il mio turno sarebbe iniziato tra meno di un'ora, quindi non potevo perdere tempo.

-Buongiorno Mr. Adams, sono qui per parlare dello stage, se potessimo fare in fretta mi farebbe in un gran favore. Il mio turno inizia tra poco.- prorompo.

-Buongiorno anche a lei signorina.- dice atono il professore.- dunque, per lei è rimasto l'ultimo e anche l'unico stage disponibile, devo dirle fin da subito che con quest'ultimo stage abbiamo avuto non pochi problemi, cinque ragazzi l'hanno lasciato, preferendone uno di prestigio minore, ma, le dico fin da subito, che con la sua situazione attuale, non può prendersi questo lusso. Se vuole laurearsi e laureasi con un voto dignitoso per la sua eccellente carriera accademica, deve portare a termine questo stage. Durerà sei mesi, e sarà in un importante ufficio stampa di una azienda altrettanto importante. La D&V.- conclude serio.

- La D&V? Quella D&V? Quella che sforna stelle del cinema e della televisione?.-

-Esattamente. Lei di preciso sarà a contatto con uno di questi importanti artisti.-

-I-io? Oddio... ne sarò capace?.-

-Ha studiato diligentemente per quattro anni. è più che competente per questo ruolo assegnatole. Era mia intenzione affidarglielo fin dall'inizio, ma dato il susseguirsi degli eventi... Ma sono più che soddisfatto che alla fine sia comunque andato a lei, è il modo perfetto di concludere la sua brillante carriera accademica.- mi dice benevolo. -Ora vada pure, le ho inviato tutti i dettagli per email. Il suo stage inizia domani.-

 

 

SALVE A TUTTI!

Sono pronta a condividere con tutti voi questa storia, spero interessante, che da mesi mi frulla in testa. Prometto colpi di scena, storie strappalacrime, amore, amicizia, risate, e perchè no? Pazzia.

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All the love, ladykiwi.

  
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