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Autore: AkashaTheKitty    06/07/2009    6 recensioni
A volte si è una megera in un corpo di ninfa. Ed a volte si è solo una strega che tenta di nascondere la ninfa che è in sé.
Fanfiction vincitrice dei Dramione Awards nella categoria Best Short Story e runner up nella categoria Best Draco.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! :p

Per prima cosa, un grazie enorme a tutti coloro che hanno letto lo scorso capitolo, spero vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito abbastanza da continuare a seguire questa fic ^^

Un ringraziamento in più per chi ha poi lasciato anche un commento, come sempre mi ha fatto un enorme piacere leggere le vostre parole :)

So, grazie a trixina (E' Malfoy? :P E, soprattutto, questo ha dato a Hermione elementi per pensare che fosse lo stesso bastardo che le rende la vita difficile in ufficio? ;)), Ainel (Grazie! A discolpa di Hermione dobbiamo anche chiederci quante volte lei l'ha visto sorridere, però XDD ;)), semplicementeme ( *bellissimo nick! XD* Grazie mille per i complimenti ^^ Non se se meritarmeli davvero, ma grazie :) E sì, Hermione è più che nevrotica - praticamente sempre lo è, nella versione di Akasha XD - avrebbe bisogno di una dose oraria di camomilla :p John purosangue lo è di sicuro, ma... siamo sicuri che lui abbia capito chi sia lei? ^^ Grazie ancora!), liven (*blush* Grazie mille ^^ Non sono sicura di meritarmi tanti complimenti, ma grazie ^^ E spero che anche questa fic ti possa piacere ^^), FukoChan (Nessun rischio di doversi insultare da sola, non ti preoccupare XD E figurati se devi scusarti ^^ Più che altro grazie a te per i complimenti - complimenti girati anche ad Akasha ^^), stefy89d (grazie ^^), Manu (*O* uso nome che tanto anche se gli orgisti si imbattessero su queste pagini, ormai le coperture sono saltate *O* XD Ho proposto a Hermione di prendere il posto di Becky come consulente di moda, che ne dici? XDDD *prova a fischiare, ma come al solito non le riesce bene ^^'*), Emily Doe - Moglia! (stoica! Masochista! Stoica! *O* *controlla polso mogliaesco per vedere se è ancora viva o ha raggiunto Nick dopo aver affrontato tale prova *O* * :p Vai! Fila a riprendere in mano C-6pprova che io sto aspettando un nuovo capitolo da mesi! *cry* *cosa appassionatamente e senza pudore *O*)

Settimana scorsa avevo inoltre annunciato nelle note di come The Nymph Hunt fosse stata nominata negli ultimi dramione_awards in due categorie. Bene, oggi posso aggiungere che questa fic si è aggiudicata il premio come "Best 2008 Short Story" e si è piazzata in seconda posizione (dietro alla splendida fic di Floorcoaster, Gravity) nella categoria "Best Draco".

E ora, al capitolo: buona lettura ^^

Kit 05

Titolo: The Nymph Hunt
Titolo del capitolo: Capitolo 2
Link alla versione originale: Link
Rating: PG13
Personaggi: Draco, Hermione
Genere: Romantico, Commedia
Note: EWE! *epilogo ignorato*


“La gente si sta ubriacando,” disse lui, facendole aggirare una coppia di centauri particolarmente realistici. Probabilmente erano reali. Aveva anche scorto alcuni goblin poco prima, e aveva creduto di riconoscerne uno. “Presto diventerà un fastidio,” continuò lui. “Specie visto come alcuni uomini apprezzeranno l’anonimato e i tuoi… attributi. Suppongo che o tu sia veramente ripugnata da me, o che tu non sia affatto interessata a quel tipo di attenzione.”

“E tu credi che io non sia ripugnata da te, quindi.”

Avevano raggiunto un atrio che pareva far parte dell’ala privata della dimora, e lui si voltò verso di lei con un’espressione arrogante. “Non lo sei.”

Tutti i purosangue erano così pieni di sé? “Che cosa te lo fa pensare?” chiese, incrociando le braccia sul petto.

“Sei venuta qui, no?” Con una torsione del braccio aprì la porta dietro di sé, diretto in una stanza dove lei era sicura che non si sarebbero dovuti trovare, ma prima che potesse dar voce ai propri dubbi, lui la prese e la trascinò all’interno, per poi chiudere l’uscio alle sue spalle.

“Stai assumendo un po’ troppe cose,” commentò seccamente, meravigliandosi nel frattempo su quanto bene sembrava che lui conoscesse quel luogo.

Lui arricciò un labbro. Lo faceva spesso. “Sono già stato qui,” disse in risposta alla domanda non posta. “E tutti questi manieri sono costruiti con lo stampo. Puoi rilassarti. Non sto assumendo cose del genere. Se fosse stato quello, ciò che stavo cercando, non sarebbe stato difficile trovare una strega accomodante, tanto felice nel poter essere splendida per una notte da voler condividere i suoi… attributi.”

Il punto era che aveva ragione. Era stato evidente persino a Hermione come le persone stessero usando i loro travestimenti per dar sfogo alle proprie pulsioni più edonistiche. “Che cosa stai cercando, allora?” chiese lei, osservando la stanza. Sembrava trattarsi di una sorta di biblioteca privata, fornita di diversi scaffali ricolmi di libri, di una poltrona confortevole e di un camino. Scommettere che nessuno avrebbe voluto andare in quella stanza, quella sera, sarebbe stata una vincita sicura. Decidendo che lei avrebbe di gran lunga preferito essere lì dentro che non fuori, in mezzo a centinaia di streghe e maghi ubriachi alla ricerca di vuoti piaceri, si incamminò verso il sofà e si sedette.

Lui scrollò le spalle e la seguì. “Magari ho voglia solo di parlare con te.”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Sicuro. Questo è esattamente quello che gli uomini cercano alle feste. Qualcuno con cui parlare. Sono certa che questo vestito ti abbia appena comunicato ‘conversiamo’.”

Quando lo guardò di nuovo, fu sorpresa nello scorgere una lieve irritazione nella sua espressione. “Hai idea di quanto sia facile trovare del sesso e di quanto sia difficile trovare qualcuno con cui avere una conversazione decente? Lasciamo perdere l’impossibilità di trovare qualcuno che si qualifichi per entrambe le cose.”

Hermione distolse nuovamente lo sguardo. Lo sapeva. La comunicazione era stata parte di quello che era fallito tra lei e Ron. Lei s’era dimenticata di parlare, lui di farla ascoltare, e avevano entrambi condotto vite così separate da diventare null’altro che estranei che condividevano uno stesso appartamento. Non che questo avesse reso le cose più facili, quando lui se ne era andato lasciandola veramente sola.

Naturalmente, non aveva pubblicizzato il fallimento della sua relazione, motivo per cui la maggior parte delle persone che non la conoscevano da vicino credeva ancora che fossero insieme. Non aveva mai corretto quell’idea errata, e aveva sempre finto di non sentire quando qualcuno ne parlava. Non c’era bisogno che lo sapessero. Non c’era bisogno che la compatissero. Certo, Malfoy non l’avrebbe compatita, si sarebbe solo divertito da qui all’eternità a fare battute su come non fosse nemmeno riuscita a tenere vivo l’interesse di un ragazzo come Ron. Aveva optato di non dargliene l’opportunità, non informandolo del reale stato delle sue relazioni.

“Dall’espressione che hai in volto, deduco che capisci perfettamente quello che voglio dire,” commentò il suo compagno, sedendosi accanto a lei. “Cos’è successo?”

“E’ una cosa un po’ personale, non credi?” mormorò Hermione.

“Sì, e non dirò a nessuno quello che una ragazza sconosciuta di cui non conosco né nome né volto mi ha confidato.”

Hermione scrollò le spalle, accettando il suo punto di vista. “L’ultima mia relazione è stata distrutta dalla mancanza di comunicazione.”

Lui inarcò un sopracciglio. “Non dalla mancanza di sesso?”

Hermione avvertì il rossore spandersi dalla base del collo verso il volto. “Alla fine anche da quella,” borbottò, sperando che lui non sentisse la risposta.

“Quindi era un idiota che non sapeva ascoltare?” si avventurò lui.

“Non esattamente,” replicò Hermione, sospirando. “Io ero così coinvolta da tutto il resto di quello che volevo che mi sono dimenticata di apprezzare quello che avevo già. Ed è finita non avendolo più. Non credo di aver mai capito quanto grandi fossero i nostri problemi fino a quando non se n’è andato. Lui disse che erano mesi che non funzionava. Io… non avevo mai notato quanto infelice fosse. Avevo creduto che sarebbe migliorato tutto non appena avessi raggiunto i miei obiettivi. Mi sbagliavo.”

“E’ ingiusto, vero? Alcune persone sembrano aver tutto facile, mentre il resto di noi…”

Lei scosse il capo. “Non credo che qualcuno l’abbia davvero facile. È solo che alcuni di noi hanno bisogno di fare di meglio. Molto meglio.”

“Quindi, vorresti che lui tornasse?”

Hermione si fermò. Lo voleva? Non lo sapeva più. Era vero che si sentiva sola e le mancava non avere nessuno da cui tornare la sera, ma le mancava tornare a casa da Ron? “Non credo,” sospirò infine. “Credo… credo che forse fossi solo abituata all’idea di me e lui.”

“Una signora conservatrice,” mormorò lui con un piccolo sorriso. “Io lavoro con questa donna. Davvero irritante. Crede di aver motivo di essere infelice perché il suo lavoro non è ancora quello che vorrebbe e desidererebbe che la sua carriera si muovesse più velocemente. Ma ha tutto quello che conta. Buon per lei, suppongo, ma mi fa venire veramente voglia di torcerle il collo per come non se ne rende conto.”

Hermione non poté trattenersi dal ridacchiare un pochino. Le persone con una vita perfetta erano davvero irritanti. Decise di provar comunque a essere equa. “E’ nella natura umana concentrarsi su quello che non si ha. Nessuno si rende veramente conto di quello che ha fin quando non l’ha più. Magari anche tu dovresti essere più felice per quello che hai.

Lui sbuffò. “E che sarebbe? Voglio dire, non soffro la fame. Ho i soldi. Ma anche questo sembra solo essere un’altra cosa che mi tira giù – gli altri vogliono sempre qualcosa da me e io non ho alcuna motivazione a far nulla. Perché dover lavorare quando non ne hai bisogno e nulla ti interessa?”

“E non c’è altro per te? Nulla che ti importi?”

Il ragazzo si accigliò e scosse lentamente il capo. “La mia famiglia s’è trasferita all’estero. Non ho amici. Il tipo di ragazza con cui solitamente esco non mi gira intorno per la mia personalità vincente. Non ho bisogno di nulla di materiale, ma non ho nemmeno nessuno con cui condividere quello che ho. Ogni volta che qualcuno mi avvicina, devo andare a cercare quali siano le motivazioni nascoste. Vorrei solo, per una volta, non trovarne nessuna. Voglio dire, non è che non ci abbia fatto l’abitudine, ma alla fine non c’è nulla che voglia o nessuno con cui voglia farlo. È deprimente.”

“Quindi hai i soldi e poco altro.”

Lui inarcò un sopracciglio e si voltò a guardarla. “Scommetto che stai riconsiderando il far sesso, ora, huh?”

“Non fare l’idiota,” disse lei, arricciando il naso. “Alcune persone non ragionano così.”

Lui scrollò le spalle. “Io sono un idiota. Questo è un altro punto. Non sono per nulla una persona gradevole… Non mi è mai stato insegnato ad esserne una, e le poche volte che ci ho provato, ho fallito miseramente. Credo che nemmeno questo aiuti nelle relazioni, che dici?”

“Non mi sembri così male,” controbatté lei.

“Solo perché non sai chi io sia e quindi non ti aspetti che io sia… me. Non è che voglia fare il bastardo, ma non servono troppi rifiuti prima che un uomo impari a tenere le distanze…”

“Chi ti ha respinto?” Era strano quanto fosse attratta dal parlare con questo estraneo.

Lui distolse lentamente lo sguardo. “Non lo so,” mormorò. “Nessuno in particolar modo. Solo… ho tentato alcune volte di propormi e non ha mai funzionato. Non hanno mai visto al di là di chi sono. Quando ho detto di aver considerato l’idea di frequentare qualcuno che non fosse una purosangue… non l’ho detto come considerazione teorica. Mi è piaciuta una ragazza Babbana per un po’, da ragazzino. Ma lei non ha mai capito che nel mio modo leggermente contorto stavo cercando di essere gentile con lei. Lei mi ha sempre odiato per principio, così come… come tutti gli altri che non fossero guidati dal denaro o dall’orgoglio. Non ho mai avuto veramente una possibilità con lei o con gli altri. Nessuno ha mai notato i miei tentativi e così ad un certo punto ho smesso e ho iniziato a respingerli io prima che loro respingessero me. Suppongo sia stato meglio così, visto come la maggior parte di quelle persone si siano schierate dall’altra parte, durante la guerra. Avrei odiato doverli combattere, ma l’avrei fatto comunque se me l’avessero chiesto. Persino contro di lei.”

“E’ triste.”

“Non ho bisogno che tu mi compatisca.”

Lei si fece pensierosa per un secondo. “Non lo faccio.”

Lui le rivolse un’occhiata che proclamava chiaramente come non le credesse.

“I ragazzini sanno essere stupidi e crudeli e probabilmente non ti meritavi quello che ti è capitato, ma alla fine ognuno di noi è responsabile per le proprie azioni. Hai detto che avresti scelto di combattere comunque contro di loro e, in questo caso, è stato davvero un bene che non ti abbiano mai considerato come amico. Se non vuoi essere un bastardo, allora non comportarti da tale. Se vuoi che le persone siano tue amiche, allora devi essere un amico per loro. E gli amici non combattono contro gli amici.”

Lui sospirò. “Non è così semplice.”

“Alle volte lo è.”

Lui la guardò accigliato. “Non dovresti darmi dei buffetti sulla testa e concordare con me su come tutto il mondo mi sia contro?”

“Credevo non volessi compassione.”

“Suppongo di aver mentito.”

Lei grugnì una risata al suo tono secco. Chiunque fosse, era davvero una persona singolare. “Oh, andiamo,” commentò, appoggiandosi contro il sofà. “Non puoi mettere il broncio e aspettarti che io mi senta immediatamente dispiaciuta per te e sia disposta a stringerti al mio petto per consolarti.”

“Perché no?” chiese lui, guardandola senza cercare di nascondere il sorriso storto che aveva in viso, o dove, esattamente, i suoi occhi stessero puntando. Lei incrociò istintivamente le braccia sul petto fin troppo scollato. “Potrei persino mostrarti cos’altro mi darebbe conforto…”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Giusto. Ora ti stai comportando solo da marmocchio.”

Gli occhi di lui si allargarono un poco. “Ouch.”

Hermione non riuscì a capire se fosse serio o meno, così gli scoccò un’occhiata fugace. Quel momento di incertezza fu troppo lungo per consentirgli di prolungare l’espressione seria che aveva in viso, e lei si scoprì un po’ seccata dall’essere stata tratta in inganno. “Ugh, adesso stai facendo davvero il marmocchio!”

Lui scrollò leggermente le spalle. “Magari volevo solo che mi confortassi.”

“Sogna.”

Il sorriso che le rivolse fu un poco triste. “Potrei. Mi piace. Sei davvero diversa dalle altre donne lì fuori, eh?”

Hermione ripensò alle streghe con cui stava momentaneamente ‘condividendo’ il costume. “Spero di sì.”

“Lo spero anch’io. A dispetto della tua profonda malvagità nel non volermi tenere contro il tuo petto, sembra che riesci a comprendermi… ma magari me lo sto solo immaginando.”

“Credo di capirti,” mormorò lei. “Penso solo che tu possa fare di più.”

Lui sospirò profondamente. “Forse potrei. Ci provo, a volte, sai? O almeno voglio provarci. Un paio di mesi fa ho iniziato il mio nuovo lavoro e volevo davvero andare d’accordo con tutti. Ma… è più facile a dirsi che a farsi. Le vecchie abitudini muoiono a fatica, suppongo. E le persone sanno già chi sono e cosa sono… Non c’è voluto molto perché le cose tornassero ad essere esattamente come erano prima. Io avevo veramente voluto – lascia perdere.”

“Cosa?”

“Nulla.”

“Beh, ora devi dirmelo.”

Lui scosse il capo. “Non è nulla. Avevo solo sperato veramente di formare relazioni più amichevoli al lavoro, tutto qui. Non è successo.”

“Beh, magari potreste essere ancora amici.”

Lui sorrise e scosse lentamente la testa. “Come? Miss Perfezione che si dimenticherà all’improvviso di odiarmi e mi inviterà al suo matrimonio? Non credo proprio. C’è più carne al fuoco in questa storia di quanto non possa dirti.”

“Le persone cambiano,” insisté Hermione. “E la maggior parte delle persone sono disposte a dare una seconda chance se vedono che dall’altra parte c’è qualcuno disposto a fare qualche sforzo.”

“Non sono sicuro di volere che qualcuno lo veda.”

Questo fece fermare bruscamente Hermione. “Huh?”

“E’ passato troppo tempo, Lethe. Sono successe troppe cose nel corso degli anni. Non voglio che gli altri vedano quanto miserabile io sia. Non voglio che mi vedano come uno che sta disperatamente cercando di cambiare perché è solo e vuole che gli altri lo apprezzino. Ho ancora un po’ d’orgoglio, sai, e ho ancora bisogno di essere me.”

“Hai davvero bisogno di irritare così tanto le persone?” chiese lei, inarcando un sopracciglio.

Lui sorrise. “Sì.”

Quando si rese conto che lui non aveva intenzione di elaborare, Hermione alzò gli occhi al cielo. “Quindi, in pratica, continuerai a fare lo sgambetto ai ragazzi e a tirare le trecce delle ragazze? Maturo, davvero.”

Negli occhi dell’uomo apparve un divertito luccichio. “Ma funziona. Alcune ragazze si eccitano, persino, quando tiri loro le trecce. Non ti notano se sei gentile, ma se sei un bastardo, ti vengono tutte dietro, o perché vogliono solo farsi un giro e perché vogliono cercare di sistemarti. Naturalmente, una volta che capiscono che non sono tipo facile da mettere a posto, potrebbero comunque andarsene, o potrebbero restare per i molto convenienti milioni di galeoni che sistemano tutto quello che non va in un ragazzo, ai loro occhi.”

“E queste sono le ragazze che vuoi?” chiese acidamente lei. “Davvero salutare.”

Lui rimase in silenzio per un momento. “Sarebbe bello provarci con te, Lethe? Ti piace avere attorno uomini sani?”

“Sì,” rispose lei senza esitazione, non gradendo dove stesse volgendo il discorso. “Santi, ancor meglio.”

“No, non ti piacerebbero,” controbatté a bassa voce lui, studiandola con un’espressione indecifrabile. “Non ti andrebbe bene nemmeno il ‘buono’. Sicuro, ti piace che in un mago ci sia del buono, nascosto da qualche parte, nessun killer di gattini per te, ma per avere quell’eccitazione extra… hai bisogno di qualcuno che ti faccia stare sulle punte dei piedi, o perdi l’interesse. Hai bisogno di una sfida e di qualcuno che ti renda sicura di non essere tu quella troppo buona. Scommetto che anche il tuo ex aveva le sue tendenze non troppo buone.”

Hermione scosse il capo. “No, ti sbagli. Non sono mai stata con nessun cattivo ragazzo. Ro- uh, il mio ex era ed è una brava persona.”

“Mai fantasticato di come sarebbe darsi alla follia con qualcuno che potrebbe non essere buono?” chiese lui, la voce che si faceva più bassa, più roca. “Qualcuno che non puoi controllare? Qualcuno che potrebbe non spedirti un gufo il giorno successivo? Qualcuno che potrebbe rivoltare completamente la tua vita e potrebbe fartelo piacere?”

Lei aprì la bocca per negare, ma ci mise un secondo di troppo e il ghigno di lui la sbugiardò. “Qualunque cosa tu pensi di star facendo, smettila!” disse lei infine. “Mi piacciono uomini maturi e responsabili e non sognerei mai di -”

“Io non sto facendo nulla,” la interruppe lui, persino mentre si allungava verso di lei e la faceva sedere sul proprio grembo. “Almeno, nulla che non vuoi che faccia. Potrai anche nasconderti dietro a una maschera e a un finto nome, ma i tuoi occhi ti tradiscono.”

Lei scosse il capo e cercò di sistemarsi in una posizione più consona, finendo con il mettersi a cavalcioni sulle sue gambe. “No, io non -” iniziò, spingendo leggermente contro di lui per allontanarsi.

Lui la baciò. Un bacio che arrivò come uno shock, anche se non avrebbe dovuto. Una scossa che le percosse il corpo – un sussulto… Era pazzia. Erano due estranei, non conoscevano nemmeno i volti o i nomi dell’altro. Non aveva senso quello che stavano facendo! E di certo le mani di lui non avrebbero dovuto trovarsi sulle sue cosce, a sostenerla mentre i pollici disegnavano cerchi sulla sua pelle nuda.

Ma erano passati più mesi di quanto non le piacesse ricordare dall’ultima volta che era stata baciata, e le stava regalando emozioni troppo buone per fermarsi subito.

Le labbra di lui carezzavano dolcemente le sue, smentendo la foga iniziale. La sua lingua stava tracciando la grinza delle labbra di lei, chiedendole il permesso per entrare, ed esplorò piano la sua bocca quando lei lo concesse. Non si stava imponendo su di lei; Hermione aveva la sensazione che se l’avesse spinto via, lui l’avrebbe lasciata andare.

Sapeva che lui avrebbe probabilmente mal interpretato la sua risposta, ma in quel momento non le importava. Voleva solo ricordare come fosse sentire il mondo che scivolava via. Voleva ricordare come fosse sentirsi desiderata. Non importava se colei che lui voleva fosse un’altra, con perfetti boccoli corvini e lucenti, occhi verde smeraldo e una pelle perlacea – sembrava che volesse lei, ed era una sensazione che dava alla testa.

Lui emise un basso gemito di frustrazione e bisogno, e la portò più vicino a sé prima di approfondire il bacio. Lei sapeva che avrebbe dovuto fermarlo. Sapeva che quella situazione non poteva svilupparsi in nulla di buono. Lei non voleva qualcuno che sentiva il bisogno di essere ‘cattivo’, e lui non avrebbe voluto la noiosa, ambiziosa Hermione Granger, che non era riuscita nemmeno a far funzionare una relazione con qualcuno di fidato e sicuro come Ron Weasley.

Quindi, naturalmente, cinse con più forza le braccia attorno a lui, bloccando tutti i pensieri, concentrandosi solo sulle sensazioni.

Una mano del ragazzo si mosse sul suo basso schiena, premendola maggiormente contro di sé, mente l’altra scorse ancor più su lungo la sua coscia, portandosi con sé il vestito. Lei non lo fermò. Era talmente persa che si stava a mala pena ricordando di respirare. Il suo battito era impazzito, e lei si ricordava a stento il suo stesso nome. Oh, Merlino, se quello era come i cattivi ragazzi baciavano, allora lei aveva davvero bisogno di iniziare a cercarli.

Infine, lui si fermò e si scostò un poco. Quanto bastava per parlare. “Quando mi avresti fermato?” chiese, la sua voce impregnata dal bisogno represso, e i suoi occhi… non sembravano più così finti, a dispetto del loro assurdo colore.

“Non lo so,” rispose onestamente.

Lui scosse la testa, con una traccia di apparente tristezza. “Ti stavo solo provocando. Sappiamo entrambi che non volevi davvero far questo. Non così. Non quando non sei te stessa.”

Lei lo sapeva, sì. Il suo corpo no. Abbassò il capo sul suo collo e fece scorrere la lingua sulla vena divenuta ora visibile. Lui sibilò, stringendola contro di sé, rendendola particolarmente consapevole dei loro corpi uniti. Non era affatto una sensazione cattiva. Lei avvertiva il potere che aveva su di lui, esattamente come il potere che lui aveva su di lei. Sarebbe potuto diventare una dipendenza. “Importa?” chiese con voce roca, baciandogli nuovamente le labbra. “Non fa parte dell’essere cattivi il fregarsene?”

Per un istante sembrò che anche lui si fosse dimenticato delle sue stesse obiezioni, ma poi, all’improvviso, il calore del suo corpo sparì, e lei si ritrovò seduta da sola sul divano, mentre lui si era alzato in piedi un paio di metri più in là; un ‘espressione frustrata ma determinata in volto.

“No,” disse lui, gli occhi selvaggi e i capelli scompigliati. “Se avessi voluto una veloce scopata con un’estranea, l’avrei cercata con qualcuno di più facile. Te l’ho detto. Non voglio farlo.”

Hermione si sentì un po’ ferita, ma soprattutto… incredula e confusa. “Non mi vuoi?”

“Ti voglio. Esci con me come te stessa. Magari dopo un paio di appuntamenti potremmo fare il passo successivo in un posto diverso da questo. Magari potremmo persino conoscere i nostri veri nomi. Non voglio che questa sia solo un’altra… cosa. Sono stanco di vivere così.”

Lei sbatté le palpebre. “Ti ho definito un marmocchio e tu mi hai baciata, e poi mi hai respinta: niente sesso… e ora vuoi darmi un appuntamento?”

“Sembra che riusciamo a parlare bene e quel bacio…” Deglutì. “Non posso uscire da qui e non rivederti mai più.”

“Okay…” mormorò lei, mentre lo stordimento svaniva e si faceva largo il panico. Quella non era lei. Lui avrebbe anche potuto voler rischiare la possibilità di essere se stesso, ma lei non era nulla di simile alle ragazze a cui lui era abituato, nulla di simile alle ragazze che si sarebbero vestite da ninfe, indossando un costume che lasciava ben poco all’immaginazione e che baciavano completi estranei. Sarebbe rimasto deluso.

“Quindi, qual è il tuo nome?” chiese lui, la voce che diventava nuovamente roca.

Lei scosse il capo. Non poteva dirglielo. Avrebbe rovinato tutto.

“Sarebbe più facile per me contattarmi se conoscessi il tuo nome e magari anche il tuo indirizzo,” sottolineò lui a bassa voce. “Spedire un gufo alla ‘ragazza che si è fatta chiamare Lethe al Ballo in Maschera del Ministero’ potrebbe non funzionare.”

“Io… non posso,” mormorò Hermione, scuotendo il capo. “Mi dispiace.”

Lui si accigliò. “Non puoi o non vuoi?”

“Non posso… non voglio… fa differenza?”

Lui serrò la mascella e la sua espressione si chiuse. “Quindi saresti stata disponibile a far sesso con me, ma non sei interessata a un semplice appuntamento. Suppongo di aver compreso male la tua personalità. Facile quando non si aspettano nulla da te e la gente recita ruoli diversi dai propri.”

Hermione boccheggiò. “Non c’è stata nessuna recita!”

“Non ci sono poi molte ragioni per cui qualcuno possa essere così deciso a non svelare la propria identità. Quindi probabilmente significa che c’è qualcuno che vorresti rimanga all’oscuro di questo. Un fidanzato. Magari persino un marito. Solitamente fanno parte della categoria di chi non apprezzerebbe che tu uscissi per un appuntamento con un altro uomo, no?”

“Non c’è nessuno,” negò con calma lei.

“Perché mi hai preso in giro, allora?”

Lei scosse la testa.

“Era davvero così difficile pensare che avrei voluto rivederti? O è stato così facile dimenticarti di tutto quello che ti ho detto?”

“Questa qui non sono nemmeno io. Non mi conosci.”

“Mi piacerebbe poterti conoscere. Questo è il punto!”

“No, non ti piacerebbe.”

“Dovrei essere io a decidere, no?”

“A te piacerebbe conoscere Lethe. Io non sono Lethe. E nemmeno tu sei John.”

“Magari tu credi solo di non essere Lethe. Magari tu non sei quello che credi di essere.”

“Io so chi sono, John, tu no.”

“Servirebbe se ti dicessi io, per primo, il mio nome?”

“No. Non voglio saperlo.”

“Perché a quel punto potrei essere una persona vera e non un qualche sconosciuto con cui puoi stare per una sera e dimenticartelo il giorno dopo, perché tanto non dovrai rivederlo mai più.”

“Non è giusto.”

Lui distolse lo sguardo. “Va bene. Se è quello che vuoi… Suppongo di non poterti costringere.”

Hermione non seppe come rispondere a quell’affermazione. Desiderava credere che potesse esserci di più, ma preferiva conservare la fantasia di una notte, che sopportare l’amara delusione del giorno dopo. Sì, quel ragazzo aveva alcune tendenze infantili, ma tutto sommato le era parso dolce e sincero. Un mix che alcuni uomini erano bravi a sostenere per una notte soltanto, e poi mai più.

Si alzò in piedi, ed era sul punto di uscire quando fu fermata da una mano sulla spalla. “Un ultimo bacio?” le mormorò lui nell’orecchio.

Confusa, Hermione non oppose resistenza quando lui la voltò e ricoprì le sue labbra con le proprie. Chiuse di nuovo gli occhi e una volta ancora si sentì viva. C’era alchimia tra loro, quello era certo.

Il fascino dell’ignoto, razionalizzò la sua mente.

La mano dell’uomo premette un poco contro la sua schiena, portandola più vicina, il suo bacio increbbe d’intensità. Era difficile pensare, ma una parte di Hermione si chiese come mai la stesse baciando così, quando aveva affermato chiaramente di come non fosse interessato ad andare oltre, quella sera, e quando lei si era rifiutata di vederlo ancora.

Poi quando l’altra sua mano giocherellò con una spallina del suo vestito, abbassandola fino a scoprire la spalla e la parte superiore del seno, la sua diffidenza prese il sopravvento. Che cosa stava facendo? Aveva deciso di ottenere comunque il massimo da quell’incontro? Gli occhi di Hermione si aprirono e lo sguardo le cadde sull’orologio posto sul frontale del caminetto. Era quasi mezzanotte.

I travestimenti di tutti i partecipanti sarebbero magicamente spariti allo scoccare del nuovo giorno. Lui la stava distraendo, bloccandola lì, in modo da costringerla a rivelare la propria identità.

Stava tentando di manipolarla, fingendo di voler altro per non lasciarle più una possibilità di scelta.

Stava pianificando di scoprire chi fosse contro la sua volontà. Per la prima volta percepì nel carattere di quello sconosciuto una vera mancanza di scrupoli. L’ostacolo era la sua identità, e lui stava procedendo a eliminare quell’ostacolo.

Rovinando tutto il resto nel farlo.

Sentendo il retrogusto del tradimento, lo scostò da sé, forse con più forza del necessario, e disse: “Devo andare, adesso.”

Le diede una certa soddisfazione vedere che anche a lui servirono alcuni secondi per riprendere le redini dei suoi pensieri e poter rispondere. Perlomeno nemmeno lui era immune ai suoi stessi giochetti. “Credevo lo volessi.”

“Il tempo è finito.” Hermione non si sforzò di nascondere come avesse capito il suo piano.

Lui, a sua volta, non fece finta di non capire a cosa lei si stesse riferendo. “Speravo che non lo notassi.”

“Ho detto che non volevo, e così hai provato a imbrogliarmi?” chiese freddamente lei, rimettendosi a posto la spallina e il vestito, leggermente delusa. Si rese conto di aver sperato di essersi sbagliata.

“Non capisco perché sei così spaventata dal lasciarmi capire chi tu sia. Non cambierebbe nulla per me e se fosse questo quello che ti sta trattenendo…”

“Vado, ora.” Hermione gli volse nuovamente la schiena.

“Mercoledì,” riprese lui, facendola fermare, una mano sulla maniglia. “Sarò a Diagon Alley per quasi tutto il giorno. C’è un café accanto alla Gringott dove lavorerò per gran parte del pomeriggio e probabilmente persino dopo cena. Io, uh, non mi trovo bene a lavorare in ufficio, e non c’è motivo per andare a casa. Dovrebbe essere facile trovarmi anche senza una descrizione fisica: sarò l’unico ad essere solo. A lavorare. Ad aspettare te.”

“Perché dovrei venire lì?” chiese Hermione.

“E’ tra quattro giorni. Per allora, spero, ti convincerai che non ho intenzione di affatturarti. Ma per piacere, se verrai e non ti piacerà chi vedrai, non sparire di nuovo senza dirmi almeno un ‘ciao’. Anche se decidessi di detestarmi a prima vista.”

Lei emise uno sbuffo, senza impegnarsi.

“Ti prego, non mancare.”

Hermione si morse il labbro per un momento. “Forse.”

Lo sentì esalare il fiato in un lungo sospiro. Voleva davvero che lei andasse a quell’appuntamento. Forse era lei a starsi comportando da stupida a non voler sapere chi fosse. Guardò di sfuggita l’orologio – ancora solo un paio di minuti. Aprì la porta. Quattro giorni avrebbero potuto essere abbastanza per convincersi che poteva funzionare, sicuramente quattro minuti non lo sarebbero stati.

Si affrettò fuori dalla stanza e da quel maniero, in modo da potersi Smaterializzare nel proprio appartamento. Non si era ancora Materializzata completamente che avvertì il travestimento svanire.

Era tornata a essere se stessa.

*continua*



Grazie di nuovo a tutti coloro che hanno commentato il primo capitolo e a chi vorrà lasciare un commento a questo ^^
Al prossimo capitolo :)
  
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