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Autore: SignorinaEffe87    07/07/2009    3 recensioni
[Life on Mars (BBC)] "Capisco" asserì Sam Tyler, osservando di sottecchi l'espressione disorientata dell'ispettore capo Gene Hunt, la declinazione della sua eloquente mimica facciale che ancora mancava all'appello. Riusciva a comprenderne il disagio: quello sgangherato Wyatt Earp metropolitano era abituato a riempire di pallottole puttanieri, trafficanti e allibratori, non a sfidare in complicati giochi d'intelligenza uno sfuggente Arsenio Lupin.
"Quello che ti serve è un Pinkerton," sentenziò allora, in tono autoreferenziale, "e uno maledettamente bravo, per giunta." [Gene/Sam]
POSTATO IL QUINTO ATTO
Genere: Commedia, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Martian Chronicles'
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Act Two

Drama queers

"Quante menzogne vi ci vollero per creare
la fiduciosa verità che qui ci presentate?"
R. Browning


"Una storiella davvero interessante, Nimble."
Litton, ricompostosi in maniera sommaria dopo lo scontro con Missy, si alzò languidamente dalla sedia, mosse alcuni passi con andatura ancheggiante attorno alla scrivania, alla quale era ammanettato l'ormai decaduto capo della banda di Didsbury, e diede un'energica manata sul ripiano del tavolo, sentenziando in un sibilo scettico: "Raccontamela ancora una volta, perchè non me la sono bevuta affatto!"
Sam, in piedi poco lontano accanto a Chris, sorbì un lungo sorso di caffè fumante dalla tazza che il collega gli aveva porto, osservando quella tediosa pantomima: da più di un'ora, il livido Trevor Nimble non aveva fatto altro che ripetere, in modo quasi ossessivo, come la ragazza dall'aria sostenuta ed il furtivo picchiatore con la faccia da faina avessero agganciato lui ed i suoi complici in un localaccio malfamato di Cheetham Hill, proponendo loro di aiutarli a compiere la rapina alla Midland Bank, al termine della quale avrebbero potuto tenere per sè l'intera refurtiva; la loro unica pretesa era di arrogarsi il comando delle operazioni.
Inutile dire che i quattro delinquenti avevano accettato di buon grado un simile patto, convinti di aver sottoscritto il più proficuo accordo della loro carriera criminale, almeno fino a quando la machiavellica coppietta non si era rivoltata loro contro, dopo averli tramortiti ed incaprettati per abbandonarli nel caveau della filiale, alla mercè della polizia. Infatti, sarebbe stato da ingenui dubitare che la soffiata anonima non fosse altro che la pennellata finale di quel capolavoro di altruistica doppiezza.
Tutto questo, tuttavia, senza che il benchè minimo spiraglio di luce si aprisse sulla possibile identità della doppietta di curiosi malviventi: quei due sembravano non avere neppure uno straccio di nome, vero o falso che fosse.
"Mi sto solennemente rompendo le palle" brontolò a quel punto Hunt, seduto alla scrivania a fianco in compagnia di un giovane agente, il quale, con infinita cautela, stava cercando di raccogliere la sua deposizione riguardo all'assalto alla filiale.
All'udire quelle parole, lo sventurato poliziotto spostò uno sguardo timoroso dalle pagine del taccuino al viso massiccio del testimone, leggendovi un'espressione a tal punto intrisa d'astio da persuaderlo a balzare in piedi e suggerire in un pigolio timoroso, prima di filarsela in tutta fretta: "Forse è opportuno riprendere più tardi."
"Per quanto io deplori la sua sboccata rozzezza," interloquì Tyler, dopo aver restituito la tazza al collega ed essersi avvicinato al luogo dell'interrogatorio, per fronteggiare di persona l'odioso Litton, "non posso fare a meno di assentire con il boss: riascoltare ancora una dichiarazione che non cambia neppure nella punteggiatura non ci aiuterà a soffermare la nostra attenzione sui particolari pregnanti della vicenda."
"Che genere di particolari?" lo affrontò Godwin, in tono ostile, attirando immediatamente su di sè una furente occhiata di disapprovazione del superiore, il quale pareva tollerare sempre meno quel reiterato furto delle battute topiche.
"Vuoi che ti faccia un esempio banale, sergente?" ribattè l'ispettore, con scostante affabilità, "Con quale cazzo di mezzo Bonnie e Clyde se la sono svignata, senza lasciare traccia, sotto i vostri bei nasini incipriati?"
"Ve l'ho già detto," intervenne Nimble, cupo, mentre cercava di scostarsi dal volto una ciocca dei lunghi capelli unticci con l'unica mano libera, "si sono volatilizzati nell'aria, come quei prestigiatori da marciapiede, che pretendono un penny per far sparire e riapparire anelli e banconote."
"Certo, come dubitarne?" sghignazzò il capo dell'Anticrimine, in palese tono di scherno. "Magari, se Skelton il bruco andasse a spulciare le denunce di furto degli ultimi mesi, scopriremmo anche che il nostro adorabile duo di benefattori ha fottuto il Tardis ad un certo Dottor Who!"
"Smettila di prenderci per il culo, feccia" ringhiò il sergente, questa volta senza suscitare alcuna gelosa riprovazione nel proprio capo, prima di ribadire il concetto rifilando uno schiaffo in pieno volto al malvivente.
Sam socchiuse le palpebre e distolse lo sguardo dalla scena, a disagio: ecco qualcosa a cui non si sarebbe mai abituato, la spiccia brutalità coercitiva dei loro metodi d'inquisizione.
Nimble, dal canto proprio, si limitò ad incassare stoicamente il colpo, per poi sputare con sfrontata disinvoltura sulle linde scarpe di vernice dell'aguzzino, troppo basito persino per reagire all'affronto.
"Merda, avrei voluto togliermi di persona quella soddisfazione" commentò Gene a denti stretti, quindi s'intromise a propria volta nell'interrogatorio e indagò, irritato: "Oppure, qualcuna delle educande debosciate di questo fottuto collegio di campagna sa dove cazzo è andata a cacciarsi la mia pistola?"
"Oh, quella?" fu la replica di Litton, all'apparenza sorpresa, prima che costui si chinasse su di un cassetto della scrivania per estrarne l'arma appena citata e porgerla dalla parte del calcio al detestato omologo, con una viscida precisazione: "L'ha trovata l'agente Binford insieme al grazioso mazzolino di fiori di campo, nel caveau. Cerca di averne maggior cura, la prossima volta, collega."
Trasudava l'intero disprezzo del mondo, quella semplice, bisillabica apposizione conclusiva; tuttavia, l'ispettore capo si limitò ad impalarlo mentalmente in maniera molto efferata, mentre declinava l'offerta con una smorfietta sinistra: "Appoggiala sul tavolo: non intendo maneggiarla finchè non avrà spurgato anche l'ultimo rivolo della tua sozza bava da lumaca velenosa."
Allora Chris, rimasto fino a quel momento in disparte a giocherellare con il fondo di caffè della tazza di Sam, riflettè fra sè, ad alta voce: "Io mi domando chi sia tanto coglione da rapinare una banca, in pieno giorno, a volto scoperto, quando possiamo beccarlo con un semplice identikit..."
"Questo era quello che le mie orecchie volevano sentire!" esclamò di colpo Tyler, trionfante, scompigliando i capelli dell'agente in un gesto di affettuoso incoraggiamento. "Ricordami che ti devo un leccalecca, Chris."
"Facciamo progressi, Skelton" osservò Hunt, una limpida nota caustica che risuonava in ogni singolo accento della sua affermazione. "Impara a dare la zampetta o a pisciare a comando e potrai ambire addirittura ad un intero sacchetto di orsetti gommosi."
Poi protestò, stizzito, nell'istante in cui l'ispettore osò agguantargli un braccio, lo stesso che gli era stato torto dall'uomo con il grugno da donnola: "Levami subito di dosso quelle manine ben curate da frocetto, Sammy boy: io non sono una pulce del tuo fottuto circo!"
Senza curarsi affatto del suo berciare ostile, Sam additò una vistosa macchia di sostanza oleosa sulla stoffa strinata, più o meno in corrispondenza del punto in cui si era posata la mano dell'aggressore, e domandò ai colleghi, in tono di sfida: "Sapete cos'è questa roba?"
"Rossetto?" azzardò Chris, impaziente di bissare il precedente successo investigativo, imitato poi da Litton e Godwin, che tentarono all'unisono, non del tutto convinti: "Senape?"
"No, è cerone" rivelò Tyler, con aria gongolante. "L'unica ipotesi plausibile, in effetti: dopotutto, Jack lo Squartatore, circa un secolo fa e con la metà dei nostri impotenti mezzi, è riuscito a restare anonimo presumibilmente grazie al medesimo espediente..."
"Questo solo perchè Abberline era un dottorino genialoide con un pessimo spirito di osservazione!" obiettò Gene, ruvido, dopo essere riuscito a divincolarsi dalla sua presa per mezzo di una disonesta gomitata nello sterno, che mandò l'ispettore a tossicchiare brandelli di polmone contro la parete retrostante. "Sbatterò in galera quel sudicio figlio di puttana che mi ha umiliato in pubblico e la sua amabile colombella, a costo di mangiarmi la chiave perchè marciscano in cella fino alla fine dei loro miseri giorni!"
"Chi si è permesso di farti una cosa del genere, boss?" si chiese Chris, in un bisbiglio attonito, non abbastanza flebile però per non risultare udibile all'ispettore capo, che glissò al riguardo per mezzo di un inelegante: "Uno che presto sarà la portata principale di un sontuoso banchetto di larve, Skelton."
"Allora, ti auguro buona caccia, Hunt" si congedò Litton, con un auspicio falsamente empatico, prima di marciare a passo ambiguo fuori dall'edificio, seguito a poca distanza da Nimble e Godwin. Quest'ultimo si premurò di aggiungere, incurante della possibile reazione indignata del superiore per l'ennesima clausola rubata: "E, mi raccomando, contiamo su di voi come testi principali della pubblica accusa."
"Detesto rendermi utile a quel branco di sciacalli..." esalò Sam, appena riavutosi dall'assaggio giornaliero delle cattive maniere del superiore, il quale non mancò di sottolineare, acre: "Io li metterei sotto con la macchina, se solo poi non fossi costretto a scrostare i loro schifosi brandelli di carne dalla grata del paraurti...".
Quindi, schioccò le dita ed asserì, rivolto ai due sottoposti: "Diamoci una mossa: abbiamo un mucchio di rogne da grattare, prima fra tutte spiegare al mio drago domestico perchè da domani la famiglia Hunt sarà interdetta dalle pubbliche utenze."
Aveva appena terminato la frase, quando la loro attenzione venne calamitata dal vociare concitato di un'accesa discussione, in corso all'ingresso del palazzo, fra uno stolido poliziotto di guardia ed un giovanotto in giacca e cravatta, intento a gesticolare nervosamente e ribadire con insistenza, additando l'interno della banca: "Mi lasci passare, sono il direttore della filiale."
"Mi dispiace, signore, ma non sono autorizzato a farlo: l'edificio è sotto sequestro cautelativo delle forze dell'ordine, essendo appena stato teatro di una rapina..." tentò di dissuaderlo, in atteggiamento conciliante, ma fermo, l'agente, tuttavia l'uomo smise di prestargli ascolto, lo schivò con una finta encomiabile e si gettò correndo a rotta di collo nel salone.
Istintivamente, Sam si sporse in avanti e cercò di fermarlo, ma ottenne soltanto di ritrovarsi, oltre che gabbato e steso sul pavimento, stretto in un equivoco abbraccio a Chris, il quale, mosso dai medesimi intenti, aveva finito per essere dribblato a propria volta, frapponendosi poi fra il capo e le piastrelle sottostanti. Comunque, l'involontaria goffaggine dei due poliziotti non fu sufficiente allo sconosciuto per raggiungere il proprio obiettivo: infatti, senza premettere una sola intimazione di avvertimento, Gene lo falciò con un inclemente pugno nello stomaco, lo agguantò per la collottola prima che potesse accasciarsi a terra e lo inchiodò alla scrivania a mani alzate, mentre gli frugava nelle tasche alla ricerca di documenti ed eventuali armi e commentava, con aria svagata: "Quando hai finito di sverginare il piccolo, Tyler, un aiuto sarebbe alquanto gradito."
"Sta... state commettendo un grosso errore" fu la debole obiezione a fiato mozzo del giovane, alla quale però non fece seguito alcun tentativo di opposizione, finchè l'ispettore, rimessosi in piedi di scatto con velato imbarazzo, annunciò le sue generalità, leggendole dal portafoglio aperto che Hunt gli aveva sciorinato sotto il naso: "Cyrus Ogilvy, nato a Glasgow il 17 settembre 1945, celibe, impiegato... Direi che possiamo fidarci, boss, o pretendi una conferma più sanguinosa?"
Dal canto proprio, l'ispettore capo rimise in piedi di malagrazia lo sciagurato bancario e dichiarò, in tono di circostanza: "Spero che non si sia fatto troppo male."
"Serbo ricordi ben più felici di questo, legati al luogo in cui ci troviamo..." replicò Ogilvy, nonostante tutto accomodante, prima di riaggiustarsi gli abiti spiegazzati e riavviarsi l'arruffata zazzera di capelli color carota che gli incorniciava il volto ovale, insieme ad una rada barbetta chiara. Poi, riprese, con quella inflessione tipicamente scozzese che acutizzava tutti i suoni vocalici: "Stamane mi trovavo alla sede di King Street, per la riunione amministrativa settimanale, ma, non appena hanno cominciato a circolare voci contraddittorie su di un assalto alla mia filiale, mi sono precipitato qui... Scommetto che non è stato rubato nulla, vero?"
I tre poliziotti assentirono con un lieve cenno del capo, tacita risposta che strappò, con loro evidente stupore, un gemito afflitto al direttore, il quale si affrettò a spiegare: "Proprio come temevo: sapevo che avrebbero agito in questo modo, e che l'avrebbero fatto in mia assenza, perchè se ne avesse notizia solo quando fosse stato tardi per... Seguitemi di sotto, vi mostrerò di cosa parlo."
Dopo aver incaricato Chris di sorvegliare la sala principale, Sam e Gene si accodarono al bancario e si lasciarono guidare lungo lo scalone che conduceva nei sotterranei dell'istituto di credito, scambiandosi eloquenti sguardi interrogativi: erano entrambi ansiosi di scoprire ciò cui il loro flemmatico accompagnatore continuava ad alludere in tono evasivo, nella speranza che contribuisse a far luce riguardo alla misteriosa coppia che si era data tanta pena per architettare quel contorto teatrino di pseudobeneficenza.
"Lotto numero 313" affermò ad un tratto Ogilvy, rompendo il silenzio che ammantava il corridoio buio in cui stavano camminando, prima di introdursi nel caveau vero e proprio, un cubicolo di dimensioni claustrofobiche, fiancheggiato sui tre lati in muratura da una serie di cassette di sicurezza di varie misure e rischiarato a malapena da una tremolante luce al neon, che spandeva una luminescenza febbrile sul tavolaccio di formica al centro del quadrato.
Allora, il direttore si bloccò dinanzi allo sportello contrassegnato dalla targhetta con la cifra appena citata, introdusse nella toppa una chiave che aveva estratto dalla tasca e fece scattare la serratura, permettendo al debole chiarore della lampada di illuminare l'interno dello scomparto, vuoto.
"Il professor Kidder mi ucciderà, per questo" constatò, infine, in tono sconsolato, mentre girava sui tacchi per rivelare ai propri sempre più dubbiosi interlocutori: "Questa cassetta di sicurezza, fino a qualche ora fa, conteneva il leggendario Cathach di San Columba."
"Impossibile, è custodito alla Royal Irish Academy di Dublino" fu l'impulsiva rettifica di Sam, che parlava con cognizione di causa. Infatti, nella propria vita precedente, durante l'interminabile traversata oceanica che lo avrebbe condotto in Messico, aveva ingannato il tempo trafficando con i videogiochi caricati sullo schermo interattivo a disposizione di ogni passeggero, e proprio quella fatidica domanda gli aveva fatto fare game over ad un passo dalla vittoria in The Millionaire, cui si erano aggiunti i discreti sbeffeggiamenti della lentigginosa bibliotecaria irlandese, seduta sul sedile a fianco: questi erano eventi spiacevoli che reputava indimenticabili, almeno finchè la sua strada non si era incrociata con quella di un mal noto ciccione volgare e iracondo.
"Signori," li avvertì il soggetto pericoloso di cui sopra, un brillio di malcelato fastidio ad accendergli le iridi verdi, "ho sempre detestato Civilization e quel fottuto damerino ripulito che la presentava, e non intendo ricredermi adesso."
"La prego, cerchi di essere elementare" si raccomandò di rimando l'ispettore, prima di precisare, a beneficio dello scozzese: "Il mio capo è andato a scuola unicamente per rubare il pranzo ai bambini e sbirciare sotto le gonne delle bambine."
"Il giorno in cui vorrò lavorare con una creatura detestabile, che sputi inutili sentenze con sterile sarcasmo al solo scopo di dimostrare quant'è funzionale il suo apparato fonatorio, farò arruolare mia moglie nella polizia, Sammy boy!" muggì l'ispettore capo, giunto al limite della propria esigua capacità di sopportazione; nonostante ciò, preferì rimandare a data da destinarsi il conseguente pestaggio della querula piattola, quando Ogilvy riprese la parola con un sussiegoso colpetto di tosse: "Quanto lei sostiene, ispettore, è corretto ed in linea con la versione che la comunità scientifica ha accettato ormai da diverso tempo: l'esemplare di Dublino sarebbe nientemeno che il salterio trascritto di nascosto da San Columba di Iona, durante la sua permanenza presso il monastero di Moville.
Si narra che il santo stesse copiando senza autorizzazione il libro dei Salmi, quando Finnian, l'abate di cui era allievo, lo sorprese e pretese l'immediata restituzione della copia abusiva. Come potete ragionevolmente prevedere, egli si rifiutò di obbedire e la diatriba, per quanto insignificante all'apparenza, venne portata addirittura all'attenzione del re locale, il quale s'illuse di poter liquidare quella faccenda di poco conto obbligando il monaco colpevole a consegnare il manoscritto.
La sentenza avversa ed una successiva serie di angherie esercitate dal sovrano su alcuni membri del suo clan persuasero Columba, di nobile stirpe, a lavare l'onta subita con il sangue, quindi, armatosi, dichiarò guerra al sovrano, sbaragliandolo nella celebre "battaglia del libro" ai piedi del monte Benbulben, che si concluse con la totale disfatta dell'esercito regio, cui fece riscontro una sola perdita tra le file dell'armata del santo."
"Fa' attenzione, Sammy boy" interloquì Gene, fra uno sbadiglio scomposto e l'altro, all'indirizzo del proprio sottoposto: "Guarda che grandioso puttanaio può saltar fuori, quando si finisce per riporre troppa fiducia nella masturbazione intensiva per sfogare certi impulsi naturali..."
"Santissimo Signore Iddio del cielo!" imprecò Sam, dopo aver affondato il volto paonazzo fra le mani: quel perverso grassone iconoclasta sarebbe stato capace di riassumere la nobile guerra di Troia come una zuffa di grechetti arrapati per accaparrarsi il monopolio sui guadagni di una prostituta d'alto bordo.
Al contrario, il direttore non si scompose per nulla dinanzi alla disinibita schiettezza dell'ispettore capo, limitandosi ad arricciare le labbra tumide in un sorrisetto divertito; questo confermava, oltre ogni ragionevole dubbio, la teoria tyleriana per cui gli scozzesi, anche quando erano abbastanza sobri da poter intendere e volere, avevano una coscienza di sè e del mondo circostante personale, alternativa ed intermittente.
"Tornando al presente, mio cognato Armin... cioè, il professor Kidder non è mai stato particolarmente persuaso dell'identificazione, proposta dagli studiosi, del libro conteso con la copia conservata all'accademia dublinese, per discrepanze cronologiche e dettagli paleografici con i quali non intendo annoiarvi: vi basti sapere che, nel corso di una spedizione di scavo, organizzata dal collegio Corpus Christi di Oxford a Iona, è stato rinvenuto, miracolosamente scampato all'incendio che aveva raso al suolo la sala di scrittura in cui era conservato, un salterio mutilo con tutte le caratteristiche necessarie per poter ambire al riconoscimento ufficiale e, questa volta, decisivo. Pertanto, in attesa di poter eseguire di persona gli esami adeguati a dimostrare la propria teoria, il professore aveva depositato il pregevole manoscritto in questo caveau, sotto la mia responsabilità... Il resto è storia, una storia infelice, purtroppo" concluse Ogilvy, facendo spallucce, prima che Hunt gli facesse notare, poco persuaso: "Ma, se la serratura non è stata scassinata e la chiave l'aveva lei, come hanno fatto i ladri ad aprirla e fottersi il libro? Con la forza del pensiero?"
"Le nostre cassette di sicurezza hanno in dotazione due chiavi" spiegò il bancario, appoggiandosi al bordo del tavolo, "L'una è quella che mi avete visto usare, l'altra avrebbe dovuto trovarsi ad Einsiedeln, al sicuro nel taschino del professor Kidder. Tuttavia, e vi chiedo in anticipo di perdonare la mia franchezza, Armin è un vanesio chiacchierone e malaccorto, perdutamente innamorato del suono della propria voce e pronto a spifferare ogni singolo dettaglio riguardante i suoi progetti accademici a chichessia; quindi, non mi stupirei affatto se uno dei ladri, soprattutto se di sesso femminile e di gradevole aspetto, gliela avesse sfilata di dosso prima che avesse il tempo di dire onciale."
"Che cos'è quello?" interloquì a quel punto Tyler, dopo che il suo sguardo attento era stato attratto da un repentino baluginio, proveniente da un angolo scarsamente illuminato della stanzetta.
Senza attendere una replica dagli interlocutori, si accosciò accanto al luogo in questione, estrasse un paio di pinzette da una tasca interna della giacca e sollevò il piccolo cerchietto di metallo scintillante, stagliandolo contro la luce malaticcia del neon per scrutare le incisioni sul castone che lo ingrossava al centro: l'immagine sulla superficie esterna consisteva di uno stemma araldico con un libro aperto ed un inintelligibile motto in latino, mentre, nel medesimo punto, all'interno, vi era la bizzarra rappresentazione stilizzata di un battiporta a forma di naso,
"Preferisco non sapere perchè cazzo te ne vai in giro con arnesi del genere, limitandomi a rallegrarmi perchè il mio bracchetto nevrotico ha appena puntato una quaglia ben pasciuta" stabilì Gene, in una parvenza d'ammirazione, quando lo scozzese si piegò verso di loro e, dopo un'occhiata cursoria, decretò, sicuro: "E' un anello collegiale di Oxford, molto simile a quello di mio cognato: il disegno sul castone rappresenta le insegne della città universitaria, quello sottostante l'araldica relativa al collegio di appartenenza, ma di più non so."
"Potrebbero averlo perso i malviventi?" suppose l'ispettore, trepidante, ovviamente riducendo la lista dei probabili possessori ai soli Bonnie e Clyde, visto e considerato che Trevor Nimble e la sua banda di brutti musi, in quella cittadina, avrebbero potuto fare soltanto i borseggiatori o gli accattoni.
Il direttore si soffermò un attimo a riflettere, stuzzicandosi la barbetta appuntita fra pollice ed indice, quindi schioccò la lingua con espressione compiaciuta: "Di sicuro. Nessuno dei miei dipendenti ha studiato lì e, se fosse stato smarrito da un cliente, lo avremmo di certo rinvenuto ieri sera durante la ricognizione quotidiana del caveau: sono molto preciso riguardo a questo genere di formalità, signori..."
Dio, gioì fra sè Sam, rimirando l'inconfondibile gioiello alla stregua che se fosse stato il più bramato tesoro di tutti i tempi, quanto amo il principio di Locard!
Si guardò bene dall'esternare un tale apprezzamento nei confronti del fondatore dell'investigazione forense ad alta voce, onde evitare che il superiore chiosasse con qualche altra uscita raggelante, tipo chiedere se la suddetta legge non fosse, per caso, una malattia venerea in grado di colpire solo i sodomiti.
"Capo, boss, siete ancora vivi?"
La voce gioviale di Chris riecheggiò fra la scabre pareti dello stretto budello, poi il suo profilo nasuto si stagliò nel vano della porta, mentre il giovane si guardava attorno con aria un po' delusa: evidentemente, si aspettava di trovarsi dinanzi il corrispettivo locale della grotta di Alì Babà, non quella copia rimpicciolita di un'asettica camera d'ospedale. S'irrigidì, stupefatto, solo nel momento in cui i suoi occhi sgranati si posarono sull'anello, che Sam teneva in bella mostra nel palmo della propria mano: "Dove lo avete trovato?"
"L'hai già visto? Sai di chi è?" lo incalzò in maniera serrata l'ispettore capo, prima che l'agente lo correggesse, con espressione scodinzolante: "No, ma so chi ne ha denunciato il furto tre settimane fa."



*-*



"Boss, il testimone ci aspetta al solito posto."
Terminato quell'annuncio, Sam additò la porta che conduceva al ripostiglio degli oggetti smarriti, quindi scorse la cartella della denuncia che Chris gli aveva recuperato, per esporre al superiore le informazioni basilari sul caso: "Roger Maugham, cinquantenne, originario di Londra, nessun parente in vita, neanche una multa per divieto di sosta, anche perchè non guida. Di professione violinista, abita in un appartamento da scapolo in Oldham Road; grazie ad una piccola rendita, lasciatagli da un'anziana cugina morta senza eredi, e all'onorario per impartire lezioni ai giovani musicisti in erba, può permettersi un tenore di vita dignitoso. Oh, quasi dimenticavo: ha un coinquilino, un attorino disoccupato di nome Hadrian Hart..."
"Ah," lo interruppe Hunt, sfoderando un ghigno sadico che non preludeva ad alcunchè di buono, "Potevi dirlo subito, Sammy boy, che abbiamo a che fare con una zietta!"
Come recita quell'acronimo di tre lettere che si legge in appendice allo svolgimento di un teorema matematico?
Sì, esatto, CVD: come volevasi dimostrare.
"Può darsi" puntualizzò, accigliato, cercando di apparire più severo di quanto glielo permettesse il suo carattere indulgente: detestava recitare il ruolo del fustigatore, ma tant'è, era il solo, lì dentro, con le credenziali adatte per insegnare a quel dissacrante tutore del disordine cosa fosse la salvaguardia delle libertà civili. "Ma mi preme rammentarti che la sua presunta diversa inclinazione sessuale non ti autorizza a perseguirlo penalmente, se innocente."
"Tyler, ti ricordo che questo è il mio dipartimento, non un fottuto Speaker's Corner da cui bandire crociate a tempo perso in difesa dei finocchi tuoi simili!" si affrettò a ribattere il collega, in atteggiamento bellicoso.
"Sto solamente dicendo che l'omosessualità non è nè una patologia psichiatrica, nè una condizione di minorità" obiettò il sottoposto, benchè sapesse di star sprecando fiato ed argomentazioni, a discutere con quel flaccido muro di gomma.
"Infatti, è una piaga sociale... esattamente come lo sei tu, Sammy boy" fece per zittirlo in tono sbrigativo Gene, ma l'altro poliziotto, animato da un anelito masochista, ribadì, irremovibile: "Posso elencarti un sacco di celebrità omosessuali di ineccepibile statura morale: Oscar Wilde era omosessuale, Batman e Robin sono omosessuali, John Wayne è omosessuale..."
"Non bestemmiare, scarafaggio!" bofonchiò l'ispettore capo, alitandogli quell'avvertimento inviperito a pochi millimetri dal volto, giusto per lasciargli intendere che non avrebbe ottenuto l'ultima parola nella conversazione se non previo sacrificio di qualche incisivo, prima di sospingerlo rudemente verso il magazzino e sentenziare, con lugubre allegria: "Andiamo a farla nera, quella checca!"
Non appena ebbero socchiuso la porta dello stanzino, si avvidero che Maugham, un muscoloso uomo di mezza età dai capelli brizzolati, invece di restare ad aspettarli inchiodato alla sedia a rigirarsi i pollici sudaticci e guardarsi attorno con espressione atterrita, si era messo a passeggiare fra gli scaffali ingombri di cianfrusaglie plurime e, in quel preciso momento, stava aggiustando le crinoline sudicie di una bambola di porcellana senza occhi.
Allertato dall'acuto cigolio dei cardini male oliati, appuntò i propri grandi, sognanti occhi scuri su di loro e li fronteggiò con insospettabile serenità, come se si fosse trovato nel salotto di casa, e non in quel sozzo sgabuzzino, stipato di ciarpame: "Buongiorno, signori: devo ammettere che la mia iniziale sorpresa per essere stato condotto qui dentro è stata forte, ma, probabilmente, peccavo di romanticismo al pensiero che gli ambienti di un distretto di polizia fossero... come dire... più accoglienti."
Sembrava una persona beneducata, dai modi gentili più per indole che per affettazione, un galantuomo d'altri tempi, di quelli cui si cede volentieri il posto a sedere sull'autobus, ai quali si domanderebbe un'informazione con la certezza di essere cortesemente esauditi, oppure con i quali si intavolerebbe una discussione da amatori dinanzi a qualche quadro rinomato, in una galleria d'arte.  
Inoltre, aveva una voce tenorile e suadente, da parlatore consumato: a Sam ricordava il limpido acciottolio di un rapido ruscello di campagna fra i cespugli, o lo sciabordio placido delle onde sulla battigia ai primi chiarori dell'alba, due suoni rassicuranti.
Due suoni ipnotici.
"La comodità delle infrastrutture degli uffici pubblici, purtroppo, non è la prima voce di spesa nel bilancio dell'amministrazione cittadina, signore" fu la blanda replica di Gene, stillante di falsa condiscendenza, che riportò sulla terraferma il collega, assorto in quell'estemporanea meditazione riguardante il teste, il quale ritornò sui propri passi zoppicando vistosamente, per poi lasciarsi scivolare con qualche difficoltà sulla sedia e rivolgere loro un sorriso bonario.
Dinanzi a quella candida fiducia, l'ispettore si augurò che Hunt non lo tartassasse troppo, soprattutto perchè condizionato da una pertinace omofobia: per quel trippone sbracato, qualsiasi essere umano di sesso maschile che facesse un uso, anche parco, della buona creanza non poteva essere altro che un irrecuperabile invertito. Tuttavia, mentre si accomodava accanto al superiore, ebbe una momentanea esitazione, nell'attimo in cui gli parve di scorgere un guizzo, pressochè impercettibile, degli occhi del testimone.
Un guizzo serpentino.
Scrollandosi di dosso quell'insensata inquietudine, Sam squadernò la cartellina sul tavolo ed esordì, in tono professionale: "Signor Maugham, alcune settimane fa lei si è presentato qui per denunciare il furto di un portafogli, di un orologio da taschino e di un anello collegiale, durante un assalto all'autobus 46 da parte della famigerata banda di Didsbury. Come mai non ha sporto denuncia direttamente all'Anticrimine, visto che era quel dipartimento ad occuparsi delle rapine?"
"Ad essere onesti, io sono venuto da voi dopo aver rilasciato la mia testimonianza agli uomini dell'ispettore capo Litton" spiegò l'uomo, rilassato e senza accompagnare le proprie parole con affannati gesticolii di sorta, cosicchè l'ispettore ebbe modo di osservargli le mani: erano secche, un po' callose, molto lontane dall'errato stereotipo affusolato e femmineo che tanta fortuna aveva nei dozzinali romanzetti sentimentali, di certo abbastanza mobili e lievi per pizzicare sapientemente le corde del suo strumento.
Sarebbero state capaci di atterrare un uomo, o di spezzare un osso?
"Ho avuto modo di osservare il loro metodo di lavoro, mentre svolgevo il mio dovere di cittadino coscienzioso, e sono costretto ad ammettere che non li ritenevo molto affidabili, quindi, volendo disperatamente ritornare in possesso almeno dell'anello, ho preferito replicare la denuncia."
"Perchè tanto interesse per quel gioiello? E' di particolare valore?" indagò Hunt, all'erta, prima che il testimone chiarisse: "Per me, è un oggetto inestimabile, dal quale non mi sarei mai separato e tutto il denaro del mondo non basterebbe a ripagarmi di questa perdita... Vedete, signori, quell'anello è tutto ciò che mi rimane del mio amato fratello maggiore Francis."
Tyler sbirciò di sottecchi la reazione silenziosa del superiore, in seguito a quella malinconica ammissione: era d'insopprimibile disappunto. Forse perchè aveva confidato che fosse un pegno, strappato ad un amante fedifrago, ma nostalgicamente rimpianto, dopo un'interminabile nottata di amplessi selvaggi, o qualche altra amenità affine, meglio se condita di oscenità multiple.
"Lasciate che vi riassuma la mia lacrimevole vicenda" iniziò a raccontare il musicista, un impalpabile velo di tristezza che gli ombreggiava il volto, fino a quel momento abbastanza ridente: pur sentendosi in colpa per quel sospetto, Sam non potè impedirsi di pensare che potesse essere il tocco d'artista di un monologo menzognero e, almeno a giudicare dal suo atteggiamento circospetto, anche Gene pareva essere della medesima opinione.
"Sono un uomo di umili origini, i miei genitori erano operai di una fabbrica tessile locale, i quali, a costo di ammirevoli privazioni, sono stati capaci di avviare mio fratello alla carriera accademica; per quanto mi riguarda, sono riuscito a sostenere le spese per gli studi al conservatorio grazie ad una serie di modesti impieghi, nonostante la mia menomazione, un brutto ricordo della poliomielite che mi colpì in tenera età, non mi permettesse di svolgere lavori pesanti. Quasi tutto pareva procedere per il verso giusto, finchè non arrivò la guerra.
Io, per ovvi motivi, fui costretto a restare in disparte, mentre Francis, infiammato di temerario amor patrio, si affiliò dapprima al gruppo di crittografi che tentavano di decifrare il codice Enigma, poi, persuasosi di poter essere più utile sul campo, decise di accollarsi un compito molto delicato e rischioso: si trasferì in Svizzera e, con il supporto di alcuni lontani parenti di mia madre lì residenti, si occupava di assicurare un rifugio sicuro agli ebrei perseguitati dal regime. In particolare, aveva intessuto una rete di contatti capillari con l'opposizione sotterranea tedesca, alla quale faceva stipulare regolari passaggi di proprietà ebraiche, in modo che, al termine del conflitto, i sopravvissuti non si ritrovassero spossessati di tutti i loro averi, ma potessero recuperarli dalle famiglie che li avevano riscattati.
Tuttavia, questo gioco non poteva durare a lungo impunemente sotto il naso del Fuhrer: una notte, tradito da un professore austriaco che avrebbe dovuto firmare uno degli atti, mentre si trovava in suolo nemico, venne consegnato alle SS e inghiottito da uno di quegli atroci campi di sterminio. Non siamo neppure stati in grado di recuperare il suo cadavere."
S'interruppe, una rabbia sorda, repressa a stento, vibrava fra le note calde e confortanti della sua parlantina sciolta: Tyler, e un inquieto Hunt con lui, doveva ammettere che, se si trattava di una recita, la stava svolgendo in maniera diabolicamente lodevole.
"Mi aveva affidato l'anello prima di partire, sostenendo che non serve avere una laurea per salvare delle vite. Inutile dire che lo presi in parola: infatti, quando ci giunsero notizie certe riguardanti la sua morte, la guerra era ormai finita, pertanto, il solo modo in cui potessi onorarne il ricordo era assicurando alla giustizia i suoi assassini, e quel modo si chiama Centro per la documentazione storica ebraica."
"Lei... lei è uno dei volontari al servizio di Simon Wiesenthal?" intervenne Hunt, visibilmente scosso da quella notizia: Sam era quasi certo di non averlo visto così sotto tono nei confronti di un sospettato da quando avevano indagato sul possibile coinvolgimento del suo venerato mentore, Harry Woolf, negli affari di un'organizzazione criminale cittadina.
E non era affatto un paragone foriero di sviluppi a loro favorevoli.
"Lo sono stato" confermò il musicista, in tono umile, come se si fosse trattato delle scelte di un estraneo, o di una trascurabile inezia. "Dopotutto, non cercavano solo attivisti militanti, e poi io ho scelto di proseguire il lavoro di mio fratello: sovrintendevo alle restituzioni patrimoniali, ma, in particolar modo, recuperavo i possedimenti, il denaro, gli oggetti d'arte e ogni altro bene mobile e immobile che gli eminenti del regime avevano confiscato alle famiglie ebraiche, grazie ad una fitta rete di intermediari fra i mercanti d'arte e, mi duole ammetterlo, i ricettatori."
Allora si schermì, prima di ammettere, serafico: "Mi avevano anche proposto per il CMG, ma ho rifiutato."
"Il Molto Distintivo Ordine di San Michele e San Giorgio? Per la puttana!" fischiò l'ispettore capo, del tutto interdetto: qualcuno aveva quasi fatto scacco matto, in quello stanzino putrido, e, purtroppo, quella mossa decisiva non era toccata a lui.
Dal canto proprio, il collega, che ne aveva abbastanza di barcamenarsi in maniera disagiata fra un presunto mentitore sopraffino e lo spettro di un inedito, irresoluto Gene Hunt, stabilì che era giunto il momento di rimescolare un po' le sorti di quella partita e azzardò un assalto frontale, gettando sul tavolo la busta di plastica trasparente contenente il fatidico anello: "E' questo il cimelio di cui stavamo parlando, signor Maugham?"
"Oh, mio Dio!" fu la spontanea esclamazione di stupore dell'uomo, il quale tuttavia si guardò bene dal prendere fra le mani l'oggetto tanto rimpianto. "E' proprio quello di Francis: riconosco il disegno del battiporta bronzeo a forma di naso del Brazenose College, insegna araldica semplificata che utilizzano al posto dei complessi blasoni dei tre fondatori... Come lo avete avuto?"
"E' stato smarrito da uno dei membri della banda di Didsbury, nel corso di una rapina fallita alla filiale di Farfield Street della Midland Bank" gli snocciolò in risposta l'ispettore, omettendo qualsiasi riferimento alla presenza della fantomatica abbinata di delinquenti gentiluomini.
A confortarlo parzialmente giunse l'insistenza del superiore, che buttò lì in atteggiamento di simulata noncuranza: "Ha per caso una qualche idea su come possa essere finito lì?"
"Beh, avranno deciso di tenerlo come trofeo, dopo avermelo sottratto" suppose il violinista, con formidabile accortezza. "Vedete, signori, si tratta di un oggetto molto riconoscibile, ed i trafficanti non accettano volentieri di ricettare qualcosa che può inequivocabilmente ricondurre a loro... Accadrebbe lo stesso se le rubassero quella medaglietta, ispettore: rappresenta per caso un San Cristoforo, patrono dei viaggiatori?"
A quelle parole, Sam si portò istintivamente una mano al collo, per tastare con i polpastrelli la metallica consistenza dell'oggetto, sotto la stoffa del colletto sbottonato: quel misterioso contrassegno gli era comparso addosso al momento del suo rocambolesco arrivo nel 1973 e, da allora, lui non se n'era più separato, ma le persone attorno a lui non vi facevano pressochè caso: quell'asserzione, all'apparenza distratta, puzzava di sottile sagacia e di larvato avvertimento lontano un miglio.
"No, è un San Giuda, patrono delle cause perse" ironizzò di rimando Hunt, torvo: quell'interrogatorio non stava andando affatto nel modo in cui si era prefissato di condurlo, pertanto oscillava fra la belluina tentazione di malmenare a sangue l'effeminato per estorcergli qualsiasi informazione potesse apparire utile ed il naturale rispetto per un compatriota dalle indubbie benemerenze.
Ad un tratto, venne malamente distolto dai propri altalenanti propositi da un infernale baccano, causato dapprima da un convulso trapestio nel corridoio antistante e, subito dopo, dal sonoro schianto della porta spalancata, cui fece seguito il turbinoso ingresso nel ripostiglio di uno sconosciuto urlante: "Questo è un vergognoso abuso di potere, non avete alcun motivo valido per trattenere qui Rogér!"
Congelati da quella repentina invasione di campo, Sam e Gene alzarono contemporaneamente lo sguardo verso il nuovo venuto, l'uno fremente d'interesse, l'altro schiumante di rabbia: si trattava di un ragazzo sulla ventina, dalla corporatura formosa e ben proporzionata, una ribelle cascata di boccoli color miele che gli ricadeva morbidamente sulle tempie e due iridi ambrate accese di incontenibile indignazione.
Se mai un scultore avesse dovuto immortalare nel freddo marmo il cipiglio furente di un olimpio sdegnoso e bellissimo, offeso dall'empia superbia di un mortale, si ritrovò a pensare Sam, in un insano accesso di degenerazione poetica, di certo gli avrebbe dato le sembianze di quell'ignoto, seducente personaggio.
Un istante dopo, pregò che l'irriverente collega lo ripiombasse nella squallida materialità contingente con qualche imperitura battuta lasciva, ma non fu esaudito; tuttavia, si soffermò anche a riflettere su quanto i movimenti sinuosi di quel giovane efebo, la sua vocetta squillante e i suoi lineamenti dolci potessero apparire femminili, con l'ausilio di qualche trucchetto da teatrante.
"Rilasciatelo, immediatamente" ripetè il giovane, aggrottando le sopracciglia ben disegnate in un'espressione minacciosa e sistemandosi sulle spalle, con un gesto stizzito, la sciarpetta che gli avvolgeva il collo sottile, prima che Maugham gli posasse una mano sull'avambraccio e lo ammonisse, in un miagolio affettuoso: "Hadrian, non saresti dovuto venire qui: io e i signori stiamo solo facendo una chiacchierata informale riguardante l'anello di Francis...". Quindi, si rivolse all'ispettore capo, in tono contrito: "Lo perdoni, ogni tanto si lascia dominare dal fuoco impetuoso della fanciullezza e diventa irragionevole."
Per tutta risposta, Hunt insinuò, inquisitorio ed ormai prossimo a dare in comprensibili escandescenze, visto e considerato che il controllo della situazione paradossale gli stava inesorabilmente sfuggendo di mano: "E non è che, oltre a questo, il signor Hart ha anche il deprecabile passatempo di travestirsi da donna e rapinare istituti di credito?"
Quella lapidaria stoccata finale ebbe sui presenti, Sam compreso, il medesimo effetto di una secchiata d'acqua gelida in pieno volto; per un attimo, un silenzio irreale e soffocante cadde su di loro, la precaria quiete prima della tempesta, quindi scoppiò il putiferio generale: Tyler provò ad articolare un'obiezione assennata dinanzi alla sua incauta esagerazione, Maugham scoppiò in una risata nervosa che voleva essere riparatoria e Hart, adirato, strillò in propria altera difesa: "Come si permette di offendermi in questo modo, bolso cafone irrispettoso? Io sono un professionista del palcoscenico, non un guitto da operetta, nè tantomeno un manigoldo da quattro soldi!"
"Sapete che vi dico, signori miei?" chiosò a quel punto l'ispettore capo, esasperato, mentre raccattava la prova e la cartelletta e si alzava dalla sedia, "Andatevene tutti a pigliarvelo in culo, tanto, mi pare di aver capito che l'attività sia di vostro gradimento, basta che spariate dalla mia vista. Ora!"
Allora, ignorando la successiva sequela di proteste che l'attore gli vomitò contro, uscì dal ripostiglio con passo marziale e si rinchiuse, dopo aver sbattuto la porta dietro di sè, nel proprio ufficio. Il collega fece per imitarlo, ma venne trattenuto da una cortese perplessità del violinista: "Mi scusi, ispettore, immagino che, per il momento, non potrò riottenere il mio anello, giusto?"
"Temo di no: si tratta di un indizio rinvenuto sulla scena di un crimine, inoltre riguarda un'indagine che non è neppure di nostra competenza, ma cercheremo di farvene avere notizia quanto prima" spiegò, lasciando trasparire una certa impazienza che spingesse l'altro a congedarsi.
In ogni caso, provvide Hart a soddisfare il suo tacito desiderio, sorreggendo il più anziano compagno per aiutarlo a rialzarsi e guidandolo fuori dalla stanza, dopo aver promesso, con presuntuosa acrimonia: "Vi assicuro che questa vicenda non finirà qui: avrete presto notizie dal nostro legale di fiducia, agenti!"
Non appena furono scomparsi entrambi dal suo campo visivo, l'ispettore si precipitò nell'ufficio del superiore, il quale, sentendolo entrare, sollevò appena gli occhi dalle pratiche che stava fingendo di firmare e gl'intimò, asciutto: "Tyler, quale parte della parola Vaffanculo non ti è del tutto comprensibile?"
"Boss, guarda che in questa baracca sono io l'adolescente lamentosa e complessata!" gli rammentò il sottoposto, non del tutto a proprio agio nel ruolo di puntello dell'autostima altrui. "Comunque, se può esserti di qualche sollievo, se ne sono andati."
"E speriamo che non ritornino mai più" si affrettò ad aggiungere Gene, causando un immediato moto d'incredulità in Sam: "Scusa, stai cercando di farmi capire che non intendi portare avanti l'indagine? Ma quei due sono Bonnie e Clyde, quelli che ci hanno smerdati come novellini dementi stamattina, in banca, e adesso con quella grottesca sceneggiata da telenovela brasiliana!"
Poi, provò a stuzzicarlo dritto al suo tallone d'Achille, l'immane egocentrismo autocratico, mentre supponeva subdolamente: "Hai forse qualche problema ad accettare che una zietta possa averti pestato e disarmato, boss?"
"Qui l'unico che ha dei problemi con le donne, con il cervello, con le preferenze sessuali e, se non ti tappi sedutastante quella ciabatta rattoppata che ti ostini a chiamare bocca, anche con il pronto soccorso sei tu, Tyler!" muggì per contro l'ispettore capo, ma il sottoposto non si lasciò intimidire: "Rovesciarmi addosso ogni sorta di attacco verbale non ti servirà a farmi desistere, questa volta... E neanche bersagliarmi con le tue scartoffie!" insistette, quando un voluminoso pacco di cartellette cartonate prese inspiegabilmente il volo verso di lui, schiantandosi sul muro alle sue spalle e svolazzando per tutta la stanza.
"Visto che ti piacciono tanto i filmini mentali, lascia che ne crei uno tutto per te" decretò a quel punto Hunt, dopo aver girato attorno alla scrivania per affrontarlo a viso aperto, e a portata di pugno, "Immagina un'aula di tribunale, piena zeppa di giornalisti e curiosi, il giorno dell'interrogatorio dell'imputato Roger finocchietto Maugham per il furto di quel cumulo di cartaccia dal nome impronunciabile e per aver preso parte alla rapina alla Midland Bank.
Abbiamo un eroe del dopoguerra, ex collaboratore dei cacciatori di nazisti, che ha rifiutato uno dei sei più ambiti riconoscimenti del Regno Unito, un cittadino modello, dinanzi al quale chiunque abbia un briciolo di senso civico si inchinerebbe per baciare la terra su cui cammina, accusato da un poliziotto beone dallo stato di servizio tutt'altro che immacolato e da quello scassacazzi del suo tirapiedi, noto per le sue turbe psichiche croniche.
Le prove a carico? Solo un anello del fratello morto, del quale è stato regolarmente denunciato il furto diverso tempo prima del ritrovamento sulla scena del crimine, senza contare che avremmo dovuto consegnarlo all'illegittimo titolare del caso, quel maiale imbellettato di Litton. Dimenticavo, abbiamo persino la proprompente femminilità deviata del suo guerresco compagno di letto, che però, per quanto possa struggersi al riguardo, non è una donna.
Ora, non credo ci voglia la palla di vetro per sapere che anche un fottuto avvocatuccio d'ufficio, fresco di studi, c'inculerebbe a morte senza alcuna possibilità di scampo. E magari tu no, ma io ci tengo al mio culo, Sammy boy."
"Capisco" asserì Sam, osservando di sottecchi l'espressione disorientata del superiore, l'unica declinazione della sua variegata ed eloquente mimica facciale che ancora mancava all'appello. Riusciva a comprenderne lo stato d'animo: quello sgangherato Wyatt Earp metropolitano era abituato a riempire di pallottole puttanieri, trafficanti ed allibratori, non a sfidare in complicati giochi d'intelligenza uno sfuggente Arsenio Lupin, e uno spavaldo Doc Halliday, in quel frangente, non gli sarebbe stato di alcun aiuto.
"Quello che ti serve è un Pinkerton," sentenziò allora, in un marcato tono autoreferenziale, "ed uno maledettamente bravo, per giunta."
"Non ho bisogno di un fottuto pinguino incravattato che non dorme mai" obiettò Gene, adamantino nella propria risentita risolutezza, "perchè non ci sarà nessuna inchiesta!"
Dopodichè, acciuffò il collega per il bavero della giacca, lo scaraventò di peso fuori dall'ufficio ed abbaiò contro i presenti, che si erano ammassati lì attorno per origliare la burrascosa diatriba fra i due: "Signori, piantatela di starvene lì a mugugnare rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro, solo per dare l'impressione di lavorare, schiodate quelle chiappone piatte dalle vostre fottute sedie e filate a sbattere in gattabuia qualsiasi capellone sovversivo e/o mignotta sfacciata osi guardarvi storto in mezzo alla strada!"
"Questo vale anche per me?" fu la pietosa resistenza finale dell'ispettore, quando Hunt soggiunse malevolmente, prima di richiudere la porta a qualche pericoloso centimetro dal suo naso: "Questo vale soprattutto per te, Moriarty!"
"Accidenti, non sapevo che il boss avesse preso così male la chiusura di The Goon Show" commentò Chris, che ciondolava nei paraggi con alcune pratiche sottobraccio, prima di sporgersi verso Tyler e informarsi, in tono discreto: "Ehm, capo, quando pensi di darmelo, quel leccalecca?"



*-*



"Da quella parte, nella sala di lettura."
L'ispettore capo Glenn Fletcher si lasciò scortare dall'agente di guardia attraverso i labirintici corridoi della Chetham's Library, debolmente rischiarati dal chiarore pallido delle lampade appese alle pareti. Di tanto in tanto, il baluginio di un lampo gettava un bagliore macabro sulla scena, contribuendo a rendere lo scricchiolio dei loro passi sul pavimento di legno ancor più spettrale, mentre riecheggiava nelle stanze vuote dell'antico edificio. Oltre le ampie vetrate policrome, una tempesta perfetta stava inzuppando la città fino al midollo, e non pareva intenzionata a cessare entro breve: al graduato la pioggia non dava alcuna noia ed avrebbe fatto spallucce dinanzi a quello scatenio delle forze naturali, se una prima, vigliacca fitta artritica non gli avesse trapassato le giunture, nell'imminenza di quel semplice gesto, ricordandogli che stava diventando vecchio per quelle levatacce.
Finalmente, i due poliziotti raggiunsero il luogo del delitto, dove un giovane sergente dallo sguardo vispo stava sorvegliando il lavoro degli uomini della scientifica: costui, accortosi del loro arrivo, si avvicinò ed ammonì il superiore, con devota sollecitudine: "Non dovrebbe strapazzarsi troppo, capo, soprattutto con un tempaccio come questo: cosa direbbe sua moglie, se sapesse che si trova qui?"
"Non credo che mi piacerebbe sentirlo, Tyler, ma lei ora non è in città, io non ho intenzione di rivelarle alcunchè e tu tantomeno, sempre che non ti vada a genio l'idea di un lungo trasferimento presso le bianche scogliere di Dover" lo dileggiò bonariamente Fletcher, in realtà lusingato dalle premure del proprio allievo prediletto: chiunque avrebbe avuto in futuro l'opportunità di lavorare a fianco di Sam Tyler, di certo sarebbe stato un uomo molto fortunato.
"Oh, no, per carità: lì si ammazzano solo per rubarsi la ricetta della più appetitosa torta di ciliegie o i bulbi di qualche rara pianta ornamentale, e poi guidano quasi peggio dei Gallesi!" finse di piagnucolare il sergente, prima di ritornare serio e ribadire: "Comunque, non c'era davvero alcun bisogno che venisse qui: il patologo sostiene che potrebbe trattarsi di un banale attacco cardiaco, sebbene non escluda a priori l'ipotesi che possa essere stato avvelenato."
"La vittima è il sovrintendente della biblioteca, giusto?" domandò l'ispettore capo, al che il sottoposto estrasse dalla tasca un taccuino, gonfio di carte sgualcite e fittamente coperte da una grafia minuta, e lesse con voce impostata: "Benjamin Trevelyan, sposato con l'ex collega ed ora direttrice della John Rylands Library Gertrude Trevelyan, che abbiamo contattato e che dovrebbe arrivare tra poco. Parlando con il custode, abbiamo scoperto che il professore era solito trattenersi al lavoro fino a tarda notte, soprattutto quando doveva esaminare i nuovi acquisti dell'istituzione..."
"C'è qualcosa che non ti convince, Sam?" lo interruppe il superiore, dopo aver percepito l'ormai familiare nota scettica nell'esposizione, all'apparenza piana, dell'assistente: quel giovanotto prometteva bene, e non solo perchè era stato lui ad insegnargli tutti i trucchi del mestiere.
"Vuole la notizia buona, quella cattiva o quella pessima, capo?" premise allora il sergente, poi, senza attendere l'autorizzazione di Fletcher, proseguì in tono compunto: "La buona notizia è che, probabilmente, la nostra vittima non trascorreva le proprie serate da solo, almeno in quest'ultimo periodo: pare che si vedesse, qui in biblioteca, con una certa Nancy, una procace e matura fioraia che lavora in un negozietto di Whity Grove, e non escludo che potesse trovarsi in sua compagnia anche stasera.
La cattiva notizia, che poi sarebbero tre, è che abbiamo due inspiegabili sparizioni ed un'apparizione altrettanto immotivata: infatti, ho mandato alcuni agenti a cercare questa famigerata Nancy nel luogo in cui lavora, e pare che non la vedano da quasi una settimana; inoltre, è scomparso anche il prezioso volume sul quale il professore stava lavorando, un'edizione cinquecentesca veneziana di The Strife of Love in a Dreame, o roba del genere... In compenso, abbiamo rinvenuto questo, vicino al cadavere."
A quel punto, porse all'ispettore capo una busta trasparente sigillata, contenente un anello con castone: "Sullivan, della Scientifica, mi ha detto che è un anello collegiale di Oxford. Il problema è che non è della vittima, il quale indossa ancora il proprio, che, per inciso, è di Cambridge, e dubito fortemente che una fioraia possa fregiarsi di gingilli del genere."
"E la notizia pessima, Tyler?" chiese il superiore, mentre esaminava il reperto con aria assorta. L'interlocutore titubò per qualche attimo, prima di rivelare: "Circolano voci spiacevoli e non del tutto infondate sui coniugi Trevelyan: pare che siano ladri di libri antichi, signore..."
"Ispettore capo Fletcher, è arrivata la moglie della vittima" interloquì ad un tratto uno degli agenti di guardia, oltrepassando la porta della sala di lettura, "ed è in compagnia di un amico di famiglia, un tale Roger Maugham..."
"CHI?" urlò Sam, svegliandosi di soprassalto, giusto in tempo per picchiare una dolorosa capocciata contro il basso tettuccio della Ford Cortina.
Al suo fianco, al sedile di guida, Hunt sterzò bruscamente, inveendo contro un anziano pedone che aveva avuto la malaugurata idea di esigere una precedenza da quel tremendo pirata della strada, e rispose, con sarcastica naturalezza: "Jimmy Saville, Sammy boy: continuava a chiedere in regia chi cazzo fosse quel sonnambulo rompicoglioni che non smetteva di parlargli sopra, mentre cercava di leggere le notizie della sera."
"Detto da uno che, quando russa, ti fa rimpiangere la vicinanza di una segheria del Grande Nord in piena attività, suona quasi offensivo, boss" si accigliò il collega, quindi gettò una rapida occhiata fuori dal finestrino e s'informò, perplesso: "Dove stiamo andando e, soprattutto, come ci sono finito dentro la tua macchina?"
"Smettila di guardarmi con quell'espressione da verginella tremebonda, come se fossi sul punto di abusare sessualmente di te: me ne guardo bene!" lo schernì l'ispettore capo, dopo aver bruciato l'ennesimo semaforo rosso e strombazzato contro chiunque osasse contestare la sua guida criminosa.
Dal canto proprio, il sottoposto era indeciso se angustiarsi per la propria autoconservazione, come gli capitava di fare ogni volta che si trovava a bordo della Ford Cortina con quel pericolo pubblico a piede libero, oppure ringraziare le divinità di tutti i pantheon che conosceva per avergli restituito il vecchio, grasso tiranno di sempre, quello che percuoteva le dita dei sospettati reticenti con la cornetta del telefono, che sparava giudizi corrosivi e piombo bollente su chiunque fosse diverso dal suo modo opinabile di vedere il mondo, e sì, anche quello che lo chiudeva nel bagagliaio dell'auto, solo perchè non condivideva i suoi legittimi sospetti.
"Ti sto riaccompagnando nella tua tana per topi, Tyler" gli spiegò il superiore, mentre infrangeva un altro paio di regole del codice della strada, senza darsene particolare pena, "Se preferivi restare a dormire sulla scrivania, avresti dovuto appenderti al pisello un cartello con su scritto Non disturbare."
Scegliendo di sorvolare sul modo in cui quello scorbutico grizzly biondo potesse averlo trascinato fuori dal dipartimento e caricato sul sedile del passeggero a peso morto, il poliziotto gli confessò, con espressione preoccupata: "Bonnie e Clyde lo hanno già fatto... cioè, lo faranno di nuovo, boss: un criminale ancora impunito per un libro di valore, ma, la prossima volta, qualcuno finirà per farsi male"
"Non ci provare, Sammy boy: non sono ancora abbastanza ubriaco per poter ascoltare queste stronzate senza riempirti di botte" lo zittì Gene, prima di inchiodare dinanzi al desolato caseggiato di periferia in cui risiedeva l'ispettore, quindi lo scacciò in malo modo: "Posso sapere che stai aspettando, ancora? Che ti porti un bicchiere di latte caldo, ti rimbocchi le coperte e ti dia un fottuto bacino della buonanotte?"
"Il Signore me ne scampi!" bofonchiò a mezza bocca Sam, richiudendosi la portiera dietro le spalle e guardandolo sgommare via con l'acceleratore a tavoletta, quando un'intuizione folgorante lo colse, costringendolo a precipitarsi in casa.
Riuscì ad inciampare, nell'ordine, nella testiera arrugginita del letto, in una sedia di legno che non ricordava di avere e persino in un lieve dislivello fra le fughe delle piastrelle, prima di concludere che, forse, sarebbe stato opportuno che si decidesse a cambiare quella stramaledetta lampadina fulminata, e non solo per l'integrità delle proprie rotule; comunque, fu in grado di individuare, a tentoni, il telefono, compose un numero a memoria con febbrile impazienza e attese, finchè una voce femminile insonnolita non mugugnò, dall'altro capo dell'apparecchio: "Sam, lo sai che ore sono?"
"Le undici?" provò, contrito, mentre si faceva violenza per ostentare una certa, autorevole disinvoltura: un semplice abbozzo di conversazione con Annie, in quel periodo, era capace di smontare ben più della sua straripante logorrea innata.
"Le undici e mezzo" chiarì la ragazza, piccata, ma senza polemizzare ulteriormente, "Immagino che si tratti di un'emergenza: in cosa posso esserti d'aiuto, capo?"
"Tu... hai ancora quel fascicolo di appunti?" le domandò l'ispettore, quindi, percependo la viva perplessità dell'interlocutrice, aggiunse, a mo' di sommario chiarimento: "Quello con le informazioni sul mio mondo d'origine, che ti avevo dato da leggere non appena sono stato catapultato in questa specie di Pleistocene urbano dell'investigazione arbitraria."
"Ah, sì, ora ricordo... Credo che sia qui in casa, da qualche parte" rispose la poliziotta, prima di avvisarlo, in tono di scherzosa minaccia: "Non pretenderai che mi metta a cercarlo adesso, vero?"
"No, puoi portarmelo domattina, al dipartimento" la tranquillizzò il superiore, congedandosi con un timido, ma riconoscente: "Sei un angelo, Annie."
"Sì, un angelo terribilmente assonnato: sogni d'oro, capo" terminò la giovane a propria volta, e riagganciò.
Se non fosse stato immerso in un'oscurità pressochè totale, Sam avrebbe potuto vedere, riflesso nello specchio crepato affisso alla parete di fronte, un sorriso radioso illuminare i suoi lineamenti fini: per quanto non riuscisse ad allacciare altri brandelli di memoria alla breve visione che aveva avuto di quel caso futuro, non dubitava che avrebbe trovato risposte esaustive in quella silloge, scritta di suo pugno, degli avvenimenti dei trent'anni successivi. E corroborare le proprie certezze l'avrebbe presumibilmente aiutato nella sovrumana impresa di far capitolare la pervicace, immotivata aberrazione del pingue despota per quell'indagine.
"Sa, ispettore Tyler, quando arrivo in una città, chiedo sempre chi sono le dodici donne più belle, chi sono i dodici uomini più ricchi e chi è l'uomo che può farmi impiccare."
Il poliziotto trasalì, reprimendo a stento un grido atterrito, il quale non avrebbe di certo giovato alla sua già di per sè malsana posizione, mentre scorgeva, con i nervi a fior di pelle ed il cuore martellante nelle tempie, il proprio inconfondibile visitatore dalla voce melodiosa e stentorea veleggiare a passo non più claudicante verso il cono di luce, che un lampione morente del marciapiede dirimpetto proiettava attraverso le veneziane sbilenche della finestrella aperta.
"Stendhal. Davvero notevole, signor Maugham," formulò con traballante sicumera, riconoscendo la dotta citazione, "ma continuo a preferire P.D. James, come lettura da comodino."
"La sua colta arguzia le fa onore, ispettore Tyler" si complimentò di rimando il violinista, sinceramente impressionato, "soprattutto se confrontata con la spregevole, incolta bassezza che si compiace del proprio stato meschino dei soggetti con cui lavora."
"Se li conoscesse meglio, non userebbe definizioni tanto inclementi nei loro confronti" controbattè Sam, mite, mentre temporeggiava con ogni singolo senso in allarme per indovinare dove volesse andare a parare quella sorta di ingannevole cobra antropomorfo che si era introdotto di soppiatto in casa sua. "Comunque, se desiderava dissertare di alta letteratura in mia compagnia, poteva semplicemente chiedermi di offrirle una tazza di thè."
"Ahimè, non sono qui per renderla partecipe di un confronto così ameno, purtroppo" si dolse a quel punto il musicista, cosicchè il poliziotto, subodorando l'imminenza di una svolta non calcolata e rischiosa, ruppe gli indugi per obbedire ad uno dei dieci comandamenti inculcatigli dal maestro, questa volta in carne ed ossa, Glenn Fletcher: diretto con i melliflui, elusivo con gli impulsivi: "E' venuto qui per uccidermi, signor Maugham?"
Per tutta risposta, l'altro scoppiò a ridergli in faccia, dopo essere venuto meno al proprio consueto atteggiamento meticolosamente controllato: "Ispettore Tyler, non mi accomuni all'infima marmaglia che la pagano per perseguire: io sono solito togliere di mezzo soltanto coloro che sono indegni di far parte di una società che si autodefinisca civile. E gli idioti di strette vedute con i quali è impossibile trattare."
"Lusingato di non appartenere a nessuna delle disonorevoli categorie suddette" dichiarò Sam, pacato, in attesa che l'altro si decidesse finalmente a scoprire le carte, come accadde: Maugham piantò i propri scattanti occhi da rettile sul suo volto teso e propose, in tono di ambigua complicità: "Ispettore Tyler, l'espressione associazione a delinquere potrebbe suscitare in lei un positivo riscontro?"



CONTINUA...



Miei cari lettori, due sole parole: un parto.
Sì, perchè se voi siete arrivati fino a questo punto senza maledirmi/suicidarvi/chiudere la pagina internet, significa che io sono riuscita, quasi a costo della mia vita, a mantenere desta la vostra attenzione, nonostante i due macroscopici spiegoni che costituivano l'ossatura di questo capitolo. Comunque, vi posso assicurare che i prossimi atti (due o tre, a seconda dell'intensità del prossimo attacco di bulimia narrativa) saranno più vivaci, purtroppo le parti di transizione sono necessarie, quando si cerca di imitare l'andamento di un episodio ufficiale.
Ma ora basta tediarvi con questi inutili scleri da narratrice frustrata!
Prima delle note, una piccola chicca: vi annuncio ufficialmente che sono riuscita a convincere mia madre a votarsi al Lato Life on Mars della Forza. Infatti, avendola costretta a leggere il suddetto capitolo per constatarne il potenziale soporifero su di un ignaro lettore-base, mi sono sentita rispondere, con mio sommo stupore, che S&G le sono diventati abbastanza simpatici, asserzione che da un'odiatrice convinta dello slash e purista dell'italico idioma è quantomeno incoraggiante.
Non ho ancora scoperto per chi dei due parteggi, ma conto di riuscirci entro il prossimo atto...
Ed ora, veniamo alle (dolenti) note:
1) Il Tardis è una sorta di astronave/macchina del tempo, a forma di cabina telefonica d'emergenza della polizia britannica degli anni cinquanta, utilizzata dall'alieno Dottor Who per i propri viaggi spazio-temporali, nell'omonimo telefilm inglese dalla storia pluridecennale. Il lato buffo della vicenda è che John Simm (a.k.a. Sam Tyler) ha recitato la parte dell'irriducibile nemesi del Dottore, The Master, in una delle stagioni più recenti della serie.
2) Anche la battuta del leccalecca non è così casuale come vorrebbe sembrare: infatti, è una delle frasi distintive dello scorbutico, anziano ispettore capo Jack Frost, protagonista della serie poliziesca britannica A touch of Frost, ancora in corso; uno dei sergenti di fiducia di questo personaggio, Terry Reid, era interpretato da Robert Glenister, fratello maggiore di Philip (a.k.a. Gene Hunt).
3) L'asserzione di Sam riguardo al fatto che Jack lo Squartatore usasse cerone ed altri ritrovati da palcoscenico per non essere riconosciuto è in linea con la teoria sposata dalla scrittrice ed investigatrice forense Patricia Cornwell, la quale, nel romanzo-inchiesta Jack the Ripper- Case closed, attribuisce anche questo espediente al suo presunto colpevole, il pittore Walter Sickert. Frederick Abberline è stato uno dei più acuti e meticolosi investigatori ad occuparsi del caso di Jack lo Squartatore, appunto.
4) Il Cathach di San Columba è un salterio insulare di VII sec. d.C., davvero custodito alla Royal Irish Academy di Dublino: la sua leggendaria storia è esattamente quella che vi ho narrato per bocca del bancario scozzese.
5) Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, le domande del videogioco di The Millionaire sono davvero così bastarde, io mi ci sono scornata con lo schermo interattivo a disposizione del passeggero, mentre volavo a San Francisco. Sappiamo dallo stesso Sam che è stato in Messico, nell'episodio 01x04.
6) Civilization, presentata dall'azzimato Kenneth Clark, è una serie di documentari storici prodotti dalla BBC negli anni '60.
7) Il Corpus Christi ed il successivo Brazenose College sono due collegi storici di Oxford: il primo è rinomato per gli studi classici, in particolare, mentre il secondo deve la sua peculiare notorietà al curioso battiporta a forma di naso, usato anche nell'araldica del collegio. Non so se gli anelli collegiali siano fatti esattamente nel modo in cui li ho descritti, comunque passatemi questa modesta licenza poetica.
8) Einsiedeln è una cittadina svizzera, particolarmente frequentata dai filologi e dai paleografisti di tutti i tempi per i molti manoscritti preziosi custoditi nell'abbazia locale.
9) L'onciale è un'antica scrittura maiuscola, usata dagli amanuensi nei codici manoscritti dal III al VIII secolo d.C.
10) Il principio di Locard, legge-cardine dell'investigazione forense, postula che non vi possa essere alcuna interazione fra soggetto agente e scena del crimine, senza che il primo non lasci alcuna traccia sulla seconda. Anche questo concetto è mutuato dai romanzi di Jeffery Deaver.
11) Lo Speaker's Corner è un angolo di Hyde Park, a Londra, nel quale ognuno è libero di mettersi ad arringare la folla circostante dissertando riguardo ad un argomento a piacere.
12) Oscar Wilde era omosessuale, e su questo siamo tutti d'accordo; Batman e Robin sono stati accusati di esserlo, dallo psicologo Fredric Wertham nel 1954; su John Wayne circolano voci mai smentite... ma non fatene parola in presenza di Hunt!
13) Il codice Enigma era il sistema di comunicazione cifrato in uso presso le forze armate tedesche nel corso della Seconda Guerra Mondiale: venne decrittato da un'equipe multidisciplinare, di stanza in Inghilterra.
14) Il Centro per la documentazione storica ebraica, fondato a Vienna da Simon Wiesenthal al termine del secondo conflitto mondiale, era formato da volontari che si occupavano di rintracciare i gerarchi nazisti datisi alla macchia.
15) Il sovrintendente Harry Woolf, mentore di Gene Hunt, compare nell'episodio 02x02, insieme all'omologo di Sam Tyler, Glenn Fletcher, nominato più avanti.
16) Il Molto Distintivo Ordine di San Michele e San Giorgio è una delle sei più importanti onorificenze del Regno Unito, e viene concessa a chi si renda meritevole per conto della Corona nell'area del Commonwealth o nei confronti di un paese straniero. Consta di tre gradi (Companion, Knight, Grand Commander), il CMG è quello più basso.
17) Cosa accipicchiolina ci sia sulla medaglietta che porta al collo Sam è un enigma che mi perseguita dalla prima puntata: ergo, quelle che avete letto sono mie opinabili illazioni al riguardo.
18) Lo sceriffo Wyatt Earp e il dentista Doc Halliday parteciparono entrambi al leggendario scontro a fuoco all'Ok Corral, presso Tombstone. Arsenio Lupin è, invece, il proverbiale ladro gentiluomo.
19) Pinkerton è il nome di un'agenzia investigativa americana, nonchè servizio di sicurezza privato, fondata nel 1850. I suoi appartenenti erano riconoscibili per l'abbigliamento scuro ed impeccabile ed il loro motto recitava, appunto, We never sleep.
20) Rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro e Moriarty sono due tormentoni lanciati dallo show radiofonico surreale della BBC The Goon Show, trasmesso principalmente negli anni '50 e che aveva, fra gli altri interpreti, il celebre attore Peter Sellers (la Pantera Rosa vi dice nulla?).
21) La Chetham's Library è una delle più antiche e famose biblioteche di Manchester, che avremo modo di conoscere meglio nel prosieguo della storia. Le bianche scogliere di Dover si trovano nel Kent, area sud-est dell'Inghilterra. The Strife of Love in a Dreame è il titolo inglese della misteriosa Hypnerotomachia Poliphili, opera rinascimentale allegorica di autore ignoto (spesso attribuita ad un gioco intellettuale dei massimi letterati del tempo).
22) A voler essere davvero pignoli, il fascicolo di appunti sul futuro consegnato da Sam ad Annie nell'episodio pilota avrebbe dovuto contenere solo riferimenti a fatti storici non ancora avvenuti; tuttavia, per esigenze narrative, ho deciso di includervi anche resoconti sulle indagini compiute da Tyler nella sua vita precedente.
23) P.D. James è un'autrice inglese di romanzi gialli, la quale era già attiva al principio degli anni '70.

@Bluesmoke: Carissima, mi fa piacere che tu abbia apprezzato il primo atto di questa pazzia: mi è stato abbastanza facile scriverlo, sia perchè ho solo dovuto riadattare uno spunto abbozzato che avrei dovuto usare per una fanfiction su C.S.I. New York (in cui la rapina non aveva risvolti tanto surreali, ma la concatenazione degli eventi era piuttosto simile), sia perchè ho riso per tutto il tempo, mentre digitavo. Al contrario che in questo infame capitolo... Ma tant'è, spero che tu abbia gradito anche questo, sebbene più "dimesso".
Come ho già ripetuto più volte, mi riesce quasi spontaneo far scornare i due, mettendo a frutto una vena nascosta di scurrilità grottesca che non sospettavo di avere; pertanto, orrore e raccapriccio mi colgono, ogni volta in cui odo ventilata l'ipotesi di un rifacimento italiano di LoM, sia perchè, qualsiasi attore sceglieranno, non sarà mai all'altezza degli omologhi inglesi (serie americana docet... ahimè), sia perchè gli sceneggiatori italiani non sono geneticamente portati a scrivere certi tipi di battute... finiranno per buonizzare tutto, come al solito, me tapina!
Comunque, anche questi sono tutti miei inutili scleri.

Concludo premettendo che i prossimi atti potrebbero richiedermi un po' più di tempo, per quanto riguarda la pubblicazione: infatti, sto preparando un esame pesante, quindi non riuscirò a dattiloscrivere se non di sera, ma, in ogni caso, non è prevista una tempistica millenaria...

Al prossimo atto!^^       

   
 
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